Gli arcieri inglesi e gallesi

Armi, armature, tattiche, formazioni, logistica e altro ancora...
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Veldriss
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Gli arcieri inglesi e gallesi

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Tratto da "Le grandi battaglie del Medioevo" di Andrea Fedriani.

Nel corso delle durissime guerre per sottomettere il Galles, fatte di imboscate e guerriglia più che di scontri campali, gli inglesi ebbero modo di constatare l’efficacia degli arcieri, fino ad allora unità piuttosto neglette nella già lunga storia medievale, e certamente in subordine rispetto ai balestrieri. I gallesi eccellevano nel tiro con l’arco e, una volta sottomessi, furono ampiamente impiegati negli eserciti dei Plantageneti risultando, in combinazione con gli uomini d’armi, decisivi in pressoché tutte le vittorie inglesi del XIV e XV secolo, da Falkirk ad Azincourt, praticamente fino all’impiego su vasta scala delle bocche da fuoco.
Ben presto anche gli inglesi svilupparono la pratica dell’arco, per il quale venivano usualmente scelti uomini piuttosto robusti, dal collo e dalle spalle larghe. Fin dall’età di sette anni, e attraverso un addestramento lungo e costante, stabilito per legge, l’arciere era in grado di scoccare il tiro velocemente, con precisione e in accordo con gli altri componenti della sua unità, che spesso assommavano a svariate migliaia di uomini schierati a ranghi molto compatti. La tecnica di tiro prevedeva che la freccia venisse tesa fino all’orecchio, mentre il braccio sinistro e la relativa spalla spingevano per allontanare l’arco dal corpo mediante un movimento lento e costante, che comportava lo sforzo di tutti i muscoli del collo, delle braccia e della schiena.
A parte il corpo d’élite, rappresentato dagli arcieri della casa reale, gli arcieri venivano chiamati alle armi mediante una serie di procedure, a cominciare dalla leva. C’era un criterio in base al quale ciascun proprietario era tenuto a fornire un tipo specifico di soldato, a seconda del proprio reddito. A livello più basso, ovvero una rendita di 5 scellini, si forniva un arciere; chi possedeva 10 scellini armava un fante a cavallo, definito hobeler – o hobilar –, mentre i possidenti con 25 scellini fornivano un uomo d’arme; naturalmente, i baroni erano tenuti a fornire interi reparti, reclutando di tutto, dai cavalieri agli arcieri. La Commissione di Array dava mandato ai suoi rappresentanti in ciascuna contea di scegliere, tra gli individui tra i 15 e i 60 anni atti alle armi, quelli che ritenevano più adatti, rifornendoli del necessario e pagandoli; della scelta degli arcieri forniti dalle città si facevano carico i maggiorenti della stessa. La leva, però, si riferiva solo alle campagne in terra inglese, un vincolo che, in progresso di tempo, la corona aggirò inducendo il Parlamento a considerare tali anche la Scozia, il Galles e la Francia sotto il controllo inglese.
Quando servivano effettivi in maggior quantità o per un periodo più lungo di quello stabilito dagli obblighi feudali, gli arcieri partecipanti a una campagna facevano parte di un contratto stipulato da un nobile con il sovrano – a partire dal regno di Edoardo I –, per la fornitura di un determinato numero di soldati che il nobile stesso poteva anche prendere in “subappalto” da altri signori, e che metteva a disposizione del re per un periodo concordato contrattualmente; si trattava, in pratica, di un primo abbozzo di quelle condotte militari che avrebbero avuto ampia diffusione in seguito in gran parte dell’Europa. In altri casi, si ingaggiavano arcieri smobilitati a seguito di un trattato di pace, ormai dediti in pianta stabile al mestiere delle armi e, di fatto, considerati dei mercenari, oppure criminali cui era concesso il perdono dopo lo svolgimento del servizio.

Qualunque fosse il tipo di arco di cui gli arcieri disponevano come civili, una volta richiamati alle armi essi ricevevano un nuovo equipaggiamento “statale”, nel quale era compreso quello che in seguito sarebbe stato denominato strongbow o longbow, prescelto non tanto perché fosse il più efficace, ma perché economico, di semplice fattura e di rapido utilizzo. Era lungo quasi quanto l’intera figura dell’arciere e pesante fino a otto chili, di legno di tasso (quello di miglior qualità si importava dalla Spagna), di olmo, di frassino o di olmo montano; le estremità erano costituite da corno di mucca, e avevano la funzione di mantenere tesa la corda; quest’ultima era fatta di fili di canapa intrecciati e ricoperti di seta, o di sola seta, e veniva rimossa e protetta quando l’arma non veniva utilizzata per un certo periodo.
La freccia, di frassino, pioppo o salice, era lunga quanto la metà dell’arco, e l’estremità opposta alla punta era coronata da piume d’oca. La punta era a forma di foglia, lunga e affilata, per favorirne la penetrazione nelle cotte di maglia, in luogo di quella classica, triangolare, utilizzata per la caccia; si diffusero in seguito varie tipologie, con uncini rivoltati verso la coda per renderne difficile l’estrazione, a tre facce e a bulzone, per trapassare le armature, e a mezzaluna, per tranciare i garretti ai cavalli.
Per proteggere l’avambraccio dal contatto con la corda, e per evitare che le maniche influissero sul caricamento della freccia, gli arcieri inglesi utilizzavano bracciali, di cuoio, corno o avorio. Dei guanti preservavano e aiutavano le dita impegnate nel tendere l’arco, e non risulta che sia mai stata utilizzata una faretra per conservare le frecce, che si preferiva tenere infilate nella cintola o, tutt’al più, in qualche borsa di tela che si adagiava a terra traendone i dardi man mano che servivano; talvolta, comunque, veniva utilizzato una sorta di tubo di lino, appeso alla cintola: un disco di cuoio collocato al centro e dotato di una serie di fori per farvi passare le frecce stabilizzava i dardi, dando modo all’arciere di afferrarli rapidamente.
L’equipaggiamento dell’arciere inglese si modificò nel corso dei due/tre secoli che costituirono l’epoca d’oro dell’arco medievale. Gli arcieri che gli eserciti dei Plantageneti affrontarono nell’ultima parte del XIII secolo, per poi incorporarli nei loro ranghi e incrementarli con elementi autoctoni, erano del tutto privi di armamento difensivo, disponendo solo di una rozza tunica corta, occasionalmente di pantaloni e di stivali. L’arciere più specificamente inglese disponeva fin dal XIII secolo di un cappello di ferro, o anche di cuoio, con ampia tesa rivoltata verso il basso, di una cotta di maglia, che comprendeva anche il cappuccio, di pettorina di cuoio senza maniche e con borchie di ferro, di pantaloni a calzamaglia che inglobavano anche i piedi.
Col passare del tempo l’equipaggiamento si fece più ricco, a testimonianza dell’importanza sempre crescente delle unità di arcieri; il gambeson di cuoio imbottito – sul quale campeggiava la croce rossa di San Giorgio – proseguì anche sotto la vita, alla quale era appesa la spada; l’elmo divenne un bacinetto occasionalmente accompagnato da maglia di ferro appesa ai bordi ed estesa alle spalle a mo’ di gorgiera, oppure fu indossato sopra un cappuccio di stoffa.
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