La teoria adalberioniana dei tre ordini
Inviato: 25 gennaio 2010, 14:38
Il popolo di Dio
Adalberone di Laon paragonava la comunità umana a quella divina e come Dio era uno e trino, così la comunità cristiana doveva essere una ma separata in tre parti: Oratores - Bellatores - Laboratores.
Nel suo “Carmen ad Rodbertum regem”, Adalberone ci da una descrizione puntuale di come, intorno all’anno 1000, il Popolo di Dio si divideva tra coloro che pregano (i chierici, gli uomini di Chiesa), coloro che combattono (nobili e cavalieri) e coloro che lavorano (nel mondo feudale in cui ci troviamo, si trattava essenzialmente di artigiani e contadini, da persone cioè che facevano del lavoro manuale la loro occupazione principale).
Ogni funzione agiva non solo per se stessa, ma anche in favore degli altri due ordines: gli oratores pregavano per la salvezza comune, i bellatores erano tenuti alla difesa degli altri due, i laboratores lavoravano per sfamare tutti.
Si potrebbe dire anche che, come tra le tre persone della Trinità esistevano dei rapporti (mirabilmente esposti nel Credo), così anche tra i tre ordines dovevano esistere dei rapporti ben evidenziati dalle “combinazioni”.
Oratores et Laboratores
Il tempo dell’elaborazione della teoria dei tre ordini, la “combinazione” tra oratores e laboratores si era già sviluppata.
Il fatto che Adalberone menzioni questo stato di cose è quanto mai strano ma non si può far altro che confermare quante poche conseguenze avesse avuto, almeno all’epoca, tale fusione.
Torniamo quindi indietro di qualche secolo e fermiamoci al 526 d.C. anno in cui S. Benedetto da Norcia fonda il monastero di Montecassino, tra i più celebri del Medioevo. La regola secondo cui i monaci si impegnavano a vivere (Regola Benedicti) era impostata ad una rigida divisione della giornata nei due momenti predominanti dell’orare e del laborare (celebre è il motto “ora et labora”).
Oratores et bellatores
ell’immaginario collettivo coloro che pregano e coloro che combattono sono difficilmente conciliabili. Anche nel medio evo questa era una cosa fuori dall’ordinario; alcuni teologi non vedevano di buon occhio operazioni belliche compiute direttamente, o in nome e per conto, di un ecclesiastico (ad esempio un vescovo–conte), o addirittura per conto dei Pontefici.
La resistenza ad accettare questa combinazione era forte: si trattava fondamentalmente di cambiare mentalità e di aprirsi ad un’idea prima inconcepibile. Ma un colpo a questa resistenza venne con le crociate e vedremo in questa occasione una fusione tra oratores e bellatores, corrispondente alla formazione dei cosiddetti “Milites Christi”.
Le crociate altro non erano se non dei pellegrinaggi armati, volti a visitare e nel contempo liberare i Luoghi Santi. Dapprima il pellegrino combatteva per liberare, difendere o sostenere i Luoghi Santi, e poi compiva, disarmato come voleva la regola, il pellegrinaggio al Santo Sepolcro.
Dopo la prima crociata, tra il XII ed il XIII secolo, sorsero in Terra Santa primi ordini religioso–militari: gli Ordini Gerosolimitani (del Regno di Gerusalemme): una sorta di forza militare ben organizzata con il compito di difendere i Luoghi Santi e proteggere le colonie cristiane. Questi erano ordini militari su base monastica e per questo erano anche detti cavalieri cristiani. Il primo fu quello dei Templari (dal 1118) seguito poi da quello degli Ospitalieri (dal 1127).
I fratelli templari, gli ospedalieri, ecc. erano nello stesso momento, oratores e bellatores. Contemporaneamente infatti, era un cavaliere (investito o meno, a seconda della classe sociale di appartenenza) ed un chierico, o comunque un monaco, avendo preso i tre voti di castità (in alcuni casi si trattava di castità coniugale), povertà ed obbedienza.
Questo fatto provocò reazioni talmente dure che lo stesso San Bernardo da Chiaravalle si sentì in obbligo di intervenire, componendo quell’apologia dell’Ordine Templare che è il “De laude novellae militiate”. Passò qualche anno prima che questo stato di cose venisse accettato, ma già nella seconda metà del XII secolo tale processo era ben avviato, come è testimoniato dal enorme sviluppo degli ordini monastico militari.
Se a livello teorico la combinazione tra bellatores ed oratores non era vista di buono occhio, a livello pratico, si creò una situazione ancor più difficile; infatti i fratelli dei vari ordini militari erano al tempo stesso dei chierici e dei combattenti: a quale autorità rispondevano? Alla chiesa o alle autorità temporali?
E' assodato che fu la chiesa ad avere il controllo degli ordini, nonostante le autorità temporali abbiano cercato sempre di avere un qualche tipo di influenza sulle azioni dei fratelli cavalieri. Comunque anche affermare che gli ordini erano subordinati alle autorità ecclesiastiche è quanto mai impreciso. In verità gli ordini erano subordinati direttamente ed esclusivamente (o quasi) al Pontefice, il che equivaleva ad un’autonomia pressoché totale.
Il privilegium fori, infatti, escludeva i fratelli dalla giurisdizione sia civile che ecclesiastica (nel senso stretto del termine) rimettendo i giudizi direttamente all’ordine di appartenenza. Inoltre l’esenzione dalle decime ecclesiastiche, li rendeva separati non solo dal punto di vista economico, ma anche giuridico, dalla gerarchia ecclesiastica ordinaria. Il legame diretto con il Pontefice, tuttavia, non implicava una sudditanza totale alle sue direttive. È incontestabile, infatti, la pressoché totale indipendenza degli ordini monastico-militari.
Tra gli Ordini religiosi creati in Terra Santa, possiamo elencare:
- L'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, conosciuto come Santo Sepolcro;
- I Poveri Compagni d'armi di Cristo e del Tempio di Salomone, conosciuti come Templari;
- I Cavalieri dell'Ordine dell'Ospedale di San Giovanni di Gerusalemme, conosciuti come Cavalieri di Rodi o come Cavalieri di Malta o come Cavalieri Ospitalieri;
- Ordo Fratrum Domus Hospitalis Sanctae Mariae Teutonicorum in Jerusalem, conosciuti come Cavalieri Teutonici;
- I Cavalieri dell'Ordine di San Lazzaro.
Adalberone di Laon paragonava la comunità umana a quella divina e come Dio era uno e trino, così la comunità cristiana doveva essere una ma separata in tre parti: Oratores - Bellatores - Laboratores.
Nel suo “Carmen ad Rodbertum regem”, Adalberone ci da una descrizione puntuale di come, intorno all’anno 1000, il Popolo di Dio si divideva tra coloro che pregano (i chierici, gli uomini di Chiesa), coloro che combattono (nobili e cavalieri) e coloro che lavorano (nel mondo feudale in cui ci troviamo, si trattava essenzialmente di artigiani e contadini, da persone cioè che facevano del lavoro manuale la loro occupazione principale).
Ogni funzione agiva non solo per se stessa, ma anche in favore degli altri due ordines: gli oratores pregavano per la salvezza comune, i bellatores erano tenuti alla difesa degli altri due, i laboratores lavoravano per sfamare tutti.
Si potrebbe dire anche che, come tra le tre persone della Trinità esistevano dei rapporti (mirabilmente esposti nel Credo), così anche tra i tre ordines dovevano esistere dei rapporti ben evidenziati dalle “combinazioni”.
Oratores et Laboratores
Il tempo dell’elaborazione della teoria dei tre ordini, la “combinazione” tra oratores e laboratores si era già sviluppata.
Il fatto che Adalberone menzioni questo stato di cose è quanto mai strano ma non si può far altro che confermare quante poche conseguenze avesse avuto, almeno all’epoca, tale fusione.
Torniamo quindi indietro di qualche secolo e fermiamoci al 526 d.C. anno in cui S. Benedetto da Norcia fonda il monastero di Montecassino, tra i più celebri del Medioevo. La regola secondo cui i monaci si impegnavano a vivere (Regola Benedicti) era impostata ad una rigida divisione della giornata nei due momenti predominanti dell’orare e del laborare (celebre è il motto “ora et labora”).
Oratores et bellatores
ell’immaginario collettivo coloro che pregano e coloro che combattono sono difficilmente conciliabili. Anche nel medio evo questa era una cosa fuori dall’ordinario; alcuni teologi non vedevano di buon occhio operazioni belliche compiute direttamente, o in nome e per conto, di un ecclesiastico (ad esempio un vescovo–conte), o addirittura per conto dei Pontefici.
La resistenza ad accettare questa combinazione era forte: si trattava fondamentalmente di cambiare mentalità e di aprirsi ad un’idea prima inconcepibile. Ma un colpo a questa resistenza venne con le crociate e vedremo in questa occasione una fusione tra oratores e bellatores, corrispondente alla formazione dei cosiddetti “Milites Christi”.
Le crociate altro non erano se non dei pellegrinaggi armati, volti a visitare e nel contempo liberare i Luoghi Santi. Dapprima il pellegrino combatteva per liberare, difendere o sostenere i Luoghi Santi, e poi compiva, disarmato come voleva la regola, il pellegrinaggio al Santo Sepolcro.
Dopo la prima crociata, tra il XII ed il XIII secolo, sorsero in Terra Santa primi ordini religioso–militari: gli Ordini Gerosolimitani (del Regno di Gerusalemme): una sorta di forza militare ben organizzata con il compito di difendere i Luoghi Santi e proteggere le colonie cristiane. Questi erano ordini militari su base monastica e per questo erano anche detti cavalieri cristiani. Il primo fu quello dei Templari (dal 1118) seguito poi da quello degli Ospitalieri (dal 1127).
I fratelli templari, gli ospedalieri, ecc. erano nello stesso momento, oratores e bellatores. Contemporaneamente infatti, era un cavaliere (investito o meno, a seconda della classe sociale di appartenenza) ed un chierico, o comunque un monaco, avendo preso i tre voti di castità (in alcuni casi si trattava di castità coniugale), povertà ed obbedienza.
Questo fatto provocò reazioni talmente dure che lo stesso San Bernardo da Chiaravalle si sentì in obbligo di intervenire, componendo quell’apologia dell’Ordine Templare che è il “De laude novellae militiate”. Passò qualche anno prima che questo stato di cose venisse accettato, ma già nella seconda metà del XII secolo tale processo era ben avviato, come è testimoniato dal enorme sviluppo degli ordini monastico militari.
Se a livello teorico la combinazione tra bellatores ed oratores non era vista di buono occhio, a livello pratico, si creò una situazione ancor più difficile; infatti i fratelli dei vari ordini militari erano al tempo stesso dei chierici e dei combattenti: a quale autorità rispondevano? Alla chiesa o alle autorità temporali?
E' assodato che fu la chiesa ad avere il controllo degli ordini, nonostante le autorità temporali abbiano cercato sempre di avere un qualche tipo di influenza sulle azioni dei fratelli cavalieri. Comunque anche affermare che gli ordini erano subordinati alle autorità ecclesiastiche è quanto mai impreciso. In verità gli ordini erano subordinati direttamente ed esclusivamente (o quasi) al Pontefice, il che equivaleva ad un’autonomia pressoché totale.
Il privilegium fori, infatti, escludeva i fratelli dalla giurisdizione sia civile che ecclesiastica (nel senso stretto del termine) rimettendo i giudizi direttamente all’ordine di appartenenza. Inoltre l’esenzione dalle decime ecclesiastiche, li rendeva separati non solo dal punto di vista economico, ma anche giuridico, dalla gerarchia ecclesiastica ordinaria. Il legame diretto con il Pontefice, tuttavia, non implicava una sudditanza totale alle sue direttive. È incontestabile, infatti, la pressoché totale indipendenza degli ordini monastico-militari.
Tra gli Ordini religiosi creati in Terra Santa, possiamo elencare:
- L'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, conosciuto come Santo Sepolcro;
- I Poveri Compagni d'armi di Cristo e del Tempio di Salomone, conosciuti come Templari;
- I Cavalieri dell'Ordine dell'Ospedale di San Giovanni di Gerusalemme, conosciuti come Cavalieri di Rodi o come Cavalieri di Malta o come Cavalieri Ospitalieri;
- Ordo Fratrum Domus Hospitalis Sanctae Mariae Teutonicorum in Jerusalem, conosciuti come Cavalieri Teutonici;
- I Cavalieri dell'Ordine di San Lazzaro.