Comune di Firenze
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CRONOLOGIA
Ho trovato interessante questa pagina http://cronologia.leonardo.it/cronofi6.htm, per cui la riporto qui sul forum
CRONOLOGIA DI FIRENZE (Autore: Paolo Piccardi):
21.9.1250 i Guelfi rifugiati a Montevarchi si riorganizzano militarmente e sorprendono nel sonno i Ghibellini accampati a Figline Valdarno. Non ritenendosi in grado di mantenere il possesso di Figline, i Guelfi si ritirano con i prigionieri. Le altre truppe fiorentine, accampate a Ostina, impaurite si ritirano.
Quando la notizia giunge a Firenze, si ha una sollevazione, non in nome del papa, ma in nome del popolo, stanco, tassato e umiliato. Al grido di “Al popolo” Firenze aveva riconquistato la propria libertà.
Federico di Antiochia non nuscì a raccogliere truppe da mandare a Firenze.
Gli uomini di fiducia del popolo si riunirono prima in S. Firenze, poi in S. Croce. Decisero di proclamare decadute tutte le autorità cittadine, che non furono molestate e poterono continuare ad abitare nelle loro case.
20.10.1250 a Firenze viene promulgata la costituzione detta “del primo popolo”, esaltata in seguito anche da Dante.
La città si divide in sestieri.
1 - S. Piero a Scheraggio (insegna: il Carroccio)
2 - Borgo (insegna: il Becco)
3 - S. Brancazio (insegna: Branca di Leone)
4 - Duomo (insegna: il Battistero)
5 - S. Piero (insegna: le Chiavi)
6 - Oltrarno (insegna: il Ponte)
Firenze viene divisa in 20 compagnie del popolo con bandiere, 4 Oltrarno, 4 in San Piero a Scheraggio e 3 per ciascuno degli altri sestieri. Le compagnie si assunsero gli antichi doveri delle “vicinanze” di aiuto reciproco.
I nobili persero la loro organizzazione, già annullata dalle precedenti divisioni, e non ebbe potere decisivo nel nuovo Consiglio. Lo riebbero in seguito, ma come singoli e non come corporazione.
Il Capitano del Popolo doveva essere scelto fuori di Firenze. La sua bandiera recava una croce rossa in campo bianco. Aveva potere di giurisdizione in favore del popolo.
Il Consiglio dei 12 Anziani (non nel senso letterale) prendeva tutte le decisioni che comportavano spese e, più in generale, governava la città. Per l’amministrazione della cassa si avvalevano dei Cistercensi di Settimo e degli Umiliati. Uno dei primi notai per la verbalizzazione delle decisioni fu Brunetto Latini.
13.12.1250 Federico II muore a Fiorentino in Puglia, ossia in quella “civitas Florentina” vaticinata dalla profezia. Corrado di Svevia viene affidato al Papa. Viene sepolto nel duomo di Palermo, in abito di seta arabo, in un sarcofago di porfido fatto scolpire dal nonno, Re Ruggero.
Federico di Antiochia si allontana dalla Toscana e morirà nel 1256 a Foggia.
7.1.1251 i fuoriusciti Guelfi rientrano a Firenze, che si sente forte del nuovo statuto e che ha fatto scapitozzare tutte le torri gentilizie, portandole a massimo 50 braccia (29 metri), ma il demone della guerra civile covava ancora.
19.6.1251 Siena, Pisa e Pistoia si alleano contro eventuali attacchi fiorentini.
6.1251 Uberto di Mandello, figlio di Rubaconte, viene eletto capitano del popolo. Era stato per 25 anni uno dei capi della Lega Lombarda antiimperiale. Accettò a malincuore e solo dopo assicurazioni che sarebbe stato risarcito di eventuali danni a lui e al suo seguito di soldati, notai e sbirri e dopo aver ottenuto 17 rampolli delle più importanti famiglie fiorentine.
22.6.1251 In una capanna alle porte da Siena, rappresentanti degli alleati si incontrano segretamente con alcuni Lamberti e Uberti, in rappresentanza delle famiglie ghibelline di Firenze e del contado.
I ghibellini giurarono sul vangelo da aiutare l’alleanza in caso di conflitto con Firenze.
6.7.1251 Anche Arezzo si unisce alla Lega anti-fiorentina.
20.7.1251 Benché l’alleanza dovesse rimanere segreta, i Fiorentini ne vengono a conoscenza e attaccano Pistoia, il componente più debole, devastandone il contado. Si capì che l’alleanza era molto debole e Firenze convinse Lucca e S. Miniato ad allearsi con lei.
5.8.1251 Le truppe fiorentine rientrano a Firenze e cacciano i ghibellini con la forza. I ghibellini, rifugiati a Siena, Poggibonsi e presso i Conti Guidi pensarono di armarsi e assunsero come vessillo quello di Firenze giglio bianco in campo rosso. Firenze cambiò il suo e mise il giglio rosso in campo bianco.
Le città che ospitavano i Ghibellini cominciarono ad avere grane, perchè gli ospiti depredavano i commercianti, con la scusa che facevano affari con Firenze, in realtà per procurarsi denari.
Le città dovevano indennizzare i malcapitati.
10.9.1251 Dopo una serie di scaramucce, specialmente nei territori dei conti Guidi, parte da Firenze metà dell’esercito e si dirige verso Arezzo. I rinforzi senesi, fuorviati dagli astrologhi, perdono tempo ad attaccare i castelli fiorentini di Tornano, Monteluco e Castellina e a lasciare soldati di presidio. Le poche forze rimaste non volevano andare ad Arezzo perché era tempo di vendemmia. Comunque i fiorentini, vista la tenace resistenza di Arezzo, decidono di tornare a casa.
13.9.1251 Firenze e Lucca concludono un’alleanza politico-commerciale con Genova, visto di buon occhio anche da Venezia. Inizia il declino dell’attività mercantile di Pisa.
4.11.1251 Più dei 2/3 dell’esercito fiorentino, guidato da Guido Guerra, muove contro Arezzo, fermandosi ad assaltare il castello di Rondine degli Uberti ed accampandosi a Motaione, dove viene sopraffatto dai Ghibellini e costretto alla fuga. L’ira della sconfitta viene riversata sul capitano del popolo Uberto di Mandello, che è al termine del mandato ma che deve rivalersi sugli ostaggi per vedersi liquidato lo stipendio e la multa per ritardato pagamento. A quei tempi si diceva: Se tu ai uno a chi tu vogli male, Mandalo a Firenze per Ufìtiale.
1.1252 Viene nominato nuovo podestà Filippo Ugoni di Brescia. L’esercito fiorentino parte nonostante la neve e, nonostante gli sforzi del papa di combinare la pace, decide di proseguire la guerra.
9.2.1252 L’esercito fiorentino attacca presso il convento di Coltibuono il campo dei Senesi e Pisani, che fuggirono. Il castello di Montaio fu raso al suolo. I Ghibellini che avevano consegnato il castello fiorentino di Montaione ai tedeschi furono serrati fra due assi e segati in due. Era la prima vittoria della democrazia fiorentina.
24.6.1252 I fiorentini, con l’aiuto di Prato, conquistano Tizzano, nel pistoiese.
2.7.1252 L’esercito fiorentino attacca quello senese e pisano, che aveva aggredito i lucchesi e lo sconfigge a Pontedera. Molti furono i morti e i prigionieri.
12.8.1252 Per combattere meglio contro Siena, viene istituito a Firenze il comitato dei “sei per la distruzione e la morte di Montalcino”.
29.9.1252 Riunione segreta in una abitazione privata a Figline fra il podestà di Firenze e i capi Ghibellini, che possono rientrare a Firenze. Figline tornerà fiorentina e sarà risparmiata. I Ghibellini si sono accorti della forza e della determinazione di Firenze. Innocenzo IV spinge per una pace ed invia continui messaggi al clero e ai frati fiorentini perché instillino nella popolazione la voglia di pace, nell’intento di favorire la caduta della democrazia e il ritorno di Firenze sotto il Papa e il nuovo imperatore Corrado di Svevia, affidatogli dal padre in punto di morte. I Ghibellini rientrano a Firenze.
Tutti mancano alla parola data:
Firenze, ora che ha anche i Ghibellini come amici e non come nemici, si sente potentissima e vuole conquistare il mondo.
I Ghibellini, dimenticando di essere stati ospitati dai senesi, si arruolano nell’esercito fiorentino contro Siena.
L’esercito Guelfo fiorentino, appena i negoziatori si allontanano da Figline, vi irrompono, saccheggiano, bruciano e la radono al suolo. Verrà ricostruita dopo 5 anni.
14.11.1252 Montalcino viene conquistata dai fiorentini.
1252 I francescani decidono di ampliare S. Croce. Lo ricorda una lapide, posta in alto, all’incrocio fra la navata destra e il transetto.
1252 I frati agostiniani iniziano l’edificazione di S. Spinto il cui nome esatto fu S. Maria, S. Spirito e S, Matteo.
Sul terreno c’era gi una piccola chiesa dedicata a S. Romolo, vicino alle case dei Frescobaldi che cominciavano ad avere un peso autorevole nella vita cittadina.
Fra le case dei Frescobaldi e la nuova S. Spirito viene costruito il primo ponte a S. Trinità, per facilitare i traffici con Oltrarno.
Viene allargata la città, tracciando un cerchio fuori le mura: via de’ Fossi, S. Maria Novella, via del Giglio, piazza Madonna, canto de’ Nelli, via de’ Pucci, via Bufalini, via S. Egidio, via Verdi, via de’ Benci.
I cittadini inurbati sono costretti a edificare le case in questo nuovo cerchio, al fine di ottenere i diritti civili.
1252 Compare il forino d’oro. Il primo coniatore fu Lamberto dell’Antella.
Con la coniazione del forino aureo Firenze riportò il sistema monetario al bimetallismo. Solo Federico II aveva coniato monete d’oro, gli Augustali, che imitavano il conio degli ultimi imperatori romani.
È stupefacente la perspicacia dei mercanti fiorentini, che capirono l’importanza di una moneta stabile e internazionalmente riconosciuta per avere il predominio nei commerci.
È sempre stato a 24 carati e di gr. 3,53, pari a 1 lira, internazionalmente riconosciuto.
Il fiorino si divise sempre in 20 soldi d’oro e in 240 denari d’oro, ma si rivalutò progressivamente rispetto alle monete argentee. Pertanto, inizialmente il forino d’oro equivaleva a 20 soldi d’argento, ma alla fine della Repubblica ne valeva 150 (7,5 volte). Le autorità monetarie non riuscirono a mantenere rapporti di scambio costanti fra le varie denominazioni (soprattutto tra la moneta d’oro e le monete argentee e di buglione).
Pertanto, le diverse denominazioni non formavano un sistema integrato di multipli e di sottomultipli.
Non esistevano rapporti fissi fra di esse e ciò causa difficoltà nell’interpretazione delle scritture contabili.
I contabili potevano fare ricorso a sistemi monetari di conto diversi fra loro, ma sempre appoggiati alla moneta di biglione d’argento, che, essendo di peso ridotto, doveva sopportare costi di lavorazione superiori e il suo nominale veniva quindi sopravalutato, non avendo alcun rapporto con il suo contenuto di fino.
1253 Innocenzo IV tenta di sottrarre all’Arte della Lana la sovrintendenza dell’amministrazione del battistero, senza riuscirvi.
1253 Viene dipinta la SS. Annunziata. Sembra che il pittore fosse Bartolomeo, uno dei pittori Greci venuti a dipingere la Cappella Gondi in S. Maria Novella. Incapace di dipingere il volto della Madonna più bello di quello dell’angelo si addormentò e al risveglio trovò il volto già dipinto.
3.1253 Corrado di Svevia invia un suo legato a Firenze per ottenere dal mercante fiorentino Lamberto Maniavaca il riscatto del trono d’oro rivestito di pietre preziose, impegnato dal padre. Sembra che i mezzi di Corrado non fossero sufficienti, perché il Magnavaca vendette il trono al genovese Luca Grimaldi e solo molti anni dopo Manfredi poté ricomprarlo.
1.1254 Viene eletto podestà il milanese Guiscardo di Pietrasanta (la fondò nel 1255) e vengono stabilite condizioni vantaggiose per i traffici con la Lombardia.
1.2.1254 Pistoia si sottomette a Firenze.
4.1254 I Conti Guidi, oppressi dai debiti, iniziano le trattative con Firenze per cedere i loro diritti su Empoli, Cerreto, Vinci, Montemurlo, Montevarchi ecc. Il contratto viene perfezionato a Settembre con tutti i membri della famiglia Guidi. I terreni vennero messi in vendita, iniziando cosi lo smembramento dei grandi feudi nobiliari. Gli Adimari comprarono Empoli e Vinci.
21.5.1254 Mentre Firenze assedia Monteriggioni, giunge la notizia della morte di Corrado di Svevia.
I tedeschi che la difendono ne offrono la resa ai fiorentini in cambio di 50.000 formi d’oro.
La proposta fu subito accettata, ma, per non pagare una lira i fiorentini mandarono a Siena la prova inequivocabile del tradimento degli imperiali e trattarono direttamente con la nemica le condiziom di resa, che vennero accettate.
Montalcino e Montepulciano diventavano fiorentine, come Castiglion de’ Latroni, prezzo Arcidosso e Campiglia. Firenze non desiderava l’espansione del suo territorio, ma la sottomissione di Siena.
7.1254 La Lega non esiste più: rimane solo Pisa, che viene attaccata dai fiorentini. I pisani mandano all’accampamento fiorentino le chiavi della città e accettano le condizioni di resa: Pisa doveva sottomettersi all’arbitrato di Firenze per le sue contese con Lucca, Genova e S. Miniato. Pisa doveva usare le unità dì misura fiorentine. Il porto di Pisa doveva essere franco ed esentasse per i fiorentini e per i pratesi. 50 nobili pisani scelti dai fiorentini dovevano trasferirsi a Firenze. Il castello di Ripafratta fu data a Firenze, che la girò a Lucca.
L’arbitrato, steso da Brunello Latini, fu umiliante per i pisani, che cedettero fortezze a Genova, Lucca.
Non prendendo niente per sé e favorendo gli alleati, Firenze ottenne il mantenimento del conflitto fra quelle città. D’altra parte, poteva generosamente rinunciare a Viareggio, Pietrasanta, Motrone ecc., dato che aveva libero e gratuito accesso a Pisa. I pisani si accorsero che avevano sbagliato ad accettare l’arbitrato fiorentino e in maniera stravagante, fecero opposizione all’arbitrato, rivolgendosi al podestà di Roma, che inviò una sentenza diametralmente opposta a quella fiorentina. I pisani se ne servirono per non consegnare Lerici ai genovesi. Firenze e Genova si accordano nell’attendere il momento propizio per attaccare Pisa.
8.1254 Poggibonsi e Volterra si sottomettono a Firenze: abbattono le fortificazioni e instaurano un regime democratico.
25.8.1254 Firenze stringe un’alleanza con i Guelfi aretini.
7.12.1254 Innocenzo IV muore a Napoli, dove viene sepolto, in duomo. Il suo pontificato aveva abbattuto l’imperatore, ma a costo di enormi sacrifici finanziari ai danni di tutta la Chiesa. I banchieri fiorentini erano diventati indispensabili a Roma, che aveva fatto la loro fortuna, in Italia e in Francia, dopo il trasferimento del papato a Lione. Si dice che quando il Papa arrivò a Lione, vi trovò 4 bordelli. Quando partì, ve ne era uno solo, ma andava da un capo all’altro della città.
12.12.1254 Grazie alle manovre del cardinale Ottaviano Ubaldini, viene fatto Papa Alessandro IV.
Benché di natura clemente, ridette vigore all’inquisizione. Fu manovrato da intriganti di corte e dai banchieri fiorentini, che proseguirono le fortune iniziate con Innocenzo IV.
1255 Viene costruito il Palazzo del Popolo (Bargello) su progetto di un ignoto architetto.
Quello che si proclamava “il popolo trionfante e onnipotente”, pose un’iscrizione latina per solennizzare l’inizio della costruzione esaltando Firenze “la città che era colma di tutti i beni, che vinceva i suoi nemici nella lotta, fortificava, comprava e distruggeva le castella, la città sotto il dominio della quale la Toscana sarebbe divenuta felice; al pari di Roma, essa era chiamata a celebrare continui trionfi, ma non voleva regnare che amministrando con mano sicura la giustizia… Alla città, che sarebbe stata governata in quell’edificio, apparteneva la terra e il mare e tutta la superficie del globo”.
Frà Guittone d’Arezzo, Guelfo convinto, scrisse:
“E sembrava che (Firenze) far volesse impero
Si’ come Roma giàfece; e leggiero
Gli era: ché alcuno no ipotea star avante”
3.1255 Guido Guerra si trova a passare da Arezzo con una parte dell’esercito fiorentino e decide, di testa sua, di prendere la città retta da un Ghibeilmo, dimenticando che Firenze aveva firmato un patto di alleanza con i Guelfi aretini.
20.6.1253 Firenze devasta il territorio pistoiese.
1255 Nasce DUCCIO DI BONINSEGNA (1255 - 1316)
fu allievo di Cimabue, come dimostra la Maestà Rucellai, ora agli Uffizi, uscita dalla bottega di Cimabue nel 1285. Madonna dei Francescani, Pinacoteca di Siena.
1288 Vetrata nel duomo di Siena con influssi giotteschi.
1314 Maestà nel Palazzo Pubblico di Siena.
31.7.1255 Siena sottoscrive con Firenze e con i suoi numerosi alleati un “eterno legame d’amore”.
Firenze impone l’unione monetaria toscana, basata sul forino d’argento.
9.1255 L’esercito fiorentino assedia Arezzo e costringe i Guelfi aretini a fare la pace con i Ghibellini.
Contemporaneamente, acquista la supremazia anche su Arezzo.
1256 Alessandro IV tenta di togliere S. Miniato ai benedettini, per mettervi le clarisse.
Non ci riesce e scomunica Firenze. Il messo papale viene chiuso in carcere.
1256 Erezione della chiesa di Ognissanti. Le parti originali sono visibili dal chiostro e nelle mura esterne.
5.1256 Firenze conclude un trattato di alleanza con Perugia.
5.6.1256 Pisa si è alleata con il re Alfonso di Castiglia, pretendente alla corona di imperatore ed attende il suo esercito via mare. L’esercito unito di Firenze e Lucca si accampa davanti al castello pisano di Ripafratta.
Genova attacca Lerici, che Pisa non aveva voluto consegnare, nonostante l’arbitrato fiorentino e rifornisce le truppe alleate via mare. Anche Bologna manda rifornimenti ai fiorentini e ai lucchesi.
13.6.1256 I pisani assediati a Ripafratta credono di vedere rilassatezza nel campo lucchese e decidono una sortita.
I fiorentini li attaccano e li costringono a rientrare nel castello da dove, con sgomento, vedono che i fiorentini, invece di tornare all’accampamento, muovono verso Pisa.
I pisani abbandonano tutto e fuggono disordinatamente verso Pisa, accalcandosi sul ponte di Pontasserchio, che cedette, facendo annegare molti pisani. Altri 2500 furono fatti prigionieri. Il podestà fiorentino Alamanno della Torre non volle saccheggiare Pisa, ma si accontentò di ricevere la resa e tornare a Firenze.
Fu ricompensato l’anno seguente, quando venne nominato podestà di Pisa.
24.9.1256 In S. Reparata si celebra la pace con i pisani.
Pisa doveva consegnare a Genova, Lucca, S. Miniato e Firenze vari castelli.
I lucchesi avevano da poco tempo Pietrasanta e i pisani temevano un loro rafforzamento sulla costa, se Firenze avesse assegnato a Lucca il castello di Motrone e mandarono emissari per suggerirne la distruzione.
Un dei più autorevoli Anziani fiorentini, Aldobrandini Ottobuoni, era uno dei più convinti sostenitori della distruzione. I pisani fecero l’errore di offrirgli 4.000 forini d’oro e lui si batté vittoriosamente per la conservazione di quel castello, che venne affidato ai lucchesi.
23.9.1257 Alessandro IV revoca la scomunica, in cambio della restituzione degli ospedali al clero.
Il suo legato a Firenze trama contro la democrazia.
26.3.1258 I fiorentini radono al suolo il castello di Gresso, del vescovo di Arezzo, reo di aver proclamato la scomunica contro Firenze dal duomo di Arezzo e di aver fatto lega con i Ghibellini.
Ad Arezzo fu posto un presidio fiorentino.
15.4.1258 Timorosa di un nuovo assalto fiorentino, e istigata dal cardinale Ottaviano, Siena sì sottomette a Manfredi. Anche Farinata degli Uberti e gli altri esiliati si rivolgono all’imperatore. Ma la popolazione di Siena non vedeva di buon occhio questa sottomissione, tanto che dovettero essere emanate pene severe per chi insultava Manfredi. Inoltre, i Guelfi senesi mal sopportavano la presenza nella loro città dei Ghibellini fiorentini. Furono tramate sollevazioni, che vennero sventate. Inoltre, Ottaviano si era fatto fare da Siena un prestito imponente, che non venne mai restituito.
22.4.1258 Sapendo che Ottaviano degli Ubaldini, con il prestito senese, stava armando un esercito, il che faceva prevedere uno scontro a breve tempo, e volendo mantenere aperta la strada degli approvvigionamenti dalla Romagna, gli Anziani di Firenze stipularono un contratto di fornitura per otto anni di cereali con un romagnolo, Piero di Pagano pagando in anticipo il prezzo di 2000 lire e facendosi dare, in pegno, il suo castello di CastigIionchio, ottenendo un caposaldo importante contro gli alleati romagnoli degli Ubertini.
I Pagani, anche in seguito, furono sempre alleati dei fiorentini.
8.1258 Manfredi viene incoronato imperatore a Palermo. Pensa di muovere contro Firenze.
2.10.1258 Su istigazione di Alessandro IV, il cardinale Ubaldini muove con un forte esercito verso Firenze, con la scusa di scortare una giovane Ubaldini che si deve sposare.
I banchieri fiorentini vengono prontamente a conoscenza dell’inganno e apprestano le difese.
Quando i soldati bolognesi, che muovevano verso Firenze, conobbero il vero scopo della loro missione, restituirono il soldo e tornarono indietro. Anche il cardinale Ubertini dovette ripiegare.
I fiorentini convocarono gli Uberti a discolparsi, ma questi rifiutarono e si asserragliarono nelle loro case, uccidendo il messo del comune. Il popolo inferocito assaltò le case, uccidendo e facendo prigionieri, che vennero subito decapitati dove sorgeva Orsanmichele. 16 famiglie Ghibelline fuggirono verso Siena, mentre altre rimasero a Firenze, benché guardate con sospetto. Gli Uberti e tutti gli altri fuoriusciti furono condannati all’esilio perpetuo e alla distruzione delle loro case, di città e del contado.
Cosa che fu fatta con estrema precisione e con verbali notarili. Le pietre rimasero accatastate per anni sul lungarno dal palazzo dei giudici al ponte alle grazie, occludendo la via.
Furono successivamente impiegate per costruire le mura Oltrarno.
I fiorentini stilarono un atto di accusa contro Ottaviano degli Ubaldini e lo mandarono sia al Papa che al collegio dei cardinali. Il papa rispose che il cardinale amava Firenze, che lo doveva amare e ubbidire.
L’ira dea fiorentini si riversò sull’abate di Vallombrosa, un pavese, che aveva cercato da impadronirsi del convento di S. Ellero. Lo presero, gli fecero confessare, sotto tortura, tutti i suoi misfatti e lo decapitarono seduta stante davanti al bargello. Pavia condannò la cosa, minacciando di imprigionare i mercanti fiorentini che si trovavano a Pavia, confiscandone i beni. I fiorentini, per la penna di Brunetto Latini, risposero che se l’abate fosse risuscitato 1000 volte, per 1000 volte avrebbe meritato la morte, che i precedenti vescovi di Pavia erano stati rispettati, che avrebbero mandato ambasciatori di pace a Pavia, se Pavia avesse desistito dai suoi propositi.
Dante Aldighiero, che aveva saputo direttamente da Brunetto Latini come stavano le cose, giudica colpevole l’abate di Vallombrosa. Anche il Papa, in una sua lettera, ammette che l’abate ha sbagliato, ma scomunica i fiorentini, rei di essersi fatto giustizia da soli e barbaramente. La scomunica durò 7 anni e mezzo.
3.10.1258 Firenze non si preoccupa molto della scomunica, ma in quel periodo capita a Firenze il francescano Giovanni de Oliva, inquisitore per conto del Papa. Riuscì a far ardere roghi in tutta la Toscana, meno che a Firenze, dove non se ne vedevano da anni. Anzi, quando cominciò la sua azione contro gli eretici, gli fu rifiutato di erigere roghi, di includere le sue sanzioni nello statuto cittadino, anzi, fu cacciato e gli fu proibito di predicare in tutto il territorio fiorentino. Lui si allontanò, lanciando una sua scomunica personale, che i fiorentini misero religiosamente accanto a quella papale.
27.11.1258 Ambasciatori fiorentini presso il Papa non ottengono la revoca della scomunica, anzi, devono sottrarsi a continui agguati orditi dal Papa, anche sulla via del ritomo che fu ostacolato da continui assalti fino a Rieti, dove trovarono banchieri fiorentini che li aiutarono.
Il cardinale Ottaviano degli Ubaldini, scornato per non essere riuscito nella meschina vendetta, in cui aveva investito molti denari, comincia a sobillare Siena, su cui aveva un forte ascendente, contro Firenze.
5.8.1259 Manfredi vuole prendere Pisa ed ha bisogno dell’aiuto di Firenze. Manda un ambasciatore, che si incontra a Borgo S. Lorenzo con i messi degli Anziani, che gli regalano 50 fiorini e lo rimandano a casa. Siena e i Ghibellini non vedevano di buon occhio un accomodamento fra Firenze e l’imperatore.
Firenze, da parte sua, non poteva perdere l’indipendenza. Siena e Firenze si armano, certe che prima o poi si sarebbe giunti ad una guerra. Firenze, che aveva sempre dovuto le sue vittorie a rapide decisioni, questa volta tiro i preparativi per le lunghe, anche perché stava imbastendo trattative segrete con i Ghibellini rifugiati a Siena, capeggiati da Guido Novello e da Farinata degli Uberti, i quali mantenevano le trattative solo per guadagnare tempo, tenendo costantemente i senesi al corrente degli sviluppi.
1.4.1260 Firenze annuncia ufficialmente la guerra contro Siena e incarcera o scaccia i senesi da Firenze.
Siena chiede alle città amiche di troncare i traffici con Firenze.
19.4.1260 L’esercito fiorentino si mette in marcia, accampandosi a Colle val d’Elsa il 21.4.
Poi espugnarono Casole, Mensano si arrese, la campagna senese devastata.
Per ingannare i senesi, i fiorentini si diressero verso Montemassi, facendo credere di andare a liberare quella guarnigione fiorentina assediata dai senesi. I senesi cadono nell’inganno e mandano soldati a Montemassi.
Se in quel momento i fiorentini avessero sferrato l’attacco, per Siena non ci sarebbe stato scampo.
Invece indugiarono 10 giorni prima di accamparsi alle porte di Siena.
17.5.1260 I senesi, con truppe tedesche, tentano una sortita mentre i fiorentini si stanno accampando, ma vengono sconfitti.
18.5.1260 Mentre i fiorentini avanzano verso Siena, vengono investiti dai cavalieri tedeschi in località S. Petronilla e sono costretti a tornare al campo. Era la prima vittoria dei senesi, anche se si trattava di una scaramuccia con solo pochi cavalli feriti.
20.5.1260 I fiorentini, invece di tentare un nuovo assalto, levano il campo e tornano in patria.
5.7.1260 Manfredi manda rinforzi a Siena, che devasta la campagna di Montepulciano, Poggibonsi e brucia le colture fino a 7 Km. da Firenze.
20.8.1260 L’esercito di Firenze e dei suoi alleati, forte di 70.000 uomini e 20.000 animali, muove per portare vettovagliamenti a Montalcino. L’astrologo non é convinto dei suoi calcoli e dice di ritardare la partenza, ma viene beffeggiato.
Tegghiaio Aldobrandi degli Adimari raccomandò di raggiungere speditamente Montalcino, evitando Siena, dove erano concentrate le truppe imperiali, ma fu messo in ignoranza dalla demagogia di coloro che volevano la rivincita della sconfitta del maggio precedente, capitanati dal popolano Spedito: l’esercito volle sfidare Siena sfilando sotto le sue mura.
8.1260 Brunetto Latini viene mandato a chiedere aiuto a Alfonso di Castiglia, mentre altri ambasciatori vengono inviati da Corradino di Svevia, antagonista di Manfredi: Firenze si era resa conto che negli anni precedenti si era spinta troppo oltre le proprie forze.
3.9.1260 L’esercito fiorentino si accampa a Montaperti, lungo l’Arbia.
4.9.1260 All’alba l’esercito senese marcia contro gli scomunicati fiorentini, preceduto dai vessilli della Madonna e di S. Giorgio. Fu subito chiaro che l’impeto dei nemici avrebbe avuto il sopravvento e i nobili del campo fiorentino si dettero alla fuga a briglia sciolta, lasciando il carroccio e la martinella in mano ai senesi.
I fanti appiedati dimostrarono molto più valore, anche perché troppo lenti per fuggire di fronte alla cavalleria.
10.000 soldati dell’esercito fiorentino morirono e 20.000 furono fatti prigionieri. 8.000 di questi morirono prima che fosse pagato il riscatto per la loro liberazione. Tutte le salmerie, le armi e i 20.000 animali da soma caddero in mano ai senesi. Fu catturato dai senesi anche Coppo di Marcovaldo. Non si era mai vista in Italia centrale una sconfitta di tale misura. il Comune di Firenze ricevette un colpo mortale. Si era verificata l’antica profezia del Mago Merlino, che aveva previsto il giglio piegarsi in battaglia a Siena, per tornare a fiorire più bello di prima.
5.9.1260 I Ghibellini fiorentini, con l’aiuto degli esiliati rientrati quel giorno, iniziano la distruzione delle case dei Guelfi.
9.9.1260 I Guelfi fuggono da Firenze. Trovano le porte chiuse a Prato e Pistoia. Solo Lucca offre rifugio in un sobborgo, dove i Guelfi vissero in povertà gli anni seguenti.
12.9.1260 Entrano trionfalmente a Firenze i soldati tedeschi e dell’Italia Meridionale di Manfredi con i fuoriusciti Ghibellini capitanati da Guido Novello e da Farinata degli Uberti.
E poi che li alamanni in casa avete
servitei bene, e faitevo mostrare
le spade lor con che v’anfesso i visi,
e padri e figli ancisi;
e piacemi, che lor degiate dare,
perch’ebero en ciò fare
fatica assai, de vostre gran monete.
Anche Bellincione, avo di Dante, andò in esilio. I Guelfi che non scapparono furono tollerati e poterono continuare a fare i loro affari. Quando Manfredi fu raggiunto dalla notizia della vittoria, ordinò, su ispirazione dei senesi, di distruggere Firenze. La cosa fu discussa a Firenze, già in mano ai Ghibellini e Farinata degli Uberti si oppose, dichiarando che fino a quando sangue fosse scorso nelle sue membra, avrebbe difeso la sua patria anche contro i suoi stessi amici. Firenze fu salva e la rappresaglia limitata.
Guido Novello si fece nominare podestà per due anni e mezzo e si insediò nel bargello, eliminando le precedenti rappresentanze di governo della città.
Le condizioni di pace con Siena furono pesanti e 100 ricchi commercianti e industriali dovettero versare ciascuno 1000 marchi e 500 Iibbre d’oro, a garanzia del rispetto dei patti, che prevedevano la cessione di castelli ed altro territorio. I beni dei Guelfi fuggiti furono confiscati e le costruzioni distrutte. A quelli rimasti non venne fatto niente. Furono distrutti 103 palazzi, 580 case e 85 torri completamente, 2 palazzi, 16 case e 4 torri parzialmente. Furono inoltre demoliti 9 negozi, 1 fondaco, 10 tiratoi, 1 mulino fluviale, 21 mulini e 7 castelli.
Poiché le case dei ghibellini precedentemente distrutte non erano ancora state ricostruite, Firenze doveva essere un cumulo di macerie.
Dalla Lombardia giunse una epidemia che fece migliaia di morti.
Tutte le città toscane, con le sole eccezioni di Lucca e di Arezzo, che accolsero i Guelfi di tutte le altre località, erano Ghibelline. I Guelfi potevano contare solo sull’appoggio del papa, che temeva Manfredi.
15.1.1262 Il Papa fa leggere in tutte le chiese di Francia e Germania la scomunica contro i senesi, il sequestro dei loro beni e lo svincolo degli ecclesiastici dal rimborso dei denari ricevuti in prestito. Venivano risparmiati solo i banchieri che si fossero sottomessi alla Chiesa. Moltissime le conversioni e i pentimenti.
Scoppiano disordini a Siena, dove era già montato il malcontento contro le prepotenze dei soldati tedeschi.
Il Papa sobilla la popolazione, istigato dai commercianti, che vedevano il declino dei loro affari.
2.1261 Alessandro IV manda suoi legati presso i Guelfi a Genova e a Lucca, per assisterli e per favorire i loro interessi.
Solo per loro la scomunica venne revocata, mentre rimaneva valida per i fiorentini. Il Papa chiese a Siena di abbandonare Manfredi, ora che non ne aveva più bisogno, ma ottenne un rifiuto. Anche Siena fu scomunicata.
28.5.1261 A Siena viene stretta una alleanza fra tutte le città ghibelline della Toscana, compresa Pisa.
La prepotenza dei Ghibellini dilaga per ogni dove: numerose sono le vendette private, familiari che vengono cacciati di casa, beni, anche ecclesiastici, che vengono presi per prepotenza.
Guido Novello si distingue per l’arroganza e la cupidigia. Fa costruire la via ghibellina e la porta ghibellina, dove ora sono i viali, perché le sue truppe da Poppi potessero raggiungerlo direttamente al bargello.
25.5.1261 A Viterbo muore Alessandro IV. Dopo 3 mesi di litigi in conclave, viene prescelto Giacomo Pantaleone, col nome di Urbano I, patriarca di Gerusalemme, che si trovava a Viterbo per curare gli interessi della Chiesa Orientale. Pur essendo Papa, non metterà mai piede a Roma, dilaniata dalle lotte fra Guelfi e Ghibellini per la nomina del Senatore. I Ghibellini erano favorevoli a Manfredi. Il Papa riesce a far nominare il Guelfo Carlo d’Angiò, con l’impegno di dimettersi non appena conquistata la Sicilia.
Guido Novello manda subito dal nuovo Papa il vescovo di Fiesole per fargli togliere la scomunica, ma il Papa rifiuta, ben sapendo che non poteva ottenere il distacco dei fiorentini da Manfredi e il rimpatrio dei Guelfi.
7.9.1261 la lega ghibellina muove guerra contro Lucca e contro i Guelfi e viene attaccata di sorpresa dagli assediati di S. Miniato, che ebbero successo. I Ghibellini presero molti castelli nel contado. Si salvò Fucecchio, difesa dal fiore dei Guelfi. La guerra di aggressione per conto terzi, sotto la bandiera imperiale non vedeva entusiastica partecipazione dei soldati, distratti dalle loro normali occupazioni cittadine o del contado.
La guerra costava e furono imposte tasse gravose. Per la prima volta verme imposta una patrimoniale progressiva: prima veniva deciso l’ammontare totale dei tributi necessari, poi si fissavano le percentuali per scaglioni di patrimonio.
1262 La Chiesa Romana compra un appezzamento di terreno per l’ingrandimento di S. Croce.
2.1262 Siena pretende di fortificare a suo vantaggio i castelli ex fiorentini, con pregiudizio di Poggibonsi.
Tutta Firenze, Guido Novello compreso, si schiera contro Siena e non si presenta alla lega ghibellina che doveva decidere altre guerre contro Lucca. Infatti, nel 1262, non ci saranno guerre. Guido Novello chiede la liberazione dei fiorentini prigionieri a Siena, ma ottiene un rifiuto.
Il Papa, che dimostra molta energia, ordina ai commercianti senesi di abbandonare i territori pontifici.
9.1262 Il Papa si pone segretamente in contatto con 17 banchieri fiorentini e tutti insieme ordiscono un piano:
dal 1260 erano comparsi flagellanti per le strade italiane: intere popolazioni che, guidate da preti e da monaci, si muovevano flagellandosi e confessando i propri peccati. Non attecchirono molto in Toscana, dove si innalzavano forche per affrettare il loro bramato martirio, comunque queste processioni ogni tanto apparivano.
20.9.1262 Parte da Lucca una strana processione al grido di “Pace! Pace!”: il legato del Papa precedeva un lungo corteo di penitenti. Fra le donne, i fanciulli e i frati erano nascosti i soldati lucchesi, i Guelfi e i mercenari, che celavano le armi sotto i sai. Di notte poterono entrare a Signa, ma a Firenze venne dato l’allarme e radunate le truppe, che si assestarono a S. Donnino, in attesa dei rinforzi di Pisa e di Siena.
La processione fece rapido dietro-front, per paura di essere tagliata fuori da Lucca, visto che la sorpresa non era riuscita. A Firenze rimase lo scontento per gli aiuti di Pisa e di Siena che non erano arrivati.
5.12.1262 Scoppiano disordini a Siena, fomentati dal Papa e dovuti all’esasperazione dei commercianti, tagliati fuori dai traffici internazionali. Un Salimbeni uccide un certo Barrocino, membro del consiglio dei 24. Viene imprigionato e le sue case rase al suolo. I banchieri legati alla Curia (Tolomei, Del Turco, Ciampolo, Piccolomini, Albizi, Renaldi, Doni e altri) uscirono da Siena e si trasferirono a Chiusi, a Radicofani o in altri territori papali. I senesi tentarono di farli desistere, con varie promesse, invano. Per rappresaglia, distrussero tutte le loro case.
28.2.1263 Il Papa concede al capitolo del duomo il permesso di celebrare la messa in S. Reparata, a porte chiuse e con esclusione degli scomunicati “ad personam”.
13.7.1263 Pisa e i suoi alleati muovono guerra contro Lucca. La flotta imperiale attracca a S. Rossore. Il Papa é preoccupato per la possibile caduta di Lucca e comincia a pensare di allearsi con Carlo D’Angiò, fratello del re di Francia, purtroppo scialacquatore e senza denaro. Inasprisce le misure contro i mercanti fiorentini e senesi.
Ordina la confisca dei loro beni all’estero. I fiorentini, per aggirare l’ostacolo, commerciavano tramite mercanti romani, ma le restrizioni si facevano sentire con la mancanza di affari e, per quei pochi che si facevano, a costi elevati. Il Papa manda propri legati in Francia per farsi pagare dai banchieri fiorentini la liberazione della scomunica. Si contano 146 soci di banche fiorentine solo a Parigi. Si presentano dal Papa anche banchieri fiorentini, che pagano cifre enormi per essere assolti e poter riprendere i loro affari.
Per ottenere l’assoluzione, i banchieri dovevano anche presentare un elenco di tutti i loro debitori, con i relativi importi, nonché l’elenco dei mercanti che potevano essere interessati alla liberazione della scomunica.
9.1263 Si susseguono i successi delle truppe ghibelline contro i territori lucchesi, che vengono occupati fin sotto le mura. Gli eserciti vittoriosi rientrarono a casa.
27.4.1264 Muore Farinata degli Uberti e Guido Novello viene nominato vicario generale della Toscana.
7.1264 Il Papa, che risiede a Orvieto, ha già speso 200.000 lire per armare Carlo D’Angiò. Manfredi pensa di anticiparlo, catturandolo a Orvieto, ma la sua spedizione fallisce a metà strada, perché il capitano muore affogato nella Nera.
9.1264 Guido Novello muove alla volta di Orvieto e il Papa si rifugia a Perugia, dove muore in Ottobre.
14.12.1264 I Guelfi fiorentini aiutano Bologna a conquistare Modena e, dopo anni di povertà, si rifanno con i saccheggi.
5.2.1265 Viene eletto il francese Clemente IV. Per arrivare a Perugia, sede della Curia, dovette attraversare la Toscana travestito da frate. Era stato consigliere di re Luigi IX ed il suo unico scopo era l’annientamento della casa Sveva. Pietro d’Oderisio scolpì Il suo monumento funebre in S. Francesco a Viterbo. Suo segretario fu Benedetto Caetani, futuro Bonifacio VIII, che il Papa spedisce subito a Parigi a raccogliere fondi e volontari per armare Carlo d’ Angiò contro Manfredi.
6.3.1265 400 Guelfi fiorentini e i bolognesi prendono Reggio. I Guelfi fiorentini, ritornati ricchi, mandano una ambasceria al Papa ed ottengono di poter mettere nella loro insegna un’aquila che stringe fra gli artigli un serpente verde (Manfredi).
10.5.1265 Carlo d’Angiò si imbarca a Marsiglia con 500 cavalieri e 1000 arcieri, riesce a giungere a Roma, non disturbato dalla flotta pisana, provocando la delusione del Papa per le scarse truppe. Il Papa impegna perfino il tesoro pontificio per raccogliere denari. Anche i banchieri fiorentini fanno grossi prestiti. Carlo distribuisce ai banchieri lettere di protezione per i loro commerci, anche per i territori che sarebbero stati conquistati. Si é conservato l’intenso carteggio fra Il dissipatore Carlo d’Angiò e il Papa, esasperato dalle folli spese di Carlo.
23.5.1265 Con ritardo, Manfredi ricostituisce la lega ghibellina e proclama che sarebbe andato a Roma a incoronarsi imperatore, sperando, inutilmente, di provocare una sollevazione dei romani.
CRONOLOGIA DI FIRENZE (Autore: Paolo Piccardi):
21.9.1250 i Guelfi rifugiati a Montevarchi si riorganizzano militarmente e sorprendono nel sonno i Ghibellini accampati a Figline Valdarno. Non ritenendosi in grado di mantenere il possesso di Figline, i Guelfi si ritirano con i prigionieri. Le altre truppe fiorentine, accampate a Ostina, impaurite si ritirano.
Quando la notizia giunge a Firenze, si ha una sollevazione, non in nome del papa, ma in nome del popolo, stanco, tassato e umiliato. Al grido di “Al popolo” Firenze aveva riconquistato la propria libertà.
Federico di Antiochia non nuscì a raccogliere truppe da mandare a Firenze.
Gli uomini di fiducia del popolo si riunirono prima in S. Firenze, poi in S. Croce. Decisero di proclamare decadute tutte le autorità cittadine, che non furono molestate e poterono continuare ad abitare nelle loro case.
20.10.1250 a Firenze viene promulgata la costituzione detta “del primo popolo”, esaltata in seguito anche da Dante.
La città si divide in sestieri.
1 - S. Piero a Scheraggio (insegna: il Carroccio)
2 - Borgo (insegna: il Becco)
3 - S. Brancazio (insegna: Branca di Leone)
4 - Duomo (insegna: il Battistero)
5 - S. Piero (insegna: le Chiavi)
6 - Oltrarno (insegna: il Ponte)
Firenze viene divisa in 20 compagnie del popolo con bandiere, 4 Oltrarno, 4 in San Piero a Scheraggio e 3 per ciascuno degli altri sestieri. Le compagnie si assunsero gli antichi doveri delle “vicinanze” di aiuto reciproco.
I nobili persero la loro organizzazione, già annullata dalle precedenti divisioni, e non ebbe potere decisivo nel nuovo Consiglio. Lo riebbero in seguito, ma come singoli e non come corporazione.
Il Capitano del Popolo doveva essere scelto fuori di Firenze. La sua bandiera recava una croce rossa in campo bianco. Aveva potere di giurisdizione in favore del popolo.
Il Consiglio dei 12 Anziani (non nel senso letterale) prendeva tutte le decisioni che comportavano spese e, più in generale, governava la città. Per l’amministrazione della cassa si avvalevano dei Cistercensi di Settimo e degli Umiliati. Uno dei primi notai per la verbalizzazione delle decisioni fu Brunetto Latini.
13.12.1250 Federico II muore a Fiorentino in Puglia, ossia in quella “civitas Florentina” vaticinata dalla profezia. Corrado di Svevia viene affidato al Papa. Viene sepolto nel duomo di Palermo, in abito di seta arabo, in un sarcofago di porfido fatto scolpire dal nonno, Re Ruggero.
Federico di Antiochia si allontana dalla Toscana e morirà nel 1256 a Foggia.
7.1.1251 i fuoriusciti Guelfi rientrano a Firenze, che si sente forte del nuovo statuto e che ha fatto scapitozzare tutte le torri gentilizie, portandole a massimo 50 braccia (29 metri), ma il demone della guerra civile covava ancora.
19.6.1251 Siena, Pisa e Pistoia si alleano contro eventuali attacchi fiorentini.
6.1251 Uberto di Mandello, figlio di Rubaconte, viene eletto capitano del popolo. Era stato per 25 anni uno dei capi della Lega Lombarda antiimperiale. Accettò a malincuore e solo dopo assicurazioni che sarebbe stato risarcito di eventuali danni a lui e al suo seguito di soldati, notai e sbirri e dopo aver ottenuto 17 rampolli delle più importanti famiglie fiorentine.
22.6.1251 In una capanna alle porte da Siena, rappresentanti degli alleati si incontrano segretamente con alcuni Lamberti e Uberti, in rappresentanza delle famiglie ghibelline di Firenze e del contado.
I ghibellini giurarono sul vangelo da aiutare l’alleanza in caso di conflitto con Firenze.
6.7.1251 Anche Arezzo si unisce alla Lega anti-fiorentina.
20.7.1251 Benché l’alleanza dovesse rimanere segreta, i Fiorentini ne vengono a conoscenza e attaccano Pistoia, il componente più debole, devastandone il contado. Si capì che l’alleanza era molto debole e Firenze convinse Lucca e S. Miniato ad allearsi con lei.
5.8.1251 Le truppe fiorentine rientrano a Firenze e cacciano i ghibellini con la forza. I ghibellini, rifugiati a Siena, Poggibonsi e presso i Conti Guidi pensarono di armarsi e assunsero come vessillo quello di Firenze giglio bianco in campo rosso. Firenze cambiò il suo e mise il giglio rosso in campo bianco.
Le città che ospitavano i Ghibellini cominciarono ad avere grane, perchè gli ospiti depredavano i commercianti, con la scusa che facevano affari con Firenze, in realtà per procurarsi denari.
Le città dovevano indennizzare i malcapitati.
10.9.1251 Dopo una serie di scaramucce, specialmente nei territori dei conti Guidi, parte da Firenze metà dell’esercito e si dirige verso Arezzo. I rinforzi senesi, fuorviati dagli astrologhi, perdono tempo ad attaccare i castelli fiorentini di Tornano, Monteluco e Castellina e a lasciare soldati di presidio. Le poche forze rimaste non volevano andare ad Arezzo perché era tempo di vendemmia. Comunque i fiorentini, vista la tenace resistenza di Arezzo, decidono di tornare a casa.
13.9.1251 Firenze e Lucca concludono un’alleanza politico-commerciale con Genova, visto di buon occhio anche da Venezia. Inizia il declino dell’attività mercantile di Pisa.
4.11.1251 Più dei 2/3 dell’esercito fiorentino, guidato da Guido Guerra, muove contro Arezzo, fermandosi ad assaltare il castello di Rondine degli Uberti ed accampandosi a Motaione, dove viene sopraffatto dai Ghibellini e costretto alla fuga. L’ira della sconfitta viene riversata sul capitano del popolo Uberto di Mandello, che è al termine del mandato ma che deve rivalersi sugli ostaggi per vedersi liquidato lo stipendio e la multa per ritardato pagamento. A quei tempi si diceva: Se tu ai uno a chi tu vogli male, Mandalo a Firenze per Ufìtiale.
1.1252 Viene nominato nuovo podestà Filippo Ugoni di Brescia. L’esercito fiorentino parte nonostante la neve e, nonostante gli sforzi del papa di combinare la pace, decide di proseguire la guerra.
9.2.1252 L’esercito fiorentino attacca presso il convento di Coltibuono il campo dei Senesi e Pisani, che fuggirono. Il castello di Montaio fu raso al suolo. I Ghibellini che avevano consegnato il castello fiorentino di Montaione ai tedeschi furono serrati fra due assi e segati in due. Era la prima vittoria della democrazia fiorentina.
24.6.1252 I fiorentini, con l’aiuto di Prato, conquistano Tizzano, nel pistoiese.
2.7.1252 L’esercito fiorentino attacca quello senese e pisano, che aveva aggredito i lucchesi e lo sconfigge a Pontedera. Molti furono i morti e i prigionieri.
12.8.1252 Per combattere meglio contro Siena, viene istituito a Firenze il comitato dei “sei per la distruzione e la morte di Montalcino”.
29.9.1252 Riunione segreta in una abitazione privata a Figline fra il podestà di Firenze e i capi Ghibellini, che possono rientrare a Firenze. Figline tornerà fiorentina e sarà risparmiata. I Ghibellini si sono accorti della forza e della determinazione di Firenze. Innocenzo IV spinge per una pace ed invia continui messaggi al clero e ai frati fiorentini perché instillino nella popolazione la voglia di pace, nell’intento di favorire la caduta della democrazia e il ritorno di Firenze sotto il Papa e il nuovo imperatore Corrado di Svevia, affidatogli dal padre in punto di morte. I Ghibellini rientrano a Firenze.
Tutti mancano alla parola data:
Firenze, ora che ha anche i Ghibellini come amici e non come nemici, si sente potentissima e vuole conquistare il mondo.
I Ghibellini, dimenticando di essere stati ospitati dai senesi, si arruolano nell’esercito fiorentino contro Siena.
L’esercito Guelfo fiorentino, appena i negoziatori si allontanano da Figline, vi irrompono, saccheggiano, bruciano e la radono al suolo. Verrà ricostruita dopo 5 anni.
14.11.1252 Montalcino viene conquistata dai fiorentini.
1252 I francescani decidono di ampliare S. Croce. Lo ricorda una lapide, posta in alto, all’incrocio fra la navata destra e il transetto.
1252 I frati agostiniani iniziano l’edificazione di S. Spinto il cui nome esatto fu S. Maria, S. Spirito e S, Matteo.
Sul terreno c’era gi una piccola chiesa dedicata a S. Romolo, vicino alle case dei Frescobaldi che cominciavano ad avere un peso autorevole nella vita cittadina.
Fra le case dei Frescobaldi e la nuova S. Spirito viene costruito il primo ponte a S. Trinità, per facilitare i traffici con Oltrarno.
Viene allargata la città, tracciando un cerchio fuori le mura: via de’ Fossi, S. Maria Novella, via del Giglio, piazza Madonna, canto de’ Nelli, via de’ Pucci, via Bufalini, via S. Egidio, via Verdi, via de’ Benci.
I cittadini inurbati sono costretti a edificare le case in questo nuovo cerchio, al fine di ottenere i diritti civili.
1252 Compare il forino d’oro. Il primo coniatore fu Lamberto dell’Antella.
Con la coniazione del forino aureo Firenze riportò il sistema monetario al bimetallismo. Solo Federico II aveva coniato monete d’oro, gli Augustali, che imitavano il conio degli ultimi imperatori romani.
È stupefacente la perspicacia dei mercanti fiorentini, che capirono l’importanza di una moneta stabile e internazionalmente riconosciuta per avere il predominio nei commerci.
È sempre stato a 24 carati e di gr. 3,53, pari a 1 lira, internazionalmente riconosciuto.
Il fiorino si divise sempre in 20 soldi d’oro e in 240 denari d’oro, ma si rivalutò progressivamente rispetto alle monete argentee. Pertanto, inizialmente il forino d’oro equivaleva a 20 soldi d’argento, ma alla fine della Repubblica ne valeva 150 (7,5 volte). Le autorità monetarie non riuscirono a mantenere rapporti di scambio costanti fra le varie denominazioni (soprattutto tra la moneta d’oro e le monete argentee e di buglione).
Pertanto, le diverse denominazioni non formavano un sistema integrato di multipli e di sottomultipli.
Non esistevano rapporti fissi fra di esse e ciò causa difficoltà nell’interpretazione delle scritture contabili.
I contabili potevano fare ricorso a sistemi monetari di conto diversi fra loro, ma sempre appoggiati alla moneta di biglione d’argento, che, essendo di peso ridotto, doveva sopportare costi di lavorazione superiori e il suo nominale veniva quindi sopravalutato, non avendo alcun rapporto con il suo contenuto di fino.
1253 Innocenzo IV tenta di sottrarre all’Arte della Lana la sovrintendenza dell’amministrazione del battistero, senza riuscirvi.
1253 Viene dipinta la SS. Annunziata. Sembra che il pittore fosse Bartolomeo, uno dei pittori Greci venuti a dipingere la Cappella Gondi in S. Maria Novella. Incapace di dipingere il volto della Madonna più bello di quello dell’angelo si addormentò e al risveglio trovò il volto già dipinto.
3.1253 Corrado di Svevia invia un suo legato a Firenze per ottenere dal mercante fiorentino Lamberto Maniavaca il riscatto del trono d’oro rivestito di pietre preziose, impegnato dal padre. Sembra che i mezzi di Corrado non fossero sufficienti, perché il Magnavaca vendette il trono al genovese Luca Grimaldi e solo molti anni dopo Manfredi poté ricomprarlo.
1.1254 Viene eletto podestà il milanese Guiscardo di Pietrasanta (la fondò nel 1255) e vengono stabilite condizioni vantaggiose per i traffici con la Lombardia.
1.2.1254 Pistoia si sottomette a Firenze.
4.1254 I Conti Guidi, oppressi dai debiti, iniziano le trattative con Firenze per cedere i loro diritti su Empoli, Cerreto, Vinci, Montemurlo, Montevarchi ecc. Il contratto viene perfezionato a Settembre con tutti i membri della famiglia Guidi. I terreni vennero messi in vendita, iniziando cosi lo smembramento dei grandi feudi nobiliari. Gli Adimari comprarono Empoli e Vinci.
21.5.1254 Mentre Firenze assedia Monteriggioni, giunge la notizia della morte di Corrado di Svevia.
I tedeschi che la difendono ne offrono la resa ai fiorentini in cambio di 50.000 formi d’oro.
La proposta fu subito accettata, ma, per non pagare una lira i fiorentini mandarono a Siena la prova inequivocabile del tradimento degli imperiali e trattarono direttamente con la nemica le condiziom di resa, che vennero accettate.
Montalcino e Montepulciano diventavano fiorentine, come Castiglion de’ Latroni, prezzo Arcidosso e Campiglia. Firenze non desiderava l’espansione del suo territorio, ma la sottomissione di Siena.
7.1254 La Lega non esiste più: rimane solo Pisa, che viene attaccata dai fiorentini. I pisani mandano all’accampamento fiorentino le chiavi della città e accettano le condizioni di resa: Pisa doveva sottomettersi all’arbitrato di Firenze per le sue contese con Lucca, Genova e S. Miniato. Pisa doveva usare le unità dì misura fiorentine. Il porto di Pisa doveva essere franco ed esentasse per i fiorentini e per i pratesi. 50 nobili pisani scelti dai fiorentini dovevano trasferirsi a Firenze. Il castello di Ripafratta fu data a Firenze, che la girò a Lucca.
L’arbitrato, steso da Brunello Latini, fu umiliante per i pisani, che cedettero fortezze a Genova, Lucca.
Non prendendo niente per sé e favorendo gli alleati, Firenze ottenne il mantenimento del conflitto fra quelle città. D’altra parte, poteva generosamente rinunciare a Viareggio, Pietrasanta, Motrone ecc., dato che aveva libero e gratuito accesso a Pisa. I pisani si accorsero che avevano sbagliato ad accettare l’arbitrato fiorentino e in maniera stravagante, fecero opposizione all’arbitrato, rivolgendosi al podestà di Roma, che inviò una sentenza diametralmente opposta a quella fiorentina. I pisani se ne servirono per non consegnare Lerici ai genovesi. Firenze e Genova si accordano nell’attendere il momento propizio per attaccare Pisa.
8.1254 Poggibonsi e Volterra si sottomettono a Firenze: abbattono le fortificazioni e instaurano un regime democratico.
25.8.1254 Firenze stringe un’alleanza con i Guelfi aretini.
7.12.1254 Innocenzo IV muore a Napoli, dove viene sepolto, in duomo. Il suo pontificato aveva abbattuto l’imperatore, ma a costo di enormi sacrifici finanziari ai danni di tutta la Chiesa. I banchieri fiorentini erano diventati indispensabili a Roma, che aveva fatto la loro fortuna, in Italia e in Francia, dopo il trasferimento del papato a Lione. Si dice che quando il Papa arrivò a Lione, vi trovò 4 bordelli. Quando partì, ve ne era uno solo, ma andava da un capo all’altro della città.
12.12.1254 Grazie alle manovre del cardinale Ottaviano Ubaldini, viene fatto Papa Alessandro IV.
Benché di natura clemente, ridette vigore all’inquisizione. Fu manovrato da intriganti di corte e dai banchieri fiorentini, che proseguirono le fortune iniziate con Innocenzo IV.
1255 Viene costruito il Palazzo del Popolo (Bargello) su progetto di un ignoto architetto.
Quello che si proclamava “il popolo trionfante e onnipotente”, pose un’iscrizione latina per solennizzare l’inizio della costruzione esaltando Firenze “la città che era colma di tutti i beni, che vinceva i suoi nemici nella lotta, fortificava, comprava e distruggeva le castella, la città sotto il dominio della quale la Toscana sarebbe divenuta felice; al pari di Roma, essa era chiamata a celebrare continui trionfi, ma non voleva regnare che amministrando con mano sicura la giustizia… Alla città, che sarebbe stata governata in quell’edificio, apparteneva la terra e il mare e tutta la superficie del globo”.
Frà Guittone d’Arezzo, Guelfo convinto, scrisse:
“E sembrava che (Firenze) far volesse impero
Si’ come Roma giàfece; e leggiero
Gli era: ché alcuno no ipotea star avante”
3.1255 Guido Guerra si trova a passare da Arezzo con una parte dell’esercito fiorentino e decide, di testa sua, di prendere la città retta da un Ghibeilmo, dimenticando che Firenze aveva firmato un patto di alleanza con i Guelfi aretini.
20.6.1253 Firenze devasta il territorio pistoiese.
1255 Nasce DUCCIO DI BONINSEGNA (1255 - 1316)
fu allievo di Cimabue, come dimostra la Maestà Rucellai, ora agli Uffizi, uscita dalla bottega di Cimabue nel 1285. Madonna dei Francescani, Pinacoteca di Siena.
1288 Vetrata nel duomo di Siena con influssi giotteschi.
1314 Maestà nel Palazzo Pubblico di Siena.
31.7.1255 Siena sottoscrive con Firenze e con i suoi numerosi alleati un “eterno legame d’amore”.
Firenze impone l’unione monetaria toscana, basata sul forino d’argento.
9.1255 L’esercito fiorentino assedia Arezzo e costringe i Guelfi aretini a fare la pace con i Ghibellini.
Contemporaneamente, acquista la supremazia anche su Arezzo.
1256 Alessandro IV tenta di togliere S. Miniato ai benedettini, per mettervi le clarisse.
Non ci riesce e scomunica Firenze. Il messo papale viene chiuso in carcere.
1256 Erezione della chiesa di Ognissanti. Le parti originali sono visibili dal chiostro e nelle mura esterne.
5.1256 Firenze conclude un trattato di alleanza con Perugia.
5.6.1256 Pisa si è alleata con il re Alfonso di Castiglia, pretendente alla corona di imperatore ed attende il suo esercito via mare. L’esercito unito di Firenze e Lucca si accampa davanti al castello pisano di Ripafratta.
Genova attacca Lerici, che Pisa non aveva voluto consegnare, nonostante l’arbitrato fiorentino e rifornisce le truppe alleate via mare. Anche Bologna manda rifornimenti ai fiorentini e ai lucchesi.
13.6.1256 I pisani assediati a Ripafratta credono di vedere rilassatezza nel campo lucchese e decidono una sortita.
I fiorentini li attaccano e li costringono a rientrare nel castello da dove, con sgomento, vedono che i fiorentini, invece di tornare all’accampamento, muovono verso Pisa.
I pisani abbandonano tutto e fuggono disordinatamente verso Pisa, accalcandosi sul ponte di Pontasserchio, che cedette, facendo annegare molti pisani. Altri 2500 furono fatti prigionieri. Il podestà fiorentino Alamanno della Torre non volle saccheggiare Pisa, ma si accontentò di ricevere la resa e tornare a Firenze.
Fu ricompensato l’anno seguente, quando venne nominato podestà di Pisa.
24.9.1256 In S. Reparata si celebra la pace con i pisani.
Pisa doveva consegnare a Genova, Lucca, S. Miniato e Firenze vari castelli.
I lucchesi avevano da poco tempo Pietrasanta e i pisani temevano un loro rafforzamento sulla costa, se Firenze avesse assegnato a Lucca il castello di Motrone e mandarono emissari per suggerirne la distruzione.
Un dei più autorevoli Anziani fiorentini, Aldobrandini Ottobuoni, era uno dei più convinti sostenitori della distruzione. I pisani fecero l’errore di offrirgli 4.000 forini d’oro e lui si batté vittoriosamente per la conservazione di quel castello, che venne affidato ai lucchesi.
23.9.1257 Alessandro IV revoca la scomunica, in cambio della restituzione degli ospedali al clero.
Il suo legato a Firenze trama contro la democrazia.
26.3.1258 I fiorentini radono al suolo il castello di Gresso, del vescovo di Arezzo, reo di aver proclamato la scomunica contro Firenze dal duomo di Arezzo e di aver fatto lega con i Ghibellini.
Ad Arezzo fu posto un presidio fiorentino.
15.4.1258 Timorosa di un nuovo assalto fiorentino, e istigata dal cardinale Ottaviano, Siena sì sottomette a Manfredi. Anche Farinata degli Uberti e gli altri esiliati si rivolgono all’imperatore. Ma la popolazione di Siena non vedeva di buon occhio questa sottomissione, tanto che dovettero essere emanate pene severe per chi insultava Manfredi. Inoltre, i Guelfi senesi mal sopportavano la presenza nella loro città dei Ghibellini fiorentini. Furono tramate sollevazioni, che vennero sventate. Inoltre, Ottaviano si era fatto fare da Siena un prestito imponente, che non venne mai restituito.
22.4.1258 Sapendo che Ottaviano degli Ubaldini, con il prestito senese, stava armando un esercito, il che faceva prevedere uno scontro a breve tempo, e volendo mantenere aperta la strada degli approvvigionamenti dalla Romagna, gli Anziani di Firenze stipularono un contratto di fornitura per otto anni di cereali con un romagnolo, Piero di Pagano pagando in anticipo il prezzo di 2000 lire e facendosi dare, in pegno, il suo castello di CastigIionchio, ottenendo un caposaldo importante contro gli alleati romagnoli degli Ubertini.
I Pagani, anche in seguito, furono sempre alleati dei fiorentini.
8.1258 Manfredi viene incoronato imperatore a Palermo. Pensa di muovere contro Firenze.
2.10.1258 Su istigazione di Alessandro IV, il cardinale Ubaldini muove con un forte esercito verso Firenze, con la scusa di scortare una giovane Ubaldini che si deve sposare.
I banchieri fiorentini vengono prontamente a conoscenza dell’inganno e apprestano le difese.
Quando i soldati bolognesi, che muovevano verso Firenze, conobbero il vero scopo della loro missione, restituirono il soldo e tornarono indietro. Anche il cardinale Ubertini dovette ripiegare.
I fiorentini convocarono gli Uberti a discolparsi, ma questi rifiutarono e si asserragliarono nelle loro case, uccidendo il messo del comune. Il popolo inferocito assaltò le case, uccidendo e facendo prigionieri, che vennero subito decapitati dove sorgeva Orsanmichele. 16 famiglie Ghibelline fuggirono verso Siena, mentre altre rimasero a Firenze, benché guardate con sospetto. Gli Uberti e tutti gli altri fuoriusciti furono condannati all’esilio perpetuo e alla distruzione delle loro case, di città e del contado.
Cosa che fu fatta con estrema precisione e con verbali notarili. Le pietre rimasero accatastate per anni sul lungarno dal palazzo dei giudici al ponte alle grazie, occludendo la via.
Furono successivamente impiegate per costruire le mura Oltrarno.
I fiorentini stilarono un atto di accusa contro Ottaviano degli Ubaldini e lo mandarono sia al Papa che al collegio dei cardinali. Il papa rispose che il cardinale amava Firenze, che lo doveva amare e ubbidire.
L’ira dea fiorentini si riversò sull’abate di Vallombrosa, un pavese, che aveva cercato da impadronirsi del convento di S. Ellero. Lo presero, gli fecero confessare, sotto tortura, tutti i suoi misfatti e lo decapitarono seduta stante davanti al bargello. Pavia condannò la cosa, minacciando di imprigionare i mercanti fiorentini che si trovavano a Pavia, confiscandone i beni. I fiorentini, per la penna di Brunetto Latini, risposero che se l’abate fosse risuscitato 1000 volte, per 1000 volte avrebbe meritato la morte, che i precedenti vescovi di Pavia erano stati rispettati, che avrebbero mandato ambasciatori di pace a Pavia, se Pavia avesse desistito dai suoi propositi.
Dante Aldighiero, che aveva saputo direttamente da Brunetto Latini come stavano le cose, giudica colpevole l’abate di Vallombrosa. Anche il Papa, in una sua lettera, ammette che l’abate ha sbagliato, ma scomunica i fiorentini, rei di essersi fatto giustizia da soli e barbaramente. La scomunica durò 7 anni e mezzo.
3.10.1258 Firenze non si preoccupa molto della scomunica, ma in quel periodo capita a Firenze il francescano Giovanni de Oliva, inquisitore per conto del Papa. Riuscì a far ardere roghi in tutta la Toscana, meno che a Firenze, dove non se ne vedevano da anni. Anzi, quando cominciò la sua azione contro gli eretici, gli fu rifiutato di erigere roghi, di includere le sue sanzioni nello statuto cittadino, anzi, fu cacciato e gli fu proibito di predicare in tutto il territorio fiorentino. Lui si allontanò, lanciando una sua scomunica personale, che i fiorentini misero religiosamente accanto a quella papale.
27.11.1258 Ambasciatori fiorentini presso il Papa non ottengono la revoca della scomunica, anzi, devono sottrarsi a continui agguati orditi dal Papa, anche sulla via del ritomo che fu ostacolato da continui assalti fino a Rieti, dove trovarono banchieri fiorentini che li aiutarono.
Il cardinale Ottaviano degli Ubaldini, scornato per non essere riuscito nella meschina vendetta, in cui aveva investito molti denari, comincia a sobillare Siena, su cui aveva un forte ascendente, contro Firenze.
5.8.1259 Manfredi vuole prendere Pisa ed ha bisogno dell’aiuto di Firenze. Manda un ambasciatore, che si incontra a Borgo S. Lorenzo con i messi degli Anziani, che gli regalano 50 fiorini e lo rimandano a casa. Siena e i Ghibellini non vedevano di buon occhio un accomodamento fra Firenze e l’imperatore.
Firenze, da parte sua, non poteva perdere l’indipendenza. Siena e Firenze si armano, certe che prima o poi si sarebbe giunti ad una guerra. Firenze, che aveva sempre dovuto le sue vittorie a rapide decisioni, questa volta tiro i preparativi per le lunghe, anche perché stava imbastendo trattative segrete con i Ghibellini rifugiati a Siena, capeggiati da Guido Novello e da Farinata degli Uberti, i quali mantenevano le trattative solo per guadagnare tempo, tenendo costantemente i senesi al corrente degli sviluppi.
1.4.1260 Firenze annuncia ufficialmente la guerra contro Siena e incarcera o scaccia i senesi da Firenze.
Siena chiede alle città amiche di troncare i traffici con Firenze.
19.4.1260 L’esercito fiorentino si mette in marcia, accampandosi a Colle val d’Elsa il 21.4.
Poi espugnarono Casole, Mensano si arrese, la campagna senese devastata.
Per ingannare i senesi, i fiorentini si diressero verso Montemassi, facendo credere di andare a liberare quella guarnigione fiorentina assediata dai senesi. I senesi cadono nell’inganno e mandano soldati a Montemassi.
Se in quel momento i fiorentini avessero sferrato l’attacco, per Siena non ci sarebbe stato scampo.
Invece indugiarono 10 giorni prima di accamparsi alle porte di Siena.
17.5.1260 I senesi, con truppe tedesche, tentano una sortita mentre i fiorentini si stanno accampando, ma vengono sconfitti.
18.5.1260 Mentre i fiorentini avanzano verso Siena, vengono investiti dai cavalieri tedeschi in località S. Petronilla e sono costretti a tornare al campo. Era la prima vittoria dei senesi, anche se si trattava di una scaramuccia con solo pochi cavalli feriti.
20.5.1260 I fiorentini, invece di tentare un nuovo assalto, levano il campo e tornano in patria.
5.7.1260 Manfredi manda rinforzi a Siena, che devasta la campagna di Montepulciano, Poggibonsi e brucia le colture fino a 7 Km. da Firenze.
20.8.1260 L’esercito di Firenze e dei suoi alleati, forte di 70.000 uomini e 20.000 animali, muove per portare vettovagliamenti a Montalcino. L’astrologo non é convinto dei suoi calcoli e dice di ritardare la partenza, ma viene beffeggiato.
Tegghiaio Aldobrandi degli Adimari raccomandò di raggiungere speditamente Montalcino, evitando Siena, dove erano concentrate le truppe imperiali, ma fu messo in ignoranza dalla demagogia di coloro che volevano la rivincita della sconfitta del maggio precedente, capitanati dal popolano Spedito: l’esercito volle sfidare Siena sfilando sotto le sue mura.
8.1260 Brunetto Latini viene mandato a chiedere aiuto a Alfonso di Castiglia, mentre altri ambasciatori vengono inviati da Corradino di Svevia, antagonista di Manfredi: Firenze si era resa conto che negli anni precedenti si era spinta troppo oltre le proprie forze.
3.9.1260 L’esercito fiorentino si accampa a Montaperti, lungo l’Arbia.
4.9.1260 All’alba l’esercito senese marcia contro gli scomunicati fiorentini, preceduto dai vessilli della Madonna e di S. Giorgio. Fu subito chiaro che l’impeto dei nemici avrebbe avuto il sopravvento e i nobili del campo fiorentino si dettero alla fuga a briglia sciolta, lasciando il carroccio e la martinella in mano ai senesi.
I fanti appiedati dimostrarono molto più valore, anche perché troppo lenti per fuggire di fronte alla cavalleria.
10.000 soldati dell’esercito fiorentino morirono e 20.000 furono fatti prigionieri. 8.000 di questi morirono prima che fosse pagato il riscatto per la loro liberazione. Tutte le salmerie, le armi e i 20.000 animali da soma caddero in mano ai senesi. Fu catturato dai senesi anche Coppo di Marcovaldo. Non si era mai vista in Italia centrale una sconfitta di tale misura. il Comune di Firenze ricevette un colpo mortale. Si era verificata l’antica profezia del Mago Merlino, che aveva previsto il giglio piegarsi in battaglia a Siena, per tornare a fiorire più bello di prima.
5.9.1260 I Ghibellini fiorentini, con l’aiuto degli esiliati rientrati quel giorno, iniziano la distruzione delle case dei Guelfi.
9.9.1260 I Guelfi fuggono da Firenze. Trovano le porte chiuse a Prato e Pistoia. Solo Lucca offre rifugio in un sobborgo, dove i Guelfi vissero in povertà gli anni seguenti.
12.9.1260 Entrano trionfalmente a Firenze i soldati tedeschi e dell’Italia Meridionale di Manfredi con i fuoriusciti Ghibellini capitanati da Guido Novello e da Farinata degli Uberti.
E poi che li alamanni in casa avete
servitei bene, e faitevo mostrare
le spade lor con che v’anfesso i visi,
e padri e figli ancisi;
e piacemi, che lor degiate dare,
perch’ebero en ciò fare
fatica assai, de vostre gran monete.
Anche Bellincione, avo di Dante, andò in esilio. I Guelfi che non scapparono furono tollerati e poterono continuare a fare i loro affari. Quando Manfredi fu raggiunto dalla notizia della vittoria, ordinò, su ispirazione dei senesi, di distruggere Firenze. La cosa fu discussa a Firenze, già in mano ai Ghibellini e Farinata degli Uberti si oppose, dichiarando che fino a quando sangue fosse scorso nelle sue membra, avrebbe difeso la sua patria anche contro i suoi stessi amici. Firenze fu salva e la rappresaglia limitata.
Guido Novello si fece nominare podestà per due anni e mezzo e si insediò nel bargello, eliminando le precedenti rappresentanze di governo della città.
Le condizioni di pace con Siena furono pesanti e 100 ricchi commercianti e industriali dovettero versare ciascuno 1000 marchi e 500 Iibbre d’oro, a garanzia del rispetto dei patti, che prevedevano la cessione di castelli ed altro territorio. I beni dei Guelfi fuggiti furono confiscati e le costruzioni distrutte. A quelli rimasti non venne fatto niente. Furono distrutti 103 palazzi, 580 case e 85 torri completamente, 2 palazzi, 16 case e 4 torri parzialmente. Furono inoltre demoliti 9 negozi, 1 fondaco, 10 tiratoi, 1 mulino fluviale, 21 mulini e 7 castelli.
Poiché le case dei ghibellini precedentemente distrutte non erano ancora state ricostruite, Firenze doveva essere un cumulo di macerie.
Dalla Lombardia giunse una epidemia che fece migliaia di morti.
Tutte le città toscane, con le sole eccezioni di Lucca e di Arezzo, che accolsero i Guelfi di tutte le altre località, erano Ghibelline. I Guelfi potevano contare solo sull’appoggio del papa, che temeva Manfredi.
15.1.1262 Il Papa fa leggere in tutte le chiese di Francia e Germania la scomunica contro i senesi, il sequestro dei loro beni e lo svincolo degli ecclesiastici dal rimborso dei denari ricevuti in prestito. Venivano risparmiati solo i banchieri che si fossero sottomessi alla Chiesa. Moltissime le conversioni e i pentimenti.
Scoppiano disordini a Siena, dove era già montato il malcontento contro le prepotenze dei soldati tedeschi.
Il Papa sobilla la popolazione, istigato dai commercianti, che vedevano il declino dei loro affari.
2.1261 Alessandro IV manda suoi legati presso i Guelfi a Genova e a Lucca, per assisterli e per favorire i loro interessi.
Solo per loro la scomunica venne revocata, mentre rimaneva valida per i fiorentini. Il Papa chiese a Siena di abbandonare Manfredi, ora che non ne aveva più bisogno, ma ottenne un rifiuto. Anche Siena fu scomunicata.
28.5.1261 A Siena viene stretta una alleanza fra tutte le città ghibelline della Toscana, compresa Pisa.
La prepotenza dei Ghibellini dilaga per ogni dove: numerose sono le vendette private, familiari che vengono cacciati di casa, beni, anche ecclesiastici, che vengono presi per prepotenza.
Guido Novello si distingue per l’arroganza e la cupidigia. Fa costruire la via ghibellina e la porta ghibellina, dove ora sono i viali, perché le sue truppe da Poppi potessero raggiungerlo direttamente al bargello.
25.5.1261 A Viterbo muore Alessandro IV. Dopo 3 mesi di litigi in conclave, viene prescelto Giacomo Pantaleone, col nome di Urbano I, patriarca di Gerusalemme, che si trovava a Viterbo per curare gli interessi della Chiesa Orientale. Pur essendo Papa, non metterà mai piede a Roma, dilaniata dalle lotte fra Guelfi e Ghibellini per la nomina del Senatore. I Ghibellini erano favorevoli a Manfredi. Il Papa riesce a far nominare il Guelfo Carlo d’Angiò, con l’impegno di dimettersi non appena conquistata la Sicilia.
Guido Novello manda subito dal nuovo Papa il vescovo di Fiesole per fargli togliere la scomunica, ma il Papa rifiuta, ben sapendo che non poteva ottenere il distacco dei fiorentini da Manfredi e il rimpatrio dei Guelfi.
7.9.1261 la lega ghibellina muove guerra contro Lucca e contro i Guelfi e viene attaccata di sorpresa dagli assediati di S. Miniato, che ebbero successo. I Ghibellini presero molti castelli nel contado. Si salvò Fucecchio, difesa dal fiore dei Guelfi. La guerra di aggressione per conto terzi, sotto la bandiera imperiale non vedeva entusiastica partecipazione dei soldati, distratti dalle loro normali occupazioni cittadine o del contado.
La guerra costava e furono imposte tasse gravose. Per la prima volta verme imposta una patrimoniale progressiva: prima veniva deciso l’ammontare totale dei tributi necessari, poi si fissavano le percentuali per scaglioni di patrimonio.
1262 La Chiesa Romana compra un appezzamento di terreno per l’ingrandimento di S. Croce.
2.1262 Siena pretende di fortificare a suo vantaggio i castelli ex fiorentini, con pregiudizio di Poggibonsi.
Tutta Firenze, Guido Novello compreso, si schiera contro Siena e non si presenta alla lega ghibellina che doveva decidere altre guerre contro Lucca. Infatti, nel 1262, non ci saranno guerre. Guido Novello chiede la liberazione dei fiorentini prigionieri a Siena, ma ottiene un rifiuto.
Il Papa, che dimostra molta energia, ordina ai commercianti senesi di abbandonare i territori pontifici.
9.1262 Il Papa si pone segretamente in contatto con 17 banchieri fiorentini e tutti insieme ordiscono un piano:
dal 1260 erano comparsi flagellanti per le strade italiane: intere popolazioni che, guidate da preti e da monaci, si muovevano flagellandosi e confessando i propri peccati. Non attecchirono molto in Toscana, dove si innalzavano forche per affrettare il loro bramato martirio, comunque queste processioni ogni tanto apparivano.
20.9.1262 Parte da Lucca una strana processione al grido di “Pace! Pace!”: il legato del Papa precedeva un lungo corteo di penitenti. Fra le donne, i fanciulli e i frati erano nascosti i soldati lucchesi, i Guelfi e i mercenari, che celavano le armi sotto i sai. Di notte poterono entrare a Signa, ma a Firenze venne dato l’allarme e radunate le truppe, che si assestarono a S. Donnino, in attesa dei rinforzi di Pisa e di Siena.
La processione fece rapido dietro-front, per paura di essere tagliata fuori da Lucca, visto che la sorpresa non era riuscita. A Firenze rimase lo scontento per gli aiuti di Pisa e di Siena che non erano arrivati.
5.12.1262 Scoppiano disordini a Siena, fomentati dal Papa e dovuti all’esasperazione dei commercianti, tagliati fuori dai traffici internazionali. Un Salimbeni uccide un certo Barrocino, membro del consiglio dei 24. Viene imprigionato e le sue case rase al suolo. I banchieri legati alla Curia (Tolomei, Del Turco, Ciampolo, Piccolomini, Albizi, Renaldi, Doni e altri) uscirono da Siena e si trasferirono a Chiusi, a Radicofani o in altri territori papali. I senesi tentarono di farli desistere, con varie promesse, invano. Per rappresaglia, distrussero tutte le loro case.
28.2.1263 Il Papa concede al capitolo del duomo il permesso di celebrare la messa in S. Reparata, a porte chiuse e con esclusione degli scomunicati “ad personam”.
13.7.1263 Pisa e i suoi alleati muovono guerra contro Lucca. La flotta imperiale attracca a S. Rossore. Il Papa é preoccupato per la possibile caduta di Lucca e comincia a pensare di allearsi con Carlo D’Angiò, fratello del re di Francia, purtroppo scialacquatore e senza denaro. Inasprisce le misure contro i mercanti fiorentini e senesi.
Ordina la confisca dei loro beni all’estero. I fiorentini, per aggirare l’ostacolo, commerciavano tramite mercanti romani, ma le restrizioni si facevano sentire con la mancanza di affari e, per quei pochi che si facevano, a costi elevati. Il Papa manda propri legati in Francia per farsi pagare dai banchieri fiorentini la liberazione della scomunica. Si contano 146 soci di banche fiorentine solo a Parigi. Si presentano dal Papa anche banchieri fiorentini, che pagano cifre enormi per essere assolti e poter riprendere i loro affari.
Per ottenere l’assoluzione, i banchieri dovevano anche presentare un elenco di tutti i loro debitori, con i relativi importi, nonché l’elenco dei mercanti che potevano essere interessati alla liberazione della scomunica.
9.1263 Si susseguono i successi delle truppe ghibelline contro i territori lucchesi, che vengono occupati fin sotto le mura. Gli eserciti vittoriosi rientrarono a casa.
27.4.1264 Muore Farinata degli Uberti e Guido Novello viene nominato vicario generale della Toscana.
7.1264 Il Papa, che risiede a Orvieto, ha già speso 200.000 lire per armare Carlo D’Angiò. Manfredi pensa di anticiparlo, catturandolo a Orvieto, ma la sua spedizione fallisce a metà strada, perché il capitano muore affogato nella Nera.
9.1264 Guido Novello muove alla volta di Orvieto e il Papa si rifugia a Perugia, dove muore in Ottobre.
14.12.1264 I Guelfi fiorentini aiutano Bologna a conquistare Modena e, dopo anni di povertà, si rifanno con i saccheggi.
5.2.1265 Viene eletto il francese Clemente IV. Per arrivare a Perugia, sede della Curia, dovette attraversare la Toscana travestito da frate. Era stato consigliere di re Luigi IX ed il suo unico scopo era l’annientamento della casa Sveva. Pietro d’Oderisio scolpì Il suo monumento funebre in S. Francesco a Viterbo. Suo segretario fu Benedetto Caetani, futuro Bonifacio VIII, che il Papa spedisce subito a Parigi a raccogliere fondi e volontari per armare Carlo d’ Angiò contro Manfredi.
6.3.1265 400 Guelfi fiorentini e i bolognesi prendono Reggio. I Guelfi fiorentini, ritornati ricchi, mandano una ambasceria al Papa ed ottengono di poter mettere nella loro insegna un’aquila che stringe fra gli artigli un serpente verde (Manfredi).
10.5.1265 Carlo d’Angiò si imbarca a Marsiglia con 500 cavalieri e 1000 arcieri, riesce a giungere a Roma, non disturbato dalla flotta pisana, provocando la delusione del Papa per le scarse truppe. Il Papa impegna perfino il tesoro pontificio per raccogliere denari. Anche i banchieri fiorentini fanno grossi prestiti. Carlo distribuisce ai banchieri lettere di protezione per i loro commerci, anche per i territori che sarebbero stati conquistati. Si é conservato l’intenso carteggio fra Il dissipatore Carlo d’Angiò e il Papa, esasperato dalle folli spese di Carlo.
23.5.1265 Con ritardo, Manfredi ricostituisce la lega ghibellina e proclama che sarebbe andato a Roma a incoronarsi imperatore, sperando, inutilmente, di provocare una sollevazione dei romani.
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Re: Comune di Firenze
5.1265 Nasce DANTE ALIGHIERI nel popolo di S. Martino al Vescovo, davanti alla Torre della Castagna.
Genealogia - Il padre Alighiero II: un cambiavalute, forse usuraio. Sposa Bella, che muore quando Dante ha 5 o 8 anni. Si risposa con Lapa di Chiarissimo Cialuffi, dalla quale ha Tana e Francesco. Forese Donati dirà: “Se Dio ti salvi la Tana e ‘l Francesco”. Quest’ultimo, più esperto negli affari, aiutò poi Dante nei primi anni dell’esilio.
Dante da fanciullo frequentò una delle scuole private di Firenze, forse quella di un certo Romano “doctorpuerorum”. Successivamente studiò le arti del trivio: grammatica, retorica, dialettica e del quadrivio: aritmetica, musica, geometria, astronomia. Ebbe quattro figli. Pietro, costretto a seguire il padre nell’esilio scrisse un valido commento alla Divina Commedia. Jacopo, anche lui seguì il padre e scrisse un’interpretazione allegorica della Divina Commedia. Giovanni, troppo giovane per seguire il padre. Antonia, forse la suor Beatrice del Monastero di S. Stefano degli Ulivi a Ravenna di cui parla Boccaccio.
22.6.1265 Clemente IV ordina al vescovo di Arezzo di mettersi alla testa dei Guelfi senesi, in cambio di un lauto stipendio.
7.1265 Manfredi muove contro Orvieto, che gli resiste e sconfigge i senesi, rioccupando alcuni castelli.
14.8.1265 Le truppe di Guido Novello ricevono la resa di Lucca, che si assoggetta a Manfredi.
I Guelfi si rifugiano a Bologna, che era rimasta guelfa.
20.10.1265 Viene conclusa a Siena la pace con Lucca, con la liberazione dei lucchesi prigionieri dopo la battaglia di Montaperti.
23.10.1265 Il Papa rimette in moto l’inquisizione in Toscana, che giudica eretici tutti i fedeli di Manfredi.
Il tribunale dell’inquisizione era in S. Croce, mentre i domenicani organizzavano messe e confessioni in tedesco per i soldati imperiali di stanza a Firenze.
6.1.1266 L’francese, forte di 30.000 uomini raggiunge Roma, dove Carlo d’Angiò viene incoronato Re di Sicilia.
18.1.1266 I Ghibellini non comprendono il pericolo e, invece di unirsi intorno a Manfredi, si disperdono in tante battaglie locali. I fiorentini assediano Castel Nuovo, vicino a Cavriglia, soggetto al vescovo di Arezzo, ma non ottengono i rinforzi senesi. Il comandante guelfo di Castel Nuovo, un Pazzi fiorentino, nipote del vescovo di Arezzo, scrive un finto messaggio su pergamena, a firma dello zio e munito di un sigillo staccato da un’altra lettera, in cui si raccomanda agli assediati di reggere, perché è in arrivo l’esercito francese in loro aiuto.
I fiorentini cadono nell’inganno e fuggono. Quasi tutti i territori del Valdarno superiore si
ribellano a Firenze.
Guido Novello preferisce restare al bargello a giocare a scacchi “a vista” o “a mente” con i migliori giocatori.
È la prima volta che gli scacchi vengono menzionati in documenti occidentali.
25.2.1266 Il Papa revoca la scomunica a Firenze. Dopo pochi giorni la revoca anche altre città toscane.
Impone la pacificazione fra le parti e forti pagamenti.
26.2.1266 A Benevento Carlo d’Angiò sconfigge Manfredi, che muore in battaglia. Giunta la notizia, a Firenze scoppiano tumulti antighibellini. I Guelfi fiorentini, guidati da Guido Guerra, ebbero una parte importante nella battaglia. La vendetta di Carlo sui capi nemici sconfitti fu crudele. Egli ridusse in miseria anche i figli di Manfredi, che non si risollevarono mai più.
12.3.1266 Siena conquista Arezzo.
16.3.1266 Il Consiglio di Firenze, con la partecipazione delle presidenze delle Corporazioni organizzate, decide di inviare un ambasciatore a Roma a giurare fedeltà al Papa.
13.4.1266 Il popolo fiorentino si rese conto che si andava ad una normalizzazione dei rapporti fra Ghibellini e Guelfi, passando sopra la sua testa. I banchieri e i mercanti da tempo operavano fuori della città, dove erano presenti le corporazioni dei manovali e degli artigiani.
Mentre, in S. Reparata, il cardinale faceva recitare ai Ghibellini le parole di penitenza e sottomissione per ricevere il perdono, le corporazioni si sollevarono e riuscirono ad ottenere che una loro rappresentanza sedesse al governo, estendendo tale conquista anche alle altre città del dominio fiorentino.
Col tempo nel Comune emerse una distinzione fra il popolo grasso (mercanti e imprenditori) e il popolo minuto (artigiani e coloni inurbati). I nobili mantenevano una differenza di prestigio. Il riconoscimento politico al popolo grasso fu dato dalle Arti Maggiori. L’insieme delle Arti espresse allora il Tribunale di Mercatanzia, mentre i Mercanti e i Banchieri si riunivano in potentissime Compagnie. Anche gli Artisti creavano delle Compagnie che curavano gli interessi delle singole “botteghe”. Anche per i mestieri erano i Maestri che si facevano pagare dagli apprendisti.
LE ARTI (e relative insegue)
ARTI MAGGIORI
1 - Giudici e Notai (stella d’oro in campo azzurro)
2 - Mercanti di Calimala (aquila d’oro in campo rosso su una balla ammagliata)
3 - Cambiatori o Banchieri (campo rosso e scudi d’oro)
4 - Lanaioli (montone bianco in campo azzurro)
5 - Setaioli (Porta rossa chiusa in campo bianco)
6 - Medici e Speziali (Madonna con Bambino in campo d’oro)
7 - Pellicciai e Vaiai (Montone in campo azzurro in alto, in basso pelli di Vai e pellicce di scoiattolo disposte a scacchiera)
ARTI MEDIANE E MINORI
1 - Beccai (montone nero in campo bianco)
2 - Calzolai (tre strisce trasversali in campo bianco)
3 - Fabbri e Magnani (tenaglie in campo bianco)
4 - Cuolai e Galigai (bandiera a metà bianca, metà vermiglia, divise a metà)
5 - Maestri di pietra e legname (scure in campo rosso)
6 - Vinattieri (calice con manico azzurro in campo bianco)
7 - Fornai (stella bianca in campo rosso)
8 - Oliandoli (leone rosso che artiglia un ramo verde in campo bianco)
9 - Linaioli (bandiera per metà bianca, per metà nera)
10 - Chiavaioli (2 chiavi legate assieme in campo rosso)
11 - Corazzai e Spadai (bandiera con spada vermiglia e armatura azzurra in campo bianco)
12 - Correggiai (2 strisce pendenti in campo bianco)
13 - Legnaioli (albero con cassone ai piedi in campo bianco)
14 - Albergatori (stella rossa in campo bianco)
5.7.1266 Guido Novello normalizza la situazione a Firenze, facendo imprigionare i rappresentanti delle corporazioni. La situazione vede Clemente IV signore supremo di Firenze che non si decide a cacciare il ghibellino Novello, che spera di conquistare alla causa del papato, visto che dispone ancora di numerosi castelli che é il più forte potenziale seguace di Corradino, che i vescovi tedeschi avrebbero voluto diventasse imperatore, ma che il Papa si apprestava a scomunicare.
4.9.1266 Guido Novello non intende sottomettersi al Papa, nella speranza che Corradino di Svevia diventi imperatore e tenta di ricostituire la lega ghibellina.
18.10.1266 Il Papa, scontento della dispotica dominazione di Carlo di Angiò nel meridione e dell’intenzione del re di Sicilia di riconoscere Corradino, decide di usare il pugno di ferro e scomunica Firenze, dove i due frati gaudenti non erano riusciti a normalizzare la situazione e i soldati tedeschi non erano stati cacciati.
11.11.1266 Un aumento delle tasse per pagare i soldati tedeschi é la scintilla che fa scoppiare una sommossa popolare in Firenze, da tempo preparata dagli inviati del Papa. Vengono erette barricate in piazza Antinori.
Guido Novello mosse con 1.500 cavalieri, che non potevano muoversi agevolmente nelle strade strette e, visto che alcune famiglie ghibelline si erano schierate con i rivoltosi, timoroso che potessero giungere aiuti esterni, sopravvalutò la pericolosità della situazione e decise di uscire dalla città per andare a sedare le più semplici sommosse del contado. Il corteo dei cavalieri e delle famiglie ghibelline fedeli passò davanti al battistero, poi al bargello e Guido Novello si fece buttare la chiave della città dai frati gaudenti che stavano alla finestra.
Guido Novello uscì dalla città al ponte alle Grazie e andò a Prato, che trovò chiusa e non intenzionata a riceverlo. Dovette occupare il castello di Capalle, dove cominciarono a scoppiare litigi fra le famiglie ghibelline, alcune delle quali si dettero a saccheggi e a vendette private a Petriolo.
Clemente IV era stupefatto: si accontentava di cacciare i soldati tedeschi e si trovò la città liberata completamente dai Ghibellini!
12.11.1266 Il popolo, prevedendo che i Guelfi avrebbero preteso di comandare, tentarono di reinstaurare la democrazia. Il Papa non aveva nessuna intenzione di lasciar fare, ma non poteva sottovalutare l’importanza dei cittadini. Impose che il capitano del popolo fosse un suo uomo, Elia Peleti e che si costituisse il consiglio dei 36, una rappresentanza popolare. Ma Elia Peleti aveva istruzioni segrete: con la scusa di evitare nuovi scontri fra Guelfi e Ghibellini, proibir la creazione di qualsiasi associazione e di insegne e bandiere, pena la scomunica. Dato che Guelfi e Ghibellini possedevano già le loro solide organizzazioni, l’ordine puniva le associazioni popolari. La manovra fallì completamente: i fiorentini elessero capitano del popolo Piero Bernardi Giuliani di Orvieto. Il Papa scomunicò subito lui e chi lo aveva eletto.
18.1.1267 I 36 riescono a stabilire i termini della pacificazione fra Guelfi e Ghibellini, ordinando anche matrimoni fra le famiglie nemiche. Le famiglie guelfe più importanti si rifiutano di rientrare a Firenze.
11.3.1267 I 36 ottengono che le torri di Firenze vengano loro consegnate per la sorveglianza.
25.3.1267 Nasce a Colle di Vespignano nel Mugello GIOTTO.
GIOTTO (Ambrogiotto di Bondone) 1267-1337 Allievo di Cimabue e di Cavallini, ma si rifà anche ad Arnolfo.
1290 dipinge il Crocifisso di S. Maria Novella.
1290-1300 Cimabue, forse con la collaborazione di Giotto, affresca la Cappella Velluti in S. Croce.
1298 Esegue il mosaico della Navicella, oggi distrutto, nel portico del vecchio S. Piefro, ammirato, anche dall’Alberti e dal Ghiberti.
1302 Data presunta della morte di Cimabue. Viveva in via del Cocomero, nella casa che fu poi abitata da Giotto.
1303-1305 Giotto affresca la Cappella degli Scrovegni a Padova.
1310 Apre bottega a Firenze, Madonna di Ognissanti (Uffizi).
Fornelle del campanile eseguite da Andrea Pisano su disegno di Giotto.
1310 Giotto affresca le cappelle Peruzzi e Bardi in S. Croce.
Cappella Peruzzi in S. Croce: Affrescata da Giotto fra il 1320 e il 1325. Lavorò a secco o a mezzo-secco, a pontata e non “a giornata”. Lo spazio angusto suggerì a Giotto una composizione prospettica che potesse essere apprezzata non da una visione frontale ma dal limtare della cappella. Nel ‘700 la cappella fu imbiancata e gli affreschi riscoperti solo nel 1841 e pesantemente restaurati con integrazione delle parti mancanti.
Nel 1961 si provvide ad un restauro che tolse tutte le parti aggiunte.
1313 Taddeo Gaddi inizia l’apprendistato con Giotto, col quale rimarrà 24 anni.
1317 e seguenti dipinge le Storie di S. Francesco nella Cappella Bardi in S. Croce.
Cappella Bardi. Affrescata da Giotto fra il 1320 e il 1325. Lavorò a “giornata” sull’intonaco fresco. La cappella fu imbiancata nel ‘700 e gli affreschi furono riscoperti nel 1852 e pesantemente restaurati con integrazioni delle parti mancanti. Nel 1959 il restauro eliminò tutte le aggiunte ottocentesche.
1. Fuori della cappella, nell’arcone di ingresso, lungo la testata del transetto: S. Francesco riceve le stimmate
2. La rinuncia ai beni
3. L’approvazione della regola. Sotto, i due miracoli: l’apparizione di Arles e la prova del fuoco di fronte al Sultano. In basso: la morte, con l’anima che sale al cielo.
1320 parte per Napoli.
1327 Giotto inizia a dipingere l’Incoronazione della Vergine sull’Altare della Cappella Baroncelli in S. Croce.
E’ firmata in oro OPUS MAGISTRI IOCTI anche se hanno collaborato molto gli aiuti (Taddeo Gaddi e Maso di Banco). Nel ‘400 il pentittico fu trasformato con il taglio delle cuspidi e l’incorniciatura, e costretto a vivere in una dimensione non sua. Il recente restauro ne ha riscoperto i colori originali. Se si tracciano linee ideali seguendo la direzione degli sguardi, si può costruire un reticolo geometrico, simmetrico dei 4 pannelli laterali, che riconduce a punti focali in ordine di importanza: S. Francesco, S. Pietro, S. Paolo, S. Ludovico di Tolosa e via via tutti gli altri in ordine di importanza. Le figure sono 126. Tranne i quattro suonatori intenti
agli strumenti, tutti meno uno guardano verso il centro. Il primo della penultima schiera, nello scomparto di sinistra guarda verso l’esterno. Ha l’aureola, quindi è un santo, ma ha uno strano copricapo che lo diversifica dagli altri. Chi e?
1328 Giotto inizia a lavorare a Napoli per Roberto d’Angiò. Affresca la chiesa di S. Chiara, poi imbiancata.
Frammenti degli affreschi (Lamento sul Cristo morto) furono riscoperti nel 1945.
22.1.1330 Andrea Pisano comincia a lavorare alla porta del Battistero, per conto dell’Arte dei Mercatanti.
Giotto prima di morire, aveva già fatto un bellissimo disegno.
1332 Giotto inizia ad affrescare la cappella della Maddalena nel Bargello con il Giudizio Universale.
In basso a destra ritratto di Dante.
1333 il Comune di Firenze invia Giotto a Milano, da Azzone Visconti.
8.1.1337 muore.
1730 Vengono imbiancate le storie di S. Francesco di Giotto nella Cappella Bardi in S. Croce.
1840 Vengono riscoperti gli affreschi della Cappella della Maddalena di Giotto nel Bargeflo.
1841 Vengono riscoperte le Storie di S. Giovanni Battista e S. Giovaimi Evangelista di Giotto nella Cappella Peruzzi in S. Croce e ridipinte da Antonio Marini.
1852 vengono riscoperte le Storie di S. Francesco nella Cappella Bardi in S. Croce, che erano state imbiancate nel 1700. Gaetano Bianchi fa un restauro molto integrativo.
1937 Vengono restaurati gli affreschi di Giotto nella Cappella della Maddalena nel Bargello.
1963 Restauro delle Storie di S. Giovanni Battista e S. Giovanni Evangelista di Giotto nella Cappella Peruzzi in S. Croce.
31.3. 1267 Clemente IV scrive alle famiglie guelfe in esilio, invitandole ad armarsi e mandò Carlo d’Angiò ad aiutarli.
10.4.1267 Clemente IV é irritato con Firenze, che non ha nessuna voglia di muovere contro Guido Novello e i suoi cavalieri tedeschi. Ha sempre paura che Corradino di Svevia diventi imperatore. Comunica che verrà a Firenze, preceduto da soldati, che combatteranno contro Guido Novello. 4 000 Ghibellini fuggirono (quasi tutti a Forlì). Quelli rimasti dovettero giurare fedeltà, ma rimasero comunque esclusi dai civili e dalle cariche pubbliche. Viene istituito un Consiglio dei Dodici, per controllare i Ghibellini.
Il popolo viene totalmente escluso dal governo della città.
I Guelfi eleggono 6 capitani, affiancati da un consiglio segreto di 14 membri e un Gran Consiglio di 60.
Gli atti venivano conservati nella SS. Annunziata, che aveva in precedenza dato rifugio ai Guelfi.
Venne istituito un registro dei Ghibellini banditi, ma non si volle continuare il vecchio registro, che conteneva i nomi dei Guelfi esiliati. Se ne istituì uno nuovo, detto “libro del chiodo” e i Ghibellini esiliati furono nominati “gli inchiodati”, i cui beni vennero confiscati e alienati dai Guelfi.
Le case degli Uberti vennero rase al suolo e nacque piazza della Signoria. Anche le tombe dei Ghibellini in S. Pier Scheraggio furono profanate e le ossa disperse.
30.6.1268 Il vescovo Giovanni fonda la chiesa del Carmine.
17.6.1269 I fiorentini sconfiggono definitivamente i senesi.
1270 Pietro d’Oderisio scolpisce il monumento funebre di Clemente IV in S. Francesco a Viterbo.
1270 Muore Bella, madre di Dante. Il padre si risposa con Lapa di Chiarissimo Cialuffi.
1272 Cimabue si trova a Roma.
1273 Gregorio X tenta di pacificare Guelfi e Ghibellini. Non ci riesce e scaglia l’interdetto contro Firenze.
1274 Una piena distrugge il ponte alla Carraia. Viene rifatto con il piano in legno.
1274 Dante incontra per la prima volta Beatrice.
9.1.1277 Strumento di Gemma di Manetto Donati promessa sposa di Dante.
1278 Niccolò III ridimensiona fortemente l’autorità di Carlo d’Angio a Roma e in Toscana.
1278 Rifondazione di S. Maria Novella.
1279 Viene posta la prima pietra della cappella Gondi in S. Maria Novella, decorata di marmi da Giuliano da Sangallo. Vi é il crocifisso del Brunelleschi, una delle sue poche sculture.
Lo fece dopo aver criticato come troppo naturalistico il crocifisso di Donatello in S. Lorenzo.
È detto “delle uova”, perché Brunelleschi, dopo aver terminato il crocifisso andò da Donatello e lo invitò a pranzo, chiedendogli di precederlo a casa sua, avendo altre commissioni da fare e pregandolo di portare a casa un tovagliolo pieno di uova. Quando Donatello entrò in casa di Brunelleschi, vide il Crocifisso e le uova caddero per terra, rompendosi. Quando Brunelleschi arrivò ebbe la prova dell’ammirazione di Donatello.
1279 Niccolò III invia a Firenze il cardinale Latino dei Frangipani per pacificare GueLfi e Ghibellini.
1280 Nasce PIETRO LORENZETTI.
1280 Cimabue dipinge nella basilica di S. Francesco ad Assisi.
1280 Latino dei Frangipani riesce ad ottenere un accordo precario. Le parti si ridividono trasversalmente fra “Magnati” (Nobili) e le Arti (Borghesi).
1281 Forte espansione economica a Firenze e crescita dell’importanza delle Arti.
1282 Le Arti mirano scopertamente al potere.
1282 Amolfo di Cambio amplia la Badia Fiorentina.
1282 5 Arti minori acquistano il diritto di accesso agli uffici pubblici.
1283 Viene istituito il Priorato, simbolo dell’egemonia delle Arti.
Non vi possono partecipare i Magnati, salvo iscrizione ad una delle Arti.
1284 Nasce a Siena SIMONE DI MARTINO MARTINI. (1284-1344)
Allievo di Duccio e maestro del cognato Lippo Memmi. Amico del Petrarca (rifratto di Laura e miniatura del frontespizio di un codice virgiliano).
1315 Dipinge la Maestà per il Palazzo Pubblico a Siena.
1317 Dipinge S. Ludovico di Tolosa, oggi al museo di Capodimonte a Napoli.
1317 Affresca la cappella di S. Martino nella Basilica inferiore di Assisi.
1319 Dipinge il Polittico di S. Caterina, ora nel Museo S. Matteo di Pisa.
1324 Sposa Giovanna, sorella di Lippo Memmi.
1330 Dipinge Guidoriccio da Fogliano nel Palazzo pubblico di Siena.
1333 Dipinge l’Annunciazione tra i Santi Ansano e Giuditta, ora agli Uffizi. Firmata e datata SIMON MARTINI ET LIPPUS MEMMI DE SENIS ME PINXERUNT ANNO MCCCXXXIII.
1336 Parte per Avignone, dove rimarrà fino alla morte (1344) e dipingerà la lunetta ed il timpano del portale di Notte-Dame di Avignone, oggi nel Palazzo dei Papi. Dipinse anche un S. Giorgio (di cui rimane una copia seicentesca) su commissione del cardinale Stefaneschi, committente anche di Giotto. Dipinse anche la miniatura del frontespizio del Virgilio per il Petrarca, ora alla Biblioteca Ambrosiana di Milano.
1342 Ad Avignone. dipinge la tavoletta con la Sacra Famiglia, ora alla Walker Art Gallery di Liverpool.
30.6.1344 Ad Avignone, fa testamento. Morirà dopo pochi giorni.
2.8.1284 Alla Meloria i Genovesi sconfiggono i Pisani e Firenze diventa egemone in Toscana.
1284 Inizia la costruzione del terzo cerchio di mura, che ingloba anche S. Croce.
1285 Dante prende parte alla spedizione contro il Castello di Poggio Santa Cecilia, ribellatosi su istigazione di Arezzo.
1285 Dante sposa Gemma Donati.
15.4.1285 Madonna Rucellai di Cimabue. Rucellai fa dipingere una Madonna con Bambino per la cappella di famiglia in S. Maria Novella. Fu talmente ammirata che fu mostrata a Carlo d’Angiò. Furono tanti i festeggiamenti che la casa dove abitava Cimabue fu chiamata Borgo Allegri.
1287 La Repubblica Fiorentina riordina la piazza S. Maria Novella.
1287 Folco Portinari fonda la chiesa di S. Egidio.
1287 Breve soggiorno di Dante a Bologna, dove forse frequentò la facoltà di giurisprudenza.
1288 Cimabue dipinge il Crocifisso per S. Croce. Fu dipinto su tela, stesa su supporto ligneo di mt. 3,9O x 4,33.
Il restauro dopo l’alluvione ha sostituito le parti mancanti con uno strato di gesso coperto da Bruno d’Agata.
La restauratrice Ornella Casazza ha potuto notare la perfezione millimetrica del disegno e della stesura cromatica. Da notare come la vibrante intensità viene raggiunta tramite: la caduta verticale del sangue, la tensione arcuata del corpo, le mani aperte sul mondo, l’appiombo del perizoma, la gran massa dei capelli, l’occhio semichiuso.
1289 Firenze abolisce la servitù della terra, Termina il Medio Evo.
11.6.1289 Battaglia di Campaldino. I Fiorentini sconfiggono definitivamente la ghibellina Arezzo.
16.8.1289 Dante partecipa all’assedio e alla conquista del pisano Castello di Caprona.
1290 Nasce Taddeo Gaddi.
1290 Nasce Bernardo Daddi.
1290-1300 Cimabue, forse con la collaborazione di Giotto, affresca la Cappella Velluti in S. Croce.
8.6.1290 Muore Beatrice Portinari, di 24 anni.
1290 Giotto dipinge il Crocifisso di S. Maria Novella.
1292 La Repubblica Fiorentina decide la costruzione del Duomo.
1293 Riforma di Giano della Bella, che emana gli “Ordinamenti di Giustizia”. Tutto il potere passa alle Arti.
1293 I Donati rompono con Giano della Bella e ricostituiscono il partito dei Guelfi.
3.5.1294 Giorno della Santa Croce, posa della prima pietra della nuova S. Croce, che viene iniziata a partire dall’abside, per lasciare la vecchia chiesa in funzione.
1294-1295 Dante compone la Vita Nuova, dedicata a Beatrice, scomparsa da poco. La Vita Nuova si compone di 42 capitoli, che comprendono 31 componimenti in rima.
5.3. 1295 Corso Donati, appoggiato da Bonifacio VIII, esilia Giano della Bella, ma provoca la spaccatura dei Guelfi. I Guelfi si dividono in:
NERI: Donati, i Magnati, il popolo grasso.
BIANCHI: i Cerchi (proprietari terrieri da poco arricchiti), il popolo minuto, i contadini inurbati, la piccola nobiltà… e gran parte del ceto colto.
1.5.1295 Fino al 30.9.1296 Dante fa parte del consiglio dei Savi e del Consiglio dei 100.
Parteggia per i Cerchi, contro la politica filo-Bonifacio VIII di Corso Donati.
4.8.1295 Il vescovo Andrea firma un documento nel quale dichiara di avere costruito a proprie spese, come privato cittadino, un palazzo a sinistra di S. Miniato, per abitarvi (sopra la porta del chiostro).
1.11.1295 fino al 30.4.1296 Dante fa parte dei 36 del Capitano del Popolo.
1295 Dante si iscrive all’Arte dei Medici e Speziali, per poter accedere agli incarichi pubblici (vedi 1283).
1296 Viene raso al suolo l’ospedale di S. Giovanni Battista, fra il battistero e S. Reparata.
1296 Alla morte di Forese Donati, Corso accentra tutto il potere della parte Nera.
1297 Viene realizzato (o restaurato) il mosaico nel catino absidale di S. Miniato con Cristo fra la Vergine e S. Miniato. La data è scritta sull’opera stessa.
26.9.1298 L’arte della Lana e i capi-operai di S. Reparata decidono di demolire l’ospedale costruito nel 1040 fra il battistero e S. Reparata.
1298 Giotto esegue il mosaico della Navicella, oggi distrutto nel portico del vecchio S. Pietro, ammirato anche dall’Alberti e dal Ghiberti.
Genealogia - Il padre Alighiero II: un cambiavalute, forse usuraio. Sposa Bella, che muore quando Dante ha 5 o 8 anni. Si risposa con Lapa di Chiarissimo Cialuffi, dalla quale ha Tana e Francesco. Forese Donati dirà: “Se Dio ti salvi la Tana e ‘l Francesco”. Quest’ultimo, più esperto negli affari, aiutò poi Dante nei primi anni dell’esilio.
Dante da fanciullo frequentò una delle scuole private di Firenze, forse quella di un certo Romano “doctorpuerorum”. Successivamente studiò le arti del trivio: grammatica, retorica, dialettica e del quadrivio: aritmetica, musica, geometria, astronomia. Ebbe quattro figli. Pietro, costretto a seguire il padre nell’esilio scrisse un valido commento alla Divina Commedia. Jacopo, anche lui seguì il padre e scrisse un’interpretazione allegorica della Divina Commedia. Giovanni, troppo giovane per seguire il padre. Antonia, forse la suor Beatrice del Monastero di S. Stefano degli Ulivi a Ravenna di cui parla Boccaccio.
22.6.1265 Clemente IV ordina al vescovo di Arezzo di mettersi alla testa dei Guelfi senesi, in cambio di un lauto stipendio.
7.1265 Manfredi muove contro Orvieto, che gli resiste e sconfigge i senesi, rioccupando alcuni castelli.
14.8.1265 Le truppe di Guido Novello ricevono la resa di Lucca, che si assoggetta a Manfredi.
I Guelfi si rifugiano a Bologna, che era rimasta guelfa.
20.10.1265 Viene conclusa a Siena la pace con Lucca, con la liberazione dei lucchesi prigionieri dopo la battaglia di Montaperti.
23.10.1265 Il Papa rimette in moto l’inquisizione in Toscana, che giudica eretici tutti i fedeli di Manfredi.
Il tribunale dell’inquisizione era in S. Croce, mentre i domenicani organizzavano messe e confessioni in tedesco per i soldati imperiali di stanza a Firenze.
6.1.1266 L’francese, forte di 30.000 uomini raggiunge Roma, dove Carlo d’Angiò viene incoronato Re di Sicilia.
18.1.1266 I Ghibellini non comprendono il pericolo e, invece di unirsi intorno a Manfredi, si disperdono in tante battaglie locali. I fiorentini assediano Castel Nuovo, vicino a Cavriglia, soggetto al vescovo di Arezzo, ma non ottengono i rinforzi senesi. Il comandante guelfo di Castel Nuovo, un Pazzi fiorentino, nipote del vescovo di Arezzo, scrive un finto messaggio su pergamena, a firma dello zio e munito di un sigillo staccato da un’altra lettera, in cui si raccomanda agli assediati di reggere, perché è in arrivo l’esercito francese in loro aiuto.
I fiorentini cadono nell’inganno e fuggono. Quasi tutti i territori del Valdarno superiore si
ribellano a Firenze.
Guido Novello preferisce restare al bargello a giocare a scacchi “a vista” o “a mente” con i migliori giocatori.
È la prima volta che gli scacchi vengono menzionati in documenti occidentali.
25.2.1266 Il Papa revoca la scomunica a Firenze. Dopo pochi giorni la revoca anche altre città toscane.
Impone la pacificazione fra le parti e forti pagamenti.
26.2.1266 A Benevento Carlo d’Angiò sconfigge Manfredi, che muore in battaglia. Giunta la notizia, a Firenze scoppiano tumulti antighibellini. I Guelfi fiorentini, guidati da Guido Guerra, ebbero una parte importante nella battaglia. La vendetta di Carlo sui capi nemici sconfitti fu crudele. Egli ridusse in miseria anche i figli di Manfredi, che non si risollevarono mai più.
12.3.1266 Siena conquista Arezzo.
16.3.1266 Il Consiglio di Firenze, con la partecipazione delle presidenze delle Corporazioni organizzate, decide di inviare un ambasciatore a Roma a giurare fedeltà al Papa.
13.4.1266 Il popolo fiorentino si rese conto che si andava ad una normalizzazione dei rapporti fra Ghibellini e Guelfi, passando sopra la sua testa. I banchieri e i mercanti da tempo operavano fuori della città, dove erano presenti le corporazioni dei manovali e degli artigiani.
Mentre, in S. Reparata, il cardinale faceva recitare ai Ghibellini le parole di penitenza e sottomissione per ricevere il perdono, le corporazioni si sollevarono e riuscirono ad ottenere che una loro rappresentanza sedesse al governo, estendendo tale conquista anche alle altre città del dominio fiorentino.
Col tempo nel Comune emerse una distinzione fra il popolo grasso (mercanti e imprenditori) e il popolo minuto (artigiani e coloni inurbati). I nobili mantenevano una differenza di prestigio. Il riconoscimento politico al popolo grasso fu dato dalle Arti Maggiori. L’insieme delle Arti espresse allora il Tribunale di Mercatanzia, mentre i Mercanti e i Banchieri si riunivano in potentissime Compagnie. Anche gli Artisti creavano delle Compagnie che curavano gli interessi delle singole “botteghe”. Anche per i mestieri erano i Maestri che si facevano pagare dagli apprendisti.
LE ARTI (e relative insegue)
ARTI MAGGIORI
1 - Giudici e Notai (stella d’oro in campo azzurro)
2 - Mercanti di Calimala (aquila d’oro in campo rosso su una balla ammagliata)
3 - Cambiatori o Banchieri (campo rosso e scudi d’oro)
4 - Lanaioli (montone bianco in campo azzurro)
5 - Setaioli (Porta rossa chiusa in campo bianco)
6 - Medici e Speziali (Madonna con Bambino in campo d’oro)
7 - Pellicciai e Vaiai (Montone in campo azzurro in alto, in basso pelli di Vai e pellicce di scoiattolo disposte a scacchiera)
ARTI MEDIANE E MINORI
1 - Beccai (montone nero in campo bianco)
2 - Calzolai (tre strisce trasversali in campo bianco)
3 - Fabbri e Magnani (tenaglie in campo bianco)
4 - Cuolai e Galigai (bandiera a metà bianca, metà vermiglia, divise a metà)
5 - Maestri di pietra e legname (scure in campo rosso)
6 - Vinattieri (calice con manico azzurro in campo bianco)
7 - Fornai (stella bianca in campo rosso)
8 - Oliandoli (leone rosso che artiglia un ramo verde in campo bianco)
9 - Linaioli (bandiera per metà bianca, per metà nera)
10 - Chiavaioli (2 chiavi legate assieme in campo rosso)
11 - Corazzai e Spadai (bandiera con spada vermiglia e armatura azzurra in campo bianco)
12 - Correggiai (2 strisce pendenti in campo bianco)
13 - Legnaioli (albero con cassone ai piedi in campo bianco)
14 - Albergatori (stella rossa in campo bianco)
5.7.1266 Guido Novello normalizza la situazione a Firenze, facendo imprigionare i rappresentanti delle corporazioni. La situazione vede Clemente IV signore supremo di Firenze che non si decide a cacciare il ghibellino Novello, che spera di conquistare alla causa del papato, visto che dispone ancora di numerosi castelli che é il più forte potenziale seguace di Corradino, che i vescovi tedeschi avrebbero voluto diventasse imperatore, ma che il Papa si apprestava a scomunicare.
4.9.1266 Guido Novello non intende sottomettersi al Papa, nella speranza che Corradino di Svevia diventi imperatore e tenta di ricostituire la lega ghibellina.
18.10.1266 Il Papa, scontento della dispotica dominazione di Carlo di Angiò nel meridione e dell’intenzione del re di Sicilia di riconoscere Corradino, decide di usare il pugno di ferro e scomunica Firenze, dove i due frati gaudenti non erano riusciti a normalizzare la situazione e i soldati tedeschi non erano stati cacciati.
11.11.1266 Un aumento delle tasse per pagare i soldati tedeschi é la scintilla che fa scoppiare una sommossa popolare in Firenze, da tempo preparata dagli inviati del Papa. Vengono erette barricate in piazza Antinori.
Guido Novello mosse con 1.500 cavalieri, che non potevano muoversi agevolmente nelle strade strette e, visto che alcune famiglie ghibelline si erano schierate con i rivoltosi, timoroso che potessero giungere aiuti esterni, sopravvalutò la pericolosità della situazione e decise di uscire dalla città per andare a sedare le più semplici sommosse del contado. Il corteo dei cavalieri e delle famiglie ghibelline fedeli passò davanti al battistero, poi al bargello e Guido Novello si fece buttare la chiave della città dai frati gaudenti che stavano alla finestra.
Guido Novello uscì dalla città al ponte alle Grazie e andò a Prato, che trovò chiusa e non intenzionata a riceverlo. Dovette occupare il castello di Capalle, dove cominciarono a scoppiare litigi fra le famiglie ghibelline, alcune delle quali si dettero a saccheggi e a vendette private a Petriolo.
Clemente IV era stupefatto: si accontentava di cacciare i soldati tedeschi e si trovò la città liberata completamente dai Ghibellini!
12.11.1266 Il popolo, prevedendo che i Guelfi avrebbero preteso di comandare, tentarono di reinstaurare la democrazia. Il Papa non aveva nessuna intenzione di lasciar fare, ma non poteva sottovalutare l’importanza dei cittadini. Impose che il capitano del popolo fosse un suo uomo, Elia Peleti e che si costituisse il consiglio dei 36, una rappresentanza popolare. Ma Elia Peleti aveva istruzioni segrete: con la scusa di evitare nuovi scontri fra Guelfi e Ghibellini, proibir la creazione di qualsiasi associazione e di insegne e bandiere, pena la scomunica. Dato che Guelfi e Ghibellini possedevano già le loro solide organizzazioni, l’ordine puniva le associazioni popolari. La manovra fallì completamente: i fiorentini elessero capitano del popolo Piero Bernardi Giuliani di Orvieto. Il Papa scomunicò subito lui e chi lo aveva eletto.
18.1.1267 I 36 riescono a stabilire i termini della pacificazione fra Guelfi e Ghibellini, ordinando anche matrimoni fra le famiglie nemiche. Le famiglie guelfe più importanti si rifiutano di rientrare a Firenze.
11.3.1267 I 36 ottengono che le torri di Firenze vengano loro consegnate per la sorveglianza.
25.3.1267 Nasce a Colle di Vespignano nel Mugello GIOTTO.
GIOTTO (Ambrogiotto di Bondone) 1267-1337 Allievo di Cimabue e di Cavallini, ma si rifà anche ad Arnolfo.
1290 dipinge il Crocifisso di S. Maria Novella.
1290-1300 Cimabue, forse con la collaborazione di Giotto, affresca la Cappella Velluti in S. Croce.
1298 Esegue il mosaico della Navicella, oggi distrutto, nel portico del vecchio S. Piefro, ammirato, anche dall’Alberti e dal Ghiberti.
1302 Data presunta della morte di Cimabue. Viveva in via del Cocomero, nella casa che fu poi abitata da Giotto.
1303-1305 Giotto affresca la Cappella degli Scrovegni a Padova.
1310 Apre bottega a Firenze, Madonna di Ognissanti (Uffizi).
Fornelle del campanile eseguite da Andrea Pisano su disegno di Giotto.
1310 Giotto affresca le cappelle Peruzzi e Bardi in S. Croce.
Cappella Peruzzi in S. Croce: Affrescata da Giotto fra il 1320 e il 1325. Lavorò a secco o a mezzo-secco, a pontata e non “a giornata”. Lo spazio angusto suggerì a Giotto una composizione prospettica che potesse essere apprezzata non da una visione frontale ma dal limtare della cappella. Nel ‘700 la cappella fu imbiancata e gli affreschi riscoperti solo nel 1841 e pesantemente restaurati con integrazione delle parti mancanti.
Nel 1961 si provvide ad un restauro che tolse tutte le parti aggiunte.
1313 Taddeo Gaddi inizia l’apprendistato con Giotto, col quale rimarrà 24 anni.
1317 e seguenti dipinge le Storie di S. Francesco nella Cappella Bardi in S. Croce.
Cappella Bardi. Affrescata da Giotto fra il 1320 e il 1325. Lavorò a “giornata” sull’intonaco fresco. La cappella fu imbiancata nel ‘700 e gli affreschi furono riscoperti nel 1852 e pesantemente restaurati con integrazioni delle parti mancanti. Nel 1959 il restauro eliminò tutte le aggiunte ottocentesche.
1. Fuori della cappella, nell’arcone di ingresso, lungo la testata del transetto: S. Francesco riceve le stimmate
2. La rinuncia ai beni
3. L’approvazione della regola. Sotto, i due miracoli: l’apparizione di Arles e la prova del fuoco di fronte al Sultano. In basso: la morte, con l’anima che sale al cielo.
1320 parte per Napoli.
1327 Giotto inizia a dipingere l’Incoronazione della Vergine sull’Altare della Cappella Baroncelli in S. Croce.
E’ firmata in oro OPUS MAGISTRI IOCTI anche se hanno collaborato molto gli aiuti (Taddeo Gaddi e Maso di Banco). Nel ‘400 il pentittico fu trasformato con il taglio delle cuspidi e l’incorniciatura, e costretto a vivere in una dimensione non sua. Il recente restauro ne ha riscoperto i colori originali. Se si tracciano linee ideali seguendo la direzione degli sguardi, si può costruire un reticolo geometrico, simmetrico dei 4 pannelli laterali, che riconduce a punti focali in ordine di importanza: S. Francesco, S. Pietro, S. Paolo, S. Ludovico di Tolosa e via via tutti gli altri in ordine di importanza. Le figure sono 126. Tranne i quattro suonatori intenti
agli strumenti, tutti meno uno guardano verso il centro. Il primo della penultima schiera, nello scomparto di sinistra guarda verso l’esterno. Ha l’aureola, quindi è un santo, ma ha uno strano copricapo che lo diversifica dagli altri. Chi e?
1328 Giotto inizia a lavorare a Napoli per Roberto d’Angiò. Affresca la chiesa di S. Chiara, poi imbiancata.
Frammenti degli affreschi (Lamento sul Cristo morto) furono riscoperti nel 1945.
22.1.1330 Andrea Pisano comincia a lavorare alla porta del Battistero, per conto dell’Arte dei Mercatanti.
Giotto prima di morire, aveva già fatto un bellissimo disegno.
1332 Giotto inizia ad affrescare la cappella della Maddalena nel Bargello con il Giudizio Universale.
In basso a destra ritratto di Dante.
1333 il Comune di Firenze invia Giotto a Milano, da Azzone Visconti.
8.1.1337 muore.
1730 Vengono imbiancate le storie di S. Francesco di Giotto nella Cappella Bardi in S. Croce.
1840 Vengono riscoperti gli affreschi della Cappella della Maddalena di Giotto nel Bargeflo.
1841 Vengono riscoperte le Storie di S. Giovanni Battista e S. Giovaimi Evangelista di Giotto nella Cappella Peruzzi in S. Croce e ridipinte da Antonio Marini.
1852 vengono riscoperte le Storie di S. Francesco nella Cappella Bardi in S. Croce, che erano state imbiancate nel 1700. Gaetano Bianchi fa un restauro molto integrativo.
1937 Vengono restaurati gli affreschi di Giotto nella Cappella della Maddalena nel Bargello.
1963 Restauro delle Storie di S. Giovanni Battista e S. Giovanni Evangelista di Giotto nella Cappella Peruzzi in S. Croce.
31.3. 1267 Clemente IV scrive alle famiglie guelfe in esilio, invitandole ad armarsi e mandò Carlo d’Angiò ad aiutarli.
10.4.1267 Clemente IV é irritato con Firenze, che non ha nessuna voglia di muovere contro Guido Novello e i suoi cavalieri tedeschi. Ha sempre paura che Corradino di Svevia diventi imperatore. Comunica che verrà a Firenze, preceduto da soldati, che combatteranno contro Guido Novello. 4 000 Ghibellini fuggirono (quasi tutti a Forlì). Quelli rimasti dovettero giurare fedeltà, ma rimasero comunque esclusi dai civili e dalle cariche pubbliche. Viene istituito un Consiglio dei Dodici, per controllare i Ghibellini.
Il popolo viene totalmente escluso dal governo della città.
I Guelfi eleggono 6 capitani, affiancati da un consiglio segreto di 14 membri e un Gran Consiglio di 60.
Gli atti venivano conservati nella SS. Annunziata, che aveva in precedenza dato rifugio ai Guelfi.
Venne istituito un registro dei Ghibellini banditi, ma non si volle continuare il vecchio registro, che conteneva i nomi dei Guelfi esiliati. Se ne istituì uno nuovo, detto “libro del chiodo” e i Ghibellini esiliati furono nominati “gli inchiodati”, i cui beni vennero confiscati e alienati dai Guelfi.
Le case degli Uberti vennero rase al suolo e nacque piazza della Signoria. Anche le tombe dei Ghibellini in S. Pier Scheraggio furono profanate e le ossa disperse.
30.6.1268 Il vescovo Giovanni fonda la chiesa del Carmine.
17.6.1269 I fiorentini sconfiggono definitivamente i senesi.
1270 Pietro d’Oderisio scolpisce il monumento funebre di Clemente IV in S. Francesco a Viterbo.
1270 Muore Bella, madre di Dante. Il padre si risposa con Lapa di Chiarissimo Cialuffi.
1272 Cimabue si trova a Roma.
1273 Gregorio X tenta di pacificare Guelfi e Ghibellini. Non ci riesce e scaglia l’interdetto contro Firenze.
1274 Una piena distrugge il ponte alla Carraia. Viene rifatto con il piano in legno.
1274 Dante incontra per la prima volta Beatrice.
9.1.1277 Strumento di Gemma di Manetto Donati promessa sposa di Dante.
1278 Niccolò III ridimensiona fortemente l’autorità di Carlo d’Angio a Roma e in Toscana.
1278 Rifondazione di S. Maria Novella.
1279 Viene posta la prima pietra della cappella Gondi in S. Maria Novella, decorata di marmi da Giuliano da Sangallo. Vi é il crocifisso del Brunelleschi, una delle sue poche sculture.
Lo fece dopo aver criticato come troppo naturalistico il crocifisso di Donatello in S. Lorenzo.
È detto “delle uova”, perché Brunelleschi, dopo aver terminato il crocifisso andò da Donatello e lo invitò a pranzo, chiedendogli di precederlo a casa sua, avendo altre commissioni da fare e pregandolo di portare a casa un tovagliolo pieno di uova. Quando Donatello entrò in casa di Brunelleschi, vide il Crocifisso e le uova caddero per terra, rompendosi. Quando Brunelleschi arrivò ebbe la prova dell’ammirazione di Donatello.
1279 Niccolò III invia a Firenze il cardinale Latino dei Frangipani per pacificare GueLfi e Ghibellini.
1280 Nasce PIETRO LORENZETTI.
1280 Cimabue dipinge nella basilica di S. Francesco ad Assisi.
1280 Latino dei Frangipani riesce ad ottenere un accordo precario. Le parti si ridividono trasversalmente fra “Magnati” (Nobili) e le Arti (Borghesi).
1281 Forte espansione economica a Firenze e crescita dell’importanza delle Arti.
1282 Le Arti mirano scopertamente al potere.
1282 Amolfo di Cambio amplia la Badia Fiorentina.
1282 5 Arti minori acquistano il diritto di accesso agli uffici pubblici.
1283 Viene istituito il Priorato, simbolo dell’egemonia delle Arti.
Non vi possono partecipare i Magnati, salvo iscrizione ad una delle Arti.
1284 Nasce a Siena SIMONE DI MARTINO MARTINI. (1284-1344)
Allievo di Duccio e maestro del cognato Lippo Memmi. Amico del Petrarca (rifratto di Laura e miniatura del frontespizio di un codice virgiliano).
1315 Dipinge la Maestà per il Palazzo Pubblico a Siena.
1317 Dipinge S. Ludovico di Tolosa, oggi al museo di Capodimonte a Napoli.
1317 Affresca la cappella di S. Martino nella Basilica inferiore di Assisi.
1319 Dipinge il Polittico di S. Caterina, ora nel Museo S. Matteo di Pisa.
1324 Sposa Giovanna, sorella di Lippo Memmi.
1330 Dipinge Guidoriccio da Fogliano nel Palazzo pubblico di Siena.
1333 Dipinge l’Annunciazione tra i Santi Ansano e Giuditta, ora agli Uffizi. Firmata e datata SIMON MARTINI ET LIPPUS MEMMI DE SENIS ME PINXERUNT ANNO MCCCXXXIII.
1336 Parte per Avignone, dove rimarrà fino alla morte (1344) e dipingerà la lunetta ed il timpano del portale di Notte-Dame di Avignone, oggi nel Palazzo dei Papi. Dipinse anche un S. Giorgio (di cui rimane una copia seicentesca) su commissione del cardinale Stefaneschi, committente anche di Giotto. Dipinse anche la miniatura del frontespizio del Virgilio per il Petrarca, ora alla Biblioteca Ambrosiana di Milano.
1342 Ad Avignone. dipinge la tavoletta con la Sacra Famiglia, ora alla Walker Art Gallery di Liverpool.
30.6.1344 Ad Avignone, fa testamento. Morirà dopo pochi giorni.
2.8.1284 Alla Meloria i Genovesi sconfiggono i Pisani e Firenze diventa egemone in Toscana.
1284 Inizia la costruzione del terzo cerchio di mura, che ingloba anche S. Croce.
1285 Dante prende parte alla spedizione contro il Castello di Poggio Santa Cecilia, ribellatosi su istigazione di Arezzo.
1285 Dante sposa Gemma Donati.
15.4.1285 Madonna Rucellai di Cimabue. Rucellai fa dipingere una Madonna con Bambino per la cappella di famiglia in S. Maria Novella. Fu talmente ammirata che fu mostrata a Carlo d’Angiò. Furono tanti i festeggiamenti che la casa dove abitava Cimabue fu chiamata Borgo Allegri.
1287 La Repubblica Fiorentina riordina la piazza S. Maria Novella.
1287 Folco Portinari fonda la chiesa di S. Egidio.
1287 Breve soggiorno di Dante a Bologna, dove forse frequentò la facoltà di giurisprudenza.
1288 Cimabue dipinge il Crocifisso per S. Croce. Fu dipinto su tela, stesa su supporto ligneo di mt. 3,9O x 4,33.
Il restauro dopo l’alluvione ha sostituito le parti mancanti con uno strato di gesso coperto da Bruno d’Agata.
La restauratrice Ornella Casazza ha potuto notare la perfezione millimetrica del disegno e della stesura cromatica. Da notare come la vibrante intensità viene raggiunta tramite: la caduta verticale del sangue, la tensione arcuata del corpo, le mani aperte sul mondo, l’appiombo del perizoma, la gran massa dei capelli, l’occhio semichiuso.
1289 Firenze abolisce la servitù della terra, Termina il Medio Evo.
11.6.1289 Battaglia di Campaldino. I Fiorentini sconfiggono definitivamente la ghibellina Arezzo.
16.8.1289 Dante partecipa all’assedio e alla conquista del pisano Castello di Caprona.
1290 Nasce Taddeo Gaddi.
1290 Nasce Bernardo Daddi.
1290-1300 Cimabue, forse con la collaborazione di Giotto, affresca la Cappella Velluti in S. Croce.
8.6.1290 Muore Beatrice Portinari, di 24 anni.
1290 Giotto dipinge il Crocifisso di S. Maria Novella.
1292 La Repubblica Fiorentina decide la costruzione del Duomo.
1293 Riforma di Giano della Bella, che emana gli “Ordinamenti di Giustizia”. Tutto il potere passa alle Arti.
1293 I Donati rompono con Giano della Bella e ricostituiscono il partito dei Guelfi.
3.5.1294 Giorno della Santa Croce, posa della prima pietra della nuova S. Croce, che viene iniziata a partire dall’abside, per lasciare la vecchia chiesa in funzione.
1294-1295 Dante compone la Vita Nuova, dedicata a Beatrice, scomparsa da poco. La Vita Nuova si compone di 42 capitoli, che comprendono 31 componimenti in rima.
5.3. 1295 Corso Donati, appoggiato da Bonifacio VIII, esilia Giano della Bella, ma provoca la spaccatura dei Guelfi. I Guelfi si dividono in:
NERI: Donati, i Magnati, il popolo grasso.
BIANCHI: i Cerchi (proprietari terrieri da poco arricchiti), il popolo minuto, i contadini inurbati, la piccola nobiltà… e gran parte del ceto colto.
1.5.1295 Fino al 30.9.1296 Dante fa parte del consiglio dei Savi e del Consiglio dei 100.
Parteggia per i Cerchi, contro la politica filo-Bonifacio VIII di Corso Donati.
4.8.1295 Il vescovo Andrea firma un documento nel quale dichiara di avere costruito a proprie spese, come privato cittadino, un palazzo a sinistra di S. Miniato, per abitarvi (sopra la porta del chiostro).
1.11.1295 fino al 30.4.1296 Dante fa parte dei 36 del Capitano del Popolo.
1295 Dante si iscrive all’Arte dei Medici e Speziali, per poter accedere agli incarichi pubblici (vedi 1283).
1296 Viene raso al suolo l’ospedale di S. Giovanni Battista, fra il battistero e S. Reparata.
1296 Alla morte di Forese Donati, Corso accentra tutto il potere della parte Nera.
1297 Viene realizzato (o restaurato) il mosaico nel catino absidale di S. Miniato con Cristo fra la Vergine e S. Miniato. La data è scritta sull’opera stessa.
26.9.1298 L’arte della Lana e i capi-operai di S. Reparata decidono di demolire l’ospedale costruito nel 1040 fra il battistero e S. Reparata.
1298 Giotto esegue il mosaico della Navicella, oggi distrutto nel portico del vecchio S. Pietro, ammirato anche dall’Alberti e dal Ghiberti.
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Mastro Adamo
Mastro Adamo (... – 1281) fu un falsario del fiorino di Firenze citato da Dante Alighieri nella Divina Commedia (Inferno XXX, vv. 46-90).
Biografia
Dante lo incontra nella bolgia dei falsari, affetto dall'idropisia che gli deforma il corpo gonfiandogli la pancia a dismisura. Quando il dannato si presenta egli ricorda come visse nel Casentino presso Romena, dove i Conti Guidi (Guido, Alessandro e Aghinolfo) lo spinsero a falsificare la moneta fiorentina, togliendo tre carati d'oro (da ventiquattro) su ciascuna moneta e sostituendoli con metalli vili.
Da questi elementi alcuni studiosi hanno rintracciato documenti di un certo Maestro Adamo inglese, forse già stabilitosi a Brescia (secondo i commentatori antichi della Commedia) e documentato a Bologna nel 1270, dove forse si trovava per studio (infatti l'appellativo Maestro presupponeva un titolo accademico). Nel 1277 veniva descritto come familiare comitum de Romena.
Una volta catturato dalla signoria fiorentina venne arso vivo per il suo reato nel 1281. Gli storici mettono in dubbio l'ipotesi, per altro suggestiva, che il fatto abbia dato il nome al paesino Omomorto, nel Casentino, che è un toponimo usato anche in altri luoghi dell'appennino Tosco-emiliano.
Il ritratto che ne fa Dante è tra i più eterogenei dell'Inferno, con emozioni che vanno dal grottesco al melanconico, dagli echi biblici al patetico, al più basso stile comico-realistico della zuffa con il greco Sinone, per la quale Dante viene rimproverato da Virgilio per l'aver trovato divertimento a fermarsi ad osservare uno spettacolo così basso e volgare.
http://it.wikipedia.org/wiki/Mastro_Adamo
Biografia
Dante lo incontra nella bolgia dei falsari, affetto dall'idropisia che gli deforma il corpo gonfiandogli la pancia a dismisura. Quando il dannato si presenta egli ricorda come visse nel Casentino presso Romena, dove i Conti Guidi (Guido, Alessandro e Aghinolfo) lo spinsero a falsificare la moneta fiorentina, togliendo tre carati d'oro (da ventiquattro) su ciascuna moneta e sostituendoli con metalli vili.
Da questi elementi alcuni studiosi hanno rintracciato documenti di un certo Maestro Adamo inglese, forse già stabilitosi a Brescia (secondo i commentatori antichi della Commedia) e documentato a Bologna nel 1270, dove forse si trovava per studio (infatti l'appellativo Maestro presupponeva un titolo accademico). Nel 1277 veniva descritto come familiare comitum de Romena.
Una volta catturato dalla signoria fiorentina venne arso vivo per il suo reato nel 1281. Gli storici mettono in dubbio l'ipotesi, per altro suggestiva, che il fatto abbia dato il nome al paesino Omomorto, nel Casentino, che è un toponimo usato anche in altri luoghi dell'appennino Tosco-emiliano.
Il ritratto che ne fa Dante è tra i più eterogenei dell'Inferno, con emozioni che vanno dal grottesco al melanconico, dagli echi biblici al patetico, al più basso stile comico-realistico della zuffa con il greco Sinone, per la quale Dante viene rimproverato da Virgilio per l'aver trovato divertimento a fermarsi ad osservare uno spettacolo così basso e volgare.
http://it.wikipedia.org/wiki/Mastro_Adamo