Principato di Antiochia

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Boemondo VII d'Antiochia

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Boemondo VII di Tripoli (1261 – 19 ottobre 1287) dal 1275 fino alla morte fu conte di Tripoli e principe titolare d'Antiochia (l'unica parte rimasta di quello che era stato il grande Principato di Antiochia era il porto di Laodicea); trascorse gran parte del suo regno in lotta contro i Templari (1277 – 1282).

Biografia
Era figlio di Boemondo VI d'Antiochia e di Sibilla d'Armenia e fratello di Lucia di Tripoli: poiché alla morte del padre non aveva ancora l'età per regnare, Sibilla esercitò la reggenza, nonostante questa carica fosse pretesa anche dal re Ugo III di Cipro, più prossimo parente maschio del defunto Boemondo VI. Sibilla nominò balivo il vescovo di Tortosa, Bartolomeo. Boemondo restò fino alla maggiore età sotto la protezione dello zio Leone III d'Armenia presso la corte in Cilicia. Tornò a Tripoli nel 1277 e subito strinse pace con Qalawun, il sultano mamelucco, riconobbe Ruggero di San Severino reggente di San Giovanni d'Acri per conto di Carlo I d'Angiò ed esentò dalle tasse portuali i veneziani, favorendoli rispetto ai genovesi e ai loro alleati.
Al suo ritorno si inimicò la potente famiglia degli Embriaci, signori di Gibelletto e governatori di Biblo attraverso Guido II. Tripoli era allora divisa tra due fazioni, quella "romana" capeggiata da Paolo di Segni, vescovo di Tripoli e quella "armena" guidata da Sibilla e Bartolomeo. Paolo si era fatto amico dapprima Guillaume de Beaujeu, nuovo Gran Maestro dell'Ordine templare ed in seguito si alleò con gli Embriaci, di norma avversi ai Templari, contro il Conte: questo portò ad una serie di guerre tra Boemondo e l'Ordine. Il Principe bruciò la loro sede a Tripoli ed i Cavalieri risposero razziando il castello comitale di Botron ed attaccando Nephin: quando Boemondo marciò su Biblo venne sconfitto e fu costretto a firmare una tregua.
Nel 1278 Guido II ed i Templari assalirono Tripoli, scontrandosi con Boemondo sotto le mura: questi fu sconfitto, ma la flotta dei Templari perse dodici navi a causa di una tempesta, mentre la flotta di Boemondo composta da quindici navi attaccava e danneggiava la templare Sidone. La tregua fu mediata da Nicolas de Lorgne, Gran Maestro degli Ospitalieri. L'ultima fase della guerra cominciò nel gennaio 1282, quando Guido ed i Templari tentarono di attaccare Tripoli di sorpresa.
Essi avevano progettato di radunarsi nella sede dei Templari, ma quando arrivarono non trovarono il locale precettore, lo spagnolo Reddecoeur. Temendo una cospirazione cercarono rifugio presso gli Ospitalieri che li consegnarono a Boemondo che in cambio risparmiò le loro vite. Il Conte non ebbe pietà con i suoi prigionieri, fece immediatamente giustiziare tutti i Templari mentre gli altri seguaci di Guido furono accecati[1]. Guido stesso, insieme ad i suoi fratelli e cugini, furono gettati nel fossato del castello di Nephin e lasciati morire di fame[1].
Questo ultima azione alienò ulteriormente i genovesi ed i Montfort, ma questi ultimi furono battuti da Boemondo nel prendere il controllo di Biblo.
Nel 1287 Laodicea fu conquistata da Qalawun, che dichiarò che essa, in quanto parte di Antiochia, non ricadeva nell'ambito di applicazione del loro trattato. Boemondo morì poco dopo, senza lasciare figli da sua moglie Margherita di Brienne-Beaumont[2]. Tripoli precipitò in una crisi di successione fino a quando sua sorella Lucia arrivò dall'Europa per prendere il controllo della contea.

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http://it.wikipedia.org/wiki/Boemondo_VII_d'Antiochia
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Boemondo VI d'Antiochia

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Boemondo VI d'Antiochia, soprannominato le Beau (il Bello) (1237 circa – 1275), fu principe d'Antiochia e conte di Tripoli dal 1251 al 1275.

Biografia
Boemondo VI era figlio di Boemondo V d'Antiochia e di Luciana dei conti di Segni, una bis-nipote di Papa Innocenzo III. Quando Boemondo V morì nel gennaio 1252, il quindicenne Boemondo VI gli successe sotto la reggenza di sua madre. Luciana tuttavia non lasciò mai Tripoli e preferì invece cedere il governo del principato ai suoi parenti romani. Questo la rese impopolare, così il giovane Boemondo si guadagnò l'appoggio di re Luigi IX di Francia, all'epoca impegnato in una Crociata, per ottenere il permesso da papa Innocenzo IV di iniziare a regnare qualche mese prima di diventare maggiorenne. Il giovane Boemondo in seguito si recò a Acri dove fu fatto cavaliere da Re Luigi, e prese il potere in Antiochia. Fu negoziata una tregua tra Antiochia ed il Regno armeno di Cilicia grazie agli sforzi di re Luigi, su suggerimento del quale, nel 1254 il diciassettenne Boemondo sposò Sibilla di Armenia, figlia del re Aitone I d'Armenia, mettendo così fine alla lotta per il potere tra i due stati, iniziata da suo nonno Boemondo IV d'Antiochia.

Guerra di San Saba
La Signoria di Gibelletto ed i suoi signori della famiglia genovese degli Embriaci erano vassalli del Conte di Tripoli; per cui Boemondo fu coinvolto in un conflitto tra genovesi e veneziani, la guerra di San Saba, che iniziò nel 1256, causò a molti nobili della Terra santa la perdita di preziose risorse e costò decine di migliaia di vite umane. Gli Embriaci signori di Gibelletto erano stati risoluti opponenti dei principi di Antiochia. Boemondo appoggiò i veneziani ma i genovesi Embriaci, nel 1258, si ribellarono contro di lui dando inizio ad una guerra civile che andò avanti per decenni. Boemondo riuscì a limitare i disordini facendo uccidere da alcuni servi il leader della rivolta, Bertrando I Embriaco (un cugino di Guido I Embriaco), ma le ostilità continuarono.
Il figlio di Bertrando Bartolomeo Embriaco divenne sindaco di un Comune costituito dalla famiglia degli Embriaci. Il fratello di Bartolomeo, Guglielmo, insieme a suo cugino il Signore di Gibelletto, furono infine sconfitti dal figlio di Boemondo, Boemondo VII, e poi cacciati definitivamente dai musulmani.

Relazioni con i Mongoli
Il regno di Boemondo vide anche un grande conflitto tra i Mamelucchi ed i Mongoli. L'esercito mongolo continuava ad avvicinarsi dall'Asia centrale ed il Regno armeno di Cicilia ed il Principato di Antiochia si trovavano proprio sul suo percorso. I Mongoli avevano una meritata reputazione di spietatezza, se le città sul loro cammino non si arrendevano immediatamente gli abitanti venivano massacrati a decine di migliaia. La nazione cristiana della Georgia era stata conquistata nel 1236. Il re Aitone I d'Armenia, suocero di Boemondo, prudentemente decise di sottomettersi all'autorità mongola e nel 1247 inviò suo fratello Sempad presso la corte mongola di Karakorum, a negoziare l'alleanza.
Aitone in seguito persuase suo genero Boemondo a fare lo stesso,ed Antiochia divenne tributaria dei Mongoli nel 1260. Quello stesso anno sia Aitone che Boemondo parteciparono con le proprie forze alla conquista mongola di Aleppo e Damasco. I resoconti storici, citando dagli scritti dello storico medievale Templare di Tiro, descrivono spesso in maniera drammatica l'entrata trionfale in Damasco dei tre governanti cristiani insieme: Aitone, Boemondo e Kitbuqa, tuttavia gli studiosi moderni dubitano che questa storia sia apocrifa.
I Mongoli ricompensarono Boemondo restituendogli vari territori che aveva perso contro i musulmani, come Laodicea (in Siria), Idlib, Kafar-dubbin e Jableh, che Boemondo riuscì quindi a rioccupare con l'assistenza di alcuni cavalieri templari ed ospitalieri.
In cambio delle terre, Boemondo dovette far re-insediare ad Antiochia il patriarca greco ortodosso Eutimio al posto del patriarca latino, poiché i Mongoli intendevano a rafforzare i legami con l'Impero bizantino. Questo valse a Boemondo l'ostilità dei Latini di Acri e la scomunica del Patriarca di Gerusalemme, Jacques Pantaléon. Papa Alessandro IV mise l'esame del caso di Boemondo nell'agenda del suo prossimo concilio (insieme a quelli di Aitone I di Armenia e Daniele di Russia), ma morì nel 1261, qualche mese prima che il concilio potesse avere luogo. Per il nuovo Papa, la scelta cadde proprio su Jacques Pantaleon, che prese il nome di Papa Urbano IV e che, dopo aver conosciuto le motivazioni che avevano indotto Boemondo a sottomettersi ai Mongoli, sospese la sua sentenza di scomunica.
Dopo la presa di Damasco i Mongoli cessarono la loro avanzata verso ovest a causa di problemi interni al loro impero. Il grosso dell'esercito Mongolo lasciò la Siria, ne rimase solo una piccola parte per occupare il territorio al comando di Kitbuqa. Questo fornì un'opportunità a Mamelucchi egiziani che avanzarono da nord, dal Cairo, per scontrarsi con i Mongoli, lungo la via negoziarono un insolito patto di neutralità con gli ifranj di Acri che permisero agli egiziani di attraversare il territorio dei crociati, così i Mamelucchi riuscirono a sconfiggere i Mongoli nella storica battaglia di Ayn Jalut, nel settembre 1260. Eliminato l'esercito Mongolo, i Mamelucchi procedettero a conquistare la Siria e l'Iran, che erano state devastate dai Mongoli e, guidati da Baybars, cominciarono anche a minacciare Antiochia.
Nel 1263 Boemondo ed Aitone tentarono vari metodi per riprendere il controllo della situazione. Rapirono il patriarca greco Eutimio e lo portarono via in Armenia, rimpiazzandolo con il latino Obizzo Fieschi. Tentarono anche di costituire strumenti di pressione di tipo finanziario da utilizzare nelle trattative con i Mamelucchi: per esempio il legno delle foreste dell'Anatolia meridionale e del Libano, che Boemondo e Aitone controllavano e di cui gli egiziani avevano bisogno per la costruzione di navi; ma quando Aitone cercò di usarlo come merce di scambio per ottenere una tregua con i Mamelucchi, i tentativi di embargo ebbero il solo effetto di incitare ulteriormente Baybars.
Nel 1264, Boemondo chiese anche l'appoggio dei Mongoli, si recò alla corte di Hulagu per cercare di ottenere tutto l'aiuto possibile dal governante dei Mongoli contro l'avanzata dei Mamelucchi, ma Hulagu era scontento con Boemondo, che aveva sostituito il patriarca greco con uno latino, perché l'alleanza con i Bizantini era per lui importante contro i Turchi in Anatolia.

Caduta di Antiochia
Nel 1266, Aitone si recò presso la corte mongola a chiedere aiuto ma, durante la sua assenza, l'esercito Mamelucco si scontrò con l'esercito della Cilicia armena, comandato dai figli di Aitone, nella battaglia di Mari. I Mamelucchi furono i vincitori: uccisero uno dei figli di Aitone, imprigionarono l'altro e lasciarono il Regno armeno di Cilicia devastato, riducendone la capitale in rovina. Dopo avere saccheggiato la Cilicia i Mamelucchi concentrarono la loro attenzione verso Antiochia, ma i generali avevano già preso il loro bottino dalla Piccola Armenia e non desideravano un'altra battaglia. Boemondo fu abile nel corromperli evitando così il loro attacco.
Baybars fu però seccato dalla debolezza dei suoi generali, e tornò all'attacco. Nel maggio 1267 attaccò Acri e nel 1268 iniziò l'assedio di Antiochia, prendendo la città mentre Boemondo era a Tripoli. Tutto il nord della Siria fu rapidamente perduto, lasciando a Boemondo la sola Tripoli.

Assedio di Tripoli
Baybars attaccò di nuovo nel 1271, iniziò l'assedio di Tripoli mandando una lettera a Boemondo minacciandolo di annientamento totale e deridendo la sua alleanza con i Mongoli:

« Le nostre bandiere gialle hanno respinto le tue bandiere rosse ed il suono delle campane è stato sostituito dalla chiamata: "Allâh Akbar"! (...) Avverti le tue mura e le tue chiese che presto faranno i conti con le nostre macchine d'assedio, i tuoi cavalieri che presto le nostre spade si auto-inviteranno nelle loro case (...) Vedremo poi quanto sarà utile la tua alleanza con Abagha »
(Lettera di Baybars a Boemondo VI del 1271)

Boemondo chiese una tregua per non perdere anche Tripoli, ma Baybars lo derise per la mancanza di coraggio, e gli chiese di pagare tutte le spese delle campagne dei Mamelucchi. Boemondo ebbe abbastanza orgoglio da rifiutare l'offerta, in maggio però Baybars gli offrì ugualmente una tregua. A quell'epoca i Mamelucchi avevano espugnato tutti i castelli crociati nell'entroterra, ma arrivò la notizia di una nuova Crociata, condotta dal principe che in seguito sarebbe diventato Edoardo I d'Inghilterra. Il 9 maggio 1271 Edoardo era sbarcato a San Giovanni d'Acri, dove fu presto raggiunto da Boemondo e da suo cugino re Ugo di Cipro e Gerusalemme.
Boemondo morì nel 1275 lasciando un figlio e tre figlie:
Boemondo VII, principe nominale di Antiochia e conte di Tripoli;
Isabella di Poitiers, che morì non sposata e senza figli;
Lucia di Tripoli, contessa di Tripoli e
Maria di Poitiers (m. 1280 circa) che sposò Nicola di Saint-Omer (m.1294).
Il rancore dei Mamelucchi per l'alleanza di Boemondo con i Mongoli non si spense che nel 1289 con la finale caduta di Tripoli.

http://it.wikipedia.org/wiki/Boemondo_VI_d%27Antiochia
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Enrico d'Antiochia

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Enrico di Antiochia (conosciuto anche come Enrico di Poitiers; circa 1210 – Tiro, 18/27 giugno 1276) fu reggente del Regno di Gerusalemme con la moglie Isabella di Lusignano.

Biografia
Era il figlio di Boemondo IV di Antiochia, principe di Antiochia e della sua prima moglie Piacenza Embriaco de Gibelet.
Nel 1233 Enrico sposò Isabella di Lusignano, la figlia di Ugo I di Cipro e Alice di Champagne. Nel 1263, Isabella fu nominata reggente di Gerusalemme e a sua volta nominò Enrico Reggente del regno.
Enrico morì annegato al largo di Tiro nel giugno 1276 durante la navigazione verso Tripoli su una nave imperiale. Il suo corpo venne recuperato e, dopo la morte del figlio Ugo III, entrambi furono portati a Nicosia per la sepoltura.
Enrico e Isabella hanno avuto due figli:
Ugo III di Cipro (1235-1284), anche Ugo I di Gerusalemme.
Margherita di Antiochia (c.1244 - 1308), che sposò nel 1268 Giovanni di Montfort, ma non ebbero figli. Più tardi divenne suora a Cipro, e fu sepolta a Nicosia.
I loro figli adottarono anche il cognome della madre "di Lusignano", fondando la seconda Casa di Lusignano.

http://it.wikipedia.org/wiki/Enrico_d%27Antiochia
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