La battaglia di Wesenberg (1268)
Inviato: 25 gennaio 2010, 13:05
Tra il 1237 e 1290, l'Ordine di Livonia aveva conquistato tutta la Curlandia, la Livonia, e la Semigallia, ma i tentativi dell'Ordine di Livonia di invadere la vicina Repubblica di Novgorod non ebbero successo, tanto che il suo esercito fu sconfitto da una coalizione di Principi russi, nella battaglia di Wesenberg vicino al castello di Rakere il 18 febbraio 1268.
Le armate russe erano entrate nelle terre dei danesi, alleati dell’Ordine, con 30.000 soldati avvicinandosi alle mura della città di Rakvere in Livonia, dove si scontrarono con l’esercito dell’Ordine di Livonia, rinforzato da un contingente di cavalieri danesi.
I Cavalieri furono sconfitti tanto duramente che, dopo aver vanamente cinto d'assedio Pskov l'anno seguente, non intrapresero per i successivi trent'anni alcuna campagna contro la Russia settentrionale.
I due eserciti si scontrarono a circa 7,5 km dalla città di Rakvere. Le forze russe, circa 30.000 soldati, erano guidate da Dimitri I di Vladimir (figlio di Aleksandr Nevskij che rappresentava la Repubblica di Novgorod), insieme con il suo futuro genero, Dovmont di Pskov (che rappresentava la Repubblica di Pskov).
Dovmont, un nobile lituano esiliato dalla sua patria, aveva trovato rifugio in Russia, dove divenne noto per la sua capacità di comandante militare, avendo lottato con l'Ordine di Livonia molto e spesso, in risposta agli attacchi dei Cavalieri verso Pskov.
A parte i Cavalieri dell’Ordine di Livonia, l'esercito crociato, guidato dal Maestro Otto von Lutterberg, includeva un contingente di cavalieri danesi (fianco destro) e la locale milizia estone (fianco sinistro).
Le forze tedesche e danesi impiegarono la loro consueta formazione a cuneo, denominata “testa di verro”, di cavalieri pesantemente armati, chiamata dai russi il “grande maiale di ferro”. Questa formazione aveva un notevole potere di penetrazione sulle schiere nemiche, ma era scarsamente manovrabile e vulnerabile ad un attacco sui fianchi, a causa del conseguente fronte ridotto dell'esercito, cosa questa che già aveva portato, il 5 aprile 1242, alla sconfitta dei Cavalieri nella Battaglia del Lago Peipus.
I tedeschi, memori della sconfitta nella precedente battaglia, a Rakovor cercarono di porre rimedio a questa situazione, suddividendo la forza d'assalto dei Cavalieri in due formazioni, formate da una “testa di verro” pronta per la battaglia e da una seconda “testa di verro” in agguato, in modo che quando la prima “testa di verro” fosse stata attaccato su tutti i lati dai russi, la seconda“testa di verro”, dal suo appostamento, sarebbe entrata in battaglia, accerchiando il nemico.
Questa tattica funzionò bene, ma solo in un primo momento, infatti il primo cuneo di cavalieri tedeschi sfondò le truppe di russe, composte in gran parte da milizie di Novgorod, ma poi il secondo cuneo, vedendo i russi in ritirata e ritenendo che la battaglia fosse vinta, uscì dalla sua posizione di agguato e si mise a saccheggiare i corpi del nemico e quant’altro i russi abbandonavano nella fuga. L’abbandono del piano di battaglia portò il primo cuneo ad essere circondato dalle truppe di Pskov e Novgorod.
La lotta tra Russi e Livoni si fece allora terribile. Le “Cronache di Novgorod” riportarono: "Né i nostri padri né i nostri antenati sono mai stati testimoni di una lotta così crudele". Alla fine la milizia di Novgorod prevalse nonostante il suo leader, il posadnik Mikhailo Fiodorovič, fosse perito nello scontro.
I Principi russi incalzarono i Cavalieri fino a Rakvere. L’esercito di Novgorod assediò il castello per tre giorni, ma non osò prendere d’assalto la città.
Il Principe Dovmont di Pskov, il cui coraggio fu riconosciuto persino dalle cronache tedesche della battaglia, inseguì i cavalieri sconfitti fino alle coste del Mar Baltico e conquistò un cospicuo bottino prima di tornare tra le linee russe. Dovmont trovò vendetta per tutti gli attacchi alla sua terra subiti in precedenza da parte dell’Ordine di Livonia.
Intanto il Principe Dimitri I di Vladimir, al ritorno presso il proprio campo dopo la battaglia, scoprì che era stato saccheggiato da un altro reggimento di Cavalieri di Livonia. Dimitri voleva subito attaccare i Cavalieri, ma venne dissuaso dal cominciare una battaglia notturna. Dimitri concordò e deciso di aspettare fino al mattino. Tuttavia, nascosto dalle tenebre, il reggimento di Cavalieri di Livonia si ritirò. Passarono tre giorni ma nessun attacco fu più posto in essere dai Cavalieri. I leader russi proclamarono la propria vittoria e tornarono in trionfo a Novgorod. Secondo le Cronache di Livonia, i crociati persero nella battaglia 1.350 persone, mentre i russi ne persero 5.000.
"da http://germanici.altervista.org"
Le armate russe erano entrate nelle terre dei danesi, alleati dell’Ordine, con 30.000 soldati avvicinandosi alle mura della città di Rakvere in Livonia, dove si scontrarono con l’esercito dell’Ordine di Livonia, rinforzato da un contingente di cavalieri danesi.
I Cavalieri furono sconfitti tanto duramente che, dopo aver vanamente cinto d'assedio Pskov l'anno seguente, non intrapresero per i successivi trent'anni alcuna campagna contro la Russia settentrionale.
I due eserciti si scontrarono a circa 7,5 km dalla città di Rakvere. Le forze russe, circa 30.000 soldati, erano guidate da Dimitri I di Vladimir (figlio di Aleksandr Nevskij che rappresentava la Repubblica di Novgorod), insieme con il suo futuro genero, Dovmont di Pskov (che rappresentava la Repubblica di Pskov).
Dovmont, un nobile lituano esiliato dalla sua patria, aveva trovato rifugio in Russia, dove divenne noto per la sua capacità di comandante militare, avendo lottato con l'Ordine di Livonia molto e spesso, in risposta agli attacchi dei Cavalieri verso Pskov.
A parte i Cavalieri dell’Ordine di Livonia, l'esercito crociato, guidato dal Maestro Otto von Lutterberg, includeva un contingente di cavalieri danesi (fianco destro) e la locale milizia estone (fianco sinistro).
Le forze tedesche e danesi impiegarono la loro consueta formazione a cuneo, denominata “testa di verro”, di cavalieri pesantemente armati, chiamata dai russi il “grande maiale di ferro”. Questa formazione aveva un notevole potere di penetrazione sulle schiere nemiche, ma era scarsamente manovrabile e vulnerabile ad un attacco sui fianchi, a causa del conseguente fronte ridotto dell'esercito, cosa questa che già aveva portato, il 5 aprile 1242, alla sconfitta dei Cavalieri nella Battaglia del Lago Peipus.
I tedeschi, memori della sconfitta nella precedente battaglia, a Rakovor cercarono di porre rimedio a questa situazione, suddividendo la forza d'assalto dei Cavalieri in due formazioni, formate da una “testa di verro” pronta per la battaglia e da una seconda “testa di verro” in agguato, in modo che quando la prima “testa di verro” fosse stata attaccato su tutti i lati dai russi, la seconda“testa di verro”, dal suo appostamento, sarebbe entrata in battaglia, accerchiando il nemico.
Questa tattica funzionò bene, ma solo in un primo momento, infatti il primo cuneo di cavalieri tedeschi sfondò le truppe di russe, composte in gran parte da milizie di Novgorod, ma poi il secondo cuneo, vedendo i russi in ritirata e ritenendo che la battaglia fosse vinta, uscì dalla sua posizione di agguato e si mise a saccheggiare i corpi del nemico e quant’altro i russi abbandonavano nella fuga. L’abbandono del piano di battaglia portò il primo cuneo ad essere circondato dalle truppe di Pskov e Novgorod.
La lotta tra Russi e Livoni si fece allora terribile. Le “Cronache di Novgorod” riportarono: "Né i nostri padri né i nostri antenati sono mai stati testimoni di una lotta così crudele". Alla fine la milizia di Novgorod prevalse nonostante il suo leader, il posadnik Mikhailo Fiodorovič, fosse perito nello scontro.
I Principi russi incalzarono i Cavalieri fino a Rakvere. L’esercito di Novgorod assediò il castello per tre giorni, ma non osò prendere d’assalto la città.
Il Principe Dovmont di Pskov, il cui coraggio fu riconosciuto persino dalle cronache tedesche della battaglia, inseguì i cavalieri sconfitti fino alle coste del Mar Baltico e conquistò un cospicuo bottino prima di tornare tra le linee russe. Dovmont trovò vendetta per tutti gli attacchi alla sua terra subiti in precedenza da parte dell’Ordine di Livonia.
Intanto il Principe Dimitri I di Vladimir, al ritorno presso il proprio campo dopo la battaglia, scoprì che era stato saccheggiato da un altro reggimento di Cavalieri di Livonia. Dimitri voleva subito attaccare i Cavalieri, ma venne dissuaso dal cominciare una battaglia notturna. Dimitri concordò e deciso di aspettare fino al mattino. Tuttavia, nascosto dalle tenebre, il reggimento di Cavalieri di Livonia si ritirò. Passarono tre giorni ma nessun attacco fu più posto in essere dai Cavalieri. I leader russi proclamarono la propria vittoria e tornarono in trionfo a Novgorod. Secondo le Cronache di Livonia, i crociati persero nella battaglia 1.350 persone, mentre i russi ne persero 5.000.
"da http://germanici.altervista.org"