Ottone Visconti detto Ottorino (Invorio, 1207 – Chiaravalle, 8 agosto 1295) è stato un arcivescovo cattolico italiano, arcivescovo di Milano.
Di origine milanese, fu figlio del feudatario Uberto Visconti. Divenne in pratica il signore della città lombarda e con lui iniziò, dunque, il dominio dei Visconti su Milano che sarebbe durato fino al 1447.
Vita
La carriera ecclesiastica
Dopo essere stato al servizio dell'allora arcivescovo di Milano Leone da Perego, Ottone, nel settembre 1247 entrò al servizio del cardinale Ottaviano degli Ubaldini, che seguì per oltre un decennio in varie "ambasciate" in Italia e in Francia. In tale lasso di tempo egli fu inoltre procuratore dell'arcivescovo presso la corte pontificia e divenne canonico di Desio.
Arcivescovo di Milano
Morto l'arcivescovo Leone da Perego nel 1257, fu il cardinale Ubaldini ad appoggiare il nome di Ottone quale degno successore al trono Arcivescovile in luogo di Raimondo della Torre o del nobile Francesco de Settala. Malgrado l'opposizione di Martino della Torre, capo della Credenza di Sant'Ambrogio, ossia il comune milanese ed in violazione dell'antico privilegio che vedeva Milano eleggere il proprio arcivescovo, Ottone fu nominato da papa Urbano IV arcivescovo del capoluogo lombardo il 22 luglio 1262.
Il conflitto con i Della Torre
Martino della Torre, indignato per l'elezione imposta dal Papa aveva occupato nel mese di agosto l'arcivescovato, fu scomunicato dal legato apostolico Filippo di Pistoia, il quale gettò l'interdetto su Milano per avere rifiutato il nuovo arcivescovo. Si aprì allora una guerra fra Ottone e coloro che si opponevano alla sua carriera ecclesiastica: in primis il potente Manfredi, Napo Torriani (che sarebbe divenuto Vicario Imperiale nel 1274) e l'intera famiglia guelfa Torriani.
Il 1º aprile 1263, giorno di Pasqua, Ottone entrò ad Arona, villaggio sulle rive meridionali del Lago Maggiore, con un corteo di nobili scappati da Milano e rifugiatisi nelle diverse città lombarde e prese formalmente possesso della sede ambrosiana.
In risposta l'esercito milanese assediò Arona e prese posizione nella fortezza arciepiscopale di Angera situata sull'altra riva del lago in faccia ad Arona a circa 2 km di distanza.
Ottone Visconti reagì, scrivendo da Arona al capitolo della cattedrale di Novara, perché scomunicasse per il loro aiuto agli assedianti milanesi Francesco della Torre, fratello di Martino, podestà di Mantova e quest'ultimo Comune.
Minacciato dalla fanteria del capitano generale di Milano, Pelavicino, Ottone si arrese il 5 maggio. Pelavicino fece distruggere le fortificazioni d'Arona e il castello d'Angera e di Brebbia.
Ottone si ritirò a Novara, ma in giugno, Francesco della Torre lo cacciò e Ottone si rifugiò presso il papa a Montefiascone. Ottone allora scomunicò persino il vescovo di Novara che aveva consegnato al podestà gli ostaggi che Ottone gli aveva affidato.
Nel novembre 1263 si spense Martino della Torre, che fu sostituito al vertice della Credenza dal fratello Filippo e, nell'ottobre del 1264, il grande sostenitore di Ottone, papa Urbano IV. Il nuovo papa Clemente IV, pur rifiutandosi nell'agosto 1265 di destituire Ottone e di accettare la proposta di nominare quale legato apostolico Raimondo della Torre, si sarebbe rivelato assai più tiepido nei confronti del Visconti.
Nel frattempo Pelavicino aveva ceduto il titolo di capitano generale di Milano a Carlo d'Angiò, fratello del re di Francia Luigi XI, e si era trasferito nel campo dei Ghibellini, diventando un nemico dei Torriani. Malgrado ciò i Della Torre - nel frattempo alla morte di Filippo della Torre nel settembre 1265 gli era succeduto il cugino Napo Torriani - continuarono a dettar legge alla città di Milano, tanto che, quando Paganino della Torre divenuto podestà di Vercelli fu assassinato nel gennaio 1266 per iniziativa di Pelavicino, la vendetta fu atroce: 53 nobili milanesi furono decapitati sulla pubblica piazza.
Malgrado nel dicembre 1266 Clemente IV avesse sollecitato Milano ad accettare il proprio arcivescovo Ottone Visconti, alla morte del pontefice nel novembre 1268 il caso non era ancora risolto e così rimase per i tre anni di sede vacante che seguirono.
Lo scontro finale
Nell'aprile 1273 il nuovo papa Gregorio X di passaggio a Milano confermò la validità dell'elezione di Ottone. Fu così che una vera e propria psicosi s'impossessò di Milano: i della Torre arrivarono a proscrivere oltre duecento persone appartenenti alle famiglie nobili della capitale lombarda che furono obbligate a fuggire in esilio a Novara e Pavia. In previsione di un contrattacco del Visconti, fu costituita una milizia speciale per proteggere la città da Ottone. Napo sfidò le truppe pavesi e fece prigioniero un importante numero di nobili milanesi, fra i quali Teobaldo Visconti, padre di Matteo e nipote dell'arcivescovo Ottone. Quest'ultimo, che si trovava a Vercelli, quando ricevette la notizia si mise alla testa di un'armata di rifugiati ed occupò Castelseprio, da cui fu tuttavia scacciato da Napo, così da doversi rifugiare a Lurate presso Como. Nel 1277 l'ostracismo di cui era vittima Ottone Visconti finì quindici anni dopo la sua nomina ad arcivescovo e, per ironia della sorte, ciò avvenne nella città in cui era stato una volta canonico. Il 20 gennaio 1277 la battaglia di Desio fu decisiva con la disfatta dei Torriani: Francesco vi fu ucciso e Napo vi fu fatto prigioniero (morirà dopo un anno e mezzo di carcere), mentre Ottone entrava trionfalmente a Milano.
Gli anni di governo effettivo
Per ricompensare tutte le maggiori sue clientele che lo avevano soccorso nella battaglia di Desio, il 20 aprile 1277 Ottone volle e approvò la "Matricula Nobilium": l'elenco delle nobili famiglie patrizie aventi il diritto sull'ordinamento della Chiesa metropolitana di Milano.
La vittoria nella battaglia di Desio nel 1277, aveva sostanzialmente segnato l'inizio della signoria viscontea e l'assoluto dominio di questa famiglia su Milano e sulla Lombardia. Ciononostante gli anni che seguirono non furono anni tranquilli. I della Torre iniziarono infatti una resistenza contro i Visconti e conquistarono Lodi e Castelseprio, conquistando l'intera regione fra l'Adda e il fiume Ticino.
Ottone fece appello a Guglielmo VII di Monferrato, facendolo eleggere capitano generale di Milano per cinque anni e poi dieci e fino a farlo Signore di Milano nel 1278 dopo che l'esercito milanese era stato sconfitto dai Torriani a San Donato. A fine 1281 i rapporti fra Ottone e il marchese di Monferrato si sarebbero deteriorati e l'arcivescovo avrebbe scacciato Guglielmo, divenuto alleato dei Della Torre da Milano.
Nel frattempo proprio nel 1281 una nuova battaglia contro i Torriani a Vaprio d'Adda aveva dato la vittoria ai Visconti il giorno di san Dionigi, il quale diverrà con sant'Agnese protettore dei Visconti. L'armata avversaria era vinta e dispersa: Cassone della Torre fu ucciso in combattimento, Raimondo della Torre riparò in Friuli e la pace fu siglata a Lodi.
Gli ultimi anni
Gli ultimi anni di governo di Ottone, il quale mai assunse la carica di capitano del popolo o di signore di Milano, funzioni peraltro evidentemente incompatibili con il titolo di arcivescovo, furono più calmi. Il potere di fatto di Ottone – fondato sulla sua capacità di potere convocare rapidamente delle milizie cittadine - era tuttavia sia in politica estera che interna incontrastato a fronte dei capitani del popolo e dei podestà che cambiavano ogni 6 mesi. Ottone godeva anche del sostegno dell'imperatore – formalmente sovrano di Milano – che evitava sostenendo il Visconti di dovere delegare formalmente poteri a un'autorità locale.
Nel dicembre 1287, Ottone fece nominare il nipote Matteo capitano del popolo, funzione che gli sarà riattribuita due anni dopo. Nel 1291 il consiglio generale attribuirà a Matteo il titolo di signore di Milano. Stanco Ottone si ritirerà nell'Abbazia di Chiaravalle dove morirà all'età di 88 anni il giorno 8 agosto 1295.
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