I NAZARITI

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"Articolo estrapolato dalla rivista FOCUS STORIA - luglio 2008"

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ASTUTI E MORTALI: LA SETTA DEGLI ASSASSINI

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ASTUTI E MORTALI: LA SETTA DEGLI ASSASSINI
di Regogolo Boemetto
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Pochi anni prima della Prima Crociata, nel 1090, il carismatico ed erudito Hassan-i Sabbah conquista il forte di Alamut, in Iran. Ci sono molte storie diverse su come il "vecchio della montagna" (da un'errore di traduzione del termine arabo shaykh, che significa sia capo che vecchio) abbia conquistato la fortezza usando il suo ingegno e senza spargere una goccia di sangue, ma ciò che importa è che per i successivi duecento anni il castello sarà la base operativa della sua setta. Sabbah decide di fondare il suo ordine quando l'erede dell'Impero fatimide, che egli sosteneva, venne ucciso. A questo punto si scatenò una guerra fratricida fra tra i due figli Nizār e al-Mustaʿlī per la successione, e i seguaci di Sabbah si allontanarono dagli altri seguaci della corrente Ismailita, derivante dall'Islam sciita, in quanto sostenevano Nizār, da cui prenderanno il nome di Nizariti.

Caratterizzati dall'assoluta obbedienza ai loro capi carismatici che hanno un rango semi-divino, i seguaci della setta vengono indottrinati e addestrati rigorosamente per compiere le audaci missioni che li renderanno famigerati in tutto il mondo. I ranghi più bassi della rigida scala gerarchica della setta era occupata da coloro che però erano addestrati con più cura, i cosiddetti Fida'in. Costoro erano giovani forti, agili e robusti, ma anche intelligenti, astuti e carismatici. Infatti la tattica degli Assassini prevedeva un accurato lavoro di pianificazione che poteva durare anche anni, durante i quali l'agente si infiltrava usando le sue abilità fino ad arrivare il più vicino possibile al bersaglio. Questo iter terminava con l'eliminazione della vittima, preferibilmente uccisa in un luogo pubblico per rendere il più spettacolare e intimidatorio possibile l'omicidio. Il fatto che in questo modo gli agenti accettassero serenamente di essere trucidati dalle vendicative guardie ha dato adito alla leggenda secondo la quale i seguaci del Vecchio della Montagna abusassero di hashish, somministrato loro dal maestro per indottrinarli. Da qui deriverebbe anche il loro nome Hashashini, dall'arabo al-Hashīshiyyūn, "coloro che si dedicano all'Hashish".

Ma questa teoria è poco credibile in quanto l'uso della droga allenta i sensi, rende difficile la concentrazione e compromette dunque la capacità di compiere le audaci ed elaborate imprese di questi agenti. Più probabilmente il loro nome deriva dal loro maestro e significherebbe dunque "seguaci di Hassan". Anche la leggenda secondo la quale gli adepti erano portati in un lussureggiante giardino che veniva presentato loro come il paradiso, al quale potevano avere accesso solo grazie al loro maestro (una storia riportata anche da Marco Polo), è stata confutata e non è più ritenuta credibile.
Ma nonostante la loro abilità e il loro valore, nel 1256 il condottiero mongolo Hulagu Khan catturò la rocca di Alamut e le altre fortezze con cui gli assassini controllavano la regione, sterminandone gli occupanti per vendicare il tentato assassinio di Möngke Khan. I superstiti della disfatta setta si recarono in Egitto dove offrirono i loro servigi ai Mamelucchi e anche in Ungheria, dove sopravvissero fino a quando la loro comunità non venne estirpata dall'Inquisizione.

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