LA CAVALLERIA

Perchè non creare anche la versione napoleonica?
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Veldriss
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LA CAVALLERIA

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Glossario minimo sulle specialità di cavalleria
Nicola Zotti
http://www.warfare.it/storie/glossario_cavalleria.html

Tra i secoli XVIII e XIX la cavalleria modificò significativamente il proprio impiego tattico. Le innovazioni sociali e politiche della rivoluzione francese avevano fatto giungere a piena maturazione in Francia una dottrina tattica che permetteva alla cavalleria una partecipazione ai combattimenti più attiva e coordinata con l'arma di fanteria e l'arma di artiglieria.

Questo ha poco a che fare con le specialità della cavalleria, che rimasero praticamente invariate nell'arco di due secoli: tutte le specialità che tratterò nascono nel Settecento quando non prima. Cambia, e molto, quando guardiamo le battaglie e gli schieramenti delle cavallerie nelle due epoche. Nel Settecento troveremo le cavallerie schierate esclusivamente alle ali. Durante le guerre napoleoniche, invece, sono disposte su tutto l'arco del campo di battaglia e costituiscono una parte essenziale della riserva.

E ciò è ancora più interessante se si pensa che in questi due secoli la cavalleria rimane divisa sostanzialmente in due ruoli: la cavalleria leggera e la cavalleria pesante. Una terza specialità di cavalleria, definita "media", in realtà veniva impiegata o nell'uno o nell'altro modo, e solo occasionalmente in ruolo proprio.

La cavalleria leggera svolgeva compiti di protezione, esplorazione e schermaglia, ma veniva anche impiegata in battaglia, in caso di necessità e soprattutto quando si riusciva a rimettere assieme gli squadroni dopo che si erano sparpagliati sul territorio nei loro compiti elettivi. Spesso era fornita di armi da fuoco in versione accorciata per renderne più agevole l'uso anche dalla sella, chiamate carabine. La sciabola da cavalleria leggera aveva una forma accentuatamente curva, più che altro per imitare l'uso delle sciabole orientali, ad esempio quelle dei mamelucchi, perché gli europei non ne compresero mai esattamente le tecniche di scherma.

La cavalleria pesante era la cavalleria propriamente da battaglia. Rimaneva sempre col grosso dell'esercito e anche se fornita di armi da fuoco, soprattutto pistole, aveva nella lunga e pesante sciabola dritta, atta a colpire di punta, l'arma più caratteristica, ormai dai tempi di Gustavo Adolfo di Svezia: specialisti della scherma di punta erano i francesi. Gli inglesi prediligevano sciabole più corte e pesanti, che usavano per colpire di taglio: il dibattito su quale tecnica di scherma fosse la migliore fu particolarmente acceso, ma in definitiva si concluse con l'affermazione della scherma francese.

La cavalleria media era rappresentata dai dragoni: la specialità più numerosa e più attiva, addestrata anche a combattere a piedi. Una cavalleria tuttofare e non una fanteria montata come era originariamente e come si affermerà in seguito.

Le definizioni di cavalleria leggera, media e pesante erano legate alla grandezza degli uomini e dei cavalli: gli uomini e i cavalli più grossi erano riservati per le specialità pesanti, ad eccezione dei lancieri che, pur costituendo una categoria a sé (erano la cavalleria leggera delle unità pesanti) avevano i cavalli più piccoli. Con la lancia non si poteva restituire la forza del cavallo a meno di non spezzarsi un braccio in tre punti, per cui un cavallo troppo forte sarebbe stato non solo inutile, ma persino pericoloso.

Carabinieri: cavalleria armata di moschetti accorciati chiamati carabine. Nell'esercito francese erano una specialità d'élite, costituita dai migliori tiratori della cavalleria. In effetti, come i dragoni, venivano addestrati al combattimento a piedi, ma non conosco un solo esempio in cui questo sia avvenuto. In epoca napoleonica i carabinieri divennero una cavalleria pesante d'élite, anche se non entrarono mai a far parte della guardia. Per la campagna di Russia del 1812 vennero dotati di una corazza, con loro grande disappunto. Alla fine della disastrosa campagna quei pochi carabinieri che portarono a casa la pelle, non solo avevano perso le corazze, ma anche le carabine: il reggimento fu ricreato, ma solo 300 carabinieri ebbero l'arma da fuoco da cui prendevano il nome.

Cavalerie légère: letteralmente "cavalleria leggera". Ma prima del 1749 questo termine nell'esercito francese era usato per riferirsi a tutti i tipi di truppe montate, ad esclusione dei Gendarmes e, tanto per fare un altro po' di confusione, dei Cheveau Léger che invece erano cavalleria pesante.

Chasseur à cheval: i cacciatori a cavallo erano con gli ussari la parte principale della cavalleria leggera francese e sostanzialmente si distinguevano da loro solo per la sobria uniforme verde: la preferita da Napoleone che la indossava spesso. Può forse essere curioso sapere che i primi cacciatori a cavallo francesi furono in realtà tedeschi che parteggiavano per la Francia, riuniti dal loro capo Jean-Chrétien Fischer dopo la guerra di successione austriaca nel 1743. I cacciatori a cavallo della guardia imperiale di Napoleone ebbero l'onore di essere l'unità della guardia più impegnata in combattimento e con le maggiori perdite.

Cheveau Léger, Chevaux-légeres o Chevaulegeres: quest'ultima grafia era quella utilizzata dagli austriaci. In sostanza erano unità di cavalleria leggera tranne i primi che (forza di un trattino) erano cavalleria pesante d'élite.

Corazzieri: cavalleria pesante dotata di corazze che coprivano il petto e a volte anche la schiena. Più che gli eredi della cavalleria medioevale erano l'evoluzione dei "Reiter" tedeschi: truppe protette da corazza la cui arma principale era la pistola, che monopolizzarono la cavalleria tra Cinquecento e Seicento. Con l'evoluzione della tattica, però, finirono coll'usare sempre meno la pistola e sempre più la sciabola, mantenendo la corazza. Caduti in disuso verso la metà del Settecento, ripresero vigore proprio sotto Napoleone. La corazza dava una certa sicurezza negli scontri all'arma bianca e trovò sempre maggiore diffusione al calare dell'entusiasmo delle truppe.

Cosacchi: Cavalleria leggera "etnica" al servizio della Russia. Preziosi se utilizzati fuori dal campo di battaglia nel ruolo di tormento delle colonne nemiche, praticamente inutili negli scontri "regolari", perché assolutamente riottosi allo scontro tra formazioni compatte e ordinate.

Dragoni: l'origine del nome è avvolta dal mistero, ma non la loro funzione che nel corso dei secoli rimane sempre la stessa: cavalleria capace di combattere sia a piedi e sia a cavallo (quando lo aveva perché alcuni reggimenti di dragoni un cavallo sul quale montare non lo ebbero mai). Il nome viene fatto risalire addirittura ai draconarii: i cavalieri romani che portavano il draco, l'insegna fatta come una manica a vento a forma di drago. Secondo altri deriva dall'insegna con un drago che il duca di Brissac nel 1560 assegnò all'unità di fanteria montata che aveva creato, in omaggio a Maria de Medici, su imitazione delle truppe italiane inventate dai fratelli Vitelli (Camillo per primo e poi Paolo e VItellozzo) ma che ebbero nel bisnonno di Maria, Giovanni (delle bande nere) un epigono. Nella mia fonte (Funcken) c'è sicuramente qualcosa di sbagliato: "Marie de Medicis" (nata nel 1573) divenne regina nel 1600 e cadde in disgrazia nel 1617. Il ducato di Brissac era stato creato nel 1611 e il primo duca, Charles II de Cossé, può aver formato l'unità di "dragoni" solo in questi 6 anni. Per fare chiarezza si potrebbero cambiare un po' di cose: i protagonisti della storia sono in realtà Caterina de Medici e il conte di Brissac, Charles I de Cossé, che avrebbe creato l'unità, con interessante tempismo, proprio un anno dopo la morte di Enrico II, marito di Caterina, quando questa assunse la reggenza. Ma le spiegazioni non si fermano qua. Due membri della famiglia de Gomiecourt (Guillaume e Raoul), in epoca rispettivamente medioevale e rinascimentale, avevano il soprannome di "dragone" ed erano al comando di unità di fanteria montata: al loro cognome si aggiunse "Dragon" e forse le loro truppe ebbero lo stesso destino. Non mi convince la possibilità che "dragone" derivi dal "dragon", un termine che indicava un archibugio inglese, perché l'uso di quest'arma non è attestato in Francia. Altrettanto vale forse per il "draghetto" dove veniva fissata la miccia dell'archibugio. Infine curiosa, ma per me la più verosimile, l'origine derivante da "Trager", parola tedesca che significa "portatore": nell'armata francese del Piemonte del 1524 erano in servizio archibugieri baschi montati su cavalli condotti da cavalieri tedeschi. Quando il tiratore voleva risalire in sella chiamava il suo compagno: "Trager!": da qui a dragone il passo è breve.

Dragoni leggeri: o meglio "Light Dragoons" era la denominazione inglese di una specialità della cavalleria leggera, per distinguerli dai Dragoons, che invece erano sostanzialmente cavalleria pesante.

Gendarmes: mi verrebbe da dire che tra i gendarmes non si esce vivi. In effetti venivano indicati in questo modo sia l'élite delle élite della cavalleria francese dai tempi di Enrico IV e sia la polizia a cavallo. In epoca napoleonica l'uso prevalente era comunque quest'ultimo anche se i "gendarmes d'élite" (e i "gendarmes d'ordonnance", che ebbero però vita breve) erano guardie del corpo dell'imperatore.

Granatieri a cavallo: cavalleria pesante d'élite (facevano parte della guardia), erano l'equivalente dei granatieri a piedi (indossando anche un'uniforme ad essi ispirata, con tanto di bonnet a poil) e dovevano essere alti almeno m. 1,76. Venivano impegnati in battaglia con discreta frequenza.

Lancieri: dovrei scrivere un articolo a parte solo per parlare dei lancieri. Probabilmente lo farò. Comunque per il momento ricordo solo che la specialità era tipica dell'Europa orientale: in particolare la Polonia, che non aveva praticamente mai abbandonato l'uso di quest'arma bianca considerata obsoleta in Europa occidentale per il predominio delle armi da fuoco. Impressionati dall'efficacia dei lancieri polacchi, i francesi reintrodussero i lancieri (Chevau-Légers-Lanciers) nel 1811, trasformando 6 reggimenti di dragoni in altrettanti reggimenti di lancieri proprio con il contributo di 3 reggimenti di cavalleria polacca (2 reggimenti di lancieri della Vistola e uno di cacciatori a cavallo). Di fatto solo uno squadrone su 4 di ognuno di questi reggimenti era armato di lancia. Le altre nazioni avevano utilizzato altri lancieri "etnici", ad esempio i bosniaci di Federico II di Prussia o i cosacchi degli zar, ma senza grandi successi in battaglia. La scherma di lancia era particolarmente difficile da imparare e l'arma di notevole ingombro (m. 2,75) per cui si rivelava inutile nelle mani di chi non la sapeva usare, mentre un lanciere esperto poteva avere la meglio non solo contro fanterie schierate, per la maggiore lunghezza della lancia rispetto al moschetto con la baionetta, ma anche contro cavalieri armati di sciabola in duelli singolari. Dalla memorialistica si ricava però l'impressione che le imprese straordinarie di pochi lancieri abilissimi non riuscissero a cancellare completamente lo scetticismo sulla difficoltà dell'uso di questa arma, che ne ostacolava di fatto la diffusione, soprattutto quando guerre in rapida successione impedivano un adeguato addestramento delle truppe. Come ho detto sopra parlando dei corazzieri, l'introduzione della lancia serviva soprattutto a corroborare la qualità e il morale di truppe via via più scadenti, che introdurre innovazioni vere e proprie.

Ulani: gli Uhlan erano gli appartenenti alla tribù dove si riuniva l'élite dei guerrieri mongoli, e ulani si chiamano i lancieri al servizio di Austria, Prussia e Russia.

Ussari: gli ussari erano un'altra specialità di cavalleria leggera etnica, di origine orientale, divenuta col tempo regolare: secondo un'ipotesi Huszar deriva da "husz", venti, probabilmente a significare un gruppo di 20 cavalieri. Secondo un'altra ipotesi, invece, che recentemente ha acquisito più credito, l'origine andrebbe ricercata nel termine slavo "Gussar", bandito. Questa cavalleria mercenaria, entrata in servizio ungherese e polacco, avrebbe gradatamente acquisito caratteristiche di pesantezza in entrambi i paesi, perdendole definitivamente in Ungheria durante il declino del XVI secolo e mantenendole al contrario in Polonia, dove divennero famosi come "ussari alati". Infine, analoga alla precedente è la spiegazione che farebbe risalire l'etimologia di ussaro al latino "cursarius", ovvero predone. Avete solo l'imbarazzo della scelta. I primi ussari "moderni", di tipo ungherese leggero, entrarono al servizio della Francia nel 1636 ad opera del rifugiato Georges Esterhazy, ma l'unità fu sciolta appena 20 anni dopo per l'eccessiva bizzarria dei suoi appartenenti. Fu allora l'Austria a beneficiare del talento di questa cavalleria, potendola arruolare tra gli Ungheresi e trasformandola in una cavalleria regolare. Da qui si diffuse in tutta Europa perdendo ogni connotazione locale tranne quelle esteriori. Le pittoresche acconciature e il caratteristico abbigliamento dell'ussaro vennero particolarmente apprezzati dai prussiani, che fin da Federico II ebbero ottime unità di ussari. L'eccentricità degli ussari divenne proverbiale come la loro temerarietà che trovava la sua migliore espressione nelle parole del generale Antoine Charles Louis Lasalle, il "primo sciabolatore di Francia": «Un ussaro che a trent'anni è ancora vivo è un cialtrone». Lasalle morì a 34 anni durante le fasi conclusive della battaglia di Wagram: un granatiere -- ironia della sorte -- ungherese lo colpì con una palla in piena fronte.
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La cavalleria regolare contro i cosacchi

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La cavalleria regolare contro i cosacchi
Nicola Zotti
http://www.warfare.it/tattiche/tattica_ ... acchi.html

Bartolomeo Bertolini racconta nel suo libro di memorie "La mia prigionia in Russia" (Milano, 1863), come venne preso prigioniero dalle truppe dello Zar.

Prima di questo avvenimento, però, Bertolini riferisce un interessante episodio che fa luce su un aspetto poco approfondito della tattica dell'epoca napoleonica: lo scontro tra la cavalleria regolare e i cosacchi.

La sera della battaglia di Borodino (7 settembre 1812), Bertolini viene incaricato di cercare foraggio per il suo reggimento. Con 50 volontari e due carri, verso le 20,00, Bertolini si inoltra tra i boschi e la campagna, colmi di cadaveri e di moribondi, trovando infine un campo con avena e fieno mietuti.

Stipati i carri e avviatili verso l'accampamento, Bertolini e i suoi si preoccupano delle proprie esigenze trovando, ormai a notte inoltrata, un castello, che raggiunsero ottenendo dal proprietario viveri ed ospitalità.

Ma lasciamo proseguire Bertolini (pagg. 34-37).

«Non era ancora scorsa la mezz'ora, che lieti di aver trovato nel mezzo di quei luoghi selvaggi un così ospitale asilo, seguitavamo a mangiare e bere trattenendoci sopra le particolarità di quella sventurata giornata e su quelle del nostro notturno viaggio, senza darci il più piccolo pensiero di stare in guardia; quando tutto ad un tratto ci ferì l'orecchio uno strepito come di calpestìo di cavalli, che viemmaggiormente rendeasi fragoroso in mezzo alla tranquillità ed al profondo silenzio della notte.
A quello strepito cadde la benda che ci avea posta sugli occhi la fallace accoglienza del proprietario del castello, il quale al nostro primo vederci, aveva divisato d'ingannarci crudelmente sotto il manto d'ospitalità: a tale uopo si ritirò simulando di essere occupato nel dare ordini a' suoi famigli, perché fossimo acconciamente serviti in ogni nostro desiderio, e spedì frattanto un suo valletto ad avvisare della nostra venunta il capo-schiera dei cosacchi, che sapeva di là non lontano, e che tosto venne con una forte mano dei suoi cavalieri a sorprenderci, e menare su di noi aspra vendetta per la sanguinosa rotta in quel giorno toccata all'armata russa.
Non appena avevam noi sospettato dell'inganno, e rizzatici in piedi tendevamo gli orecchi per assicurarci, se quello strepito fosse realmente prodotto dall'avanzarsi di un corpo di cavalleria, e ci guardavamo l'un l'altro silenziosi e stupefatti; che quelli, tra i nostri, che erano rimasi fuori alla custodia dei cavalli, scoperto l'inimico, diedero l'allarme; sicché noi impugnate le nostre armi (per buona cautela, in tali occasioni sempre approntate), uscimmo precipitosi dal castello, in un balemo fummo in arcioni, e ci mettemmo schierati in doppia fila. In un momento ci vedemmo circondati da tutte le parti, e tolta ogni via di scampo.
Con tutto ciò, anziché scemare il coraggio, lo raddoppiammo, ed il nostro furore pell'orrido tradimento fu tale, che ci scagliammo addosso a quei barbari cavalieri scaricando una sol volta le nostre armi da fuoco, e menando colpi terribili di punta e di taglio, non risparmiando dall'ira nostra né cavalli né cavalieri.
Ma tutti gl'incredibili nostri sforzi non valsero a frenare quei selvaggi combattenti, che fanno consistere la scienza militare in una disordinata carica che danno al nemico, quindi si sparpagliano a guisa d'uno sciame d'api, per tornar indi a replicare simili attacchi.
Quando mi ero accorto che gl'infelici compagni mi cadevano a lato, vittime di quegl'irregolari assalti, risolsi di giovarmi meglio che poteva dei consigli strategici acquistatimi in tante campagne colla mia esperienza militare, e sotto a più esperti maestri di guerra. Per la qual cosa ordinai che i miei dragoni si separassero in due piccoli plotoni, per frenare l'impeto suo, poiché continuava l'intrapresa carica sopra di noi.
Così indietreggiammo verso ad un prossimo bosco, tenendosi il primo plotone alla destra ed il secondo alla sinistra. Per tal modo, sempre combattendo, seguimmo quel difficile movimento finché giungemmo ad internarci tra il folto delle piante, ove quei cosacchi non osarono inseguirci».

Fin qui il racconto di Bertolini: in quel bosco troverà ad attenderlo la fanteria russa che lo farà prigioniero.

Ripercorriamo il racconto di Bertolini. Lui e i suoi uomini vengono sorpresi durante le ore notturne, si armano rapidamente e altrettanto rapidamente riescono a montare a cavallo e a disporsi su due fila.

La meccanicità del processo di schieramento doveva essere veramente ben assimilata da tutti gli uomini, e ciascuno prendeva un posto nello schieramento senza che lo conoscesse in precedenza.

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Di fronte al confuso assalto dei cosacchi, i dragoni si dispongono ordinatamente su due fila. Rinunciano ad una difesa passiva, ma, di fronte a forze tanto superiori, si predispongono a cercare una qualche via di fuga con una tattica di contrattacchi calibrati.

Per massimizzare il proprio potenziale offensivo scaricano le armi da fuoco nel momento immediatamente precedente il contatto e quindi affrontano i cosacchi, che probabilmente impugnano lance, con le loro sciabole.

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La decisione dell'azione ha l'effetto desiderato: la mischia sorprende gli avversari che perdono l'iniziativa.

I numeri, però, hanno il loro peso e le perdite si fanno sentire.

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I cosacchi, come è loro abitudine, di fronte ad un nemico aggressivo, rispondono cedendo il campo e disperdendosi in mille direzioni.

A questo punto un inseguimento sarebbe un atto azzardato, che favorirebbe i cosacchi, permettendo loro di assalire i dragoni sparpagliati e disuniti.

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Il tempo gudagnato con la carica iniziale consente ai dragoni superstiti di riorganizzarsi e di schierarsi in due linee affiancate che iniziano un movimento retrogrado: mentre una linea indietreggia, l'altra la copre dal possibile attacco nemico, alternatamente.

La salvezza è a portata di mano.
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Re: LA CAVALLERIA

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Cavalleria napoleonica
https://it.wikipedia.org/wiki/Cavalleria_napoleonica

La cavalleria napoleonica si distingueva in cavalleria leggera, cavalleria di linea e cavalleria pesante.

La nascita della cavalleria napoleonica
Ai tempi dell'Ancien Régime la cavalleria era costituita da piccoli reparti aggregati alle divisioni di fanteria. Napoleone decise di crearne di nuovi in maniera tale che potessero agire autonomamente, costituendoli in divisioni e pertanto li distaccò quasi tutti per decreto aggregandoli a quelle di fanteria per costituire divisioni esclusivamente di cavalleria. Fu quindi abbandonato il principio delle divisioni pluriarma e le Divisioni furono affidate al comando di Gioacchino Murat. Già nel 1806 esse costituivano ben 2 corpi d'armata e, all'inizio della Campagna di Russia, la cavalleria era strutturata su 4 corpi d'armata con il 1º comandato da Nansouty, il 2º da Montbrun, il 3° da Grouchy e il 4° da Latour-Maubourg.

La cavalleria costituiva circa un quinto o un sesto della Grande Armée. Un reggimento di cavalleria era composto da 800-1200 soldati ed era strutturato su tre o quattro squadroni di due compagnie ciascuno, più elementi di supporto. La prima compagnia di ogni squadrone era sempre designato come "d'Élite", in cui si presume confluissero i migliori uomini e cavalli. Ogni compagnia aveva un effettivo di 3 ufficiali, 4 sottufficiali, 4 brigadieri, 74 cavalieri e un trombettiere ed era comandata da un capitano; quello più anziano esercitava inoltre la funzione di capo Squadrone, anche se queste cifre variavano leggermente, in base al tipo di unità.

Allo scoppio della Rivoluzione francese, la cavalleria patì enormemente la perdita degli ufficiali aristocratici, ricchi di esperienza ma ancora leali alla corona dell'Ancien Régime. Di conseguenza, la qualità della cavalleria francese si abbassò drasticamente. Napoleone la ricostituì rendendola una delle più agguerrite del mondo. Fino al 1812 partecipò a ogni scontro importante a livello reggimentale.
C'erano tre tipi di cavalleria per ruoli differenti: cavalleria pesante (corazzieri e carabinieri), cavalleria di linea (dragoni) e cavalleria leggera (ussari, cacciatori a cavallo e lancieri).

Inoltre il manto dei cavalli corrispondeva allo squadrone: nero per il 1° (Squadrone d'élite), baio per il 2°, sauro per il 3°, grigio per il 4°.

Cavalleria pesante
La cavalleria pesante era costituita dai corazzieri, dai carabinieri, dai granatieri e dalla gendarmeria a cavallo. In queste unità di élite, i cavalieri erano tutti uomini robusti, come d'altronde le cavalcature che avevano un'altezza variabile tra i 155 cm e i 160 cm al garrese. La cavalleria pesante apparteneva al Corpo di riserva di cavalleria.

Queste unità erano destinate, oltre ad infrangere la linea difensiva nemica, anche a caricare la cavalleria nemica. Infine, il loro ultimo ruolo era di inseguire l'esercito nemico appena questo ripiegava o batteva in ritirata. I corazzieri montavano cavalli selezionati accuratamente per la loro taglia e robustezza.
I reggimenti di cavalleria pesante della Guardia erano il reggimento dei granatieri. Questi, contrariamente al loro nome, non erano affatto granatieri.

Corazzieri
I Corazzieri (Cuirassiers) erano equipaggiati e armati similmente ai cavalieri medievali, con pesanti corazze che garantivano una protezione di circa 3 mm di spessore e che pesavano 7 kg: proteggevano il torso dai colpi di spada e i soldati indossavano elmi di bronzo e ferro, con un cimiero sormontato da un pennacchio con una lunga criniera nera per proteggere la nuca. Erano armati con lunghe spade, pistole e più tardi carabine. I Corazzieri indossavano, come indica il nome una corazza ed erano armati con una lunga spada diritta, una pistola e un moschetto. Quest'ultimo era di solito portato sulla schiena.

Servivano a creare panico tra la cavalleria, visto che a causa del peso delle loro armi ed armature, fra cavaliere e cavallo si sviluppava una poderosa massa d'urto e conseguentemente essi potevano esprimere maggior forza durante la carica. Comunque servirono soprattutto per sostenere l'impeto della cavalleria leggera e dei dragoni ma loro stessi producevano una potente forza sul campo di battaglia, che lasciava i nemici impressionati se non impauriti. In particolare i britannici, che erroneamente credevano che i Corazzieri fossero la guardia del corpo di Napoleone, avrebbero più tardi adottato i propri elmetti e corazze. In origine esistevano 25 reggimenti di corazzieri, più tardi 18.

Carabinieri
Simili per il ruolo e l'armamento ai dragoni, i Carabinieri a cavallo (Carabiniers-à-Cheval) erano comunque meno armati, inizialmente senza armatura e meno adatti ai combattimenti ravvicinati nella confusione della battaglia. Erano molto meno versatili, e per questo meno numerosi (solo 2 reggimenti originariamente) e meno apprezzati dei dragoni. Nel 1809, in seguito alle numerose perdite dovute alle lance degli Ulani austriaci, Napoleone ordinò per l'anno successivo di equipaggiarli con armature. Ma questo non fu sufficiente a impedirne la sconfitta da parte dei corazzieri russi nella battaglia di Borodino nel 1812 e, l'anno seguente, la fuga davanti agli Ussari ungheresi nella Battaglia di Lipsia.

Gendarmeria
La Gendarmeria d'élite, responsabile del mantenimento della sicurezza pubblica, era organizzata in due squadroni che inizialmente furono sottoposti al colonnello Savary. Nelle prime campagne dell'Impero ebbe un ruolo marginale, limitandosi agli spostamenti dell'Imperatore e alla protezione delle linee di comunicazione. Nel 1808 venne inviata in Spagna: responsabile della lotta contro i guerriglieri oltre al consueto servizio pubblico, servì come cavalleria pesante a Medina de Rioseco. Richiamata dalla penisola nel 1812 per la campagna di Russia, i gendarmi combatterono nella battaglia della Beresina, poi a Lipsia e Montmirail.

Cavalleria di linea
La cavalleria di linea, come quella pesante, era utilizzata per creare brecce tra le linee nemiche e permettere quindi alle unità di fanteria di penetrare all'interno dello schieramento nemico. I cavalli avevano un'altezza variabile tra i 153 e i 155 cm. I reggimenti di cavalleria di linea appartenevano al Corpo di riserva della cavalleria.

Dragoni
Principale forza della cavalleria di linea erano i Dragoni (Dragons), talvolta considerati parte della cavalleria pesante; erano solitamente usata in battaglia, nelle scaramucce e nella ricognizione. Erano soliti smontare da cavallo per proseguire il combattimento a piedi. Erano altamente versatili, essendo armati non solo con la tradizionale spada ma anche con pistole e moschetti (che custodivano in una tasca degli stivali quando cavalcavano). Eccellevano pertanto nel combattere sia a piedi che a cavallo. Queste truppe sono solitamente utilizzate per proteggere i fianchi dell'armata.[2] Anche se erano versatili la loro abilità a cavallo e l'uso della spada spesso non erano all'altezza delle altre cavallerie e ciò li rendeva oggetto di derisioni. I reggimenti di dragoni erano inizialmente 25, più tardi 30. Nel 1815, solo 15 reggimenti avrebbero partecipato ai Cento giorni.

Cavalleria leggera
La cavalleria leggera napoleonica comprendeva gli ussari, i cacciatori a cavallo e cavalleggeri (lancieri). I cavalli avevano un'altezza variabile tra i 149 e i 153 cm.

Era integrata nelle divisioni e nei corpi di fanteria e, contrariamente alla cavallerie di linea e pesante, non faceva parte di un corpo. Erano soliti attaccare le linee nemiche sui fianchi o alle spalle al fine di creare scompiglio e panico, ma in principal modo serviva ad attaccare il nemico in rotta in caso di vittoria e a proteggere le proprie truppe in caso di sconfitta.[3][4]

La cavalleria leggera della Guardia comprendeva inizialmente un reggimento di cavalleggeri (polacchi), che divennero Cavalleggeri Lancieri, in seguito fu aggiunto un secondo reggimento (olandesi, chiamati anche Lancieri rossi) e un reggimento di Cacciatori che comprendeva anche gli squadroni dei Mamelucchi. Nel 1813 si aggiunsero gli esploratori.

Ussari
Gli Ussari (Hussards) formavano una specialità di cavalleria veloce e leggera, ed erano considerati gli occhi e le orecchie delle truppe napoleoniche, oltre che come i migliori cavalieri e spadaccini (beau sabreurs) della Grande Armée. Questa opinione non era completamente ingiustificata e le loro sfavillanti uniformi riflettevano la loro spavalderia. La loro divisa comprendeva un shako (le compagnie d'élite indossavano il colbacco) dolman, pelliccia, sabretache, calzoni e stivali all'ungherese, in campagna indossavano dei calzoni con rinforzi in cuoio. Tatticamente, erano utilizzati per la ricognizione al fine di mantenere i propri comandanti informati dei movimenti nemici mentre impedivano al nemico di raccogliere le stesse informazioni oltre ad inseguire le truppe nemiche in fuga. Armati con sciabola, pistole e carabina, erano noti per il coraggio temerario, al punto di essere quasi dei suicidi. Si diceva all'epoca che un Ussaro che raggiungeva i 30 anni era davvero Vecchia Guardia oltre che fortunato. Nel 1804 esistevano 10 reggimenti, a cui fu aggiunto l'11° nel 1810 e altri due nel 1813. Nel 1813 furono aggiunte le Guardie d'onore, costituite da quattro reggimenti di cavalleria leggera. Vestite come gli ussari, arruolati tra le file della borghesia e della nobiltà inferiore e attrezzandosi a proprie spese, queste si distinsero durante la campagna francese del 1814, in particolare durante la battaglia di Montmirail. Il corpo sarà dissolto sotto la Prima Restaurazione.

Cacciatori a cavallo
I Cacciatori a cavallo (Chasseurs à Cheval) erano un tipo di cavalleria leggera molto simile agli Ussari, sia nell'armamento sia nei ruoli. Farne parte era considerato meno prestigioso rispetto agli Ussari. La loro uniforme era meno sgargiante, e consisteva in un shako (come le compagnie d'élite degli Ussari), l'uniforme verde, con colori distintivi per ogni reggimento, un dolman ma senza pelliccia, calzoni e stivali in stile ungherese e indossavano un abito come quello dei dragoni e uno particolare alla Kinski, dal 1812 aveva i risvolti corti e seguiva il regolamento Bardin. Erano la maggioranza della cavalleria leggera con 31 reggimenti nel 1811, 6 dei quali formati da belgi, svizzeri, italiani e tedeschi.

Lancieri
Nel 1811 furono creati 9 reggimenti di Lancieri (Lanciers) di Linea (quindi parte della Cavalleria di Linea, assieme ai Dragoni), i primi 6 originati dai sei reggimenti dei dragoni (vestiti alla francese), gli ultimi 3 dai lancieri della Vistola e dai cavalleggeri tedeschi (vestiti alla polacca). Tra le più temute forze di cavalleria delle armate napoleoniche c'erano i lancieri polacchi della Vistola, soprannominati dagli inglesi Hell's Picadores (I picadores dell'inferno) e dagli spagnoli Los Diablos Polacos (I diavoli polacchi). Questi reggimenti erano veloci quasi come gli ussari, avevano la stessa forza di sconvolgere i nemici dei corazzieri ed erano versatili come i dragoni. Erano armati con lance, spade e pistole. Erano la migliore forza di cavalleria per caricare la fanteria nemica negli spazi aperti, dove le loro lance potevano contrastare le baionette della fanteria nemica, (come accadde alla British Brigade di Colborne nella Battaglia di Albuera nel 1811) e davano la caccia ai nemici sbaragliati. Potevano essere letali anche contro altri tipi di cavalleria come avvenne con Sir William Ponsonby e i suoi Scots Greys a Waterloo. Alla fine delle guerre napoleoniche, gli inglesi furono così impressionati che decisero di creare un proprio reggimento di lancieri.

Esploratori
Nel 1813 Napoleone decretò la creazione degli Esploratori (Eclaireurs), tre reggimenti di cavalleria, armati di lance, per opporsi efficacemente ai cosacchi. Il reclutamento avveniva all'interno della cavalleria e dei coscritti. Queste nuove unità ebbero il tempo di prendere parte alla campagna francese del 1814, dove li incontrarono molte volte. Servirono in ricognizione e agli avamposti, ma eseguirono anche diverse cariche di cavalleria, come a Brienne, Montmirail e in particolare a Craonne, quando il colonnello Testot-Ferry guidò 1º reggimento attaccando l'artiglieria russa. Parteciparono anche alla difesa di Parigi, prima di essere sciolti dalla Prima Restaurazione.

Carica della cavalleria
La formazione di battaglia della cavalleria prevedeva che ci si disponesse su due file e si avanzasse verso il nemico al trotto da circa 250 metri di distanza, poi si accelerava al piccolo galoppo. Giunti a circa 150 metri si partiva al galoppo finché a 50 metri si proseguiva a briglia sciolta. Durante la carica finale, le prime file procedevano con la punta della sciabola in avanti, mentre le seconde file la mulinavano sopra la testa.
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Re: LA CAVALLERIA

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