E se i mongoli avessero attaccato l'Europa?

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Veldriss
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E se i mongoli avessero attaccato l'Europa?

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IL LETTORE ENRICO PELLERITO MI PONE UNA DOMANDA
E se i mongoli avessero attaccato l'Europa?
di Nicola Zotti http://www.warfare.it

ho accennato di sfuggita al fatto che escludevo che i mongoli, anche volendo, avrebbero mai potuto conquistare l'Europa. Il lettore Enrico Pellerito, in una mail, approfondisce l'argomento.

Qui di seguito lo scritto di Pellerito, la mia risposta e la replica: naturalmente nessuno di noi due ritiene chiuso l'argomento e altri interventi sono bevenuti.

La questione

Ho letto con vivo interesse l’ultimo numero di Warfare; l’argomento da Lei trattato è molto “stuzzicante” e riscoprire fra Giovanni da Pian del Carpine e la sua particolare missione mi ha indotto a rileggere, in questi ultimi giorni, pagine relative a quel periodo storico.

A tal proposito, mi permetto di chiedere il perché secondo Lei i mongoli non avrebbero mai conquistato l’Europa.

Il chiederselo, concordo con Lei, è ozioso, in quanto sterile è tutto ciò che è relativo al famoso “if?”, ma proprio perché amo svisceratamente la storia, sono diventato anche un cultore della versione “ucronica” di questa.

Col Suo consenso, analizzerei, in modo sommario, i semplici fatti e, conseguentemente, i possibili (per fortuna mancati) sviluppi.

Premetto che il mio pensiero è influenzato da quanto scritto da Cecelia Holland nel capitolo “La morte che salvò l’Europa”, facente parte del libro “La storia fatta con i se” a cura di Robert Cowley (editore Rizzoli).

I mongoli, a tutt’oggi, vengono considerati i migliori guerrieri di tutti i tempi e la dotta e circostanziata analisi da Lei fatta, dimostra ampiamente l’efficienza e l’efficacia delle loro strutture militari (organica e logistica) e della loro dottrina (strategia e tattica) compreso l’abile utilizzo dell’esplorazione, dello spionaggio e della comunicazione degli ordini in battaglia.

Al contrario, gli eserciti che gli allora europei formavano, compreso quello di Wenceslao di Boemia, erano caratterizzati da lentezza, ponderosità, mancanza di addestramento in molte loro componenti e pessimi collegamenti fra queste.

A questo proposito, Cecelia Holland ha scritto: “Era come se in un mondo medievale fosse stato calato un esercito moderno”.

La battaglia di Wahlstadt/Liegnitz fu senza dubbio sanguinosa anche per le forze di Kadan (non sono riuscito a trovare notizie che quantifichino le perdite mongole), ma non credo possa definirsi una vittoria di Pirro. In ogni caso, come da Lei giustamente riportato, il “gruppo” Kadan non rappresentava la parte principale dell’armata mongola, ma solo la branca settentrionale; il blocco centrale, comandato da Batu e Subotai, avrebbe massacrato gli ungheresi di re Béla IV a Mohi, presso il fiume Sajo, il successivo 11 aprile.

Solo la morte di Ogoday Khan e le notizie delle violenti lotte per la successione indusse Subotai, agli inizi del 1242, a ritirarsi nella regione di Gobi, per rispetto all’etica e alla legge mongola che lo obbligava a tornare per partecipare all’elezione del nuovo khan.

Ciò, secondo molti studiosi, è la spiegazione perché i mongoli non raggiunsero le sponde dell’Atlantico, salvando l’Europa dalla distruzione.

Simile situazione sarebbe avvenuta anni dopo, nel 1259, al decesso del khan Möngkä, con i conseguenti conflitti tra i pretendenti al trono; Hulagu, fratello minore di Möngkä, dopo aver distrutto Baghdad e il califfato e prima di poter invadere la Terra Santa e l’Egitto, fu costretto a spostarsi col grosso delle sue truppe in Azerbajan, lasciando pochi presidi in Siria. Queste forze sarebbero state sconfitte dai mamelucchi ad Ayn Jalut nel 1260, battaglia che viene reputata emblematica, perché sfatava il mito dell’invincibilità dei mongoli, senza considerare la quantità di molto inferiore dei mongoli in quel frangente.

Si può dunque essere abbastanza certi, che solo problemi di politica interna abbiano influito sulle mancate prosecuzioni delle avanzate mongole.

Cosa poter aggiungere? che effettivamente l’impero mongolo raggiunse una vastità senza precedenti su questo pianeta non trovando eserciti capaci di sconfiggerlo? che gli unici a conquistare la Russia, e durante una campagna invernale, furono proprio loro? (se la storia tende a ripetersi a Mosca dovrebbero badare più ad est che verso di noi)

Certo, c’è la battaglia di Ayn Jalut, però abbiamo già visto che le forze in campo risultavano incomparabili, ci sono le mancate invasioni del Giappone (solo grazie al kamikaze causato dai tifoni) e di Giava, e i Vietnamiti riuscirono a respingere le incursioni mongole, ma appunto di incursioni si parla. Voglio solo dire che se non ci fosse stato l’evento della morte dei loro khan, le truppe mongole (e turche, perché non scordiamo che i fedeli turchi finirono per divenire addirittura più numerosi degli stessi soldati mongoli) avrebbero proseguito nella loro conquista, e sconfitto qualsiasi esercito “regolare” che si sarebbe opposto loro.

Immaginiamo, allora, che Ogoday non muoia l’11 dicembre 1241 e che campi ancora, almeno, una mezza dozzina d’anni.

Dopo le battaglie della primavera, i mongoli, come loro costume, passano l’estate a far pascolare i cavalli nella pustza, tanto simile alla loro terra natia, e attendono prima di sferrare nuovi assalti; a nord sono prossimi all’Oder, al centro, l’armata di Batu e Subotai ha raggiunto Neustadt, vicino Vienna, incursioni hanno toccato la pianura friulana (sic!) e le sponde dalmate dell’Adriatico (forse inseguendo re Béla IV che si è rifugiato su un’isola di quel mare?). Non ho dati sull’ala meridionale dell’armata mongola; questa ha attraversato la Moldavia e la Transilvania, forse si è riunita con le altre truppe in Croazia e Slavonia, ma anche se si trovasse più a sud, la ritengo bastevole a fermare qualsiasi iniziativa dei bizantini.

Quanti sono adesso i mongoli? Nel 1237 sono partiti in 150.000; dopo le campagne di Russia, Polonia, Boemia, Ungheria e Balcani settentrionali saranno certamente di meno, ma sempre abbastanza per affrontare la conquista del continente europeo.

Le cronache ci parlano del fatto che i regnanti “occidentali” si diedero da fare per impedire ulteriori avanzate, ma in concreto di cosa avrebbero potuto disporre gli antenati dell’attuale Unione Europea?

Sia l’armata di Wenceslao, sia qualunque esercito Federico II fosse riuscito ad organizzare, avrebbero sempre avuto i problemi suaccennati dell’elefantiaca pesantezza di manovra, avrebbero fidato nella forza d’urto della cavalleria pesante, divenuta semmai una debolezza, rispetto alla tattica usata dai cavalieri mongoli.

Stessi problemi avrebbero interessato i cavalieri francesi che re Luigi IX di Francia stava riunendo. Solo dopo l’operazione di spionaggio operata da fra Giovanni da Pian del Carpine (ma non dimentichiamo i domenicani Ascelino da Cremona e Andrea di Longjumeau) si sarebbe venuti a conoscenza di informazioni e consigli atti a porre rimedio alle difficoltà “occidentali”.

Non ultimo, ritengo importante ciò che i mongoli rappresentavano agli occhi dell’uomo medio nell’Europa medievale: un vero esercito di demoni che uccidono tutti coloro che non si arrendono, che brucia e distrugge tutto, stupra le donne, sgozza perfino i bambini. Nel miglior dei casi assoggetta tutti come schiavi. Un tipico esempio di guerra psicologica. Questo terrore è ben sfruttato dai mongoli onde ottenere dei risultati devastanti sul nemico prima ancora di venirci a contatto.

A partire dall’inverno 1242, quando nessuno ancora ipotizza che per battere i mongoli bisogna imitarne la disciplina e adottarne le armi e la strategia, ecco che inizia l’avanzata.

La prima città a cadere è Vienna, poi si può presumere che i mongoli continuino a seguire la loro originaria tripartizione delle forze; a nord devastano la Germania, probabilmente questa ala è stata rafforzata per sconfiggere l’armata di Wenceslao e le forze che i principi tedeschi sono riusciti a formare. La puntata successiva è verso i Paesi Bassi, che vengono a loro volta devastati.

Al centro, dopo l’Austria abbiamo la Svizzera e la Baviera, e poi le grandi pianure francesi ricche di praterie, anche queste pascolo per i cavalli dei mongoli. Ancora una volta la tattica dei cavalieri delle steppe asiatiche ha la meglio sulla cavalleria di re Luigi IX di Francia, e nella primavera del 1242 probabilmente tocca a Parigi essere ridotta ad un mucchio di macerie fumanti.

L’ala meridionale potrebbe essere usata per scendere verso Costantinopoli; come per tutte le altre città la scelta era cedere o combattere. Nel primo caso non si sarebbe evitato saccheggio e incendi, ma forse i Bizantini, ormai a conoscenza dell’abilità dei mongoli nel cingere d’assedio le città, avrebbero preferito la resa, onde evitare che una volta cedute le difese (era solo questione di tempo) la popolazione venisse totalmente passata a fil di spada.

Per quanto riguarda l’Italia, una quota del “gruppo” centrale, o forse la stessa ala meridionale, sarebbe stata inviata nella pianura Padana. Qui si sarebbero trovati altri pascoli per i cavalli, dopo aver distrutto i principali centri come Milano, mentre Venezia avrebbe potuto, forse, evitare danni grazie al fatto che era sull’acqua, ma chissà cosa avrebbero escogitato i mongoli pur di conquistarla.

Facciamo passare un’altra estate e il seguente autunno. Nel gennaio 1243 ricomincia l’offensiva di Subotai, che raggiunge la Danimarca a settentrione, i Pirenei ad occidente, e Roma e il resto della Penisola a sud.

Si sarebbero comportati i mongoli come gli Unni? Non credo proprio, perciò diciamo addio anche alla Città Eterna.

Non tiriamola più a lungo. A consuntivo, i mongoli, nel giro al massimo di tre, quattro inverni di campagne, avrebbero distrutto l’Europa cristiana e quella musulmana. Sarebbero giunti a scontrarsi, e penso proprio a vincere, anche gli eserciti arabi che presidiavano la Spagna. Avrebbero sterminato la popolazione quel tanto che bastava per spazzare via qualsiasi velleità di riscossa negli animi dei popoli europei. Giunti davanti alle scogliere di Dover ed allo stretto di Messina si sarebbero limitati a guardare, perché non disponevano di flotte, e solo per questo si sarebbero salvate le isole britanniche e quelle del mediterraneo.

Forse ci sarebbe voluto più tempo per verificarsi quanto da me descritto? Diciamo sei anni? Ma il risultato, sempre secondo me, non sarebbe cambiato.

Mi accorgo di avere scritto parecchio, e spero di non averLa annoiata, ma se nel mio pensiero ci sono dei punti deboli, e Lei ritiene di avere invece degli argomenti che rendono impossibile quanto da me descritto, sarei felice di venirne a conoscenza. Sempre nell'ottica di uno scambio d'opinioni in merito ad un argomento che riconoscono ozioso e sterile, e sempre che Lei ne abbia voglia.

Enrico Pellerito

p.s.: non credo che l’allora coeva invenzione della polvere da sparo e delle armi da fuoco avrebbe potuto, in un qualche modo, arginare l’offensiva dei mongoli, a parte che proprio loro, nel 1241, usarono la polvere nera contro gli ungheresi.

La mia risposta

Per prima cosa la sua domanda mi induce a riflettere con lei sul fatto che non tutte le ucronie sono uguali.

Alcune sono più "ucroniche" di altre e quella che riguarda la possibile invasione dell'Europa intera da parte dei mongoli lo è particolarmente.

Innanzitutto perché è stata esaminata come poche altre e poi perché alcuni aspetti sostanziali sono troppo controversi.

1) Il punto ad cui partire è che la Russia fu vinta e sottomessa (un anno dopo Liegnitz nel 1243), ma non "occupata" come avvenne, ad esempio, con la Cina: perché? pagare un tributo non è la stessa cosa che essere conquistati. A loro volta Polonia e Ungheria subirono un fato simile: furono devastate ma non occupate, neppure in epoche successive, benché l'Ungheria fosse l'ultima propaggine della steppa (8.000 km. dalla Manciuria all'Ungheria). Il passaggio dalla politica di conquista a quella del vassallaggio fu una scelta strategica decisiva che viene spesso sottovalutata, e che sottointende il fatto che per primi i mongoli comprendessero di non poter espandere oltre le proprie conquiste verso un Occidente tanto distante dalla propria terra d'origine.

2) I problemi logistici sono più complessi e ambigui. Posto che i "campi petroliferi" degli eserciti nomadi stessero nella steppa, questo non ha impedito che le armate di Kubilai superassero questo limite, ad esempio arrivando a Java, punto più a sud raggiunto dai mongoli e il più distante dalla steppa, seppure con scarso successo. La questione logistica va riportata alla sua natura principale, ovvero quella di luogo di pastura e di allevamento del cavallo mongolo, al quale il cavaliere nomade doveva comunque ritornare per il perdiodo delle figliate. Le pianure europee non sono "steppa" e non sono adatte a questo scopo, ma non per questo non avrebbero potuto essere invase: solo avrebbero amplificato i problemi di sussistenza di un eventuale esercito mongolo invasore.

3) Più stringente la questione politico-militare. Su questo punto non sono d’accordo con frà Giovanni da Pian del Carpine. La policentricità dell'Europa feudale e la sua divisione non rappresentava un vantaggio per i mongoli, ma un ostacolo, se connessa con quanto detto per la questione logistica. Ai mongoli non sarebbe bastato vincere un sovrano europeo dopo l'altro con la logica del divide ed impera: ogni città, ogni abazia, ogni libero comune, avrebbe comportato un lungo e sanguinoso assedio e la Svizzera, la Baviera o la Grecia sarebbero state più difficili da conquistare da un esercito mongolo che l'Afghanistan. La "tribù in armi" sarebbe rimasta invischiata in un reticolo di paludi, colline, boschi e montagne densamente popolate. E questo ci porta al punto successivo.

4) La risposta tattica. Ovvero: avevano gli europei gli strumenti tattici non diciamo per sconfiggere i mongoli ma per mettere in piadi una resistenza tale da scoraggiare i progetti di conquista? Il cavaliere feudale era al suo apice ed era un temibilissimo avversario per il cavaliere pesante mongolo: direi anzi, che, testa contro testa, non c'è confronto possibile, soprattutto per la forza d'urto dei grandi cavalli europei. Ma anche le nascenti milizie feudali e il loro orgoglioso sviluppo avrebbe avuto stimolo nell'invasione mongola: laddove il cavaliere feudale poteva fallire -- nello scontro in campo aperto -- sarebbero riusciti gli istrici e le balestre dei comunali. Il rischio per i mongoli di invischiarsi in un interminabile intrico di guerre e guerriglie, invadendo un territorio virtualmente incontrollabile, avrebbero reso molto sanguinosa un'avventura mongola in Europa.

5) Quando si sottolinea la fama di guerrieri crudeli e spietati che i mongoli godevano in Europa, si fa un torto alla crudeltà e alla spietatezza degli europei. Quando si esalta l'organizzazione militare e logistica mongola non deve essere dimenticato che gli europei, divisi e conflittuali com'erano, riuscirono comunque a coordinarsi a sufficienza per combattere in Terra Santa. Quando si elogia la capacità tattica dei mongoli deve essere anche dato il giusto peso alla capacità europea di imparare dalle proprie sconfitte (come lei anticipa). Federico II ammirava gli arcieri arabi al punto da farne la propria guardia personale: immagini lo stupore dei mongoli ad essere presi a bersaglio dagli arcieri a cavallo dello "stupor mundis"!

Un cordiale saluto,

Nicola Zotti

La replica

Caro Zotti,

ho letto con molto "appetito" la Sua risposta.

Ecco che molti aspetti, da me non abbastanza o niente affatto analizzati, vengono messi sulla bilancia e mostrano il peso della loro influenza in avvenimenti anche solo ipotizzabili.

Resto compiaciuto nel ricevere queste informazioni, che denotano, ancora una volta, l'attenzione con la quale Lei studia gli avvenimenti storici e tutti gli elementi che concorrono al loro divenire.

Non ho nessuna remora al fatto di riportare il ns. scambio sulla Sua rivista, e se Lei ritiene utile intervenire sul mio scritto per migliorarne la comprensione a beneficio dei lettori, La invito ad operare senza problemi.

Relativamente ai vari punti da Lei sottolineati, non posso che concordare sul fatto che la politica di dominio mongolo su aree molto distanti dalla loro terra natale, non fosse più di occupazione ma di vassallaggio; resta però il fatto che elemento propedeutico a questa forma di oppressione era la distruzione dei maggiori centri urbani dell’epoca, sia per saccheggio a proprio beneficio, sia come monito per i superstiti. Ma stavolta, proprio perché “troppo” lontani da casa, avrebbero potuto limitarsi solo ed esclusivamente a depredare e distruggere e non più a piazzare governatori ed esattori.

Nulla da obiettare sul secondo punto, la Sua analisi non fa una grinza, salvo che ciò che occorreva loro lo avrebbero trovato rapinando in loco.

Passando al terzo punto, penso che proprio in ragione del fatto che non tendano più ad occupare i territori invasi, i mongoli concentrino le loro forze solo per saccheggiare le città più importanti dei detti territori, e a fronteggiare eventuali eserciti che cerchino di opporsi loro.

Lei stesso dice “I mongoli non concepivano la guerra se non allo scopo della vittoria e non sprecavano forze in operazioni inutili e dispendiose.”

Non era perciò necessario ridurre in macerie qualunque edificio o qualunque agglomerato incontrato, e non erano per forza tenuti a impantanarsi nelle zone lontane dalle loro direttrici di marcia; sulle montagne, ad esempio, bastava solo controllare i valichi quel tanto che bastava a superarli, e poi, anche se la peste nera non era ancora giunta, la densità della popolazione europea al di fuori delle città non mi sembra fosse considerevole. In buona sostanza, i mongoli avrebbero potuto fare una riedizione in grande delle “scampagnate” di Attila, attuare rovina e razzia, trovando in sede i rifornimenti necessari e senza preoccuparsi di mantenere linee di collegamento con la madrepatria, tanto alla fine ci sarebbero tornati dopo la loro opera.

Quarto punto: anche qui la Sua osservazione è giusta, ma io faccio leva sul fatto che la tattica mongola tendeva ad evitare il corpo a corpo, prova ne è che le loro perdite erano inferiori rispetto a quelle degli avversari, e quando ciò accadeva, come appunto a Liegnitz, anche loro presero qualche sganassone di troppo. La pur superba cavalleria pesante feudale veniva posta in difficoltà, secondo il mio giudizio, dalla velocità della cavalleria mongola, per principio molto più “leggera” e dall’uso delle armi a distanza come le frecce. Ciò non toglie che queste stesse armi, come Lei afferma, potessero essere usate contro i mongoli, con effetti altrettanto devastanti. Resta però sempre un fatto, l’applicazione di quei principi dottrinali come la rapidità della manovra accompagnata dall’effetto sorpresa (desant “ante litteram”), tattiche che non erano ancora state ben assimilate dagli europei, con conseguenze che avrebbero potuto essere nefaste per le non tanto mobili milizie.

Infine, non c'è dubbio che in quei secoli definiti bui, i guerrieri europei si macchiassero di delitti simili, se non peggiori, a quelli compiuti dai mongoli, ma la differenza sostanziale, in termini molto semplicistici, è che quando le cose le facevamo noi, per esempio torturare i prigionieri, tutto era lecito e addirittura meritorio, diversa cosa quando le subivamo. Comunque non mi riferivo al fatto che potessero essere terrorizzati i militari, quanto le popolazioni civili, che stavano subendo un vero e proprio risveglio di paure “millenaristiche”, considerando i Tartari come il popolo dell’Anticristo, cosa già precedentemente fatta nei confronti degli Unni e di altri invasori orientali.

Certo, prima o poi, anche durante le loro ipotizzate scorrerie in Germania, Francia e Italia, le tattiche mongole sarebbero state studiate, e alla fine si sarebbe potuto sconfiggerli prima che giungessero ai Pirenei, ma, ed è questo ciò che mi premeva sottolineare, da questa ipotetica incursione a livello continentale l’Europa ne sarebbe uscita non proprio in buono stato. E forse, a quel punto, il colpo di grazia per la civiltà cristiana sarebbe arrivato dalla Spagna moresca non intaccata dai mongoli ormai sconfitti.

Ma chi può dire tutto ciò, stiamo solo chiacchierando di cose che ci interessano, un modo piacevole per mettere a frutto le cose studiate.

La mia è solo un’ipotesi secondo un punto di vista che non è assolutamente settario, e dopo la sua risposta mi sono arricchito di un differente, e perciò interessante, ulteriore punto di vista.

Un’ultima cosa e non La tedio oltre: il fatto che si celebri il 9 aprile come una sconfitta che però consentì di salvare l’Europa, mi sa tanto di auto commiserazione al fine di voler ricevere l’altrui gratitudine; qualcosa di simile alla battaglia di Kosovo Polje, riguardo alla quale, ancora oggi i serbi si chiedono perché l’Europa non li abbia ringraziati dall’essersi sacrificati contro i turchi.

Sarebbe come per noi celebrare con enfasi il 24 ottobre, dichiarando a tutto il mondo che se non ci fosse stata Caporetto, tutte quelle truppe degli Imperi Centrali sarebbero state utilizzate sulla fronte occidentale con conseguenze deleterie per l'Intesa.

Cordiali saluti

Enrico Pellerito

Mi accorgo che nel mio primo messaggio sui mongoli, uso impropriamente il termine "conquistare" in almeno un paio di occasioni.

Ritengo che nell'ottica di quanto volessi esprimere avrei dovuto, più correttamente, scrivere "invadere, che poi, purtroppo, comportava il conseguente distruggere e razziare.

Puntualizzo questo per esporre meglio il mio pensiero.

Ancora cordiali saluti.

Enrico Pellerito

La replica

mi presento: il mio nome è Michele [...], e sono un giovane e accanito visitatore del Suo sito, nonché un appassionato di warfare storico.
Per prima cosa mi scuso se la mia forma di espressione non è delle più cortesi ed attente, ma comunicare tramite mail con persone che non conosco di persona mi intimidisce.
Inoltre spero di non infastidirla proseguendo un discorso che magari Lei considera chiuso, solo che di recente mi sono imbattuto molte volte in analisi dello scenario in questione, con risultati molto differenti.
In particolare pochi giorni fa riflettevo su quanto da Lei esposto sulla relazione di Giovanni da Pian del Carpine, quando mi sono imbattuto in alcune conclusioni del professor John France, docente di Medieval Warfare all'Università del Galles, Swansea, proprio sull'argomento. Ritenendole interessanti ho ritenuto potesse essere gradito il riferirle.
Il nostro ritiene ad esempio che l'Europa occidentale sia troppo povera di pastura per permettere all'esercito mongolo il continuo ricambio di monte di cui necessitava per mantenere la sua eccezionale mobilità, anche a livello tattico.
Inoltre, parlando della crociate, il professor France mostra come in più di una occasione la cavalleria pesante sia riuscita a sfruttare la resistenza delle unità europee (in particolare quando operavano in ordine serrato) per ottenere significativi vantaggi tattici sulle unità di arcieri a cavallo mediorientali; in merito a questo specifica che avveniva ogni volta che le unità raggiungevano un alto livello di coordinazione, che non era loro usuale ma non impossibile in campagne militari lunghe. Se combiniamo questo con il fatto che i mongoli vengono additati da più fonti (sto sempre riportando quanto asserisce il signor France) come combattenti validi ma non eccezionali, neppure come tiratori, se ne deduce un quadro non molto positivoper le possibilità dei mongoli di vincere un'Europa occidentale.
Tutto questo può venire ritrovato nel libro "Western warfare in the age of the crusades, 1000-1300", di John France, Routledge, 2003; temo sia solo disponibile in lingua inglese.

In aggiunta a tutto questo spero di non risultare presuntuoso se, pur essendo solamente un dilettante, mi permetto di aggiungere alcune mie considerazioni in merito, solo che non ritengo questo „what if" così ozioso, dato che i mongoli, pur non avendo più avuto un'unità politica e quindi una disponibilità di mezzi pari alla grande invasione del 1236, hanno comunque avuto per i secoli successivi un avamposto da cui riprendere un'espansione verso l'Europa, ovverosia il Khanato dell'Orda d'Oro. Questo secondo me pone il problema sotto una diversa luce, tale da incoraggiarne uno svisceramento approfondito.
Non valuto le possibilità di resistenza morale delle popolazioni europee, perché se a mio avviso ritengo più verosimile uno scenario come quello da Lei prospettato, è anche perfettamente possibile che il signor Pellerito abbia avuto un'intuizione esatta; quello che mi interessa maggiormente è valutare le possibilità pratiche da parte dei mongoli di soggiogare l'Europa in caso questa resistenza ci fosse effettivamente stata.
Io ho individuato sia motivazioni tattiche che strategiche (escludendo completamente la geopolitica dell‚epoca, altrettanto importante, ma difficile da affrontare in un‚analisi di questo tipo).

In particolare, esaminando i fattori tattici, uno dei primi che ravviso era il materiale equino a disposizione: i cavalli europei, con un cavaliere pesante in sella, erano in grado di raggiungere in velocità (anche se neppure lontanamente in agilità) i cavalli arabi utilizzati dai turchi e dai mori, oggetto di una lunghissima e attentissima selezione. Questo era stato uno dei fattori chiave che aveva permesso ai crociati, una volta sviluppate le necessarie caratteristiche di disciplina e spirito di corpo usualmente loro mancanti [su questo punto sono i disaccordo, NZ], di ingaggiare con successo le cavallerie leggere arabe, turche e moresche. I cavalli mongoli, almeno stando al confronto con gli esemplari moderni, non paiono in grado di fare lo stesso.
Un altro fattore chiave erano le armi da tiro: gli europei avevano a disposizione diverse tipologie di arcieri scelti, dotate di armi potenti. Questi includevano i balestrieri genovesi, gli arcieri inglesi e gallesi, e i Saraceni dell‚Italia meridionale. Da più di una fonte si evince che la portata di queste truppe da tiro, in particolare quando appiedate, era considerevolmente superiore ai 50 ˆ 80m di tiro utile degli arcieri a cavallo. Questo senza contare che i mongoli utilizzavano lo stesso arco composito utilizzato da tutti i popoli delle steppe, turchi inclusi. Questo tipo di archi aveva già dimostrato di non essere adatto al clima dell‚Europa occidentale, perdendo potenza ed efficacia se esposto all‚umidità; si veda a questo proposito la battaglia di Lechfeld, in cui il tiro degli Ungari si è dimostrato meno efficace del previsto contro i cavalieri tedeschi.
Se a tutto questo sommiamo il leggero armamento difensivo a disposizione dei mongoli, e il fatto che le fonti li presentano come combattenti individuali validi ma non eccezionali anche nel ruolo di arcieri, e spesso meno che validi in mischia, se ne evince che la superiorità tattica dei mongoli non fosse così alta.
A questo però bisogna aggiungere che in Europa i mongoli si sarebbero trovati in un territorio inadatto alla cavalleria non tanto perché montuoso (buona parte dell‚impero mongolo lo era), quanto piuttosto perché paludoso, o allagabile, o altrimenti coperto di boschi fitti, e costellato di fortificazioni pesanti con una densità che non aveva corrispettivi in Asia.
E si sarebbe trattato di un territorio ostile con una popolazione di molto superiore, di fatto incontrollabile. Ricordiamoci che le forze con cui Gengis Khan aveva invaso la Cina settentrionale erano di molto superiori, soprattutto perché potevano ricevere continuamente rinforzi dalle vicine basi strategiche, e che l‚Europa dell‚epoca secondo diverse stime aveva una popolazione paragonabile a quella della Cina intera; solo che l‚Europa aveva un potenziale militare molto superiore e radicato nel territorio.
A mio avviso, una volta che l‚invasione mongola fosse stata tanto minacciosa da obbligare gli Europei a mobilitare a fondo le proprie risorse, e soprattutto ad accettare la disciplina (cosa che le varie guerre hanno dimostrato che avveniva regolarmente ogni volta che gli eserciti rimanevano assieme per un tempo sufficientemente lungo) la superiorità tattica dei mongoli si sarebbe ridotta a ben poca cosa, e non escludo che questa avrebbe potuto essere la molla che avrebbe portatato a formazioni statali forti con uno o due secoli di anticipo, anziché essere quella che indeboliva l‚Europa di fronte all‚Islam (l‚Islam all‚epoca era già difficilmente capace di grandi espansioni, con la sola eccezione degli Ottomani, di cultura fin troppo bizantina).
Scannamori
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Re: E se i mongoli avessero attaccato l'Europa?

Messaggio da leggere da Scannamori »

LA MORTE DI OGODAY KHAN FU LA SALVEZZA DEL'EUROPA CRISTIANA?

E' possibile che la morte di Ogoday Khan abbia determinato la salvezza dell'Europa cristiana.
Tuttavia non fu un evento casuale della storia, per il semplice fatto che a quella strana caratteristica degli uomini è quella di morire, tutti i sovrani condottieri dei popoli nomadi cavalcatori, fra cui i Mongoli, ne aggiungono una seconda: generano, con la loro morte, una feroce lotta di successione senza prigionieri, che decima i loro popoli.

Successe alla morte di Attila, giudicata provvidenziale, e si ripetè alla morte di Ogoday Khan e dei suoi successori.
Se non viene sistemata alla svelta la successione, un popolo nomade trionfante dell'Asia centrale, ordinariamente, si autodistrugge.

Il popolo mongolo, asiatico, aveva nella sua cultura, e praticava in modo normale, il genocidio del popolo vinto.
E questo è a favore dei popoli asiatici, fra cui i Mongoli dell'epoca, che in Europa avrebbero fatto le identiche cose che facevano per sottomettere la Cina, cioè il genocidio integrale dei popoli vinti e la metodica distruzione delle città, con vantaggio per l'occupazione militare.
Nè questo era fatto senza ragione.
Lo avevano fatto gli Unni di Attila secoli prima, con lo scopo di tenere i territori, dato che le città sono grandi assembramenti chiusi di persone predisposti alle ribellioni. E le cavallerie mongole, come quelle degli Unni, hanno facile la via per riprendere le città, però si fermano alle mura. Magari fino alla morte del sovrano nomade cavalcatore di turno, e a quel punto tornano a casa con altrettale rapidità per regolare le questioni di successione.
E quando questo avviene, i popoli urbanizzati, sopravvivono e fanno marameo. :lol:

L'avanzata mongola, non fece in tempo ad arrivare fino al centro dell'Europa, che, oltre ad essere urbanizzato, era anche massicciamente incastellato, per cui il confronto fra gli eserciti dei Mongoli e l'Europa feudale incastellata non ci fu, perchè fu limitato al campo aperto, dove vinsero i Mongoli, ma a caro prezzo.

Arbitrario mi pare anche sostenere con certezza che dopo la partita Occidentali - Mongoli, la finale con gli Occidentali l'avrebbe vinta l'islam, che si salvò anch'esso dagli eserciti mongoli per il rotto della cuffia, e che, non essendo affatto incastellato, ma anch'esso nomade, era più esposto agli eserciti cavalcatori asiatici.

La stessa Cina, fu conquistata in anni di guerre da Gengis Khan e dal suo successore, e non ebbe mai l'organizzazione fenomeale a città fortificate e castelli forever dell'Europa ... Medioevalis. :mrgreen:

E' permesso anche pensare che l'islam avrebbe potuto trarre non vantaggi ma danni da uno scontro Europa - Mongoli, perchè se l'Occidente fosse uscito "incastellato e vincitore", magari con danni relativi, vedi mai che, ucronia per ucronia, sarebbe potuto anche uscire unito, e pronto a ricacciare in mare gli infedeli saraceni molto prima del 1492.

Scannamori
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