SCIENZE E TECNICHE - Teologia e alchimia
Inviato: 22 settembre 2016, 22:16
Teologia e alchimia
di Andrea Bernardoni
Il dibattito sulla trasmutazione porta a interrogarsi sulla liceità dell’alchimia poiché, se da un lato la trasformazione di specie trova giustificazioni sul piano teorico, dall’altro lato restano veri i dubbi di carattere ontologico, se sia umanamente possibile, cioè, intervenire e alterare i processi di generazione naturali. Sulla base di queste considerazioni vengono sollevate questioni di carattere morale e teologico, formalizzate per la prima volta nell’ambito della filosofia scolastica nelle opere di Tommaso d’Aquino e di Egidio Romano.
Tommaso d’Aquino ed Egidio Romano
Anche se Tommaso (1221-1274) non affronta mai in maniera sistematica il problema della trasmutazione di specie, nel suo commento delle sentenze di Pietro Lombardo (1095 ca. - 1160) si impossessa degli argomenti antitrasmutazionisti espressi da Avicenna (980-1037) nel De congelatione et conglutinatione lapidum per negare ai demoni la possibilità di portare modificazioni essenziali nei corpi naturali; per la prima volta, quindi, l’alchimia viene associata esplicitamente a un’attività demoniaca, spostando il dibattito sulla liceità di questa disciplina dal piano epistemologico e tecnologico a quello teologico.
...
Il giudizio di Tommaso è radicale: tutti i tentativi di riproduzione artificiale di sostanze naturali, poiché generate in luoghi diversi da quelli naturali, saranno necessariamente falsi.
...
Le argomentazioni di carattere ontologico e giuridico conducono in breve tempo alle prime condanne ufficiali nei confronti dell’alchimia. A partire dal 1273 i Capitoli generali degli ordini domenicani e francescani cominciano a emanare divieti per impedire ai loro membri di dedicarsi allo studio e alla pratica dell’arte alchemica, includendo nella loro condanna il possesso di libri e strumenti di distillazione; ...
di Andrea Bernardoni
Il dibattito sulla trasmutazione porta a interrogarsi sulla liceità dell’alchimia poiché, se da un lato la trasformazione di specie trova giustificazioni sul piano teorico, dall’altro lato restano veri i dubbi di carattere ontologico, se sia umanamente possibile, cioè, intervenire e alterare i processi di generazione naturali. Sulla base di queste considerazioni vengono sollevate questioni di carattere morale e teologico, formalizzate per la prima volta nell’ambito della filosofia scolastica nelle opere di Tommaso d’Aquino e di Egidio Romano.
Tommaso d’Aquino ed Egidio Romano
Anche se Tommaso (1221-1274) non affronta mai in maniera sistematica il problema della trasmutazione di specie, nel suo commento delle sentenze di Pietro Lombardo (1095 ca. - 1160) si impossessa degli argomenti antitrasmutazionisti espressi da Avicenna (980-1037) nel De congelatione et conglutinatione lapidum per negare ai demoni la possibilità di portare modificazioni essenziali nei corpi naturali; per la prima volta, quindi, l’alchimia viene associata esplicitamente a un’attività demoniaca, spostando il dibattito sulla liceità di questa disciplina dal piano epistemologico e tecnologico a quello teologico.
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Il giudizio di Tommaso è radicale: tutti i tentativi di riproduzione artificiale di sostanze naturali, poiché generate in luoghi diversi da quelli naturali, saranno necessariamente falsi.
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Le argomentazioni di carattere ontologico e giuridico conducono in breve tempo alle prime condanne ufficiali nei confronti dell’alchimia. A partire dal 1273 i Capitoli generali degli ordini domenicani e francescani cominciano a emanare divieti per impedire ai loro membri di dedicarsi allo studio e alla pratica dell’arte alchemica, includendo nella loro condanna il possesso di libri e strumenti di distillazione; ...