Sacro Romano Impero

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Elisabetta di Wittelsbach (1231-1273)

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Elisabetta di Wittelsbach (Landshut, 1227 – Greifenburg, 9 ottobre 1273) è stata regina di Germania e successivamente contessa del Tirolo.

Biografia
Era figlia del duca di Baviera Ottone II. Sposò il re di Germania Corrado IV, figlio di Federico II a Vohburg il 1º settembre 1246. Dall'unione con Corrado nacque Corradino (1252 - 1268).
Rimasta vedova di Corrado, si risposò il 6 ottobre 1258 con Mainardo II di Tirolo-Gorizia, dal quale ebbe sei figli: Alberto III di Tirolo, Enrico, Ottone, Ludovico, Agnese (moglie di Federico I di Meissen), Elisabetta (moglie di Alberto I d'Asburgo).
Alla notizia della cattura di Corradino durante la battaglia di Tagliacozzo e della sua condanna morte (1268), Elisabetta accorse a Napoli per tentare di riscattarlo. Ma il suo intervento fu vano, infatti riuscì solo a far un lascito alla chiesa del Carmine di Napoli in virtù del quale tuttora annualmente viene dedicata una messa in suffragio del figlio.

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Grande Interregno

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Per interregno si intende, nella storiografia del Sacro Romano Impero, il periodo che va dalla deposizione di Federico II da parte di papa Innocenzo IV, nel 1245 all'elezione di Rodolfo I nel 1273.
Durante questo periodo vennero eletti Re dei Romani Enrico Raspe, Guglielmo II d'Olanda, Alfonso X di Castiglia e Riccardo di Cornovaglia. Nessuno di loro però riuscì ad esercitare concretamente il potere imperiale.

Evoluzione della valutazione storiografica
Il concetto di interregno, che Friedrich Schiller definì ne "il conte d'Asburgo" i tempi senza imperatore, gli orribili tempi, nasce da una visione storiografica tedesca del secolo XIX che esaltava l'epoca degli Hohenstaufen, e vedeva il periodo successivo come un periodo di guerre e disordini nell'impero. La visione storiografica moderna tende piuttosto a considerare questo periodo in maniera molto sfaccettata, tenendo conto del contesto e delle opzioni delle parti in causa, e respinge l'immagine dei "principi egoisti", indifferenti al bene dell'impero, e di un periodo caotico e senza legge.

Storia

La deposizione di Federico II
L'inizio dell'interregno è datato, dalla deposizione di Federico II da parte di papa Innocenzo IV, il 17 luglio 1245, o, in alternativa, dalla morte di Federico II, il 13 dicembre 1250. A prescindere da quale data si scelga, per la situazione politica nell'Impero durante l'interregno era di grande importanza valutare se la deposizione di Federico II da parte del papa fosse legittima. E a questo riguardo non vi era unanimità già tra i contemporanei.
La lotta tra Federico II e Innocenzo IV verteva, ideologicamente, sul problema di chi fosse a capo della cristianità, ma era provocata da concreti motivi di politica di potenza: Federico II era Imperatore tedesco e, contemporaneamente, Re di Sicilia. Lo Stato della Chiesa si poneva di fatto in mezzo a questi due domini. Le tensioni causate da questa situazione culminarono in una doppia scomunica dell'Imperatore da parte del papa Gregorio IX (1239). Gregorio IX progettava per il 1240 un sinodo a Roma, il cui svolgimento venne impedito da Federico, che assediò Roma e assalì le navi che trasportavano i partecipanti al sinodo, imprigionando centinaia di prelati. Gregorio morì poco dopo, il 21 agosto 1241.
Il 10 settembre dello stesso anno i più importanti principi ecclesiastici dell'Impero, l'arcivescovo di Magonza Sigfrido III di Eppstein e quello di Colonia, si allearono contro l'imperatore, iniziando in questo modo la lotta contro il potere degli Hohenstaufen anche in Germania. Il trattato stipulato tra i due arcivescovi mostra molto bene con quale velocità circolassero le notizie a quell'epoca: infatti il trattato conteneva la posizione dei due arcivescovi riguardo al conflitto che "presentemente" opponeva Federico a papa Gregorio. Ma alla data del contratto papa Gregorio era già morto da tre settimane.
Fu solo il 25 giugno 1243 che Sinibaldo Fieschi, giurista ecclesiastico di nobile famiglia genovese, venne eletto papa. Volle chiamarsi Innocenzo IV. Un anno dopo la sua elezione riuscì a fuggire da Roma, che Federico continuava a tener assediata, per raggiungere Genova ed infine Lione. In precedenza aveva tentato, senza successo, di giungere ad un accordo con Federico. Il 3 gennaio 1245 Innocenzo convocò un nuovo concilio a Lione, che ebbe inizio il 28 giugno 1245, con circa 150 partecipanti. Tra loro, nessuno dei principali nemici di Federico nell'Impero. Si suppone che questi fossero al corrente dei piani di deposizione, ma che preferirono rimanere lontani dal concilio, forse per scrupolo, forse temendo le conseguenze di un fallimento.
Nella riunione conclusiva del sinodo Innocenzo proclamò la deposizione di Federico, sulla base di quattro gravi imputazioni: ripetuto spergiuro, rottura della pace tra Chiesa e Impero, arresto di prelati sulla via del concilio, e per comprovata eresia. Il papa proibì a tutti i sudditi di considerarlo Re e Imperatore, invitando i Principi elettori a eleggere un nuovo re. Innocenzo trasse la legittimazione a questo atto dal fatto di essere rappresentante di Cristo in terra.

L'elezione di Enrico Raspe
Il papa aveva cercato di arrogarsi il diritto di deporre l'imperatore con ogni tipo di raffinatezze giuridiche ed ecclesiastiche, ma il suo gesto ebbe nell'Impero reazioni piuttosto contenute. Gli altri sovrani europei non interruppero le loro relazioni con l'Imperatore, ma nemmeno reagirono agli appelli alla solidarietà da parte di Federico.
La situazione era molto complicata anche perché, nel 1237, durante una dieta tenutasi a Vienna, Federico II aveva fatto eleggere Re dei Romani suo figlio, Corrado, il quale però non venne mai formalmente incoronato, e che per questo si fregiava del titolo di "in romanorum regem electus". Il papa, peraltro, non aveva mai riconosciuto questa elezione.
Furono gli ecclesiastici nemici di Federico in Germania a muovere i primi passi: il 22 maggio 1246 gli arcivescovi di Colonia e Magonza, assieme ad altri vescovi, conti e signori, elessero Enrico Raspe Re dei Romani.
Il regno di Heinrich Raspe non fu mai solido. Da un lato il grandissimo debito politico verso la chiesa lo rese ben presto noto come "pfaffenkönig" - rex clericorum (evidente ironia sul suo titolo ufficiale di Rex romanorum). Inoltre Corrado si rifiutò di rinunciare al proprio titolo. Raspe, anche in considerazione della crescente opposizione che incontrava in Germania, si vide costretto a muovere guerra all'Hohenstaufen. Nell'inverno del 1247 assediò Ulma e Reutlingen. Ferito nei pressi di Reutlingen, abbandonò all'improvviso i suoi piani bellici, ritirandosi nel suo castello in Turingia, nei pressi di Eisenach, dove morì il 16 febbraio 1247.

Guglielmo II d'Olanda
Alla morte di Enrico Raspe il partito filo-papale elesse Re dei Romani Guglielmo II d'Olanda, perché nessun altro principe dell'Impero era disposto a proseguire la lotta alla casa degli Hohenstaufen (Svevi). Venne incoronato dall'arcivescovo di Colonia ad Aquisgrana, il 1 novembre 1248. La sua incoronazione non sortì però grandi effetti, perché la maggior parte dei principi si pronunciò a favore di Federico II, mentre gli altri non erano disposti a riconoscerlo solo in cambio di lauti compensi. Fece così ritorno in Olanda. Fu solamente nel 1250, alla morte di Federico II, e con suo figlio Corrado IV costretto ad affrettarsi in Italia, che Guglielmo cominciò ad avere un seguito in Germania, grazie a dimostrazioni di benevolenza e a cessione di feudi, e solamente alla morte di Corrado IV nel 1254, la corona di Guglielmo venne riconosciuta senza opposizioni significative.
Subito dopo condusse una campagna vittoriosa contro Margherita di Fiandra, e nel 1256 si apprestò a sottomettere i Frisoni che si erano ribellati. Durante la campagna, nei pressi di Hoogwood, in Olanda, attraversando uno specchio d'acqua ghiacciato, il suo cavallo spezzò la crosta di ghiaccio, ed egli cadde nell'acqua gelata. Fu così catturato dai Frisoni, che lo uccisero.

La doppia elezione del 1256/57
Alla morte di Guglielmo, i sette principi elettori non riuscirono a trovare un accordo sul nome del nuovo Re dei Romani. Tre di loro (Treviri, Sassonia e Brandeburgo) indicarono Alfonso X di Castiglia, nipote di Filippo di Svevia, mentre Colonia, Magonza e Palatinato scelsero Riccardo di Cornovaglia, cognato di Federico II, nonché fratello di Enrico III d'Inghilterra. Il settimo elettore, Ottocaro II diede il proprio voto ad ambedue, facendosi prima pagare da entrambi.
Nessuno dei due riuscì a trasformare la propria elezione in un potere concreto, per quanto Riccardo fosse stato incoronato Re dei Romani (17 maggio 1257), e si fosse recato di quando in quando in Germania, per far valere il proprio titolo (l'ultima volta nel 1269). Alfonso invece non dimostrò mai grande interesse alla corona imperiale, se non per quanto concerneva i suoi interessi in Italia, e non mise mai piede in Germania. Riccardo morì nel 1272, e, qualche mese più tardi, Alfonso rinunciò a qualsiasi pretesa sul trono dell'Impero.

L'elezione di Rodolfo d'Asburgo e la fine dell'interregno
La rinuncia al titolo imperiale da parte di Alfonso X spinse il papa Gregorio X a prendere l'iniziativa per por fine al vuoto di potere creatosi nell'impero. Il papa richiese un'elezione in tempi brevi, e affidò la scelta ai principi elettori. Il re di Boemia, Ottocaro, rientrava nella rosa dei candidati, e era, in quanto principe elettore, necessario per la valida elezione del re, ma venne escluso dal processo elettivo, in parte per suoi errori diplomatici, in parte per le manovre degli altri principi, Gli altri sei principi elettori giunsero ad un accordo sulla data dell'elezione, che avrebbe dovuto tenersi il 29 settembre 1273, e restrinsero i candidati a due: Rodolfo d'Asburgo e Sigfrido di Anhalt. Nel frattempo, oltre a Ottocaro di Boemia, anche il re di Francia e il langravio di Turingia manifestavano l'ambizione ad essere eletti imperatori.
Più si avvicinava il giorno dell'elezione, più il consenso si cristallizzava attorno al nome di Rodolfo. I motivi erano molteplici: da un lato Rodolfo era uno dei principi più ricchi e rispettati della Germania meridionale, e dall'altro i principi elettori erano interessati ad un candidato attivo e abile in guerra, ma non esageratamente potente. E così, il primo ottobre 1273, nella città di Francoforte, Rodolfo venne eletto Re dei Romani. Lungo la strada per Aquisgrana ricevette le insegne imperiali, e il 24 ottobre venne incoronato.
Rodolfo d'Asburgo dovette impegnarsi davanti ai principi elettori a restituire i beni imperiali alienati durante il periodo degli Staufer, e a por fine alle numerose faide in corso.
Eletto imperatore, Rodolfo non si limitò a rinnovare il "Reichslandfrieden" del 1235 (ispirandosi all'esempio degli Hohenstaufen), ma contrattò dei "Landfrieden" locali con i singoli grandi feudatari nell'ovest e nel sud della Germania, come fece per esempio con il Landfrieden austriaco del 1276 e con quello bavarese, renano e franco del 1281. Cercò di affermare l'ordine anche in regioni più periferiche dell'impero: nel 1289/90, in Turingia, fece abbattere 66 castelli che ospitavano cavalieri che si erano dati al brigantaggio. Nel marzo 1287 Rodolfo ritenne i tempi maturi per proclamare un Landfrieden generale.
Il 9 agosto 1281 decretò che tutte le donazioni o cessioni di beni e diritti imperiali avvenute dopo la fine del regno di Federico II dovevano essere considerate nulle, a meno che non venissero ratificate dalla maggioranza dei principi elettori. Inoltre nominò appositi funzionari, incaricati individuare i beni imperiali passati in possesso a qualcun altro, e ad agire in veste di rappresentanti dell'imperatore. Rodolfo infine riorganizzò in maniera radicale l'intera amministrazione del patrimonio imperiale, rendendola finalmente efficiente, una misura che le altre monarchie europee (come Francia e Inghilterra) avevano preso da molto tempo.
Questa politica ebbe successo soprattutto nei territori vicini alla base del potere di Rodolfo, ovvero nella Germania Sud-occidentale, mentre nelle zone più distanti, come il settentrione, sebbene cercasse, con l'aiuto di alleati, di recuperare i beni imperiali e a garantire i diritti delle città, non ottenne risultati di rilievo.

Conseguenze politiche dell'interregno
Per trent'anni il Sacro Romano Impero era rimasto privo di un forte potere centrale. Questo non fece che accentuare le spinte centrifughe già presenti nell'Impero. In questi anni si rafforzò il ruolo dei principi elettori, ponendo le premesse del processo che sarebbe sfociato, nel 1356, nella Bolla d'oro. I principi territoriali consolidarono la loro sovranità, ed anche le città rafforzarono la loro indipendenza rispetto al potere feudale ed imperiale. All'indomani dell'interregno gli imperatori furono costretti, per assicurarsi libertà d'azione rispetto alle molteplici istanze e poteri dell'Impero, a contare in misura sempre maggiore sui propri territori dinastici. Di conseguenza divenne sempre più difficile che l'imperatore medesimo fosse considerato super partes e sintesi politica dell'Impero nel suo complesso.

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Adolfo I del Sacro Romano Impero

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Adolfo di Nassau-Weilburg (prima del 1250 – Göllheim, 2 luglio 1298) fu re dei Romani dal 1292 al 1298. Fu il primo sovrano nella storia del Sacro Romano Impero che, seppur sano nella mente e nel corpo, venne deposto dai principi elettori in assenza di una scomunica papale.

Biografia
Adolfo era figlio del conte Walram II e di Adelaide von Katzenelnbogen. Suo fratello, Diether, fu arcivescovo di Treviri.

Elezione a re
All'epoca della sua elezione Adolfo aveva poco più di quarant'anni. La sua attività politica si era sin ad allora limitata all'alleanza con l'arcivescovo di Colonia. Non disponeva neppure dell'intero patrimonio della famiglia dei conti di Nassau, situato in principalmente a nord e nord-ovest di Francoforte sul Meno. Adolfo non disponeva di una propria cancelleria, ma, grazie ai suoi rapporti con gli arcivescovi di Treviri e Colonia, aveva probabilmente una buona conoscenza della situazione politica nella zona del medio Reno e di Magonza. Parlava, oltre al tedesco, anche francese e latino, cosa che per l'epoca era insolita persino tra i nobili.
Rodolfo I, predecessore di Adolfo, non era riuscito a convincere il re di Boemia, Venceslao II a sostenere l'elezione a re di Alberto d'Asburgo, figlio di Rodolfo. Le perplessità di Venceslao e degli altri principi elettori rispetto ad un'elezione di Alberto non vennero meno con la morte di Rodolfo. Solamente il conte palatino Ludovico il Severo assicurò il proprio voto ad Alberto. Secondo un documento del secolo XIV i risentimenti verso Alberto erano tanto profondi che l'arcivescovo di Colonia, Siegfried von Westerburg, fece del rifiuto una questione di principio, argomentando che non era giusto che il figlio succedesse al padre.
Inoltre Venceslao e Siegfried si accordarono con Gerhard II von Eppstein, arcivescovo di Magonza, acché il futuro re servisse principalmente i loro interessi. Venceslao riuscì a portare dalla propria parte anche gli elettori di Brandeburgo e di Sassonia. Il Conte palatino e l'arcivescovo di Colonia si piegarono allora alla volontà della maggioranza.

Gli impegni di Adolfo verso i principi elettori
Una volta assicuratasi la maggioranza, l'arcivescovo di Colonia propose al collegio dei principi elettori il nome di Adolfo di Nassau. Questi era disposto, nell'eventualità di una sua elezione a re tedesco, a fare vaste concessioni ai principi elettori, e a far proprie le loro indicazioni politiche.
Il primo a valersi di questa disponibilità fu l'arcivescovo di Colonia, il quale, il 27 aprile 1292, ancor prima dell'elezione di Adolfo, si fece confezionare da quest'ultimo un documento (capitulatio) nel quale, in caso di elezione, venivano confermate una lunga lista di proprietà, di sequestri di città e castelli imperiali, nonché la somma di 25.000 marchi d'argento. Inoltre Adolfo assicurava all'arcivescovo il proprio sostegno contro eventuali avversari, e si impegnava a ché nessun avversario dell'arcivescovo entrasse a far parte del consiglio imperiale. Adolfo si impegnava a dare, dopo l'elezione, assicurazioni sufficienti dell'adempimento dei propri impegni, e se fosse stato altrimenti a rinunciare al trono.
Anche gli altri principi elettori ottennero analoghe assicurazioni da Adolfo, anche se successivamente all'elezione. Chi ottenne i maggiori vantaggi fu il re di Boemia Venceslao: Adolfo gli promise di revocare ad Alberto d'Asburgo i ducati d'Austria e Stiria. Questa manovra doveva avvenire secondo la falsariga della lotta tra Rodolfo I e Ottocaro II (re di Boemia e padre di Venceslao): dapprima Alberto doveva essere chiamato a presentarsi di fronte ad un tribunale imperiale. Se non avesse accettato di comparire, le decisioni del tribunale dovevano essere eseguite, anche facendo uso della forza. Così Venceslao avrebbe avuto di ritorno i territori che il padre aveva dovuto cedere agli Asburgo.
All'elettorato di Magonza furono promesse le città imperiali di Mühlhausen e Nordhausen, in Turingia, oltre a vantaggi di natura finanziaria. Come il collega di Colonia, anche l'arcivescovo di Magonza pretese che nessuna persona a lui sgradita facesse parte del consiglio imperiale.
In confronto ai vantaggi ottenuti dagli arcivescovi di Magonza e Colonia e dal re di Boemia, le richieste del conte palatino e dell'arcivescovo di Treviri furono molto limitate.
Il 5 maggio 1292 Adolfo venne eletto re, e l'incoronazione ebbe luogo il 24 di giugno ad Aquisgrana. Ma il re aveva ben pochi margini di manovra, proprio per l'entità delle promesse fatte.

Promesse non mantenute
Come aveva convenuto con l'arcivescovo di Colonia, Adolfo, dopo l'incoronazione, rimase per quattro mesi nei territori dell'arcidiocesi. Ma, a dispetto degli accordi fatti, Adolfo si emancipò ben presto dai propri elettori, e si alleò con i loro nemici. Per esempio confermò e addirittura estese i diritti della nobiltà e della città di Colonia, che si erano rivolti a lui in opposizione all'arcivescovo. In questo modo veniva frustrato il tentativo dell'arcivescovo di riacquistare la propria influenza nella città.
Anche le assicurazioni a Venceslao riguardo ai ducati d'Austria e Stira vennero rapidamente dimenticate. Alberto seppe gestire con un abile diplomazia il confronto con il nuovo re, e, nel novembre 1292 ottenne l'investitura ufficiale sui ducati d'Austria, di Stiria, sulla Marca vindica e sulla città di Pordenone, in cambio della restituzione del tesoro imperiale, che era rimasto in suo possesso. Il possesso di tali gioielli, insegne e reliquie dell'Impero, erano un indizio importante per la legittimità dell'autorità del sovrano, ma non una condicio sine qua non. Adolfo, con ogni sua decisione, si allontanava sempre più dalle promesse fatte agli elettori, ma in modo tale che nessuno potesse accusarlo di aver violato i patti.
Come sovrano Adolfo seppe agire con grande sicurezza. La sua corte divenne una calamita per chi cercava una tutela dai principi imperiali, che diventavano di giorno in giorno più potenti. Egli tenne diverse diete, e rinnovò il Landfrieden di Rodolfo I del Sacro Romano Impero per altri dieci anni, oltre a promuovere almeno altri due Landfrieden regionali.
Uno degli strumenti più importanti del potere di Adolfo era il diritto feudale. Dai principi ecclesiastici egli pretendeva un compenso per l'investitura di regalie, e questa richiesta era talvolta esorbitante. I contemporanei videro in quest'atteggiamento una sorta di simonia. Gli storici moderni considerano ciò piuttosto una maniera innovativa di individuare fonti d'entrate statali, come, del resto, fecero anche altri monarchi in Europa occidentale. Adolfo riuscì inoltre, tramite un'accorta politica matrimoniale, a riportare nella disponibilità del regno beni imperiali andati perduti.

L'acquisizione della Turingia
Nel 1294 il potere di Adolfo era all'apogeo. Si alleò con Edoardo I, re d'Inghilterra contro la Francia, ottenendo in cambio 60.000 sterline, equivalenti a 90.000 marchi d'oro. Questa alleanza, considerata un'operazione mercenaria, unita al fatto che poi Adolfo non mantenne i propri impegni, danneggiarono la fama del sovrano, ma, dapprincipio, non rimase priva di conseguenze. Adolfo decise infatti di intervenire in Turingia, dilaniata da lotte intestine, acquistando il langraviato di Alberto il degenere. Adolfo approfittò della lotta tra Alberto e suo figlio Federico l'audace. L'acquisizione venne fatta in qualità di sovrano, e certamente grazie anche ai finanziamenti ottenuti dal re d'Inghilterra. Dal punto di vista giuridico si trattava di un atto ineccepibile, perché Adolfo aveva convinto un suo vassallo a rinunciare ai propri diritti sul feudo, il cui territorio era ritornato all'impero. Rese feudo imperiale anche il margraviato di Meißen, divenuto vacante per l'estinguersi di un ramo secondario dei Wettiner, e che era occupato da uno dei figli di Alberto il degenere.
Ma l'acquisizione della Turingia e della marca di Meißen venivano in conflitto con gli interessi di quattro principi elettori. L'arcivescovo di Magonza eccepì che parte della Turingia non era feudo imperiale, bensì infeudata al principato ecclesiastico di Colonia. La Boemia certo non vedeva di buon occhio l'accrescersi della potenza imperiale al suo confine settentrionale, e inoltre Adolfo aveva promesso il magraviato di Meißen a Venceslao. Infine tutti i principi elettori speravano di acquisire vantaggi dal caos in Turingia. Anche se il movente dell'azione di Adolfo era in primo luogo il rafforzamento del potere regio, non è da escludere che egli fosse mosso anche da interessi dinastici. In un primo tempo Adolfo riuscì, con la diplomazia, ad ottenere il riconoscimento delle sue acquisizioni, e a convincere sia l'arcivescovo di Magonza, sia il duca di Sassonia, ad una tacita accettazione del fatto compiuto.
Due anni, e due sanguinose campagne militari, più tardi, nell'estate del 1296, Adolfo proclamava orgoglioso che i suoi atti avevano aumentato in maniera significativa il patrimonio imperiale.

Deposizione e morte
La causa immediata del conflitto fu la politica di Adolfo in Turingia. Nel giorno di pentecoste del 1297 il principe elettore di Brandeburgo, il duca di Sassonia e il re di Boemia si accordarono per la difesa dei propri interessi. L'arcivescovo di Colonia era molto vicino a questo gruppo.
Nel febbraio del 1298 la situazione di Adolfo iniziò a farsi minacciosa, perché Venceslao II e Alberto d'Asburgo cessarono il loro lungo conflitto sui ducati d'Austria e Stiria, e presero accordi per il caso che Adolfo venisse deposto ed Alberto eletto re in sua vece. Probabilmente vi era già stato un incontro dei principi elettori in occasione dell'incoronazione di Venceslao a re di Boemia, nel giugno 1297. Nel gennaio del 1298 Alberto d'Asburgo venne citato dall'arcivescovo di Magonza in un tribunale imperiale, per costringere Alberto e Adolfo a trovare un compromesso. Ma non si giunse a nulla, anzi, vi furono scontri sanguinosi tra i due, nell'alta valle del Reno, che però non furono risolutivi. Nel maggio 1298 fu Adolfo ad essere citato di fronte ad un tribunale imperiale, per decidere colà del conflitto. Ma essendo il re stesso parte in causa, non poteva essere giudice. Inoltre Adolfo non poteva non considerare una tale citazione altro che una provocazione, in quanto era stato Alberto a prendere le armi contro il legittimo sovrano. Per cui non si giunse ad alcun incontro tra i due.
Il 23 giugno 1298 ebbe luogo un incontro tra l'arcivescovo di Magonza, il duca di Sassonia e tre margravi del Brandeburgo, da cui scaturì un procedimento contro lo stesso sovrano. L'arcivescovo di Colonia e il re di Boemia avevano delegato l'arcivescovo di Magonza ad agire in loro nome. Durante il processo Adolfo venne accusato di svariati reati, tra cui la violazione del Landfrieden in Turingia, e il mancato adempimento degli impegni verso l'arcivescovo di Colonia. Adolfo venne dichiarato indegno della sua carica e spogliato della dignità reale.

Elezione di Alberto e morte di Adolfo
Subito dopo la deposizione di Adolfo, Alberto I d'Asburgo venne eletto nuovo re. I particolari di questa elezione non sono noti, perché i cronisti sono estremamente avari di notizie. Rimane per esempio incerto se Alberto inizialmente non volesse accettare la corona, come più tardi egli confidò a papa Bonifacio VIII.
Decidere la deposizione di Adolfo era una cosa, tradurre nei fatti questa decisione un'altra. Ma il conflitto tra il re e l'opposizione dei principi elettori si decise ben presto sul campo di battaglia. Il 2 luglio 1298 l'esercito di Adolfo e quello di Alberto si scontrarono nella battaglia di Göllheim, una località nel Palatinato settentrionale tra Kaiserslautern e Worms. Adolfo morì in battaglia, e alla sua morte seguì la rotta del suo esercito.

Matrimonio e figli
Sposò Imagina von Isenburg-Limburg dalla quale ebbe otto figli:
Enrico (m. giovane)
Imagina (m. giovane)
Ruprecht VI (ante 1280[1]- 2 novembre 1304), Conte di Nassau
Matilde (1280 - 1323), sposa di Rodolfo I di Baviera
Gerlach I (1288 - 1361), Conte di Nassau
Adolfo (1292 - 1294)[2]
Adelaide (m. 1338), dal 1311 badessa di Klarenthal[3]
Walram III (1294 - 15 maggio 1324), Conte di Nassau-Wiesbaden

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Alberto I del Sacro Romano Impero

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Alberto I d'Asburgo (Rheinfelden, luglio 1255 – Brugg, 1º maggio 1308) fu duca d'Austria dal 1282 al 1308 e re di Germania ed Imperatore dal 1298 al 1308.

Biografia
Ricevette il ducato d'Austria nel 1282 dal padre Rodolfo I d'Asburgo, re di Germania e imperatore del Sacro romano impero, dopo la battaglia di Marchfeld su Ottocaro II, assieme al fratello Rodolfo II (morto nel 1290). Ben presto suscitò un vasto scontento tra la nobiltà dei ducati, a causa della sua politica volta a mettere in disparte le famiglie locali sostituendole con nobili svevi a lui legati, soprattutto i conti di Wallsee. Le prime rivolte avvennero in Stiria, nel 1291, e nel 1295 a rivoltarsi fu la nobiltà dell'Austria. Anche a Vienna Ottokar Přemysl fu a lungo preferito ad Alberto, anche per i consistenti rapporti commerciali verso l'area boema. Ciononostante nel 1296 a Vienna fu concesso un nuovo statuto, il primo ad essere composto in lingua tedesca.
Dopo la morte del padre Rodolfo, avvenuta nel 1291, gli elettori imperiali tedeschi si rifiutarono di riconoscere il diritto al trono di Alberto e nominarono re di Germania Adolfo di Nassau. Con l'aiuto di una coalizione di principi tedeschi, Alberto riuscì a deporre Adolfo e gli succedette nel 1298. Lo scontro tra Adolfo e Alberto venne deciso nella battaglia di Göllheim, nella quale Adolfo venne ucciso. Grazie ai rapporti matrimoniali con la Francia Alberto riuscì a stipulare un trattato di pace con Filippo IV il bello, con il quale era in contrasto per questioni di confine.
Alberto dovette intervenire con durezza anche per tutelare i diritti doganali imperiali, costringendo gli arcivescovi elettori e il conte del palatinato alla capitolazione. Papa Bonifacio VIII era però contrario allo scioglimento del collegio dei principi elettori. Il riconoscimento papale giunse solamente nel 1303, in cambio di importanti concessioni che limitavano fortemente l'autorità imperiale, soprattutto in Italia, e che potevano essere intese persino come l'obbligo di un giuramento di fedeltà dell'Imperatore al Papa.
Alberto parve giungere ad un passo dall'unificazione politica dell'intera Europa Centrale quando, alla morte di Venceslao III, re di Boemia, riuscì a mettere sul trono di Praga suo figlio Rodolfo. Ma la nobiltà boema si ribellò, e decise di rovesciarlo. Alberto li costrinse ben presto a riconoscere il nuovo re, il quale però, durante la compagna bellica, morì di tifo. Gli successe Enrico di Carinzia e Tirolo.
Durante il suo regno, si impegnò per migliorare le condizioni dei servi della gleba, degli ebrei e della classe mercantile. Contemporaneamente condusse senza successo una guerra contro la Turingia. Mentre cercava di riconquistarla, venne assassinato dal nipote, Giovanni di Svevia, cui aveva sottratto ingiustamente l'eredità. Gli succedette Enrico di Lussemburgo, che divenne imperatore del Sacro romano impero con il nome di Enrico VII.

Discendenza
Nel 1276 sposò a Vienna Elisabetta di Tirolo-Gorizia dalla quale ebbe i seguenti figli:
Anna (1280 - 19 marzo 1328);
Agnese (18 maggio 1281 - 10 giugno 1364);
Rodolfo III (ca. 1282 - 4 luglio 1307), Re di Boemia;
Elisabetta (1285 - 19 maggio 1352);
Federico il Bello d'Asburgo (1289 - 13 gennaio 1330), rex Romanorum e coreggente del Sacro Romano Impero;
Leopoldo I (4 agosto 1290 - 28 febbraio 1326), Duca d'Austria;
Caterina (ottobre 1295 - 18 gennaio 1323);
Alberto II (12 dicembre 1298 - 20 luglio 1358), Duca d'Austria;
Enrico il Gioioso (1299 - 3 febbraio 1327), Duca d'Austria;
Mainardo (1300-1301);
Otto il Gioioso (23 luglio 1301 - 17 febbraio 1339), Duca d'Austria;
Guta (1302 - marzo 1329).

http://it.wikipedia.org/wiki/Alberto_I_di_Asburgo
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Giovanni I di Brabante

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Giovanni I di Brabante, detto "il vittorioso" (Bruxelles, 1253 – Lovanio, 14 maggio 1294), fu duca di Brabante e duca di Limburgo dal 1275 alla morte. Era figlio di Enrico III, duca di Brabante, ed Adelaide (Aleidis) di Borgogna.

Biografia
Giovanni aveva appena 11 anni quando suo padre morì. Immediatamente sorsero problemi riguardo alla tutela dei figli del duca: Enrico I d'Assia, Enrico di Lovanio, Ollone conte di Gheldria, tutti nipoti del defunto, avanzarono pretese più o meno fondate. Le città del Brabante si inserirono variamente in questa disputa, e contribuirono ad mettere la tutela dei figli nelle mani della duchessa Adelaide.
Suo fratello maggiore Enrico, di costituzione debole e scarsa intelligenza, rinunciò al potere - in virtù dell'influenza della madre - nel 1267, per prendere i voti, e Giovanni gli succedette, dopo aver ottenuto l'approvazione dell'imperatore del Sacro Romano Impero Riccardo di Cornovaglia. Allo scadere del periodo di tutela da parte della madre, all'età di 17 anni Giovanni prese il governo effettivo del Ducato.
Si avvicinò al regno di Francia sposando nel 1269 Margherita di Francia, figlia di Luigi IX, ma questa morì poco dopo. I legami con la Francia continuarono, poiché il nuovo re, Filippo III, sposò nel 1275 Maria di Brabante, sorella di Giovanni. Nel 1276 si unì all'armata di suo cognato incaricata di difendere i diritti di Alfonso de la Cerda contro Sancho IV di Castiglia, e al ritorno in patria venne ordinato cavaliere direttamente dalle mani del sovrano. Ebbe poi a combattere in altre occasioni: nel 1285 alla Crociata d'Aragona, e negli anni successivi contro numerosi dei governanti a lui vicini.
Nel 1283 la duchessa Ermengarda di Limburgo era morta e l'imperatore Rodolfo I accordò vita natural durante il ducato al di lei vedovo, Reginaldo I di Gheldria, ma ciò non piacque al cugino di questi, Adolfo V di Berg, che rivendicò il Limburgo. Non potendo far valere la propria ragione con le armi, Adolfo vendette i diritti sul ducato a Giovanni I, che intraprese una vera e propria azione di conquista sul ducato di Limburgo. Seguirono cinque anni di guerre, concluse con la battaglia di Worringen (5 giugno 1288), dove Giovanni sconfisse Reginaldo e i suoi alleati. Il 5 ottobre 1289 Reginaldo di Gheldria rinunciò formalmente al Limburgo che da allora fu unito al Brabante.
Negli anni seguenti si riavvicinò all'Inghilterra, col matrimonio di suo figlio Giovanni con Margherita, figlia di Edoardo I d'Inghilterra (1290). Due anni dopo diede in moglie sua figlia Margherita ad Enrico VII di Lussemburgo, matrimonio funzionale alla definitiva pacificazione sul Limburgo.
Nel settembre 1293 accolse al porto di Anversa Eleonora d'Inghilterra, figlia di Edoardo I, che andava in sposa al conte Enrico III di Bar. In occasione delle nozze, a Bar furono indette grandi feste ed un torneo: durante una giostra Giovanni fu disarcionato, gravemente ferito al braccio dalla lancia del suo avversario, Pierre de Bauffremont. Dalle ferite non si riprese più e morì otto giorni dopo. Venne sepolto nel coro della chiesa dei Francescani a Bruxelles, all'interno di un mausoleo che andò distrutto nel XVI secolo.
Conosciamo di lui nove canzoni contenute nel Codex Manesse (dove il suo nome appare come Herzoge Johans von Brabant) e che sono composte in una lingua ancora vicina all'alto tedesco. Il suo predecessore - e padre - Enrico III aveva anch'egli composto alcune canzoni, quattro, e in lingua francese.

Matrimonio e discendenza
Sposò in prime nozze nel febbraio 1269 Margherita di Francia (1254-1271), figlia di Luigi IX e Margherita di Provenza, morta nel dare alla luce un figlio che non le sopravvisse.
Si risposò nel 1273 con Margherita di Dampierre (1251-1285), figlia di Guido di Dampierre, conte di Fiandra, e di Matilde di Béthune. Dall'unione nacquero:
Goffredo (1273-1283 circa)
Giovanni II (1275-1312), duca di Brabante e Limburgo
Margherita (1276-1311), sposata nel 1292 ad Enrico VII di Lussemburgo, imperatore del Sacro Romano Impero
Maria (1280-1340), sposata ad Amedeo V conte di Savoia

http://it.wikipedia.org/wiki/Giovanni_I_di_Brabante
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Giovanni II di Brabante

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Giovanni II di Brabante, detto "il pacifico" (27 settembre 1275 – Tervuren, 27 ottobre 1312), fu duca di Brabante e duca di Limburgo dal 1275 alla morte. Era figlio di Giovanni I e di Margherita delle Fiandre (1253-1285), figlia di Guido di Dampierre.
Succedette al padre nel 1294, e durante il suo regno il Brabante continuò ad opporsi all'espansione francese. Cercò di strappare l'Olanda meridionale al conte Giovanni II di Hainaut, filofrancese, ma senza successo. Giovanni, che soffrì per tutta la vita di calcolosi renale e voleva assicurare una successione pacifica al suo figlio ed erede Giovanni III, nel 1312 firmò la Carta di Kortenberg.
Dopo la morte venne tumulato nella Concattedrale di San Michele e Santa Gudula a Bruxelles.

Matrimonio e discendenza
L'8 luglio 1290 Giovanni sposò nell'abbazia di Westminster, a Londra, Margherita d'Inghilterra, figlia di re Edoardo I d'Inghilterra e della sua prima regina consorte Eleonora di Castiglia. Dall'unione nacque un solo figlio, Giovanni.
Giovanni II lasciò anche numerosi figli illegittimi:
Jan van Corsselaer, più tardi signore di Witthem, Wailwilre, Machelen, la Rochette e Colonster.
Jan van Wyvliet, signore di Blaesveld e Kuyc.
Jan Cordeken, signore di Glymes, legittimato nel 1344 in forza di un atto dell'imperatore Ludovico.
Jan Magermann.

http://it.wikipedia.org/wiki/Giovanni_II_di_Brabante
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Ottone di Brunswick-Lüneburg

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Ottone di Brunswick-Lüneburg, della stirpe dei Guelfi (1247 circa – Hildesheim, 4 luglio 1279), è stato un vescovo cattolico tedesco.
Resse la diocesi di Hildesheim come Ottone I dal 1260 alla morte.

Biografia
Figlio del duca Ottone il Fanciullo e di Matilda del Brandeburgo, fu eletto, ancora minorenne, al capitolo del duomo come successore di Giovanni di Brakel (9 ottobre 1260). Quattro anni dopo, l'elezione venne ratificata dal papa, e nel 1274 Ottone fu consacrato vescovo.
Sotto il suo episcopato ricade l'acquisto da parte della diocesi di molte accessioni, fra le quali la contea e il castello dei conti di Wohldenberg. Ottone risiedette di frequente al castello di Poppenburg, da dove emise alcuni suoi atti. All'epoca, i vescovi di Hildesheim ne erano divenuti comproprietari, e il conte Wedekind di Poppenburg necessitava del loro assenso per svolgere i propri affari. Nel frattempo Ottone offrì al conte in feudo il castello, la città e la contea di Peine. In questo modo Peine restò assoggettata alla sfera d'influenza del vescovado di Hildesheim e divenne luogo di mercato. Alla morte di Wedekind (1275) e di sua moglie Oda di Hohenbüchen (1276), la situazione giuridica esistente determinò il consolidamento delle proprietà di Poppenburg in capo alla signoria dei vescovi di Hildesheim.
Questa composizione determinò però un aperto conflitto fra Ottone e il fratello duca Alberto, dopo una prima rottura con l'altro fratello Giovanni. Alberto sollevava pretese su cinque borghi del Salzgau sui quali Ottone aveva acquistato le prerogative comitali. Quando il margravio Ottone del Brandeburgo, in veste d'arbitro, li ebbe assegnati ad Alberto, tra i fratelli deflagrò la guerra. Invano Giovanni premette sul vescovo, perché i due fratelli si riconciliassero, e gli conquistò l'alleanza degli arcivescovi di Magdeburgo e Brema. Alla morte di Giovanni (1277), Alberto ottenne la tutela dei figli di lui. Ciò nonostante la curia proseguì il conflitto, ma infruttuosamente e perdendo nel 1279 lo stesso castello di Campen. Alberto conquistò Sarstedt e Gronau, catturando anche numerosi ministeriali del vescovado. Mosse infine all'assalto di Hildesheim, dove l'espugnazione della cinta muraria fu impedita solo da un violento acquazzone. Nella morsa di queste avversità Ottone morì, all'età di trentadue anni.

http://it.wikipedia.org/wiki/Ottone_di_ ... 3%BCneburg
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Alberto I di Brunswick-Lüneburg

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Alberto I di Brunswick-Lüneburg (1236 – Braunschweig, 15 agosto 1279) fu duca di Brunswick-Lüneburg dal 1252 fino alla morte.

Biografia
Era figlio del duca Ottone I di Brunswick-Lüneburg e della consorte Matilda del Brandeburgo.
Quando suo padre morì nel 1252, Alberto risultava il figlio maschio più grande ancora in vita. Più tardi Alberto e il fratello Giovanni decisero di dividere il ducato. LA divisiione avvenne nel 1269. Alberto si prese il diritto di creare la suddivisione, mentre Giovanni ebbe il diritto di scegliere su quale parte governare. Ad Alberto spettò la parte meriodionale tra cui Calenberg, Helmstedt, i monti Harz e Gottinga. Giovanni prese la part era il figlio superstite, e ha assunto il governo del ducato, poi suo fratello minore Giovanni lo raggiunse. La città di Brunswick rimase invece indivisa.
A Braunschweig il 13 luglio 1254 sposò Elisabetta del Brabante, figlia del duca Enrico II di Brabante, che morì nel 1261 senza avergli dato figli.
Non potendo rimanere senza eredi legittimi, dovette prendere una nuova moglie. A Kenilworth il 1º novembre 1263 si sposò con Alessia del Monferrato, figlia del marchese Bonifacio II del Monferrato. Da questa seconda unione Alberto ebbe sette figli:
Enrico (1267-1322), suo erede;
Alberto II (1268-1318), anch'egli divenuto duca;
Guglielmo (1270-1292), duca di Braunschweig-Wolfenbüttel;
Ottone (1271-1345);
Corrado (1273-1303), cavaliere teutonico;
Lotario (1275-1335), Gran Maestro dell'ordine teutonico;
Matilde (1276-1318), andata sposa ad Enrico III di Silesia-Glogau.

http://it.wikipedia.org/wiki/Alberto_I_ ... 3%BCneburg
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Hartmann d'Asburgo

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Hartmann d'Asburgo (Rheinfelden, circa 1263 – 20 dicembre 1281) era figlio di Rodolfo d'Asburgo.
Dotato di capacità politica, affiancò il padre nella cura degli affari di governo. Tra i figli era il preferito di Rodolfo, che progettò persino di conferire la dignità regale a lui e non al figlio maggiore, Alberto.
Per consolidare questa posizione privilegiata, venne fatto fidanzare con Giovanna, figlia del re Edoardo I d'Inghilterra.
Mentre era in viaggio in nave per raggiungere il padre, la barca di Hartmann affondò nel fiume Reno ed egli annegò assieme ad altri 13 aristocratici, fra Breisach am Rhein e Strasburgo, all'età di soli 18 anni.

http://it.wikipedia.org/wiki/Hartmann_d%27Asburgo
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Enrico III di Meissen

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Enrico III di Meissen (detto l'illustre) (Meissen, 1215 – Dresda, 15 febbraio 1288) fu Margravio di Meissen e Langravio di Turingia, ed era il figlio minore del Margravio Teodorico I di Meissen e di Jutta di Turingia.

Biografia
Nel 1221 egli succedette al padre come Margravio della Casata dei Wettin, sotto la tutela dello zio materno, il Langravio Ludovico IV di Turingia, ed alla sua morte 1227, sotto la tutela del Duca Alberto II di Brandeburgo.
Nel 1230 venne ufficialmente proclamato adulto e nel 1234 sposò Costanza, figlia del Duca Leopoldo VI d'Austria.
Egli combatté la propria prima battaglia nel 1237 nel corso della Crociata Prussiana contro le popolazioni prussiane. Nel 1245 dopo molti anni di conflitti, egli venne forzato a cedere Köpenick e Teltow nel Margraviato di Brandeburgo ma ottenne l'area di Schiedlo dove fondò Fürstenberg.
Negli scontri tra l'Imperatore del Sacro Romano Impero ed il Papa, Enrico III si schierò con l'Imperatore. In segno di gratitudine, l'Imperatore Federico II nel 1242 gli assegnò la Turingia e la Sassonia palatina e nel 1243 diede in sposa anche sua figlia Margherita al figlio di Enrico III, Alberto.
Solo dopo la partenza di Corrado IV dalla Germania permise ad Enrico di riconoscere re il suo oppositore, Guglielmo II d'Olanda. Alla morte di Enrico Raspe nel 1247, Enrico rafforzò i propri diritti sulla Turingia grazie a copiosi movimenti militari contro la propria cugina Sofia di Brabante, figlia di Ludovico IV di Turingia, e contro il Conte Sigfrido di Anhalt. Dopo una lunga ed inconcludente guerra, egli dovette cedere l'Assia ad Enrico I ma mantenne per se la Turingia, che garantì per il figlio Alberto assieme alla Sassonia palatina. Queste acquisizioni incrementarono notevolmente i territori della famiglia Wettin, che ora regnava dall'Oder alla Werra e dall'Erzgebirge all'Harz.
Dal 1273 Enrico divenne un importante perno di supporto al Re Rodolfo I. Egli trionfò contro la Boemia, combattendo tra gli altri a Sayda ed a Purschenstein, e venne conosciuto in tutto l'impero come principe valoroso e cavaliere modello, oltre ad essere stimato come poeta e compositore. Egli fu patrono di molte gare e competizioni canore, alle quali prese parte anche personalmente, commissionando le famose Christherre-Chronik. Egli si dedicò in particolare alla musica religiosa da cantare nelle celebrazioni, per espressa concessione del Papa.
All'inizio del 1265 egli garantì Pleissnerland, che aveva acquisito nel 1243, il Langraviato di Turingia ed il Margraviato di Landsberg al proprio figlio Alberto II di Meissen ed al secondogenito Teodorico, mantenendo per se solo Meissen e i poteri formali su tutti i propri domini. Solo disordini interni, causati dal figlio Alberto, annebbiarono i successivi anni di governo, anche dopo la sua morte, nel 1288, fatti che porteranno alla rovina della sua casata.
Alla morte di Costanza, nel 1243, egli si risposò con Agnese di Boemia, alla morte della quale si risposò con la figlia di un ministro, Elisabeth von Maltitz, che gli diede due figli: Federico il Clemente e Ermanno il Lungo.

http://it.wikipedia.org/wiki/Enrico_III_di_Meissen
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