Re: CARTE EVENTI - FASE 2 - ESTRAPOLAZIONE IDEE
Inviato: 29 agosto 2022, 14:12
Ma la regina dell’assedio era la torre mobile, detta battifredo o belfredo, già in uso fin dai tempi antichi col nome di elepoli.
Essa consentiva di avvicinare alle mura molte decine di uomini che trovavano riparo al suo interno, e di accedere agli spalti. I due requisiti fondamentali perché ciò avvenisse erano l’altezza della torre, che doveva superare quella delle mura, e la stabilità del terreno, che spesso era necessario rinforzare con rampe, sostegni e terrapieni per evitare che il manufatto, cui era necessaria la spinta di molti uomini – o il traino mediante carrucole, grazie a paletti fissati in precedenza alla base delle mura –, si arenasse lungo la strada.
I belfredi, dotati di ruote o di rulli, erano a più piani, solitamente almeno tre, collegati tra loro mediante scale interne. Il piano terra era affollato dai serventi che spingevano il manufatto, i livelli superiori venivano occupati non solo dai combattenti – tra cui molti arcieri e balestrieri che operavano grazie alle feritoie –, ma anche da macchine da lancio, mentre a quello intermedio, che doveva essere all’altezza degli spalti, era presente un ponte levatoio, per permettere l’accesso agli spalti stessi. Ad ogni piano c’erano scorte d’acqua o aceto per spegnere gli eventuali incendi, che le coperture di pelli e cuoio non sempre riuscivano a scongiurare. In caso di presenza di un fossato, la torre ospitava materiale per colmarlo.
La macchina da sfondamento per eccellenza era l’ariete. Si trattava di un lungo palo la cui estremità era costituita da una punta, uno scalpello o una testa d’ariete in metallo, che nei modelli più semplici era sorretto da un determinato numero di uomini; la sua spinta permetteva di colpire ripetutamente un singolo punto del muro per aprirvi una breccia. Nei modelli più complessi, un’impalcatura coperta da una tettoia imbottita sosteneva dall’alto il palo mediante delle funi; i serventi non dovevano far altro che caricare la trave tirandola indietro, per poi lasciarla andare contro il muro sfruttando il movimento a bilanciere.
Un altro sistema per raggiungere le mura era lo scavo di gallerie, mediante le quali i genieri arrivavano alla base della cinta muraria o delle torri e provvedevano a minarle. La procedura prevedeva che si compromettesse la stabilità della costruzione scavando un vuoto sotto di essa e puntellando lo scavo con sostegni e tavole di legno. Una volta terminato il lavoro di sterro, si riempiva l’antro così ottenuto di sterpaglie e materiali infiammabili e si dava fuoco ai puntelli; in un attimo, cedeva il terreno e ciò che vi era sopra.
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In dotazione nuovi mezzi di assedio per assaltare le mura senza MdA.
Essa consentiva di avvicinare alle mura molte decine di uomini che trovavano riparo al suo interno, e di accedere agli spalti. I due requisiti fondamentali perché ciò avvenisse erano l’altezza della torre, che doveva superare quella delle mura, e la stabilità del terreno, che spesso era necessario rinforzare con rampe, sostegni e terrapieni per evitare che il manufatto, cui era necessaria la spinta di molti uomini – o il traino mediante carrucole, grazie a paletti fissati in precedenza alla base delle mura –, si arenasse lungo la strada.
I belfredi, dotati di ruote o di rulli, erano a più piani, solitamente almeno tre, collegati tra loro mediante scale interne. Il piano terra era affollato dai serventi che spingevano il manufatto, i livelli superiori venivano occupati non solo dai combattenti – tra cui molti arcieri e balestrieri che operavano grazie alle feritoie –, ma anche da macchine da lancio, mentre a quello intermedio, che doveva essere all’altezza degli spalti, era presente un ponte levatoio, per permettere l’accesso agli spalti stessi. Ad ogni piano c’erano scorte d’acqua o aceto per spegnere gli eventuali incendi, che le coperture di pelli e cuoio non sempre riuscivano a scongiurare. In caso di presenza di un fossato, la torre ospitava materiale per colmarlo.
La macchina da sfondamento per eccellenza era l’ariete. Si trattava di un lungo palo la cui estremità era costituita da una punta, uno scalpello o una testa d’ariete in metallo, che nei modelli più semplici era sorretto da un determinato numero di uomini; la sua spinta permetteva di colpire ripetutamente un singolo punto del muro per aprirvi una breccia. Nei modelli più complessi, un’impalcatura coperta da una tettoia imbottita sosteneva dall’alto il palo mediante delle funi; i serventi non dovevano far altro che caricare la trave tirandola indietro, per poi lasciarla andare contro il muro sfruttando il movimento a bilanciere.
Un altro sistema per raggiungere le mura era lo scavo di gallerie, mediante le quali i genieri arrivavano alla base della cinta muraria o delle torri e provvedevano a minarle. La procedura prevedeva che si compromettesse la stabilità della costruzione scavando un vuoto sotto di essa e puntellando lo scavo con sostegni e tavole di legno. Una volta terminato il lavoro di sterro, si riempiva l’antro così ottenuto di sterpaglie e materiali infiammabili e si dava fuoco ai puntelli; in un attimo, cedeva il terreno e ciò che vi era sopra.
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In dotazione nuovi mezzi di assedio per assaltare le mura senza MdA.