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Veldriss
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Minnesang

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Il minnesang era un tipo di componimento lirico, spesso una canzone, scritto in tedesco nel periodo fra il XII secolo e il XIV secolo il cui principale soggetto era l'amore. La voce deriva dall'Alto tedesco medio minne (amore) e sang (canto). I compositori e i cantori di minnesang erano detti Minnesänger ed erano simili ai trobadores francesi. Essi scrivevano poesie d'amore nella tradizione germanica dell'Alto medioevo.

Chi erano i Minnesänger?
I minnesanger erano i compositori del minnesang. In mancanza di adeguate biografie esiste un ampio dibattito su quale fosse lo stato sociale di questi personaggi. Alcuni sostengono che appartenessero all'alta nobiltà - il codice Manesse del XIV secolo riporta che fra questi personaggi erano presenti duchi, conti, re e l'imperatore Enrico VI. Molti Minnesänger portavano l'appellativo di Meister (maestro) e pertanto si pensa fossero della gente comune. Altri dicono che fossero vassalli dei grandi signori appartenenti alla nobiltà. In ogni caso i Minnesänger erano autori ed esecutori di minnesang che servivano nelle corti come dimostra Friedrich von Husen che era alla corte di Federico Barbarossa e morì durante una Crociata. A questo riguardo va detto che per i suoi servigi quale Minnesänger Walther von der Vogelweide divenne vassallo dell'imperatore Federico II.
Molti dei più famosi minnesänger erano altresì famosi come scrittori di poesia epica.

Storia
I primi testi sono datati intorno al 1150 e i primi ad essere chiamati Minnesänger sono Der von Kürenberg e Dietmar von Aist chiaramente indicati in scritti della tradizione germanica della seconda metà del XII secolo. Da circa il 1170 gli scrittori tedeschi sono sotto l'influenza dei trovatori provenzali e dei trovieri del nord della Francia. Dal 1190 finalmente i compositori tedeschi si liberano dall'influenza francese e questo periodo viene detto del Minnesang classico nel quale i compositori sono alla ricerca di nuovi temi e nuove forme. Gli ultimi Minnesang risalgono al 1230 in cui dalla forma classica si passa a una certa elaborazione virtuosistica delle melodie.

Melodie
Solo un piccolo numero di melodie legate ai minnesang sono pervenute ai nostri giorni molte in manoscritti del XV secolo. Peraltro è molto difficile decifrare la notazione musicale e da qui la difficoltà di eseguire queste opere. Comunque anche se le note possono essere decifrate rimane problematica l'interpretazione del ritmo.

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Principali Minnesänger
Dietmar von Aist
Der von Kürenberg
Meinloh von Sevelingen
Rudolf von Fenis
Friedrich von Hausen
Heinrich von Veldeke
Albrecht von Johansdorf
Gottfried von Strassburg
Hartmann von Aue
Enrico I di Anhalt (ca 1170 - 1252)
Heinrich von Morungen
Reinmar von Hagenau (... - ca 1210)
Walther von der Vogelweide (ca 1170 - ca 1230)
Reinmar von Zweter (1200 - dopo il 1247)
Wolfram von Eschenbach
Friedrich von Sonnenburg
Gottfried von Neifen
Hugo von Montfort
Corrado di Würzburg (1220/1230 - 1287)
Neidhart von Reuental (prima metà del XIII secolo)
Otto von Botenlauben
Johannes Hadlaub (... - 1306)
Tannhäuser (ca 1200 - ca 1266)
Ulrich von Liechtenstein (ca 1200 - 1275)
Walther von Klingen (1240 - 1286)
Heinrich von Meissen (ca 1260 - 1318)

I dodici alte Meister
Dodici tra i Minnesänger, detti vecchi maestri o alte Meister, furono presi dal Meistersang come esempi cui riferirsi. Si tratta di:
Walther von der Vogelweide
Wolfram von Eschenbach
Reinmar der Alte
Heinrich von Meißen
Corrado di Würzburg
Konrad Marner
Hartmann von Aue
Heinrich von Mügeln
Reinmar von Zweter
Bruder Wernher
Friedrich von Sonnenburg
Meister Boppe

http://it.wikipedia.org/wiki/Minnesang
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Sorbona

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La Sorbona è un edificio di Parigi, la cui fama è legata alle università di cui è stata ed è ancora sede. Si trova sulla riva sinistra della Senna, nel quartiere latino, compresa tra rue des Écoles, rue Saint Jacques, rue Cujas e l'omonima Place de la Sorbonne.

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Storia
Il Collegio della Sorbona venne fondato nel 1253 dal teologo del XIII secolo Robert de Sorbon, cappellano e confessore di San Luigi, all'interno dell'Università di Parigi; nel collegio si insegnava principalmente la teologia agli studenti più poveri.
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Lirica galiziano-portoghese

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La poesia lirica galiziano-portoghese (a volte definita con il termine trovadorismo in Portogallo e trobadorismo in Galizia) si sviluppò nel medioevo, principalmente tra il XII e il XIV secolo,[1] scritta in galiziano-portoghese, la lingua primitiva da cui deriveranno successivamente il portoghese e il galiziano moderni.[2] Anche se la maggior parte dei poeti, dei quali si possiedono riferimenti, provenivano dalla Galizia e dal Portogallo settentrionale, la lingua galiziano-portoghese [della poesia lirica] venne coltivata comunque da una moltitudine di poeti di altri luoghi della penisola iberica (l'esempio più notevole è rappresentato da Alfonso X il Saggio, autore delle Cantigas de Santa María, ugualmente in galiziano-portoghese), arrivando ad essere una lingua fondamentale nella lirica colta della Castiglia dei secoli XIII e XIV.

Origini
Due dei generi principali, le cantigas de amor e le cantigas de escarnio, traggono la loro origine dalla letteratura dei trovatori provenzali. Mentre in altri luoghi, come in Catalogna o in Lombardia, i trovatori locali utilizzarono l'occitano come lingua di espressione poetica, nel nord-ovest della penisola iberica i poeti erano propensi ad impiegare la loro lingua volgare, il galiziano-portoghese. Tuttavia, adattarono la tematica, la metrica e le convenzioni specifiche della poesia trobadorica, con leggere variazioni. Esistono inoltre numerosi provenzalismi nelle cantigas de amor e cantigas de escarnio che evidenziano la loro origine provenzale.
L'influenza provenzale proviene principalmente da tre vie:
Attraverso Barcellona, luogo di transito obbligato per tutti gli apporti culturali occitani (influenza incentivata ancor più dall'immigrazione provocata nel 1213 dalla sconfitta dell'eresia albigese).
Attraverso i legami matrimoniali tra le monarchie della penisola e le principesse occitane: Alfonso VI sposò in quattro occasioni figlie di signori feudali del Mezzogiorno francese. Una delle sue mogli, Inés di Aquitania, era figlia di Guglielmo VIII d'Aquitania e sorella del trovatore Guglielmo di Poitiers (Guglielmo IX). Un'altra fu Costanza di Borgogna. I nipoti di Costanza, Raimondo ed Enrico di Borgogna sposarono le figlie di Alfonso VI, Urraca e Teresa, per cui sono rispettivamente i padri di Alfonso VII di Castiglia e di Alfonso I del Portogallo. Con questi legami arrivarono nella penisola numerosi cavalieri, monaci, chierici, e, si suppone, trovatori.
Attraverso il Cammino di Santiago: Guglielmo di Poitiers e suo figlio, Guglielmo X d'Aquitania, andarono in pellegrinaggio a Santiago di Compostela nella prima metà del XII secolo. Il vescovo compostelano Xelmírez, propulsore del Cammino, inviò vari clerici a formarsi in Francia e Italia.
Un problema distinto è quello che riguarda l'origine delle cantigas de amigo, che non hanno precedenti nella lirica provenzale. Dato che sono poste in bocca a donne, sono state relazionate con le jarchas mozarabiche. Si è parlato di una tradizione folclorica che potrebbe risalire a epoche molto antiche e alcune attestazioni frammentarie sarebbero le jarchas (raccolte da poeti arabi ed ebrei) e le cantigas de amigo (raccolte e coltivate dai trovatori galiziano-portoghesi); Inoltre bisogna aggiungere, probabilmente, le chansons de toile e le frauenlieder (in tedesco, cantigas de amigo), come referenti extra-peninsulari che testimonierebbero una tradizione pan-europea.

Evoluzione della lirica galiziano-portoghese
Esistono varie proposte che consentono di descrivere l'evoluzione della lirica galiziano-portoghese, a seconda della maggiore attenzione che si presta al contesto storico o all'evoluzione propriamente letteraria.
Storicamente, si postula un'evoluzione in linea con i successivi momenti storici:
- epoca pre-alfonsina (fino al 1245)
- epoca alfonsina (fino al 1280)
- epoca incentrata su Dionigi del Portogallo (tra il 1280 e il 1300)
- epoca post-dionigiana (fino al 1350).
Il tentativo di combinare entrambe le prospettive darebbe come risultato la seguente periodizzazione:
1) Dal 1189, data probabile della composizione più antica conosciuta, fino al 1232, anno in cui il re Ferdinando III di Castiglia andò in pellegrinaggio a Santiago di Compostela. È una fase di influsso provenzale, nella quale predominano le cantigas de amor.
2) Dal 1232 al 1325, allorché muore il re poeta Dionigi del Portogallo. È l'epoca di maggiore splendore della lirica galiziano-portoghese, soprattutto alla corte dei re castigliani Ferdinando III e Alfonso X, e in quella di Dionigi del Portogallo, nipote del Re Saggio. In quest'epoca, verso il 1280, viene compilato il Canzoniere di Ajuda e anche le Cantigas de Santa María.
3) Dal 1325 fino al 1354, data della morte di Pietro del Portogallo, conte di Barcelos, figlio di Dionigi. Molto probabilmente è in quest'epoca che si redigono il Canzoniere Colocci-Brancuti e quello della Biblioteca Vaticana.
Per ultimo, una proposta[3] incentrata quasi esclusivamente su criteri letterari, darebbe come risultato la seguente descrizione:
ca. 1200-1225: impregnazione della poesia trobadorica occitana.
ca. 1225-1250: fissaggio dei tre generi principali da parte della piccola nobiltà galiziana e nel nord del Portogallo, dopo l'adozione rielaborata della poesia occitana.
ca. 1250-1300: periodo di splendore: importante attività trobadorica nelle corti di Alfonso X e Sancho IV di Castiglia e di Alfonso III e Dionigi del Portogallo.
ca. 1300-1350: periodo di progressiva regressione; dopo l'esaurimento e l'usura del modello, si entra in un periodo di decadenza creativa, che non viene sostituito da altri modelli. Viene a mancare anche un mecenatismo che eguagli quello di Alfonso X e di un centro culturale come punto di riferimento. Per il resto, diversi problemi storico-sociali (peste, desinteresse dell'aristocrazia...) crearono un ambiente ostile alla possibilità di continuare un'esperienza letteraria simile a quella realizzata fino allora.

I cancioneros (canzonieri)
Esistono tre canzonieri principali che raccolgono le composizioni della lirica galiziano-portoghese. Tra questi il più antico è il Canzoniere di Ajuda, compilato possibilmente verso il 1280. Gli altri due sono copie molto più tardive, per cui sono considerate apografe: il Canzoniere Colocci-Brancuti (anche conosciuto come Canzoniere della Biblioteca Nazionale) e il Canzoniere della Biblioteca Vaticana. Entrambi furono copiati in Italia ai principi del XVI secolo, ma presumibilmente dovrebbero far riferimento a un codice precedente, compilato forse da Pietro del Portogallo, conte di Barcelos nella prima metà del secolo XIV. Il Canzoniere di Ajuda raccoglie solo cantigas de amor; negli altri sono rappresentati i tre generi principali (de amor, de amigo e de escarnio) e offrono composizioni risalenti a una data posteriore.
A questi tre canzonieri bisogna aggiungere due pergamene comprensive di notazione musicale:
la Pergamena Vindel, rinvenuta nel 1914, che contiene sette cantigas de amigo attribuite al giullare galiziano Martín Codax.
la Pergamena Sharrer, scoperta nel 1990, a Lisbona, con sette cantigas de amor composte dal re portoghese Dionigi.
Il monumento più importante della lirica religiosa in galiziano-portoghese sono le Cantigas de Santa María, di Alfonso X il Saggio (il quale non fu sicuramente l'autore di tutti i componimenti poetici, ma solo di alcuni). Questa opera, composta da 427 cantigas, è giunta fino ai noi in quattro codici diversi: due si conservano nella Biblioteca di El Escorial, un altro nella Biblioteca Nazionale di Madrid, e il quarto nella Biblioteca Nazionale di Firenze. I primi tre conservano anche la musica delle cantigas, che sono state interpretate e registrate in numerose occasioni.

Generi

Generi maggiori: le cantigas
I poemi lirici galiziano-portoghesi ricevono il nome generico di cantigas. Tuttavia, esistono vari sottogeneri ben differenziati. Nel canzoniere Colocci-Brancuti viene compresa un'arte de trovar nel quale si menzionano quattro generi differenti:
- cantigas de amor,
- cantigas de amigo,
- cantigas de escarnio
- e cantigas de maldecir.
Questi quattro generi possono in pratica ridursi a tre, poiché le differenze tra le cantigas de escarnio e le cantigas de maldecir sono minime.
Cantigas de amor: sono la trasposizione in galiziano-portoghese della cansó provenzale. Il trovatore si rivolge alla sua donna, alla quale rimprovera il suo rifiuto o il suo sdegno, con una terminologia prelevata dal mondo feudale. Queste cantigas mancano di solito del ritornello, e hanno una struttura metrica ben definita.
Cantigas de amigo: è un genere esclusivo della lirica galiziano-portoghese, senza precedenti nella letteratura provenzale. Il personaggio narrante è sempre una donna, in situazioni che si ripetono con frequenza (pellegrinaggi, ecc...) e il tema è sempre l'amore. Un ruolo di grande importanza viene svolto dalla natura. La sua struttura metrica si basa sul parallelismo.
Cantigas de escarnio y de maldecir: il suo precedente provenzale è riscontrabile nel sirventés.

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http://it.wikipedia.org/wiki/Trovadorismo
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João Lobeira

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João Pires de Lobeira (1233 circa – 1285) è stato un trovatore portoghese, al tempo del re Afonso III e, presumibilmente, il primo a ridurre in prosa la storia di Amadis de Gaula.
Carolina Michaëlis de Vasconcellos, nella sua magistrale edizione del Cancioneiro da Ajuda[1], fornisce alcune note biografiche su Lobeira, il quale è rappresentato nel Cancioneiro da Biblioteca Nacional[2] da cinque componimenti poetici[3]. Al numero 230, Lobeira usa lo stesso ritournelle che Oriana canta in Amadis de Gaula, e ciò ha portato generalmente i moderni sostenitori del caso portoghese a considerarlo l'autore del romance, preferito a Vasco de Lobeira, al quale precedentemente veniva ascritta la prosa originale.
Il folclorista A. Thomas Pires (nel suo Vasco de Lobeira, Elvas, 1905), sulla scia della vecchia tradizione, avrebbe identificato il novellista in un uomo con questo nome attivo a Elvas alla fine del XIV e inizio del XV secolo, ma i documenti che egli pubblica non contengono nessun riferimento a questo Lobeira come uomo di lettere.

http://it.wikipedia.org/wiki/Jo%C3%A3o_Lobeira
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Trovatore

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Durante il basso medioevo (1100–1350), il trovatore o trobadore - al femminile trovatrice o trobairitz - (in occitano troubadour (pronuncia occitana: [tɾuβaˈðuɾ], originariamente tɾuβaˈðoɾ) era un compositore ed esecutore di poesia lirica occitana (ovvero di testi poetici e melodie) che utilizzava la lingua d'oc, parlata, in differenti varietà regionali, in quasi tutta la Francia a sud della Loira.

Introduzione
La scuola o tradizione trobadorica inizia nell'XI secolo in Occitania (regione attualmente appartenente alla Francia) e continua nel secoli XII e XIII nelle sue corti aristocratiche. Successivamente, trobadori si possono ritrovare in Italia settentrionale, in Spagna (soprattutto in Catalogna) e anche Grecia. Il loro prestigio acquisito influenzerà tutte le principali tradizioni letterarie d'Europa: il Minnesang in Germania, la cosiddetta scuola siciliana, la poesia toscana delle origini, la poesia mozarabica, il trovadorismo in Galizia e Portogallo e quella dei trovieri nella Francia settentrionale. Questi ultimi si differenziavano dai trovatori per il fatto che erano attivi al nord della Francia e scrivevano in lingua d'oil.
Dante Alighieri nel suo De vulgari eloquentia (II iv 2) definisce la poesia come fictio rethorica musicaque poita: “invenzione espressa in versi secondo arte retorica e musicale”[1]. Dopo il periodo "classico" intorno alla fine del XIII secolo e una rinascita alla metà del secolo, l'arte dei trovatori declina nel XIV secolo e alla fine si estingue in concomitanza con l'epidemia di peste nera (1348).
Le opere trobadoriche sono note principalmente attraverso le raccolte manoscritte che prendono il nome di canzonieri.
I componimenti delle canzoni trobadoriche erano monodici, ovvero a una sola voce, mentre i testi avevano per argomento principale i temi di cavalleria e dell'amor cortese, in maggior parte metafisici, intellettuali e stereotipati. Molte sono satire comiche o volgari. I componimenti possono essere raggruppati in tre stili: il trobar leu (leggero), trobar ric (ricco) e il trobar clus (chiuso). Allo stesso modo, ci sono molti generi, il più popolare dei quali è la canso, ma ci sono anche sirventes e tensos in special modo popolari nel periodo post-classico, in Italia, e tra i trovatori donne, vale a dire le trobairitz.

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Storia

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Espansione (rayonnement)
La prima metà del XII secolo vide documentati relativamente pochi trovatori. Soltanto nelle ultime decadi del secolo esplode l'attività del trovatore. Quasi la metà di tutte le opere trobadoriche del periodo 1180–1220 sopravvivono. In totale, ci sono oltre 2500 liriche trobadoriche disponibili, come manufatti linguistici, per lo studio (Akehurst, 23). La tradizione dei trovatori sembra abbia avuto inizio nell'Aquitania occidentale (Poitou e Saintonge) e Guascogna, da lì espandendosi oltre all'interno dell'Aquitania orientale (Limosino e Alvernia) e Provenza. Al suo apogeo diventa popolare in Linguadoca e nelle regioni di Rouergue, Tolosa e Quercy (1200 ca.). Infine, all'inizio del XIII secolo inizia a espandersi prima in Italia e poi Catalogna, e da qui nel resto della Spagna. Questo sviluppo è stato chiamato il rayonnement des troubadours (l'irradiamento dei trovatori).

Periodo classico
Il periodo classico dell'attività trobadorica dura grosso modo dal 1170 al 1220. I più famosi nomi tra le file dei trovatori appartengono a questo periodo, durante il quale l'arte lirica dei trovatori arriva al culmine della sua popolarità con il maggior numero di poesie sopravvissute. Distinta come genere diventa la canso, o canzone d'amore, il cui maestro, e il trovatore che riassume il periodo classico, è Bernart de Ventadorn, tenuto in gran considerazione dai suoi contemporanei, come lo era Giraut de Bornelh, reputato dal suo biografo il più grande compositore di melodie che mai sia vissuto, e Bertran de Born, il maestro del sirventes, o canzone politica, che acquista in questa fase sempre più popolarità.
Il periodo classico viene ad essere visto dalle successive generazioni, specialmente durante il XIV e il XV secolo e fuori dall'Occitania, come il più alto punto toccato dalla poesia lirica e i suoi generi come modelli da emulare. La lingua dei poeti classici, insieme alla sua grammatica e vocabolario, allo stile e ai temi, erano l'ideale a cui aspiravano i poeti del risveglio trobadorico a Tolosa e i loro contemporanei catalani e castigliani. Durante il periodo classico le "regole" di composizione poetica furono per la prima volta standardizzate e scritte da Raimon Vidal e successivamente da Uc Faidit.

Chi erano
I 450 o giù di lì trovatori a noi noti provengono da esperienze diverse, conducendo la loro vita in una molteplicità di modi, vivendo e viaggiando in molti luoghi differenti, e attivi in molti tipi di contesti sociali. I trovatori non erano intrattenitori girovaghi. In genere, restavano in un posto per un lungo periodo di tempo, sotto la protezione e il mecenatismo di un ricco nobile o una nobildonna. Tuttavia, molti viaggiavano in modo esteso, soggiornando da una corte all'altra.

Status sociale
Al più antico trovatore, il Duca d'Aquitania, proveniente dall'alta nobiltà, seguono immediatamente due membri della classe cavalleresca, Cercamon e Marcabru, e un rappresentante della classe principesca, Jaufre Rudel. Dapprincipio, i trovatori erano sempre dei nobili, talvolta di alto e talvolta di basso rango. Molti trovatori vengono descritti nelle loro vidas come cavalieri poveri, tra cui: Berenguier de Palazol, Gausbert Amiel, Guilhem Ademar, Guiraudo lo Ros, Marcabru, Peire de Maensac, Peirol, Raimon de Miraval, Rigaut de Berbezilh e Uc de Pena. Albertet de Sestaro viene descritto come il figlio di un nobile menestrello, presumibilmente di un lignaggio nobile minore.
I successivi trovatori in special modo potevano appartenere alle classi inferiori, che vanno da quella media di mercanti e "burgers" (borghesi, persone stanziate in città) ai commercianti e ad altri che svolgevano lavori manuali. Salh d'Escola e Elias de Barjols erano descritti come figli mercanti ed Elias Fonsalada era il figlio di un "borghese" che svolgeva l'attività di menestrello. Perdigon era il figlio di un "povero pescatore" e Elias Cairel di una maniscalco. Nella vida di Arnaut de Mareuil si specifica la sua provenienza da famiglia povera, ma non si sa se fosse povera secondo il modello standard di nobile o in senso generale.
Molti trovatori possedevano anche un'educazione clericale. Per alcuni questo rappresentava il trampolino di lancio per le loro composizioni, dato che l'istruzione clericale li equipaggiava di una conoscenza delle forme poetiche e musicali così come della formazione vocale. Le vidas dei successivi trovatori richiamano il loro status clericale: Aimeric de Belenoi, Folchetto di Marsiglia (che diventa vescovo), Gui d'Ussel, Guillem Ramon de Gironella, Jofre de Foixà (che diventa abate), Peire de Bussignac, Peire Rogier, Raimon de Cornet, Uc Brunet e Uc de Saint Circ.

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Giullare

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Il termine giullare (dal provenzale (occitano) joglar a sua volta derivante dal lemma latino iocularis) designa tutti quegli artisti che, tra la fine della tarda antichità e l'avvento dell'età moderna, si guadagnavano da vivere esibendosi davanti ad un pubblico: attori, mimi, musicisti, ciarlatani, addestratori di animali, ballerini, acrobati.
Nel Duecento e nel Trecento i giullari, uomini di media cultura (molto spesso chierici vaganti per le corti o per le piazze) che vivevano alla giornata facendo i cantastorie, i buffoni e i giocolieri, divennero il maggior elemento di unione tra la letteratura colta e quella popolare.
Costoro erano guardati con sospetto dalla Chiesa cattolica che ne condannava il modello di vita e i canti.
I giullari, considerati i primi veri professionisti delle lettere perché vivevano della loro arte, ebbero una funzione molto importante nella diffusione di notizie, idee, forme di spettacolo e di intrattenimento vario.
Essi svolgevano la loro attività in diversi modi e utilizzavano le tecniche più disparate, dalla parola alla musica, alla mimica. Utilizzavano diverse forme metriche come l'ottava, lo strambotto e le ballate, e si applicavano in generi letterari e temi diversi. Tra i più ricorrenti vi era il contrasto, l'alba (cioè l'addio degli amanti al sorgere del sole), la serenata alla donna amata, il lamento della malmaritata.

« Un giullare è un essere multiplo; è un musico, un poeta, un attore, un saltimbanco; è una sorta di addetto ai piaceri alla corte del re e principi; è un vagabondo che vaga per le strade e dà spettacolo nei villaggi; è il suonatore di ghironda che, a ogni tappa, canta le canzoni di gesta alle persone; è il ciarlatano che diverte la folla agli incroci delle strade; è l'autore e l'attore degli spettacoli che si danno i giorni di festa all'uscita dalla chiesa; è il conduttore delle danze che fa ballare la gioventù; è il cantimpanca [cantastorie]; è il suonatore di tromba che scandisce la marcia delle processioni; è l'affabulatore, il cantore che rallegra festini, nozze, veglie; è il cavallerizzo che volteggia sui cavalli; l'acrobata che danza sulle mani, che fa giochi coi coltelli, che attraversa i cerchi di corsa, che mangia il fuoco, che fa il contorsionista; il saltimbanco sbruffone e imitatore; il buffone che fa lo scemo e che dice scempiaggini; il giullare è tutto ciò e altro ancora. »
(E.Faral, Les jongleurs en France au Moyen age )

La letteratura giullaresca
È quella dei giullari, una letteratura quasi sempre anonima sia sul piano anagrafico (non si conoscono gli autori di molti componimenti), sia sul piano culturale. Manca infatti un rilievo stilistico distintivo, le forme utilizzate sono convenzionali e ripetitive perché l'autore si basava soprattutto sull'invenzione, sulla battuta ad effetto, sulla brillante e improvvisa trovata.
I documenti più antichi dell'arte dei giullari sono abbastanza rari: il più antico è la cantilena toscana Salv'a lo vescovo senato, che fu composta poco dopo la metà del XII secolo in lasse monorime composte da ottonari, nella quale un giullare, con enfatiche parole, esalta Villano, arcivescovo di Pisa, per ottenere in cambio il dono di un cavallo.
Il Lamento della sposa padovana è un frammento del secolo XII proveniente da un poemetto di genere cortigiano, probabilmente imitato dal francese, che canta l'amore di una donna per il marito che combatte lontano, in Terrasanta.
Spicca la personalità di Ruggieri Apugliese (o "Apulliese"), giullare di Siena vissuto nella prima metà del Duecento, che scrive una tenzone di argomento politico costruita sullo schema di quelle dei trovatori, una canzone che imita i virtuosismi stilistici dei provenzali, un Vanto che è una specie di frottola (particolare forma metrica) nella quale viene esaltata la sua poliedrica bravura in tutti i mestieri e una strana parodia della Passione.
Ma il più interessante documento di questa letteratura è il contrasto, metro di origine popolare, intitolato Rosa fresca aulentissima scritto in dialetto meridionale nella prima metà del XIII secolo da un certo Cielo d'Alcamo, il quale è un vero esempio di mimo giullaresco.

Giullari, trovatori e banchetti
Il rapporto dei giullari con i trovatori consiste spesso in rapporto di collaborazione nella realizzazione di spettacoli di intrattenimento presso corti e banchetti. Il trovatore, che è spesso un nobile fuggiasco delle terre francesi del sud, si guadagna l'appoggio delle corti e di nobili fornendo la sua prestazione artistica di poeta. Il giullare spesso accompagna questa attività e la completa eseguendo canzoni di cui i testi sono proprio i componimenti del trovatore.
A tal proposito bisogna distinguere almeno due categorie di giullari, in base alla loro funzione e alla location della loro performance. I giullari che agiscono presso le corti sono infatti artisti fissi, non più girovaghi come lo sono i loro colleghi che si esibiscono nelle piazze e nelle taverne. Questa differenza influenza anche il tipo di spettacolo che il giullare era solito eseguire, adattandolo ai contesti e al pubblico. Inoltre si era soliti già nel medioevo fare una distinzione tra i giullari in base ai tipi di spettacoli che essi eseguivano, condannando quelli adusi alla nudità, al contorsionismo (considerato una forma di violazione delle leggi di Dio), alla volgarità e lodando invece quelli che, in funzioni di cantastorie, diffondevano le storie di santi e di virtù cristiana.

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La condanna dei giullari
Si spiega in sostanza la condanna della Chiesa di Roma verso il teatro e le forme di rappresentazioni non sacre, con la nascita delle prime forme discriminatorie che colpiscono i giullari, impedendone, di fatto, l’integrazione in un ambiente urbano e relegandoli perciò ai margini della vita sociale.
La diversità del giullare/attore si manifesta anche nella connotazione pubblica, quale elemento multiforme, poco affidabile, capace di creare spettacoli in cui le leggi sacre vengono sovvertite, e quindi pericoloso per la morale cristiana. Il giullare infatti incarna quella verità del folle che Michel Foucault rileva nella concezione dell’ordine del discorso tipica del periodo medievale e rinascimentale, in cui il folle ha il diritto di parlare e il potere di diffondere verità occulte, da divinare e interpretare. Ecco che diventa chiaro il motivo per cui tale tipo di spettacolo fosse inviso alla Chiesa, che poteva certo vedere in esso un canale di sfogo del pensiero, non controllato dalle finalità e regole della gerarchia e potere ecclesiastiche .Le dame , a volte attratte da questo affabile incantatore, concedevano le loro grazie come compenso per la performance, in modo da prolungare l'atto della creativita sotto le lenzuola di velluto.

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Menestrello

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Il menestrello (dal provenzale menestrals, "servo di casa") era, in età feudale, l'artista di corte incaricato all'intrattenimento del castello. Svolgeva mansioni di musicista, cantastorie, poeta o giullare.
Fu una figura presente principalmente nella Francia e nell'Inghilterra medievale.
Era spesso ingaggiato per singoli spettacoli, in occasione di ricorrenze particolari ed eseguiva perlopiù brani già composti probabilmente da un trovatore.Come il bardo per le popolazioni celtiche, il menestrello poteva essere un cantore di gesta eroiche compiute dal proprio signore. In alcuni casi, si trattava di un semplice buffone con abilità di giocoleria e aveva il solo scopo di divertire il pubblico.
I menestrelli più abili erano in grado di comporre delle tenzoni di livello paragonabile alla poesia trobadorica.
Anche i comuni usavano assumere i menestrelli affinché cantassero la bellezza della città.
In altra epoca e luogo, dal 1840 circa, fino ai primi del XX secolo, lo spettacolo leggero americano fu dominato dai cosiddetti minstrel shows, spettacoli di menestrelli: spettacoli teatrali improvvisati su un canovaccio, e spesso accompagnati dalla musica. Con l'andare del tempo queste esibizioni, che non erano stabili ma erano spettacoli di strada, presero ad assumere delle caratteristiche standard, che fissavano l'abbigliamento del menestrello, ed i ruoli, caratterizzati, che egli interpretava. Tuttavia la chiesa non aveva un atteggiamento positivo nei loro confronti, e quindi, li condannava; inoltre, siccome i loro componimenti non venivano scritti, ma si tramandavano solo oralmente, a noi oggi non è pervenuto nulla. Si trovavano nel epica cavalleresca. Il menestrello era anche uno strumento sociale di grande valore, infatti manteneva gli uomini a contatto con costumi ed ambienti diversi.

http://it.wikipedia.org/wiki/Menestrello
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Segrel e Soldadera

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Segrel: un trovatore professionale che accettava denaro per l'interprezione delle sue composizioni. Quasi sempre erano valvassori poveri o gente della bassa nobiltà.

Soldadera: donna di discutibile moralità che ballava e realizzava esercizi ginnici durante l'esecuzione delle cantigas (un famoso esempio è rappresentato da María a Balteira).
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Adam de la Halle

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Adam de la Halle, noto anche come Adam d'Arras o Adam le Bossu, «Adam il gobbo» (Arras, 1237 circa – 1288), è stato un compositore, scrittore e poeta francese, il quale interruppe la lunga tradizione della scrittura di poesia e musica liturgica diventando l'iniziatore della musica profana e del teatro secolare in Francia. Gli altri suoi soprannomi, Adam d'Arras o le bossu d'Arras fanno pensare che fosse originario della città francese di Arras.
Due dei suoi lavori maggiori, i ludi scenici Le jeu de Robin et Marion e Le jeu de la feuillée (due affreschi, l'uno della vita urbana, l'altro della vita campestre), sono considerati i precursori dell'opera comica e sono tra i più antichi esempi di teatro profano del Medioevo. Un'altra sua opera molto nota è La Chanson du roi de Sicile, insieme a un'altra trentina di poesie liriche.

Biografia
Suo padre, Henri de la Hale, era un noto cittadino di Arras. Grazie all'aiuto fornitogli da due ricchi fratelli, Baude e Robert Normant,[1] Adam studiò grammatica, teologia e musica presso la famosa abbazia cistercense di Vaucelles nei pressi di Cambrai. Partecipò a varie gare poetiche, frequenti nei Puis di Arras. I suoi mecenati lo inviarono a Parigi, alla Sorbonne dove si insegnava musica, e proprio qui incominciò a comporre mottetti. Una volta tornato nella sua città natale, lui ed il padre furono coinvolti nelle discordie civili della città di Arras, e per qualche tempo si rifugiarono a Douai. Adam era stato destinato alla vita monastica, ma rinunciò a questa intenzione, sposando una certa Maroie / Marie, la quale appare in alcune sue canzoni, rondeau, mottetti e jeu-parti' oltre ad essere un personaggio del Jeu de la Feuillée, in cui Adam la descrive come una donna ormai brutta e sfiorita.
Fu al servizio di Roberto II conte d'Artois e quindi di Carlo I d'Angiò, fratello di Luigi IX, le cui fortune egli seguì in Egitto, Siria, Palestina e Italia. A partire dal 1283, visse alla corte angioina di Napoli.
Fu il primo musicista francese ad aver girato l'Italia.
La data della sua morte è oggetto di controversia: alcuni ritengono che sia morto nel 1288 nel sud dell'Italia, forse a Napoli, presso la corte del conte d'Artois, altri sostengono che la sua morte sia avvenuta più tardi, nel 1306, dopo il suo ritorno a Arras.

Le opere
I testi più brevi di Adam sono accompagnati da musiche (per sola voce, o a tre voci più accompagnamento di viola o altro strumento), delle quali una trascrizione in notazione moderna, accompagnata dalla Partitura originale, è pubblicata nell'edizione di de Coussemaker (si veda la Bibliografia).
Alla corte di Carlo d'Angiò, dopo che questi divenne re di Napoli, scrisse Le jeu de Robin et Marion (1275), la sua opera più famosa, considerata il primo esempio di musica profana in Francia. Questa pastorale, basata su di una vecchia pastorella dal titolo Robin m'aime, Robin m'a, ebbe enorme successo grazie anche alle vicende esuberanti dei due protagonisti: Marion resiste alle avances di un cavaliere per rimanere fedele a Robert il pastore. Quest'opera è composta da dialoghi inframmezzati da ritornelli già presenti nella canzone popolare. Le melodie sulle quali si basano questi ritornelli possiedono le caratteristiche della musica folcloristica e sono più spontanee e melodiose rispetto alla più elaborata musica delle sue canzoni e mottetti. Un adattamento di quest'opera, a cura di Julien Tiersot, venne rappresentato ad Arras da una compagnia dell'Opéra Comique di Parigi nel 1896, in occasione di un festival dedicato a Adam de la Halle.
Un'altra sua opera, Le jeu Adan (titolo del manoscritto ma da non preferire per evitare confusioni con il primo testo drammatico con ampi stralci in volgare, l' Ordo rapresentacionis Ade, più conosciuto appunto con il titolo di Jeu d'Adam) o Le jeu de la Feuillée (1262 circa) è un dramma satirico nel quale racconta di sé, del proprio padre e dei cittadini di Arras con le loro peculiarità.
Creò inoltre varie opere polifoniche a tre voci: ballate, virelai, mottetti profani e rondeau. Le sue opere includono i congés (un poema di addio alla città di Arras, su modello di Jean Bodel) e una chanson de geste, Le roi de Sicile, cominciata nel 1282 ma rimasta incompiuta, in onore di Carlo d'Angiò. Inoltre, gli viene spesso attribuito un altro breve testo, Le jeu du pèlerin.
Le sue opere conosciute includono trentasei chanson, quarantasei rondet de carole, diciotto jeu-parti, quattordici rondeau, cinque mottetti, un rondeau-virelai, una ballette, un dit d'amour, dei vers de la mort e i congés.

http://it.wikipedia.org/wiki/Adam_de_la_Halle
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Brunetto Latini

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Brunetto Latini (Firenze, c. 1220 – 1294 o 1295) fu uno scrittore, poeta, politico e notaio italiano, autore di opere in volgare italiano e francese.

Vita
Brunetto (quasi sempre Burnetto nei documenti) era figlio di Buonaccorso e nipote di Latino Latini, appartenente ad una nobile famiglia toscana. La datazione approssimativa della nascita all'inizio degli anni venti si desume dal fatto che nel 1254 ricoprì l'incarico di scriba degli anziani del comune di Firenze. Le fonti storiche e una serie di documenti autografi testimoniano la sua attiva partecipazione alla vita politica di Firenze. Come egli stesso narra nel Tesoretto, fu inviato dai suoi concittadini presso la corte di Alfonso X di Castiglia, per richiedere il suo aiuto a favore dei guelfi. Tuttavia (sempre secondo il poemetto) la notizia della vittoria dei ghibellini a Montaperti (4 settembre 1260) costrinse Brunetto all'esilio in Francia.
Qui dimorò per sette anni tra Montpellier, Arras, Bar-sur-Aube e Parigi, esercitando (come già a Firenze) la professione di notaio, come testimoniano gli atti da lui stesso rogati.
I cambiamenti politici conseguenti alla vittoria di Carlo d'Angiò a Benevento su Manfredi di Svevia consentirono il ritorno di Brunetto in Italia. Nel 1273 fu risarcito del torto subito, con il titolo di Segretario del Consiglio della repubblica, stimato ed onorato dai suoi concittadini.
La sua influenza divenne tale che a partire dal 1279 si trova a malapena nella storia di Firenze un avvenimento pubblico importante al quale non abbia preso parte.
Nel 1280 contribuì notevolmente alla riconciliazione temporanea tra guelfi e ghibellini detta "pace del Cardinal Latino".
Più tardi (1284) presiedette il congresso dei sindaci in cui fu decisa la rovina di Pisa.
Nel 1287 Brunetto Latini fu elevato alla dignità di Priore. Questi magistrati, in numero di dodici, erano stati previsti nella costituzione del 1282. La sua parola si faceva frequentemente sentire nei Consigli generali della repubblica. Era uno degli arringatori, od oratori, più frequentemente designati.
Conservò integre le sue facoltà anche in età avanzata e morì nel 1294 (come cita il Villani) o nel 1295 (come affermato da altre fonti) lasciando una figlia, Bianca Latini, che nel 1248 aveva sposato Guido Di Filippo De' Castiglionchi.
La tomba di Brunetto Latini è stata ritrovata nella chiesa di Santa Maria Maggiore di Firenze, ed è segnalata da un'antica colonnetta nella cappella a sinistra dell'altare maggiore.
Nel Canto XV dell'Inferno Dante lo incontra tra i sodomiti, violenti contro Dio nella natura. Siamo nel terzo girone del settimo cerchio; Dante e Virgilio camminano su un piano rialzato rispetto alla landa desolata in cui i dannati procedono. Dante, che era stato allievo di Brunetto, è profondamente scosso, e non nasconde verso il maestro una persistente ammirazione. Brunetto è il primo nell'opera a toccare fisicamente il poeta, tirandolo per la giacca.

Le Opere

Il Tesoretto
Si tratta di un poema (incompiuto o mutilo) scritto in volgare fiorentino, in settenari a rima baciata, narrato in prima persona da Mastro Brunetto. L'autore definisce l'opera Tesoro, ma il nome Tesoretto è presente già nei manoscritti più antichi (fine del XIII secolo), presumibilmente per distinguerla dalle traduzioni italiane del Tresor. Il protagonista, sconfortato dalla notizia della disfatta di Montaperti, si perde in una "selva diversa". Nella sua peregrinazione si imbatte nelle personificazioni della Natura e delle Virtù, che gli illustrano la composizione del Mondo e i modelli di comportamento cortesi. Il poema si interrompe nel momento in cui il protagonista incontra Tolomeo, che sta per spiegargli i fondamenti dell'astronomia.
Influenzato da un lato dal romanzo cortese in lingua d'oil, dall'altro dai poemi allegorici medio-latini e francesi, Brunetto realizza un'opera che da una parte della critica[1] è ritenuta tra i precursori diretti della Commedia.

Il Tresor
Quest'opera (il cui titolo originale è Li livres dou Tresor), la più celebre di quelle di Brunetto, fu scritta durante l'esilio in Francia, in lingua d'oil, perché, come spiega il prologo: "la parleure est plus delitable et plus comune a touz languaiges"[2] ("è la parlata più dilettevole e più comune tra tutte le lingue").
L'opera, della quale possediamo ottantacinque codici (61 completi, 11 incompleti, 13 frammentari), consta di tre libri e costituisce il primo esempio di enciclopedia in volgare del Medioevo occidentale.
Il primo libro tratta "de la naissance de toutes choses"; tra gli argomenti affrontati vi sono un'ampia storia universale, dalle vicende dell'Antico e del Nuovo Testamento alla battaglia di Montaperti, elementi di medicina, fisica, astronomia, geografia, e architettura, e un bestiario. Si trova, in questo libro, una delle menzioni più antiche che conosciamo di una bussola.
Nel secondo libro si tratta dei vizi e delle virtù, attingendo sostanzialmente dall'Etica Nicomachea.
Il terzo libro riguarda principalmente la retorica e la politica. Brunetto utilizza come fonti principali Aristotele, Platone, Senofane, Vegezio e Cicerone.
A Bono Giamboni, di poco più giovane di Brunetto, era un tempo attribuita una traduzione dell'opera in volgare italiano che ebbe una vasta diffusione manoscritta, ma Cesare Segre ha smentito la paternità giamboniana della traduzione (Prosa del Duecento).

Altre opere
Brunetto è inoltre autore di un altro breve poemetto, Il Favolello, di una Rettorica, traduzione e commento del De inventione di Cicerone, nonché dei volgarizzamenti di tre orazioni ciceroniane (Pro Ligario, Pro Marcello, Pro rege Deiòtaro). In passato gli si attribuivano, ma senza fondamento, varie opere tra cui il Mare amoroso e i Fiori e vita di filosafi.

http://it.wikipedia.org/wiki/Brunetto_Latini
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