Signoria di Milano

Storia, Araldica, confini, alleati e nemici, gesta ed imprese...
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Napoleone della Torre

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Napoleone della Torre, soprannominato Napo Torriani (... – Como, 16 agosto 1278), fu il più potente esponente della nobile Casata guelfa dei Della Torre soprannominati anche Torriani. Sposò Marguerite de Baux (Margherita del Balzo), nobile provenzale.
Napoleone della Torre era figlio di Pagano I della Torre, fratello di Raimondo, Francesco e Paganino, padre di Corrado detto "Mosca".

Vita politica
Nel 1260 è podestà di Piacenza.
Arriva al potere su Milano nel 1265, succedendo al cugino Filippo nella carica di anziano del Popolo di Milano, e contemporaneamente in quella di podestà di Como, Novara, Bergamo e Lodi, procedendo nella linea politica tracciata dal predecessore di aiuto a Carlo I d'Angiò.
La vittoria angioina a Benevento (26 febbraio 1266) segna il trionfo del partito guelfo nell’Italia centro-settentrionale. Il 4 aprile 1267 i rappresentanti delle città e dei signori guelfi si incontrano a Milano per rinnovare la lega contro Corradino di Svevia che sta per scendere in Italia e ne affidano il comando a Napo, al fratello Raimondo e al marchese di Monferrato. Napo tiene in questa occasione un atteggiamento ambiguo, senza mai attaccare Corradino insediato a Pavia, forse per contrasti col Papa. Dopo la morte di Corradino a Tagliacozzo, Carlo d'Angiò vorrebbe estendere la sua signoria a tutto il nord Italia, ma Napo non lo sostiene nelle sue mire e si attira in questo modo la vendetta dell’angioino, che fomenta ovunque ribellioni contro i Torriani.
Nel 1269 il fratello Raimondo Vescovo di Como viene catturato da Corrado Venosta Von Matsch (feudatario del Castello di Boffalora in Valchiavenna) ed esposto in una gabbia al pubblico ludibrio a Sondalo in Valtellina. Venne poi liberato dalle milizie di Napo Torriani che distrussero il castello il 25 settembre 1273.
Nel 1273 viene eletto re dei Romani Rodolfo d’Asburgo e Napo gli si avvicina per riequilibrare il perduto appoggio di Carlo d’Angiò, ricevendone il vicariato imperiale nel 1274.
A questo punto Ottone Visconti (che il 22 luglio 1262, morto l'arcivescovo Leone da Perego, era stato nominato arcivescovo di Milano in luogo di Raimondo della Torre, malgrado l'opposizione di Martino della Torre, e mai aveva potuto prendere possesso di quel soglio), divenuto nel frattempo il punto di riferimento della nobiltà di Milano, dell'Alto Milanese e del Locarnese, contrarie alla Casata della Torre, muove guerra con il loro appoggio ai Torriani.

Sconfitta e morte
Dopo aver pesantemente battuto le truppe di Ottone Visconti nei territori di origine di quella famiglia nella importante Battaglia della Guazzera presso Ranco nei pressi del lago Maggiore nel varesotto, il 20 gennaio 1277 Ottone contrattacca e occupa Lecco e Civate, arrivando nottetempo a Desio (vedi Battaglia di Desio), dove Napo e i suoi familiari erano accampati sentendosi in relativa sicurezza. Francesco della Torre viene ucciso mentre il figlio Guido e il fratello Napo sono catturati e successivamente rinchiusi nel Castel Baradello di Como. Ottone entra trionfalmente in Milano. Finisce così l'ostracismo di cui era stato vittima per quindici anni e, per ironia della sorte, ciò avviene proprio nella città - Desio - di cui lo stesso Ottone era stato una volta canonico.
Napo muore in prigionia in una gabbia di ferro appesa alle mura della torre del Castel Baradello di Como il 16 agosto 1278. È sepolto nella chiesa di San Nicolao al Baradello.

http://it.wikipedia.org/wiki/Napoleone_della_Torre
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Ottone Visconti

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Ottone Visconti detto Ottorino (Invorio, 1207 – Chiaravalle, 8 agosto 1295) è stato un arcivescovo cattolico italiano, arcivescovo di Milano.
Di origine milanese, fu figlio del feudatario Uberto Visconti. Divenne in pratica il signore della città lombarda e con lui iniziò, dunque, il dominio dei Visconti su Milano che sarebbe durato fino al 1447.

Vita

La carriera ecclesiastica
Dopo essere stato al servizio dell'allora arcivescovo di Milano Leone da Perego, Ottone, nel settembre 1247 entrò al servizio del cardinale Ottaviano degli Ubaldini, che seguì per oltre un decennio in varie "ambasciate" in Italia e in Francia. In tale lasso di tempo egli fu inoltre procuratore dell'arcivescovo presso la corte pontificia e divenne canonico di Desio.

Arcivescovo di Milano
Morto l'arcivescovo Leone da Perego nel 1257, fu il cardinale Ubaldini ad appoggiare il nome di Ottone quale degno successore al trono Arcivescovile in luogo di Raimondo della Torre o del nobile Francesco de Settala. Malgrado l'opposizione di Martino della Torre, capo della Credenza di Sant'Ambrogio, ossia il comune milanese ed in violazione dell'antico privilegio che vedeva Milano eleggere il proprio arcivescovo, Ottone fu nominato da papa Urbano IV arcivescovo del capoluogo lombardo il 22 luglio 1262.

Il conflitto con i Della Torre
Martino della Torre, indignato per l'elezione imposta dal Papa aveva occupato nel mese di agosto l'arcivescovato, fu scomunicato dal legato apostolico Filippo di Pistoia, il quale gettò l'interdetto su Milano per avere rifiutato il nuovo arcivescovo. Si aprì allora una guerra fra Ottone e coloro che si opponevano alla sua carriera ecclesiastica: in primis il potente Manfredi, Napo Torriani (che sarebbe divenuto Vicario Imperiale nel 1274) e l'intera famiglia guelfa Torriani.
Il 1º aprile 1263, giorno di Pasqua, Ottone entrò ad Arona, villaggio sulle rive meridionali del Lago Maggiore, con un corteo di nobili scappati da Milano e rifugiatisi nelle diverse città lombarde e prese formalmente possesso della sede ambrosiana.
In risposta l'esercito milanese assediò Arona e prese posizione nella fortezza arciepiscopale di Angera situata sull'altra riva del lago in faccia ad Arona a circa 2 km di distanza.
Ottone Visconti reagì, scrivendo da Arona al capitolo della cattedrale di Novara, perché scomunicasse per il loro aiuto agli assedianti milanesi Francesco della Torre, fratello di Martino, podestà di Mantova e quest'ultimo Comune.
Minacciato dalla fanteria del capitano generale di Milano, Pelavicino, Ottone si arrese il 5 maggio. Pelavicino fece distruggere le fortificazioni d'Arona e il castello d'Angera e di Brebbia.
Ottone si ritirò a Novara, ma in giugno, Francesco della Torre lo cacciò e Ottone si rifugiò presso il papa a Montefiascone. Ottone allora scomunicò persino il vescovo di Novara che aveva consegnato al podestà gli ostaggi che Ottone gli aveva affidato.
Nel novembre 1263 si spense Martino della Torre, che fu sostituito al vertice della Credenza dal fratello Filippo e, nell'ottobre del 1264, il grande sostenitore di Ottone, papa Urbano IV. Il nuovo papa Clemente IV, pur rifiutandosi nell'agosto 1265 di destituire Ottone e di accettare la proposta di nominare quale legato apostolico Raimondo della Torre, si sarebbe rivelato assai più tiepido nei confronti del Visconti.
Nel frattempo Pelavicino aveva ceduto il titolo di capitano generale di Milano a Carlo d'Angiò, fratello del re di Francia Luigi XI, e si era trasferito nel campo dei Ghibellini, diventando un nemico dei Torriani. Malgrado ciò i Della Torre - nel frattempo alla morte di Filippo della Torre nel settembre 1265 gli era succeduto il cugino Napo Torriani - continuarono a dettar legge alla città di Milano, tanto che, quando Paganino della Torre divenuto podestà di Vercelli fu assassinato nel gennaio 1266 per iniziativa di Pelavicino, la vendetta fu atroce: 53 nobili milanesi furono decapitati sulla pubblica piazza.
Malgrado nel dicembre 1266 Clemente IV avesse sollecitato Milano ad accettare il proprio arcivescovo Ottone Visconti, alla morte del pontefice nel novembre 1268 il caso non era ancora risolto e così rimase per i tre anni di sede vacante che seguirono.

Lo scontro finale
Nell'aprile 1273 il nuovo papa Gregorio X di passaggio a Milano confermò la validità dell'elezione di Ottone. Fu così che una vera e propria psicosi s'impossessò di Milano: i della Torre arrivarono a proscrivere oltre duecento persone appartenenti alle famiglie nobili della capitale lombarda che furono obbligate a fuggire in esilio a Novara e Pavia. In previsione di un contrattacco del Visconti, fu costituita una milizia speciale per proteggere la città da Ottone. Napo sfidò le truppe pavesi e fece prigioniero un importante numero di nobili milanesi, fra i quali Teobaldo Visconti, padre di Matteo e nipote dell'arcivescovo Ottone. Quest'ultimo, che si trovava a Vercelli, quando ricevette la notizia si mise alla testa di un'armata di rifugiati ed occupò Castelseprio, da cui fu tuttavia scacciato da Napo, così da doversi rifugiare a Lurate presso Como. Nel 1277 l'ostracismo di cui era vittima Ottone Visconti finì quindici anni dopo la sua nomina ad arcivescovo e, per ironia della sorte, ciò avvenne nella città in cui era stato una volta canonico. Il 20 gennaio 1277 la battaglia di Desio fu decisiva con la disfatta dei Torriani: Francesco vi fu ucciso e Napo vi fu fatto prigioniero (morirà dopo un anno e mezzo di carcere), mentre Ottone entrava trionfalmente a Milano.

Gli anni di governo effettivo
Per ricompensare tutte le maggiori sue clientele che lo avevano soccorso nella battaglia di Desio, il 20 aprile 1277 Ottone volle e approvò la "Matricula Nobilium": l'elenco delle nobili famiglie patrizie aventi il diritto sull'ordinamento della Chiesa metropolitana di Milano.
La vittoria nella battaglia di Desio nel 1277, aveva sostanzialmente segnato l'inizio della signoria viscontea e l'assoluto dominio di questa famiglia su Milano e sulla Lombardia. Ciononostante gli anni che seguirono non furono anni tranquilli. I della Torre iniziarono infatti una resistenza contro i Visconti e conquistarono Lodi e Castelseprio, conquistando l'intera regione fra l'Adda e il fiume Ticino.
Ottone fece appello a Guglielmo VII di Monferrato, facendolo eleggere capitano generale di Milano per cinque anni e poi dieci e fino a farlo Signore di Milano nel 1278 dopo che l'esercito milanese era stato sconfitto dai Torriani a San Donato. A fine 1281 i rapporti fra Ottone e il marchese di Monferrato si sarebbero deteriorati e l'arcivescovo avrebbe scacciato Guglielmo, divenuto alleato dei Della Torre da Milano.
Nel frattempo proprio nel 1281 una nuova battaglia contro i Torriani a Vaprio d'Adda aveva dato la vittoria ai Visconti il giorno di san Dionigi, il quale diverrà con sant'Agnese protettore dei Visconti. L'armata avversaria era vinta e dispersa: Cassone della Torre fu ucciso in combattimento, Raimondo della Torre riparò in Friuli e la pace fu siglata a Lodi.

Gli ultimi anni
Gli ultimi anni di governo di Ottone, il quale mai assunse la carica di capitano del popolo o di signore di Milano, funzioni peraltro evidentemente incompatibili con il titolo di arcivescovo, furono più calmi. Il potere di fatto di Ottone – fondato sulla sua capacità di potere convocare rapidamente delle milizie cittadine - era tuttavia sia in politica estera che interna incontrastato a fronte dei capitani del popolo e dei podestà che cambiavano ogni 6 mesi. Ottone godeva anche del sostegno dell'imperatore – formalmente sovrano di Milano – che evitava sostenendo il Visconti di dovere delegare formalmente poteri a un'autorità locale.
Nel dicembre 1287, Ottone fece nominare il nipote Matteo capitano del popolo, funzione che gli sarà riattribuita due anni dopo. Nel 1291 il consiglio generale attribuirà a Matteo il titolo di signore di Milano. Stanco Ottone si ritirerà nell'Abbazia di Chiaravalle dove morirà all'età di 88 anni il giorno 8 agosto 1295.

http://it.wikipedia.org/wiki/Ottone_Visconti
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Matteo I Visconti

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Matteo I Visconti (Invorio, 15 agosto 1250 – Crescenzago, 24 giugno 1322) detto anche Matteo Magno era figlio di Teobaldo Visconti (nipote dell'arcivescovo di Milano Ottone Visconti) e di Anastasia Pirovano.
Matteo fu uomo d'arme e fedele servitore del prozio Ottone nella sue battaglie e nella conquista del potere su Milano. Nel 1287 lo zio Ottone lo fece nominare Capitano del Popolo del potente Comune lombardo. Da allora Matteo fu fino alla morte - sulle orme di Ottone - Signore di Milano e, in tale veste, sottomise alla sua signoria l'intera Lombardia, parte del Piemonte e dell'Emilia inglobando anche Bologna e Genova.

Vita

I primi anni
Matteo era figlio di Teobaldo (o Tibaldo) Visconti che morì decapitato a Gallarate nel 1276 e che, a sua volta, era figlio di un fratello di Ottone Visconti, Obizzo, Signore di Massino, Albizzate e Besnate e di Anastasia Pirovano, forse nipote del cardinale Uberto Pirovano, arcivescovo di Milano.
Nell'agosto 1269 Matteo prese in sposa Bonacossa Borri (NC-1321), figlia del capitano Squarcino Borri, che gli avrebbe dato dieci figli.
Nel dicembre 1287, quando suo prozio Ottone lo fece nominare Capitano del Popolo Matteo aveva 37 anni. Nello stesso anno interviene come arbitro tra i ribelli camuni guidati dalla famiglia Federici ed il comune di Brescia del vescovo Berardo Maggi.
Sarà riconfermato Capitano del popolo due anni più tardi. Rodolfo I lo avrebbe tuttavia nominato già nel maggio 1288 suo vicario generale per la Lombardia.

Le eterne lotte con i Torriani
Nel 1295 dopo la morte di Ottone si scatenò un periodo di lotte per la dominazione di Milano fra i sostenitori del vicario imperiale di parte ghibellina e i guelfi, partigiani del papa e sostenuti dal popolo condotti dai tradizionali avversari dei Visconti i Della Torre. Nell'ambito di queste lotte Matteo Visconti ordinò la distruzione di Lecco, centro tradizionalmente guelfo e partigiano dei Della Torre. Nel 1296 l'intera popolazione fu deportata, Lecco fu rasa al suolo e fu emesso l'ordine che non dovesse mai più essere ricostruita. Matteo intanto rilanciava la guerra contro Lodi e Crema.
Bene o male Matteo riuscì a mantenersi alla guida della città fino al giugno 1302, quando riprese la signoria di Milano Guido della Torre che grazie ad una Lega costituita dai Torriani e dalle famiglie antiviscontee delle città di Cremona, Pavia, Piacenza, Novara, Vercelli, Lodi, Crema e del Monferrato guidata da Alberto Scotti lo costrinse all'esilio.
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http://it.wikipedia.org/wiki/Matteo_I_Visconti
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Pietra Osio

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Pietra Osio (Milano, XIII secolo – Milano, 1297) fu badessa del Monastero Maggiore di Milano.

Biografia
Discendente da famiglia di parte torriana, che annoverò una cospicua serie di podestà in diversi comuni dell'Italia centro-settentrionale, nacque a Milano poco prima della metà del XIII secolo e salì alla carica di badessa del monastero maggiore di Milano nel 1277, succedendo ad Agnese dell'Orto. Amministrò il consistente patrimonio dell'ente monastico sullo scorcio di un difficile decennio caratterizzato dagli scontri tra Torriani e Visconti. I rapporti con gli affittuari e gli abitanti delle località in cui erano dislocate le diverse proprietà furono problematici e conflittuali per quasi tutto il periodo di governo di Pietra Osio, che dovette affrontare una serie di controversie con i debitori insolventi, mostrando doti di capacità e tenacia. Il suo primo intervento fu di far compilare, nel 1278, l'inventario generale di tutti i beni, per poi procedere ad una ristrutturazione dei rapporti di affittanza. Per i beni di Montevolpe la badessa cambiò radicalmente le modalità di conduzione delle terre, affittandole globalmente con canone in denaro. Anche a Dugnano e Incirano la riorganizzazione del patrimonio fondiario avvenne a seguito del deterioramento dei rapporti con gli affittuari e con gli abitanti, quasi tutti debitori del monastero, tanto che si giunse a comminare pene a tutta la comunità di Dugnano. Alcune sentenze del console di giustizia milanese e l'emanazione di nuovi statuti nel 1282 appianarono le controversie, anche in relazione al problema dei diritti di signoria sul luogo. Nel 1284 la situazione fu normalizzata con il ripristino delle figure dei Gastaldi e Pietra Osio riorganizzò i rapporti di conduzione anche per i beni di Arosio, dando contemporaneamente un nuovo assetto al territorio con ulteriori acquisti e risolvendo alcuni problemi di debiti e insolvenze dovuti alla contingente situazione della guerra con Como. Dal 1288 la badessa stessa nominò il podestà di Arosio. Altri dissapori si trascinarono per un decennio a Baranzate, con famiglie di affittuari insolventi, e a Cerchiate, dove l'importanza del sistema idrico rendeva necessaria un'amministrazione attenta e continua; dopo alcune tensioni, anche con il comune di Milano per la rimozione di una chiusa, la badessa Osio concesse in affitto a Vitale e Tommaso Mantegazza il letto del torrente Malolla. Si spense a Milano nel 1297.

http://it.wikipedia.org/wiki/Pietra_Osio
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Della Torre

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I Della Torre (o Torriani o De la Turre in latino medievale) furono una famiglia della nobiltà italiana che dominò la Lombardia e larga parte dell'Italia settentrionale tra il XII e XIV secolo, possedevano la Signoria di Milano, prima di venire estromessi dai Visconti. Erano membri del partito guelfo. Nel corso dei secoli, diversi rami della famiglia hanno acquisito numerosi titoli nobiliari: furono baroni, conti, marchesi e anche duchi e principi. Numerosi esponenti inoltre sono stati insigniti di svariati titoli legati ad ordini cavallereschi.

Origini
Antica famiglia dell'aristocrazia milanese, di Milano Porta Nuova, secondo la tradizione di ceppo franco discendente della famiglia imperiale di Carlo Magno, era stata infeudata dall'arcidiocesi di Milano di vasti territori che arrivavano sino al Canton Ticino, il cui corpo principale era la contea di Valsassina con al centro il borgo fortificato di Primaluna. Tra i primi membri importanti sono documentati Ardericus De La Turre, indicato tra i capitanei milanesi in un documento del 1130 e Martino il Gigante, Conte della Val Sassina, che combatté in Terra Santa durante le Crociate trovando la morte sotto le mura di Damasco nel 1148.
Suo figlio Jacopo sposò una Berta Visconti e fu reggente di Milano.
Suo nipote Raimondo fu vescovo di Como dal 1262 al 1273. Nel 1269 fu catturato da Corrado Venosta von Matsch (1226-1278, feudatario del Castello di Boffalora in Valchiavenna) ed esposto in una gabbia al pubblico ludibrio a Sondalo in Valtellina. Venne poi liberato dalle milizie del fratello Napo Torriani che distrussero il castello il 25 settembre 1273. Fu inoltre Patriarca di Aquileia dal 1273 al 1299.
Un altro nipote, Salvino (1240?-1287), fu signore di Parma. La figlia Elena (1285) andò in sposa nel 1300 a Niccolò da Carrara.

Stemma
I Torriani adottarono due stemmi:
1) due scettri gigliati decussati (in croce di Sant'Andrea) d'oro in campo azzurro.
2) una torre di rosso in campo d'argento.
Generalmente questi elementi sono racchiusi in un unico stemma inquartato, oppure sovrapposti che danno origine ad un unico stemma che è una torre di rosso in campo d'argento, o anche in campo d'azzurro, attraversata da due scettri d'oro, gigliati e decussati. A volte nel capo dello scudo figura un'aquila imperiale di nero in campo d'oro, mentre altre volte sopra la torre figura una mezzaluna d'oro o d'argento. Erano inoltre utilizzati anche altri stemmi come quello bipartito d'argento e di nero dell'Antica Credenza di Sant'Ambrogio, o il leone rampante di rosso in campo d'oro della Valsassina.

Signori di Milano
L'ascesa ha inizio con il nipote di Martino il Gigante, Pagano, il figlio di Jacopo, già attivo nella politica milanese di quegli anni, che nel 1237 diede rifugio, ospitandolo nelle proprie terre della Valsassina, a ciò che restava dell'esercito milanese sconfitto nella battaglia di Cortenuova sull'Oglio dall'Imperatore Federico II. Per questi meriti fu nel 1240 chiamato a ricoprire la carica di Anziano della Credenza di Sant'Ambrogio e Capitano del Popolo, di fatto primo Signore di Milano sino alla sua morte avvenuta nel 1241. Il nipote Martino, figlio di Jacopo, fratello di Pagano, impose la sua personalità sulla città, fondò la Signoria di Milano e affermò la supremazia dei Torriani nel territorio dell'Arcidiocesi. Morì nel 1259 e gli successe un altro fratello, Filippo. I possessi dei Torriani includevano anche Bergamo, Lodi, Novara, Varese e Vercelli, inoltre controllavano Brescia grazie ad alleanze e intrecci parentali con la potente famiglia locale dei Maggi.

Perdita, riconquista ed estromissione dalla Signoria di Milano
Morto Filippo nel 1265 gli succede al potere su Milano il più anziano della famiglia, Napoleone della Torre, detto Napo Torriani, figlio di Pagano, che viene affiancato dai fratelli Francesco, che diventa podestà di Brescia, Alessandria, Bergamo, Novara e Lodi e signore del Seprio, e Paganino, nominato podestà a Vercelli). Paganino viene assassinato il 29 gennaio 1266 da una banda di nobili milanesi proscritti a cui vanno a dar man forte alcuni pavesi inviati dal marchese Pelavicino. Per rappresaglia Napo fa eseguire 53 decapitazioni, a Vercelli, Milano e Trezzo, tra i nobili congiurati e di fazione avversa.
Sotto di lui Milano viene modernizzata da un ampio programma di lavori pubblici che la trasformano radicalmente, facendola diventare la vera metropoli dell'Italia settentrionale.
Napo viene insignito del vicariato imperiale nel 1274 dall'Imperatore Rodolfo I d'Asburgo e, dopo aver vinto nel 1276 l'importante battaglia della Guazzera, presso Ranco nel varesotto, e successivamente perso la battaglia di Germignaga, combattuta per il possesso della Rocca di Angera, che comunque restò nelle mani dei Torriani, viene sconfitto e catturato nella battaglia di Desio del 21 gennaio 1277 dall'arcivescovo Ottone Visconti (che quindici anni prima era stato eletto al seggio arcivescovile ambrosiano a discapito di Raimondo della Torre, ed era quindi divenuto il punto di riferimento della nobiltà sia di Milano che dell'Alto Milanese e del Locarnese e con il loro appoggio aveva mosso guerra ai Della Torre). Muore l'anno seguente in prigionia nel castello di Baradello presso Como
Il fratello Francesco resta ucciso nel corso della stessa battaglia.
Pure il figlio Corrado detto "Mosca" e Guido, figlio di Francesco, vengono fatti prigionieri, ma riescono a fuggire dal Castel Baradello nel 1284. Da quel momento, dal Friuli e dalle città padane a loro fedeli, i Della Torre organizzano una guerriglia senza tregua contro i Visconti. Corrado nel 1290 è nominato governatore dell'Istria, nel 1293 podestà di Trieste e nel 1304 podestà di Bergamo. Nel 1302 i Della Torre rientrano a Milano proprio con Guido, che strappa la signoria ai Visconti.

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Visconti

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I Visconti furono una famiglia che governò Milano durante il Medioevo e all'inizio del Rinascimento, dal 1277 al 1447. Furono signori di Milano fino al 1395, anno in cui il sovrano del Sacro Romano Impero Venceslao di Lussemburgo conferì a Gian Galeazzo Visconti il titolo di duca di Milano. Il ramo principale dei Visconti dominò la scena politica dell'Italia settentrionale fino al 1447, alla morte senza eredi legittimi di Filippo Maria Visconti; ai Visconti subentrarono gli Sforza, per il matrimonio di Francesco Sforza con Bianca Maria Visconti, figlia legittimata dell'ultimo duca.

Le origini
I Visconti nel periodo del loro massimo splendore alimentarono le più fantastiche leggende sulle proprie origini. La creazione di genealogie fantasiose all'epoca era di moda, in realtà le origini del ramo della famiglia Visconti che per secoli dominò Milano sono molto più prosaiche e modeste, i Visconti erano infatti i signori di Massino (l'attuale Massino Visconti), piccolo villaggio sulle rive del lago Maggiore, dove risultano presenti dal XII secolo come vassalli arcivescovili. Il cognome deriva dal latino vice comites, che significa i vice conti. In termini storici si ritiene si trattasse di una delle famiglie di capitanei che l'arcivescovo Landolfo (978-998) investì dei feudi detti caput plebis. La documentazione relativa risale al 1157 e da essa risulta come i Visconti fossero titolari del capitanato di Marliano (l'odierna Mariano Comense). In epoca coeva, comunque prima del 1070, ottennero l'ufficio pubblico di visconte che poi diventò ereditario in tutta la discendenza maschile. Alla funzione di visconti, o vicari del conte, si collega l'adozione dell'insegna recante una vipera che ingoia un rosso saraceno, tuttora nello stemma del Comune di Milano. Ben presto la famiglia si suddivise in diversi rami, alcuni dei quali investiti di feudi lontani da Milano, mentre il ramo che diede alla città la dinastia signorile viene fatto discendere da Umberto, deceduto nella prima metà del XII secolo.
Suo figlio Ottone (1207-1295) nel 1262 fu investito dell'arcivescovado e, appoggiato dai suoi capitanei e valvassori, sostenne una lunga lotta contro la fazione popolare capeggiata dai Della Torre, contro i quali prevalse a Desio nel 1277. Egli fece eleggere capitano del popolo, nel 1287, il pronipote Matteo I (1250-1322) cui l'imperatore Rodolfo I concesse il vicariato nel 1288. La resistenza dell'opposta parte condusse all'esilio visconteo nel 1302, tuttavia nel 1310, grazie al supporto di Enrico VII, i Visconti rientrarono in Milano. La reazione guelfa e pontificia non si fece attendere, conducendo Matteo I ad abdicare a favore del figlio Galeazzo I (1277c.-1328) che la fronteggiò valorosamente finché fu preso prigioniero da Ludovico il Bavaro (1327). Dei suoi fratelli, Marco (morto nel 1329) fu condottiero, mentre Luchino (1292-1349) e Giovanni (1290-1354) assursero alla signoria dopo la morte di Azzone (1302-1339), figlio di Galeazzo I, che l'aveva riavuta nel 1329. Luchino Novello (morto nel 1399), figlio di Luchino, venne fatto uccidere da Giovanni. La dinastia fu continuata dalla progenie di Stefano, figlio di Matteo, i cui tre figli Matteo II (1319-1355), Galeazzo II (1320-1378) e Bernabò (1323-1385), le diedero lustro e potenza. A Galeazzo II succedette nel 1378 il figlio Gian Galeazzo (1351-1402), che nel 1385 fece prigioniero lo zio Bernabò di cui aveva sposato la figlia Caterina (morta nel 1404), e nel 1395 fu nominato duca di Milano dall'imperatore Venceslao. Mentre sua figlia Valentina (1366-1408) andava in sposa a Luigi d'Orleans, gli succedeva il figlio in seconde nozze Giovanni Maria (1389-1412).
Dopo la nomina di Gian Galeazzo Visconti a duca di Milano, i Visconti affidarono ai letterati di corte la redazione della leggenda relativa alla genealogia familiare che faceva risalire le origini ad ascendenze troiane individuando come capostipite Anglo, figlio di Enea, a cui venne attribuita la fondazione di Angera.

Milano, il capoluogo della Lombardia
Le fortune dei Visconti iniziarono nel 1262, quando Ottone Visconti fu nominato arcivescovo di Milano. La nomina fu piuttosto casuale, Ottone venne infatti nominato da un intervento della curia papale che per sedare i conflitti interni al capitolo metropolitano, normalmente incaricato della nomina, decise di nominare un esterno. Ottone, che all'epoca era il cappellano del cardinale Ottaviano degli Ubaldini, per oltre 15 anni non poté entrare in città dove era in corso una lotta di potere fra il partito aristocratico che voleva strappare il controllo del Comune ai populares guidati dai Della Torre. La battaglia di Desio (1277) In cui le truppe di Ottone sconfissero quelle di Napoleone Della Torre, pose fine alla dominazione torriana e all'indipendenza del comune di Milano, Ottone fece ingresso in città, si insediò e, dopo un'iniziale fase di appoggio al partito aristocratico, cominciò ad accrescere e consolidare il potere dei parenti.
Nel 1287, in seguito alla distruzione di Castelseprio e alla sconfitta dei Della Torre, Ottone riuscì a far sì che il nipote Matteo Visconti fosse nominato "Capitano del popolo". I rapporti con la città non furono facili, nel 1302 vi fu un breve ritorno del Della Torre durante il quale Matteo Visconti fu esiliato. Nel 1310, approfittando della riconciliazione imposta dalla discesa dell'imperatore Enrico VII di Lussemburgo, Matteo rientrò a Milano e l'anno successivo, forte del titolo di vicario imperiale conferitogli dall'imperatore, riuscì a estromettere definitivamente i Della Torre dando inizio ad un'opera di unificazione della Lombardia proseguita poi dai suoi successori.

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