Preliminarmente si rende tuttavia indispensabile una precisazione: il termine Patriarcato di Aquileia può essere usato per indicare tre realtà storiche diverse e cioè:
la provincia metropolitana di Aquileia, ossia l'insieme delle diocesi sulle quali la Chiesa aquileiese acquisì giurisdizione canonica;
la diocesi soggetta all'immediata e diretta giurisdizione del vescovo di Aquileia;
il principato temporale che determinate circostanze storiche assegnarono al capo della Chiesa aquileiese.
Come realtà ecclesiale, il patriarcato di Aquileia è stato la più grande diocesi e metropolia di tutto il medioevo europeo. Fino all'811 la sua provincia ecclesiastica arrivava fino al fiume Danubio a nord, al lago Balaton a est e a ovest arrivava fino a Como e all'attuale Canton Ticino. A sud comprendeva l'Istria fino al 1751, anno della sua estinzione. Nell'811, l'imperatore Carlo Magno portò i confini nord, dal fiume Danubio al fiume Drava. Vastissima anche la diocesi aquileiese. Il Patriarca sovraintendeva sulle diocesi vescovili incluse nella sua giurisdizione metropolitana e ne nominava il vescovo. La sua corte era internazionale poiché comprendeva popoli di lingua ed etnia diversi. Univa il mondo latino con quello germanico e quello slavo. Nel territorio della sua diocesi svolgeva la funzione di vescovo a mezzo di suoi vicari.
Oltre a svolgere l'autorità religiosa i Patriarchi di Aquileia ottennero l'investitura feudale (1077-1420) sul Friuli (Patria del Friuli) e in alcuni periodi storici i confini geografici e politici del patriarcato si estesero sino in Istria, Valle del Biois, Cadore, Carinzia, Carniola e Stiria.
Città principali di tale entità statale furono: Aquileia, Forum Iulii (l'odierna Cividale del Friuli) e Udine.
...
Il dominio temporale dei Patriarchi-Principi
Il 3 aprile 1077 il patriarca Sigeardo di Beilstein ottenne dall'imperatore Enrico IV l'investitura feudale di duca del Friuli, marchese d'Istria e il titolo di principe, costituendo quindi il principato ecclesiastico di Aquileia, feudo diretto del Sacro Romano Impero.
I successori di Sigeardo si mantennero fedeli alla politica di Enrico IV e poi del figlio Enrico V facendo dello stato friulano la pedina avanzata della politica imperiale in Italia. Nel 1186 Goffredo di Hohenstaufen incoronò il figlio di Barbarossa, Enrico VI, Re d'Italia, venendo per reazione deposto da papa Urbano III.
Sotto il patriarcato di Volchero di Erla (1204-1218) grande impulso fu dato ai traffici commerciali e alle attività produttive, fu migliorata la rete viaria e brillante fu anche l'attività culturale. A Volchero succedette il patriarca Bertoldo (1218-1251) il quale ebbe fin dall'inizio un occhio di riguardo per la città di Udine che in breve tempo passò da piccolo villaggio a metropoli. Le mire di conquista dei ghibellini Ezzelino III da Romano e Mainardo III, conte di Gorizia, costrinsero il patriarca a cercare aiuto nel partito avversario (quello guelfo), alleandosi con Venezia e con il duca di Carinzia.
Dal 1238, la sede dei patriarchi divenne Udine e lo rimase per circa due secoli. Divenuto elemento di forza della lega Guelfa il Friuli si avviò in un periodo di declino: il patriarca non riusciva più a conservare la coesione tra i comuni e frequenti divennero i tradimenti, le congiure e le lotte tra vassalli. Il conte di Gorizia divenne il principale avversario dell'autorità patriarcale. Nel 1281 scoppiò un conflitto con la Repubblica di Venezia per il possesso di parte dell'Istria.
Una fase di recupero si ebbe con il patriarcato di Bertrando (1334-1350) che conseguì numerosi successi sul piano militare e diplomatico senza mai trascurare i suoi doveri di vescovo[2]. Il 6 giugno del 1350, ormai novantenne fu ucciso da una congiura guidata dal conte di Gorizia e dal comune di Cividale. Il patriarca Marquardo di Randeck (1365-1381) passò invece alla storia per aver promulgato (11 giugno 1366) la Costituzione della Patria del Friuli (Constitutiones Patriae Foriiulii) base del diritto friulano. Seguì un lungo periodo di contrasti interni, principalmente tra le città di Udine e di Cividale. Con Cividale si schierarono gran parte dei comuni friulani, i carraresi e il re d'Ungheria; con Udine si schierò invece Venezia.
Nel 1411 il Friuli divenne campo di battaglia per l'esercito imperiale (schierato con Cividale) e quello veneziano (schierato con Udine). Nel dicembre del 1411 l'esercito dell'imperatore si impadroniva di Udine; il 12 luglio 1412 veniva nominato nel Duomo di Cividale il patriarca Ludovico di Teck. Il 13 luglio 1419 i veneziani occuparono però Cividale e si prepararono alla conquista di Udine, che cadde il 7 giugno 1420, dopo una strenua difesa. Subito dopo cadevano Gemona, San Daniele, Venzone, Tolmezzo: era la fine dello stato patriarcale friulano. Nel 1445, dopo lunghe trattative, il patriarca Ludovico Trevisan accettò il concordato imposto da Venezia mediante il quale veniva abolito di fatto il diritto di indipendenza del Friuli, che entrò a far parte della Repubblica di Venezia, come entità autonoma retta da un provveditore generale.
...

http://it.wikipedia.org/wiki/Patriarcato_di_Aquileia