La guerra di corsa

Armi, armature, tattiche, formazioni, logistica e altro ancora...
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SIMONE GRILLO

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SIMONE GRILLO Di Genova.

+ 1270 ca.

Anno, mese Stato, in proprio Avversario Azioni intraprese ed altri fatti salienti
1262/1263 Genova Venezia
Sospettato per la sua ambizione e per l’appoggio del partito popolare, i nobili genovesi con a capo i Fieschi ed i Grimaldi provocano dei tumulti ai suoi danni. Simone Grillo riesce a placare gli animi. Gli è affidato il comando di 20 galee. Si cela con le sue navi in un porto della Sicilia orientale. E’ informato del passaggio di un convoglio veneziano, diretto ai porti del Libano, e composto di alcune galeazze, di 3 grosse navi, di 2 galee sottili e di altri legni carichi di mercanzie. Entra nell’Adriatico nel canale di Otranto e cerca di intercettare le navi veneziane nelle acque di Durazzo. Il combattimento si svolge dalla sera a mezzanotte. Non riesce ad impadronirsi che delle navi onerarie, peraltro svuotate dei loro carichi. Rientra a Genova.

1274
Agli inizi dell’anno il podestà genovese a Costantinopoli Guglielmo Guercio è accusato di avere ordito una cospirazione, in accordo con il re di Sicilia Manfredi di Hohenstaufen, allo scopo di rovesciare il governo imperiale. I genovesi sono scacciati dal Bosforo e confinati ad Eraclea, sul mar di Marmara. Il comune di Genova accende un mutuo volto a raccogliere 30000 lire genovine per l’armamento di 25 galee, una saettia e 5 barche. Il comando della flotta è dato al Grillo, a Pietro Embriaco ed a Simone Guercio.

1270
Muore

https://corsaridelmediterraneo.it/grillo-simone/
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MARCO GRADENIGO

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MARCO GRADENIGO Di Venezia.

+ 1275 ca.

Anno, mese

Stato, in proprio

Avversario

Azioni intraprese ed altri fatti salienti

1256

Venezia



Al comando di 7 galee muove verso l’isola di Negroponte (Evvoia) ribellatasi ai veneziani. Recupera la capitale e vi fa prigionieri molti nobili.

1261

Ricopre per conto della Serenissima l’incarico di podestà a Costantinopoli. Con la conquista della città da parte dell’imperatore Michele VIII Paleologo ripara a Negroponte con l’imperatore latino Baldovino ed il patriarca Pantaleone Giustinian.

1263

Venezia

Genova

Con 6 galee ed alcune navi appoggio cerca, inutilmente, di battersi con i genovesi.

1266

Estate

Viene inviato a Ragusa (Dubrovnik) con 10 galee. Si unisce con Giacomo Dandolo (34 Galee) ed incrocia nelle acque siciliane: vince a Trapani la flotta genovese (28 galee) comandata da Lanfranco Borbonino. Nell’occasione sono catturate 15 galee; le altre riescono a riparare nel porto di Trapani. Marco Gradenigo viene accolto ion trionfo a Venezia.

1272

Venezia

Bologna

E’ nominato capitano a Primaro. Con Giovanni Dandolo sconfigge il podestà di Bologna.

1275
Muore.

https://corsaridelmediterraneo.it/gradenigo-marco/
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RUGGERO DI LORIA/ RUGGERO DI LAURIA

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RUGGERO DI LORIA/ RUGGERO DI LAURIA Di Loria, in Basilicata. Fuoriuscito. Barone. Di Scalea. Conte di Djerba. Signore in Sicilia di Novara di Sicilia, Tripi, Castiglione di Sicilia, Francavilla di Sicilia, Linguaglossa, Motta Camastra, San Piero Patti, Ficarra,e Tortorici e Aci Castello in Sicilia; di Cocentaina ed Alcoi nel regno di Valenza. Fratello di latte di Costanza di Svevia.

1249 ca.- 1305 (gennaio)

Anno, mese Stato, in proprio Avversario Azioni intraprese ed altri fatti salienti
1262
Sua madre è Bella d’Amico, nutrice di Costanza di Svevia, figlia dell’imperatore Manfredi di Hohenstaufen. A metà giugno è presente a Montpellier al matrimonio di quest’ultima con l’infante Pietro d’Aragona.

1266
E’ armato cavaliere dal re Pietro d’Aragona con Corrado Lancia, di cui diverrà più tardi genero.

1268
Corradino di Hohenstaufen è vinto da Carlo d’Angiò e decapitato a Napoli (ottobre). Ruggero di Loria si rifugia a Barcellona alla corte del principe Pietro d’Aragona.

1270/1280 Napoli Costantinopoli
Nella primavera del 1270 è investito con la madre dal re Giacomo d’Aragona di Vall de Seta e di Cheroles (presso Cocentaina) nel regno di Valenza. nel gennaio 1274 riceve l’investitura di Rahal Albinçouc, presso Alcala. A metà luglio del 1276, dopo la morte di Giacomo d’Aragona partecipa attivamente all’amministrazione del regno di Valencia. E’ nominato bailo e castellano di Cocentaina e di Alcoi. Ha il compito di difendere le due città dagli attacchi dei musulmani che si sono ribellati agli aragonesi alla morte del sovrano. Come risultato del suo operato nel 1278, dopo la repressione della rivolta, è infeudato di altri beni presso Bicor. Nell’ottobre dello stesso anno assume, forse per poche settimane, l’ufficio di sostituto del procuratore generale del regno di Valencia. E’ in questo periodo che Ruggero di Loria è in grado di armare alcune galee con le quali combatte in Grecia in difesa dei despoti francesi ai danni dell’imperatore di Costantinopoli. Il re di Napoli Carlo d’Angiò sceglie al comando della flotta il genovese Areghino di Mare. Agli inizi del 1280 è segnalato a Ifriqiya come inviato del re Pietro d’Aragona. Non si imbarca con la flotta che salpa da Portfangos per Tunisi; non prende parte neppure alle operazioni del sovrano che si svolgono da giugno a fine agosto davanti al porto tunisino di Collo. Nello stesso anno acquista vigneti e proprietà terriere presso Xativa e Cocentaina.

1282 Re d’Aragona Napoli
Compare per la prima volta insieme con Giacomo e Federico d’Aragona, figli del sovrano, in viaggio verso la Sicilia dopo lo sbarco del re Pietro a Trapani ai primi di agosto. Ad ottobre è nominato capitano e rettore di Augusta, ufficio che ricopre per poche settimane. Affianca il sovrano nella spedizione in Calabria ove prende parte alla conquista di Gerace.

1283
Febbraio Re d’Aragona Napoli
Effettua uno sbarco sulla costa ionica calabrese. Stabilisca una testa di ponte a Gerace con il conte di Pagliarico Naricio de Ruggeri.

Aprile
A fine mese è nominato da Pietro d’Aragona ammiraglio di Catalogna e Sicilia al posto del figlio naturale dello stesso sovrano, Giacomo Pérez, che sino a questo momento con successo di fronte alla flotta angioina. Ruggero di Loria organizza la difesa della Sicilia e della testa di ponte aragonese in Calabria. Con Giovanni da Procida, dopo la partenza di Pietro d’Aragona per la Catalogna, risulta essere tra i consiglieri più ascoltati dell’infante Giacomo d’Aragona lasciato dal padre in Sicilia. Riesce anche a costituire una vasta signoria nella Sicilia orientale, dove negli anni seguenti sarà investito di Castiglione di Sicilia, Francavilla di Sicilia, Novara di Sicilia, Linguaglossa, Motta Camastra, San Piero Patti, Ficarra, Tortorici e Tripi.

Maggio giugno Re d’Aragona Francia
Carlo d’Angiò chiede soccorsi al re di Francia; il re di Napoli si incontra a Marsiglia (Marseille) con l’ammiraglio Guillaume Cornut. Quest’ultimo arma nella città 25 galee ed è inviato a Malta alla caccia di Ruggero di Loria. L’ammiraglio siciliano dispone di 21 galee e di 2 uscieri in quanto ha dovuto inviare a Trapani incontro al re d’Aragona 4 galee ed un usciere. Il Loria scorre lungo le coste calabresi, conquista alcuni castelli nel golfo di Taranto, fa saccheggiare parecchi villaggi dai suoi soldati e dagli almogavari che lo accompagnano. Compie nel complesso 30 scorrerie nelle quali vengono sconfitti numerose volte i cavalieri ed i fanti angioini. Rientra a Messina. All’imboccatura del Faro di Messina, al Capo dell’Eremita, 2 sue navi avvistano 3 galee del Cornut. Il Loria se ne impossessa con l’ausilio della flotta; entra nel porto e fa trainare a ritroso, a titolo di oltraggio, le galee catturate con le bandiere trascinate in acqua. Salpa, indi, con l’armata e naviga verso Malta; tocca Siracusa, Capo Passero, Ustica, Trapani, si rifornisce d’acqua a Scicli; punta su Gozo. Ai primi di giugno lascia tale località e, all’alba, sfida spavaldamente davanti al porto di Malta, facendo suonare trombe e nacchere, le 22 galee nemiche più altre 7 navi qui giunte per approvvigionare i difensori del locale castello. Dispone le sue imbarcazioni legate l’una con l’atra attraverso dei cavi in modo da formare una linea che sbarra l’ingresso nel porto. Le galee provenzali puntano contro gli aragonesi. Il primo scontro dura dal mattino al mezzogiorno; agli avversari incominciano a difettare le armi da getto; segue l’abbordaggio degli aragonesi sebbene siano inferiori di numero rispetto ai nemici. A metà giornata l’ammiraglio Barthélemy Bouvin, altro francese che comanda la flotta, riesce a prendere il largo con 7 navi; il resto della flotta è catturato. Nella battaglia vengono uccisi quasi 1000 provenzali, per lo più marsigliesi, (3500 secondo alcune fonti) e ne sono fatti prigionieri altri 860; sono conquistate tutte le 22 galee ed un usciere. Tra i siciliani si registrano 300 morti e 200 feriti, dei quali molti sono destinati a orire in un secondo momento. Durante il combattimento il Loria è ferito nella sua galea da una freccia al piede; non può muoversi; accorre il Cornut che, armato di una scure, sta per farlo prigioniero. L’arma cade dalle mani dell’avversario per un sasso lanciatogli contro da un siciliano. Mentre il transalpino si piega per riprendere la scure il Loria riesce a togliersi la freccia dal piede e con lo spezzone uccide l’ammiraglio francese. Il Bouvin, a 5 miglia da Malta, fa sostare le sue imbarcazioni, fa gettare i cadaveri in mare, affonda 3 delle sue navi non più in grado di affrontare il mare e rientra in Provenza (Provence). L’ammiraglio aragonese spedisce un’imbarcazione a Messina ed una a Barcellona ad annunciarvi la sua vittoria. Subito dopo occupa Malta (di cui non riesce, tuttavia, ad impadronirsi del castello) e Gozo. I maltesi gli faranno dono di 1000 once in gioielli; altri presenti egli riceverà con la resa a discrezione di Gozo e del relativo castello (altre 500 once in gioielli). Rientra a Siracusa, tocca Taormina e Messina: viene accolto ovunque con grandi feste e luminarie; le sue galee nell’entrare in porto trascinano sempre all’indietro le navi catturate con le bandiere nell’acqua; a bordo si trovano prigionieri. I provenzali sfuggiti alla morte vengono adibiti ai lavori di riedificazione delle mura di Messina. Il Loria fa subito armare 30 galee e si dirige nuovamente a Malta con il cognato Manfredi Lancia; assale nuovamente il castello, rimasto sempre in potere degli angioini, con le macchine ossidionali. Lascia il comando delle operazioni a Manfredi Lancia e prende la via di Trapani. Sbarca truppe a Lipari ed attacca tale località.

……………… Sicilia Napoli
Rifornisce in pochi giorni la flotta; scorre lungo le coste calabresi e della Basilicata con vari gruppi di soldati almogavari i quali riescono sempre a dileguarsi prima che le truppe del conte Roberto di Artois siano in grado di scovarli. Si presenta di fronte a Napoli; effettua uno sbarco sul litorale e dà alle fiamme navi ed attrezzature accatastate nel porto. Si sposta a Capri ed a Ischia; ne prende d’assalto i castelli. Da ultimo ritorna in Sicilia carico di prede e vi passa il periodo invernale. Ogni marinaio rimane padrone della parte di bottino che è riuscito ad arraffare. A Messina è accolto dagli infanti Giacomo e Federico d’Aragona. Le navi conquistate in segno di oltraggio vengono sempre trainate all’indietro con le insegne trascinate sull’acqua. I nobili fatti prigionieri sono rinchiusi nella rocca di Matagrifone; i soldati calabresi, lucani, pugliesi ed abruzzesi vengono subito liberati e rimandati alle loro case.

1284

Maggio giugno Sicilia Napoli
Arma a Messina 34 galee; costeggia il litorale della Calabria tirrenica; al porto di San Nicola di Scalea si impossessa di 4 navi e di molte barche che stanno scaricando legname per farne remi, alberi ed antenne per le navi. Ottiene Amantea, San Lucido e Cetraro, mette a ferro e fuoco Policastro, entra nel golfo di Salerno e saccheggia Castellabate; nel tragitto cattura 2 galee che utilizzerà di seguito nella sua flotta. Capri ed Ischia divengono sue basi per le sue incursioni all’interno del golfo di Napoli; al largo di Posillipo si impadronisce anche dell’isoletta di Nisida; al riparo di questa mette all’ancora una sua squadra. Scorre lungo i litorali del basso Tirreno per spingere gli angioini ad uscire da Napoli. Si impadronisce di una saettia. Viene a conoscenza che a due giorni di distanza stanno giungendo 30 galee provenzali e 10 pisane: vuole impedire l’unione di tale armata con quella di Carlo lo Zoppo (il futuro Carlo II d’Angiò) ferma nel golfo di Napoli. Ai primi di giugno compare di fronte a Posillipo, alla Gaiola; devasta le campagne circostanti. La flotta angioina non resiste alla provocazione ed esce a battaglia; il Loria finge di fuggire verso Castellamare di Stabia affinché gli avversari nel loro disordinato inseguimento scompaginino la loro formazione; volta all’ improvviso le prue a Capo Palinuro ed assale in linea serrata su due lati le navi angioine. Come risultato 18 galee di Napoli, di Sorrento e del Principato si danno alla fuga lasciando solo Carlo lo Zoppo con la sua galea, con 4 di Napoli, 2 di Gaeta, una di Salerno, una di Vico Equense, una di Chio (Khios). Fa lanciare sui ponti nemici contenitori pieni di acqua e di sapone, nonché altri pieni di calce che rendono estermamente scivolosi il terreno agli uomini d’arme francesi, già gravati dal peso delle loro armature. Ha inizio l’abbordaggio. La capitana nemica viene investita con i rostri dopo accanita resistenza; è promesso un premio di 5 once d’oro per chi si tuffi e ne fori lo scafo con un apposito ferro. La nave affonda con 6 falle. Il principe di Salerno si arrende nelle mani del Loria; 9 galee cadono in potere dell’ammiraglio aragonese. Di queste, una, molto veloce, si dà inizialmente alla fuga: una galea catanese si mette alla sua caccia; i vogatori vengono minacciati di cecità nel caso in cui essa non sia raggiunta dai siciliani. Alle bocche di Capri il Loria fa decapitare 2 siciliani partigiani degli angioini. Con le lusinghe convince l’erede al regno di Napoli, suo prigioniero, a fare liberare da Castelnuovo Beatrice di Svevia sorellastra della regina Costanza: secondo un’altra versione ottiene lo stesso risultato con la minaccia della sua decapitazione. Ruggero di Loria trasferisce i prigionieri più importanti a bordo della sua nave ammiraglia; l’indomani approda a Sorrento. Una delegazione di cittadini si presenta per offrirgli fiori e denaro: costoro scambiano il Loria per il principe di Salerno. L’ammiraglio aragonese fa vela verso Messina dove viene accolto da Giacomo d’Aragona: l’Angiò viene rinchiuso nel castello di Matagrifone.

Agosto
Gli angioini attaccano la Sicilia con poderose forze. Il Loria si colloca alla difesa di Messina accontentandosi di azioni limitate al fine di cercare di attirare navi avversarie nel porto amico. con il ritiro del nemico fronteggia gli angioini a Capo Peloro; organizza un’incursione su Nicotera, controllata dal conte Pietro di Catanzaro, con 500 cavalieri, 2000 fanti ed altrettanti abitanti del contado. Vi piomba di notte dopo avere fatto scendere a terra le truppe da 13 galee. Il conte fa in tempo a sfondare le 8 galee che si trovano nel suo arsenale ed a darsi alla fuga con tutti i suoi uomini. Grande si rivela il bottino ottenuto nell’occasione; vengono date alle fiamme le navi e le abitazioni della città. Il Loria fa consegnare Pietro Pelliccia, catturato a Nicotera e già governatore aragonese di Reggio Calabria, ai figli di 7 notabili cittadini: costui viene linciato per vendetta in quanto, in precedenza, ha fatto uccidere i loro genitori. Il Loria insegue la flotta angioina che si ritira verso Crotone; aggredisce Castelvetere (la città è sottoposta al saccheggio), occupa Castrovillari, Cerchiara di Calabria e Cassano allo Jonio. Si reimbarca a Trebisacce, si muove ora verso sud ed entra in Crotone. Da ultimo fa vela per la Sicilia.

Settembre In proprio Tunisi
Scorre lungo le coste tunisine ed occupa l’isola di Gerbe (Djerba); si ferma cinque giorni davanti a Mehedia (Al Mahdiyah). L’azione si presenta redditizia; viene presa una grande quantità di bottino e viene catturato lo stesso emiro mentre sta cercando di fuggire verso Tunisi. Margam Ibn Sebir è rinchiuso nel castello di Matagrifone a Messina. 4000 sono i mori uccisi in combattimento, 6000 quelli catturati. Ruggero di Loria sverna nella città e riempie la Sicilia, Maiorca (Mallorca) e la Catalogna di schiavi maghrebini. Dopo di che riprende senza sosta le incursioni in Calabria alla testa di molti cavalli; ottiene Grotteria e Roccella Ionica; attraversa l’Aspromonte, mette a sacco le terre di Jacopo d’Oppido nei pressi di Oppido Mamertina. Da lì si trasferisce a Nicotera dove provvede a fare rafforzare il castello e le mura cittadine. Rientra in Sicilia.

………………… In proprio Despoti franchi
Compie nuove scorrerie nell’arcipelago greco ai danni dei despoti franchi alleati degli angioini. Tocca le isole di Mitilene (Mitilini), Stalimene, le Formane, Tenedo (Imroz), Andro (Andros), Micone (Myconos) e Chio; conquista Malvasia (Monemvasia) e ritorna in Sicilia come sempre carico di prede. Depreda anche l’isola di Corfù (Kerkira), incendia e desola ovunque attorno al castello del capoluogo; si comporta in modo analogo a Cefalonia (Kefallinia). Tocca nuovamente con le sue razzie Djerba e fa ancor più prigionieri della precedente spedizione.

1285
Giugno Sicilia Francia
Alla morte di Carlo d’Angiò le ragioni sulla Sicilia di quest’ultimo vengono accampate dal re di Francia Filippo l’Ardito. Il sovrano transalpino per farle valere riunisce una grossa flotta sulle coste catalane e minaccia Gerona ai danni degli aragonesi. Ruggero di Loria, informato delle condizioni dell’armata nemica, lascia l’assedio di Taranto dove è fermo con 45 navi; ne lascia alcune occupate a continuare tali operazioni e con le rimanenti naviga verso la Spagna. Si imbatte in una squadra pisana già assoldata dai francesi per combattere gli aragonesi: questa è sul punto di ritornare vittoriosa in Toscana dopo un’incursione sulle coste spagnole. Il Loria ne noleggia imbarcazioni e marinai e con costoro si sposta in Catalogna; approda a Las Hormigas in attesa che arrivi nei paraggi la flotta nemica. Giunge nottetempo, inaspettato, nel golfo di Rosas dove si trovano le navi francesi. Ordina a 18 suoi bastimenti di incrociare lungo il litorale per impedire lo sbarco agli avversari. Affinché le sue navi si possano distinguere da quelle nemiche fa accendere delle fiaccole sulle proprie galee; dispone alcune imbarcazioni tra i francesi e la costa per precludere loro la ritirata; con le rimanenti attacca con furia la flotta avversaria (40 galee, di cui numerose sono pisane e genovesi, contro 36 siciliane e 12 catalane, quest’ultime comandate da Raimondo Marquett e da Berengario Mayol). Molte navi sono catturate con l’ammiraglio Guillaume de Lodève; altre vengono affondate; solo 12 galee con Enrico dei Mari riescono a darsi alla fuga dopo avere contraffatto il segnale delle fiaccole. Il Loria fa accecare 259 prigionieri che non sono in grado di riscattarsi: ad uno è, invece, tolto un solo occhio affinché guidi i suoi compagni dal re di Francia Filippo l’Ardito. Altri soldati catturati sono da lui donati al re Pietro d’Aragona. Costui farà allacciare ad una gomena 300 feriti; questa viene trascinata da una galea fino al momento in cui gli uomini legati ad essa morranno tutti affogati.

Luglio agosto
Mette a frutto la vittoria, compare davanti a Rosas con la bandiera francese dei fiordalisi: l’ ammiraglio Enguerrand di Bailleul si lascia sorprendere. Il giorno seguente una squadra di 12 galee, provenienti dalla Provenza, cariche di vettovaglie e munizioni è parimenti vinta. Nel complesso il Loria cattura e dà alle fiamme più di 25 navi; sbarca a terra e fa dare l’assalto a vari castelli. Invano il connestabile di Saint-Pol cerca di difendersi in un campo trincerato formato con i castelli di poppa delle galee. La cavalleria francese è bloccata dai triboli, il connestabile è ucciso. Al cadavere del conte verrà troncata una mano che sarà recuperata dai francesi mediante il pagamento di 7000 marchi d’argento. Il Loria si reimbarca ed infesta i mari vicini; taglia le linee di rifornimento al nemico. Rifiuta loro ogni possibilità di tregua.

Settembre
Gerona si arrende ai francesi. A fine mese tuttavia le truppe nemiche si ritirano dalla città e ritornano in Francia con il re Filippo l’Ardito che morrà nei primi giorno del mese successivo a Perpignano (Perpignan).

Ottobre novembre
Sbarca nel Rossiglione (Roussillon) e fa scempio degli abitanti. Si reimbarca con 500 cavalieri; si dirige alla volta di Maiorca con l’infante Alfonso d’Aragona. Conquista l’isola in breve tempo senza trovarvi una significativa resistenza. A Maiorca è raggiunto dalla notizia del re Pietro d’Aragona (metà novembre). In base alle norme di successione al trono stabilite dal defunto sovrano il Loria si trova al servizio sia del primogenito Alfonso d’Aragona, che succede al padre nei territori della corona aragonese (Aragona, Valencia, contea di Barcellona e Maiorca), che del figlio minore Giacomo cui spetta la Sicilia.

Dicembre
Nel rientrare in Sicilia lo coglie una furiosa tempesta tra la Sardegna, le isole Baleari ed il golfo del Leone: naufragano 2 galee messinesi, 2 di Augusta, una catanese ed una di Sciacca; altre 40 riescono a toccare Trapani. Giunge a Palermo e riferisce della morte per peste di Pietro d’Aragona, avvenuta nel frattempo.

1286
Febbraio Presenzia alla cerimonia in cui viene rinnovato il trattato di amicizia tra la Sicilia ed il regno d’Aragona.
………………… Re d’ Aragona Francia
Depreda le coste provenzali; penetra in Serignan all’alba con 100 cavalieri e 2000 almogavari; mette la località a sacco dando ogni cosa alle fiamme con l’eccezione della chiesa di Santa Maria; depreda parimenti tutto il circondario. Porta la sua azione devastatrice fin nei pressi di Beziers. Escono dalla città 30000 persone assolutamente impreparate ad ogni tipo di combattimento: il Loria affronta la cavalleria nemica (300 cavalieri francesi) e la disperde. Continua la sua azione su Adge e Vias: in entrambe le località sono risparmiate solo le donne, i ragazzi sotto i quindici anni e gli uomini sopra i sessanta. Gli almogavari fanno strage di 4000 abitanti venuti loro contro. Dopo quattro giorni in cui ogni cosa è messa a ferro e fuoco il Loria si avvia via mare a raggiungere Acque Morte (Aigues-Mortes): trova nel porto navi, barche e galee, requisisce ogni tipo di naviglio e spedisce il tutto a Barcellona. Si dirige al capo della Spiguera e non fa più avere notizie sui suoi movimenti; da qui riprende il mare, si accosta al capo di Leucate, vi approda di notte e si impadronisce di più di 20 imbarcazioni, cariche di mercanzie, che vengono avviate alla volta di Barcellona. Entra nella laguna di Narbona (Narbonne) e si appropria di molte altre navi. Ritorna in tutta fretta in Catalogna per assistere alla cerimonia dell’ incoronazione del nuovo re; in pochi giorni raggiunge Barcellona. Nella città gli vengono fatte splendide feste. Vi si trattiene per otto giorni; poi con tutte le navi si sposta a Tortosa: le galee si fermano in tale porto agli ordini del nipote Giovanni di Loria. Egli procede, invece, per Saragozza (Zaragoza) con molti cavalieri e marinai ed è accolto benevolmente dal sovrano. Partecipa con i reali d’Aragona e di Maiorca ad una gara di tiro con l’arco e fa simulare dai marinai di 2 sue galee una battaglia navale. Al termine dei festeggiamenti prende congedo e raggiunge Valencia nel cui contado possiede alcuni castelli.

………………… In proprio Tunisia Algeria
Il nipote, durante la sua assenza, scorre le coste della Tunisia e dell’Algeria. Ruggero di Loria lo fa venire a Valencia per compiere insieme nuove depredazioni in tale area. Viene nominato conte di Djerba dal re Alfonso d’Aragona. Compie razzie su tutta la costa africana fino a Djerba; si appropria di navi e di imbarcazioni varie tutte spedite a Valencia. Sottomette Zarzis e, come nella precedente località, gli viene riconosciuto un forte riscatto; rasenta la costa fino a Tolometta dove pure si impossessa di navi cariche di spezie dirette a Tripoli; riduce molti uomini in schiavitù. Più di 1250 saraceni sono deportati per essere venduti come schiavi sui mercati di Trapani e Palermo per 4442 once d’oro, mentre alla popolazione residua è imposto un tributo annuo di 150 once d’oro. Il bottino prende ora la direzione di Messina. Si impadronisce e saccheggia Tolometta; ottiene a patti la dedizione del castello: i difensori si accordano mediante il pagamento di un riscatto.

…………………. In proprio Despoti franchi
Fa vela verso l’isola di Candia (Kriti); scende a terra nella capitale, ad Iraklion, ove approvvigiona la flotta. Apporta nuove desolazioni nell’arcipelago: queste ora toccano l’isola di Cerigo (Kithira) ed i litorali meridionali della Morea. Sbarca a Porto Quaglio ed a Corone (Koroni) dove i veneziani lo accolgono con “eccellenti rinfreschi”. Giunge a Modone (Methoni), sbarca a Matagrifone controllata da feudatari francesi: 500 cavalieri e molti fanti lo assalgono. Nel successivo scontro i francesi vengono tutti catturati o uccisi. Entra in Chiarenza (Glarentza) e ne trae molto denaro; mette a sacco Patrasso (Patrai), Cefalonia, il despotato di Arta e, per la seconda volta, l’isola di Corfù.

………………… Re d’ Aragona Napoli
Si volge alla Puglia ed approda a Brindisi. Mentre i suoi uomini stanno sbarcando viene assalito all’improvviso da 700 cavalieri angioini usciti dalla porta di Santa Maria dei Campi. Riesce a respingerli fino al ponte. Gli almogavari lo conquistano; nel frattempo gli è ucciso nel combattimento il cavallo. Rimonta su un’altra cavalcatura, respinge l’attacco degli avversari e fa ritorno al suo campo. Tra gli angioini restano sul terreno 400 cavalieri e moltissimi fanti; il bottino è grande. Si reca poi ad Otranto: anche qui gli sono prodigati onori e splendide feste. Vi ristora le milizie e riconosce a ciascuno dei suoi uomini quattro mesi di stipendio. Da ultimo si spinge su Taranto, Crotone, Le Castella, Gerace, Pontedattilo, Sant’Agata e Reggio Calabria.

1287
Aprile
Scorre lungo le coste francesi con le sue navi siciliane e con quelle catalane. Rende omaggio al re Alfonso d’ Aragona a Saragozza e rientra a Messina per allestire una nuova flotta. Viene informato che a corte si medita di sostituirlo nel comando della flotta; si porta a palazzo, a Palermo, e rassegna le dimissioni nelle mani del nuovo re Giacomo d’Aragona, figlio di Pietro. Allorché queste sono respinte rientra a Messina. Durante la sua assenza, infatti, una flotta di 40 galee, con a bordo 500 cavalli e 1500 fanti, guidata da Rainaldo Quarrel, conte di Avella, mette a sacco Malta e si impadronisce di Augusta. E’ respinto, al contrario, un tentativo degli avversari su Catania.

Maggio Sicilia Napoli Chiesa
Lasciata la Provenza, raggiunge Catania con 27 galee; è accolto con letizia dalla popolazione. Si collega con l’esercito aragonese impegnato nell’assedio del castello di Augusta. Si sposta verso Marsala minacciata dagli avversari. Si dirige verso tale località; gli angioini anticipano le sue mosse puntando su Napoli. Con 42 galee il Loria si mette alla loro caccia.

Giugno
Giacomo d’Aragona decide di aggredire la Calabria; a tal scopo il Loria con le sue navi trasporta nella regione, al piano di San Martino, 1000 cavalieri e 30000 almogavari. Si trasferisce con la sua flotta nel golfo di Napoli (dopo avere ricevuto in rinforzo 5 galee agli ordini di Palmiero Abbate) e punta su Sorrento. Sbarca nei pressi di Salerno e vi compie un’azione dimostrativa con i balestrieri, devasta le riviere amalfitane, fa scendere a terra anche gli almogavari che danno alle fiamme molte località. Appare di fronte a Napoli e si ferma per tre giorni davanti alla città; si accosta ad Ischia ed assedia Gaeta da terra e dal mare: vengono appostati 4 trabucchi che lanciano grosse pietre sulla città. Ogni giorno effettua scorrerie nell’entroterra bruciando borghi e case, rubando ogni cosa e razziando tutto il bestiame trovato. La flotta avversaria (84 galee tra francesi, pontificie ed angioine) è ferma nel porto di Castellamare di Stabia. E’ comandata dal reggente della corona di Napoli Roberto d’Artois, da Enrico dei Mari, da Narjaud de Troucy e dai conti di Avella, di Brienne, di Montpellier, dal conte dell’Aquila Giovanni di Joinville e da Guido di Montfort. Il Loria con le sue provocazioni attira in mare aperto gli avversari. Costoro non utilizzano il consueto schieramento a mezza luna, preferendo avanzare in linea, ogni capitana circondata da altre navi disposte sui suoi lati. Il Loria alla testa di 40 galee affronta tra Sorrento e Castellamare di Stabia le 84 navi degli avversari. Ricorre una volta di più al solito stratagemma di fingere la fuga di fronte agli avversari. Ha ancora successo; distrugge l’armata avversaria facendo prigioniero il Troucy, il Montfort, il Joinville e molti altri nobili di Provenza e di Francia. Migliaia sono i morti d’ambo le parti; Ruggero di Loria si impadronisce di 44 galee e cattura 4000/5000 uomini. Sono accecati molti prigionieri, numerosi sono i notabili rilasciati solo dopo il pagamento di un forte riscatto. Si ripresenta davanti al porto di Napoli con 30 galee; senza mandato del re concede all’ Artois ed al cardinale Gerardo Bianchi di Parma una tregua per mare della durata di un biennio in cambio di una notevole somma di denaro. E’ così messo in grado di pagare ai suoi soldati il soldo che non ricevono da molto tempo e di disporre di un po’ di denaro per le necessità future. Per tale fatto a corte viene accusato di tradimento; solo Giovanni da Procida interviene a sua difesa. Ritorna con l’armata a Messina: non è accolto con le consuete manifestazioni di giubilo cui è abituato. Il principale portavoce dei suoi critici è forse Bernat Sarria, che nell’anno precedente ha guidato una fortunata spedizione nel golfo di Napoli. Il conflitto tra i due uomini di mare si inasprisce sia per contese legate ai loro feudi in Sicilia, sia perché nel regno di Valencia i loro possedimenti confinano direttamente. Nel marzo di cinque anni dopo si giungerà tra i due contendenti ad una formale sfida a duello.

1288
Gli angioini costringono gli aragonesi a desistere dall’assedio di Gaeta: il Loria rientra in Sicilia e disarma la sua flotta. Scorta il re in Calabria.

1289
Maggio agosto
Gli angioini rompono la tregua. Carlo lo Zoppo (ora Carlo II), liberato, viene incoronato re di Sicilia. Giacomo d’Aragona è indotto a credere che Gaeta sia pronta a ribellarsi ai danni degli angioini; muove verso nord di Reggio Calabria, conquista buona parte della regione attestandosi su una linea che corre da Bovalino, sullo Ionio, a Seminara, sul Tirreno. Da parte sua il Loria risale il Tirreno, getta le ancore nei pressi di Montemelone (Vibo Valentia), dove si ricongiunge con le truppe di terra. Impossessatosi di tale località, prosegue nella sua avanzata; ottiene Castel Monardo (Filadelfia) e Maida da dove punta verso Sant’Eufemia (Lamezia Terme). E’ qui affrontato dalla flotta avversaria guidata dall’Artois; gli angioini si ritirano presto. La flotta prosegue sulla costa tirrenica per puntare su Gaeta. Sbarca nei pressi della città e la stringe d’assedio con le milizie aragonesi. Porta saccheggi e devastazioni nelle località vicine come Mola, Maranola, Traietto (Priverno). Alla difesa di Gaeta sopraggiunge un esercito comandato da Carlo Martello e dal conte d’Artois: si tratta di milizie avversarie assoldate dal papa composte da guelfi toscani e lombardi, abruzzesi, campani, pugliesi e saraceni di Lucera. In breve le truppe di Giacomo d’Aragona si ritrovano dalla posizione di assediante a quella di assediata. A fine agosto, su mediazione de re Edoardo d’Inghilterra, viene siglata da aragonesi ed angioini una nuova tregua di due anni che resterà in vigore fino al novembre 1291. Il trattato si conclude con la nomina di due osservatori, per la parte siciliana lo stesso Loria, per quella napoletana Giovanni di Montfort: entrambi hanno il compito di segnalare eventuali episodi di violazione al fine di chiedere il risarcimento per i danni subiti.

Autunno Sicilia Tripoli
Depreda le coste africane per conto dei fratelli Alfonso e Giacomo d’Aragona; cerca di approfittare dei dissidi interni fra i vari pretendenti al trono degli Almohadi. Capitana una squadra siciliana di 16 galee; approda presso Tripoli, concede al pretendente Margam Ibn Sebir, liberato appositamente a Messina, 80 cavalieri cristiani (affinché gli facciano da guardia del corpo e riferiscano al Loria i suoi movimenti), si collega anche con Othman, figlio di un altro pretendente, Abu Dabus che vive alla corte d’Aragona. Assedia invano Tripoli; rientra in Sicilia con un ricco bottino e numerosi schiavi lasciando arabi e mori a combattere tra loro.

1290
Gennaio maggio Napoli Chiesa
Conquista Nicotera. I suoi ingegneri, specialisti nel mettere in opera le macchine ossidionali, entrano in azione nell’assedio di altre località calabresi. Sono così occupate, nell’avanzata verso nord, Terranova (Taurianova), Oppido Mamertino, San Giorgio Morgeto, Santa Cristina d’Aspromonte e Sinopoli. E’ catturato Giacomo d’Oppido: per il suo riscatto soono pagate 500 once. Nel corso di tali operazioni il Loria destina suoi uomini al controllo dei passi montani per impedire il passo a possibili rinforzi ai nemici. La resistenza degli angioini, affidata al conte Pietro Ruffo, si concentra in Catanzaro.

Novembre dicembre Re d’ Aragona Saraceni
E’ inviato da Giacomo d’Aragona in soccorso del re d’Aragona con 40 galee per togliere l’isola di Minorca (Menorca) ai saraceni. Raggiunge Barcellona ai primi di novembre; si congiunge con l’esercito aragonese (500 cavalieri e 30000 almogavari), si imbarca a Salote ed a dicembre muove alla volta di Maiorca.

1291
Gennaio
Sbarca a Mahon e gli aragonesi vanno all’attacco di tale castello. I saraceni sono sconfitti; il moxerif si arrende a patti, consegna Mahon ed altre località. Alla fine tale dignitario si imbarca con un seguito di 100 persone su una nave genovese. Questa farà naufragio e tutti i suoi occupanti morranno annegati.

Giugno settembre
Muore il re Alfonso d’Aragona e Giacomo d’Aragona diviene sia re di Sicilia che d’Aragona; in Sicilia resta l’infante Federico con la madre Costanza. Ruggero di Loria tiene un torneo in Castiglia a Calatayud alla presenza del sovrano aragonese e di quello di Castiglia. Anch’egli vi prende parte e ferisce con la sua lancia, con un colpo alla visiera, un nobile spagnolo, Agostino d’Anguera. Arma 30 galee ed accompagna il re in Catalogna; visita Valencia e Barcellona, tocca Maiorca e Minorca, incrocia lungo le coste africane impadronendosi di navi e città a spese dei saraceni. Rientra a Palermo; continua a viaggiare e visita la Sicilia e la Calabria con l’infante Federico d’Aragona. A settembre Giacomo d’Aragona dona al Loria a titolo di proprietà allodiale (vale a dire beni esenti da ogni soggezione feudale) la città di Alcoi; nello stesso è investito della vicina Cocentaina.

1292
Giugno Sicilia Napoli Chiesa Rientrato dalla Catalogna, allestisce a Messina 30 galee. E’ inviato in Calabria con Blasco d’Alagona, luogotenente del regno. Naviga verso Crotone dove si trova Guglielmo l’Etendart (Guglielmo Stendardo) con molte centinaia di cavalli. Sbarca ad Isola di Capo Rizzuto e vi batte l’avversario. E’ fatto prigioniero Riccardo di Santa Sofia: costui viene immediatamente giustiziato per avere in precedenza disertato dalla causa aragonese.
………………… Sicilia Costantinopoli
Coglie il pretesto che l’imperatore d’Oriente non vuole più riconoscere agli aragonesi il sussidio promesso anni prima da Michele Paleologo a Pietro d’Aragona sia per finanziare la rivolta siciliana ai danni degli angioini e dei feudatari francesi della Morea, sia a fronte della dote di Elena Paleologo, moglie di Manfredi di Hofenstaufen. Il Loria punta verso l’arcipelago greco, depreda le coste di Corfù, Candia, Malvasia e Chio. Si impossessa in quest’ultima isola di una grande quantità di mastice (allora merce preziosa); fa prigioniero l’arcivescovo di Malvasia e si fa consegnare un grosso riscatto per la sua liberazione. A Modone combatte i greci che hanno massacrato alcuni suoi marinai scesi a terra senza eccessive precauzioni; tocca Corone e Chiarenza. Sono in tal modo rimpinguate le casse vuote del regno d’Aragona.

Ottobre Sicilia Corsari
Ritorna a Messina. Alla notizia che alcuni corsari di Positano e di Amalfi molestano le navi mercantili siciliane progetta per la nuova stagione una campagna che prevede l’utilizzo di 40 galee per il suo sbarco in quelle contrade alla testa di 2000 fanti. Trapelano i piani a Napoli; le trattative di pace cancellano presto la messa in atto di tale iniziativa.

1295
Gennaio maggio
Con Giovanni da Procida è tra i consiglieri più ascoltati dell’infante Federico d’Aragona nell’amministrazione delle cose siciliane. Si dedica anche ai suoi affari personali e nell’accrescere i suoi possedimenti nell’ isola. D’altra parte già da molti anni è riuscito, prima con il commercio degli schiavi e poi con l’esportazione di frumento da dalla Sicilia alla Catalogna, nonché con le sue razzie, ad accumulare immense ricchezze che fanno del Loria uno degli uomini più ricchi del regno d’Aragona ed uno dei più importanti creditori del re Giacomo. A fine maggio con Giovanni da Procida accompagna Federico d’Aragona a Roma in un’ambasceria presso il papa Bonifacio VIII: è dichiarata improponibile un’eventuale restituzione della Sicilia allo stato della Chiesa. Il pontefice cerca di rendersi amico il Loria investendolo formalmente di Djerba e delle isole Kerkenna (già ottenute in feudo dal re Giacomo d’Aragona, dietro il pagamento di un censo annuo di 50 once d’oro).

………………… Inghilterra Francia
Passa al servizio del re d’Inghilterra Edoardo I per combattere i francesi. Nonostante le sue promesse non si impegna nella lotta.

1296
Marzo
Nell’anno precedente si conclude il trattato di pace tra francesi ed aragonesi nel quale è prevista la restituzione agli angioini della Sicilia. I baroni si ribellano a Giacomo d’Aragona e proclamano proprio re Federico d’Aragona. Il Loria è presente alla incoronazione di quest’ultimo avvenuta a Palermo a marzo. Si riaccende il conflitto e viene eletto grande ammiraglio.

Aprile settembre Sicilia Napoli
Attraversa lo stretto di Messina e si collega con le truppe di terra sotto Squillace. Federico d’Aragona punta alla conquista di Catanzaro; il Loria, congiunto del signore della città Pietro Ruffo, fa pressioni per assalire invece altre terre. Federico d’Aragona attacca tale città; il Loria, seppure con riluttanza, ubbidisce agli ordini: i marinai della flotta sono i primi a dare l’assalto alle mura della località. Il Ruffo ottiene una tregua di quaranta giorni, che si estende a tutto il territorio circostante tranne Santa Severina. Secondo i patti conclusi dal Loria, se entro tale lasso temporale non dovessero giungere soccorsi ai difensori, vi sarebbe stata la resa al re di Sicilia. Federico d’Aragona si porta, poi, sotto Crotone e, dopo una tregua, vi si ferma con 12 galee. Il Loria prosegue nella campagna con il resto della flotta e 300 cavalieri. Punta ai confini della Basilicata per prestare soccorso ai difensori di Rocca Imperiale assediati da Giovanni di Montfort. Scende a terra, unisce le sue truppe con quelle di fra Arnaldo di Pons, priore di Sant’Eufemia cavaliere dell’ordine gerosolomitano, sfonda le linee dei nemici e vettovaglia, nottetempo, la guarnigione con sacchi di frumento portati in groppa dai cavalli e sulle spalle dai fanti. Da qui percuote Policoro, si impossessa del castello e fa prigionieri 100 cavalieri posti alla sua guardia. Sono tagliate in tal modo le linee di rifornimento agli avversari. Raggiunge Crotone; rompe la tregua in essere ed i suoi uomini si impadroniscono del castello, che viene messo a sacco. Interviene il re, che fa liberare i prigionieri per rimandarli liberi a Napoli: sorge una prima disputa tra Federico d’Aragona e Ruggero di Loria. Questa viene ricomposta con l’interposizione a suo favore del cognato Corrado Lancia. Gli aragonesi costringono Giovanni di Montfort a levare l’assedio da Rocca Imperiale. Subito dopo il Loria si rimette in navigazione, penetra nel golfo di Taranto ed assale la Terra d’Otranto. Sorprende di notte il leccese; occupa Otranto e vi lascia a suo presidio 3 galee agli ordini di Guglielmo Palloca; tenta di cogliere alla sprovvista Brindisi. Si accampa in località Terra Rossa, a nove chilometri dalla città. Hanno inizio le scorrerie dei siciliani. In una di queste costoro sono sorpresi da un forte contingente di cavalleria pesante (600 cavalli) guidato da Goffredo di Joinville. L’arrivo del Loria capovolge l’esito dello scontro. I francesi sono costretti a ritirarsi dopo che il Joinville viene ferito e disarcionato dalla sua cavalcatura.

Ottobre
Il pontefice riesce a mettere definitivamente contro i fratelli Giacomo e Federico d’Aragona: il Loria fa presente al secondo, re di Sicilia, che le forze congiunte di Napoli e del regno d’Aragona sono pericolose per il futuro del suo regno; chiede che siano avviate delle trattative di pace. Federico d’Aragona non ascolta i suoi consigli.

1297
……………….
Viene contattato da Giacomo d’Aragona; il Loria ne informa il re di Sicilia. Si trasferisce in Calabria con 2 galee per rafforzare le difese e rifornire di vettovaglie i suoi possedimenti personali. Raggiunge Messina. Domanda di potersi recare a Roma per incontrarvi il re d’Aragona. Nel parlamento di Piazza Armerina Federico d’Aragona lo offende rifiutando di porgere la sua mano all’ammiraglio per il rituale baciamano. Si adoperano a favore del Loria gli amici Vinciguerra, Palizzi e Manfredi Chiaromonte. L’ammiraglio ha la possibilità di lasciare nottetempo il palazzo. Corre alle sue case, invita a cena gli amici; mentre sono imbandite le mense esce per una scala segreta e fugge a cavallo; prende la strada di Castiglione con 3 partigiani fidati. Il sovrano lo fa chiamare alla sua presenza, ma è già lontano. Raduna i suoi seguaci e rafforza le difese dei castelli di Novara di Sicilia, Tripi, Ficarra, Castiglione, Aci e Francavilla di Sicilia.

…………………
E’ ricercato dai messi di Federico d’Aragona, che lo invitano a ritornare all’ubbidienza del re: rifiuta, paga un’enorme somma per liberarsi dalla malleveria impostagli a suo tempo e si ritiene sciolto da ogni vincolo d’onore. Non muove guerra, né chiede pace al sovrano. Costanza di Svevia, figlia di Manfredi e madre dei due sovrani, abbandona la Sicilia per recarsi a Roma. L’accompagnano il Loria (che gode di un salvacondotto valido fino al momento del suo imbarco) e Giovanni da Procida. L’ammiraglio tocca Milazzo e con 4 galee si dirige verso il Lazio: invia il nipote Giovanni alla guardia di Castiglione e degli altri suoi feudi siciliani. In breve costui deve fuggire dall’isola.

Aprile Napoli Sicilia
Si pone al servizio di Carlo II d’Angiò; Giacomo d’Aragona lo nomina ammiraglio del regno d’Aragona a vita e gli sono confermati i suoi feudi nel regno di Valencia; il papa Bonifacio VIII gli concede in feudo Aci Castello e libera sia il Loria che Giovanni da Procida da ogni precedente scomunica.

Estate
Si apposta alle isole Eolie e sfugge, a stento, ad un agguato tesogli dalla flotta siciliana comandata da Blasco d’Alagona. Giovanni di Loria, assediato in Castiglione, si arrende a patti e si trasferisce in Calabria. I suoi feudi siciliani sono in breve conquistati dagli avversari.

Autunno.
Anche il Loria si trasferisce in Calabria con un buon numero di cavalieri; fa ribellare Catanzaro. I difensori della rocca si arrendono a patti se non ricevono soccorsi entro il termine di trenta giorni. E’ segnalato a Squillace con 700 cavalieri; lo affiancano il Ruffo, Reforziato Provinciale e Malgerio Collepietra. Si avvicinano alla località 200 cavalieri condotti da Blasco d’Alagona. Il Loria esce da Catanzaro; dispone i suoi uomini in tre squadroni: il primo ai suoi ordini, il secondo a quelli del Provinciale ed il terzo, più distanziato da Goffredo di Milly. L’Alagona dispone le sue truppe in un’unica schiera: egli al centro, Guglielmo Galcerado all’ala destra, Guglielmo di Monte Catino a sinistra. All’avanguardia si colloca un piccolo manipolo di cavalieri agli ordini di Martino di Collecta. Lo scontro si rivela cruento. Il Loria è ferito al braccio; la sua cavalcatura viene abbattuta. L’ammiraglio corre il pericolo di essere catturato; è salvato da un suo cavaliere che gli offre il proprio cavallo che lo conduce in salvo al castello di Badolato. Gli aragonesi risultano vincitori anche per l’improvvida fuga dal campo di battaglia del Milly. Rientra in Aragona dove si dedica all’allestimento della flotta con la quale Giacomo d’Aragona intende intraprendere, in nome del pontefice e del re di Napoli, le operazioni militari ai danni del fratello Federico.

1298
…………………. Spinge il re di Napoli ad allearsi con Giacomo d’Aragona.
Agosto settembre Ha il comando della flotta con la quale Giacomo d’Aragona fa ritorno in Italia. Giunge a Patti ed occupa la località ai primi di settembre. Cadono in suo potere anche Milazzo, Nucaria (Novara di Sicilia) e San Pietro di Patti. Alla fine l’avvicinarsi dei mesi invernali spinge gli aragonesi a fare vela verso il più sicuro porto di Siracusa.
1299
Febbraio maggio
Invia con 20 galee il nipote Giovanni al recupero di Patti, ribellatasi agli aragonesi. Il congiunto è sconfitto e fatto prigioniero mentre sta cercando di rientrare a Siracusa nella battaglia del Faro, al largo di Messina. Solo 4 galee trovano scampo con la fuga. Giovanni di Loria è fatto decapitare dal re di Sicilia. Per rappresaglia il Loria assedia Messina con molte galee; si impossessa della città e la consegna al re di Napoli.

Giugno luglio
L’ultimo giorno di maggio salpa da Napoli alla testa di 46 galee aragonesi e di 16 angioine con a bordo il duca di Calabria Roberto d’Angiò ed il principe di Taranto Filippo. La flotta è intercettata al largo delle isole Eolie da 39/40 galee siciliane comandate da Corrado Doria. Imbarcato sull’armata dell’avversario si trova Federico d’Aragona. Il combattimento avviene lungo le coste siciliane nei pressi di Capo d’Orlando. Nel primo giorno vi sono alcune schermaglie poco significative. Nella giornata seguente giungono in rinforzo agli avversari 8 galee di Mazara del Vallo. Lo scontro viene sempre aperto dal consueto lancio dei rispettivi balestrieri. Le navi siciliane si infilano nella formazione a mezzaluna dei nemici fermi ad attendere gli assalitori. Dopo tre ore di battaglia il Loria fa intervenire una squadra di 6 galee aragonesi, disposte in precedenza in modo da non essere viste dagli attaccanti. La vittoria è completa per aragonesi ed angioini: 16/18 galee siciliane sono catturate o affondate. Le altre sono costrette a rifugiarsi nel porto di Messina.

1300
Aprile
Appronta una flotta di 40 galee tra angioine e spagnole mentre l’ammiraglio avversario il genovese Corrado Doria sta scorrendo le coste del golfo di Napoli con 27 galee siciliane e 5 genovesi. Giungono in soccorso del Loria 12 galee da Catania ed altre 7 da Genova di proprietà dei guelfi Grimaldi. Esce alla testa di 58 galee per affrontare le 32 dell’avversario.

Giugno
Lo scontro avviene all’isola Zannone nei pressi di Ponza. 5 navi ghibelline sfuggono alla lotta e tutto il peso della battaglia viene sostenuto dalle 27 galee siciliane. Corrado Doria resiste impavido; Ruggero di Loria fa investire la sua nave con un brulotto. Il capitano genovese si arrende; Ruggero di Loria lo fa mettere in catene; fa accecare i balestrieri genovesi che sono catturati nell’ammiraglia.

………………….
Tortura Corrado Doria facendogli patire la fame e la sete; alla fine quest’ultimo cede e gli fa consegnare il feudo di Francavilla di Sicilia. Ruggero di Loria tenta, successivamente, uno sbarco a Termini Imerese; per poco non cade in un’imboscata tesagli da Manfredi Chiaromonte e da Ugone degli Empuri entrativi la notte precedente. I suoi uomini si mettono a saccheggiare il borgo; escono dal castello i siciliani e danno loro addosso. Il Loria riesce a nascondersi in un’osteria, sale su un palischermo e può raggiungere la sua flotta.

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LICARIO

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LICARIO (Icarios) Originario di Verona o di Vicenza. Signore di Caristo.

1240 ca. – 1290

Anno, mese

Stato, in proprio

Avversario

Azioni intraprese ed altri fatti salienti

1260-1269





Tra il 1262 ed il 1263 si installa a Caristo (Caristos) nell’isola di Negroponte o Eubea (Evvoia). Divenuta la sede del bailo veneziano a seguito della caduta di Costantinopoli l’isola, al momento, è controllata da Giberto II e da Francesco da Verona, appartenenti alla famiglia veronese dei Terzi, e dal loro cognato Guglielmo dalle Carceri. Una figlia di quest’ultimo, signore di un terzo dell’isola, si innamora di Licario e lo sposa segretamente. Lo zio della ragazza Giberto, fratello e successore di Guglielmo, viene a conoscenza delle nozze e perseguita Licario. Il corsaro si impadronisce del castello di Anemopyle da dove inizia a terrorizzare la regione. Diviene uno dei tanti pirati latini che infestano l’Egeo. Nel 1269, dopo che i Terzi hanno messo a sacco Anaya in Asia Minore, i bizantini dell’imperatore Michele VIII Paleologo attaccano nell’isola di Negroponte Oreoi. Licario, in difficoltà di fronte ai Terzi, si avvicina loro e si mette al loro servizio.

1270-1278

Costantinopoli

Baroni latini

Prende la direzione delle operazioni nell’isola di Negroponte; è presente in tutte le fazioni tranne che nella battaglia di Demetrias. Si impadronisce di numerosi castelli; nel 1272 sconfigge gli angioini a Oreoi. E’ in questo periodo che viene nominato gran connestabile. Nel 1277 sarà eletto megaduca, il più elevato grado della marina militare bizantina a seguito della morte di Alessio Dukas Filantropeno. Conquista Caristo; riceve in feudo la località. Si sposa con una donna greca e si obbliga di fornire all’imperatore 200 cavalieri per le sue campagne. Solo la città di Negroponte sfugge ai suoi attacchi. Licario ha l’incarico di dare la caccia ai pirati latini e turchi che infestano le isole dell’ Egeo; si impadronisce a spese della famiglia Ghisi delle isole di Skopelos, Sciro, Skiantho, Amorgo, Chio; Lemno gli resiste invece, almeno in parte.

1279-1290

Costantinopoli

Baroni latini

Di ritorno dall’isola di Negroponte sconfigge (1280 ca.) a Vatondas i baroni latini; cattura il duca d’Atene Jean de la Roche e Giberto II Terzi. Entrambi sono condotti a Costantinopoli. Il primo sarà rilasciato dietro il pagamento di una forte taglia; il secondo, dopo avere visto la familiarità dimostrata dall’imperatore nei confronto del suo ex-suddito, muore per un colpo apoplettico. Succesivamente Licario esercita la pirateria in tutto l’ Egeo ed a sud del Peloponneso; si impossessa di parecchie navi spesso munite di un salvacondotto imperiale. Tenta, ancora una volta, di impadronirsi di Negroponte difesa dai veneziani. Muore probabilmente a Costantinopoli nel 1290.

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CORRADO LANCIA

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CORRADO LANCIA (Conrado de Llanza)

+ 1300 ca.

Anno, mese Stato, in proprio Avversario Azioni intraprese ed altri fatti salienti
……….
Alla morte dell’imperatore Corradino di Hohenstaufen viene condotto alla corte di Barcellona presso l’infanta Costanza d’Altavilla.

1266
E’ armato cavaliere dal re Pietro d’Aragona con Ruggero di Loria di cui diverrà più tardi cognato.

1274 Re d’Aragona Marocco
Il re Giacomo d’Aragona fa armare a Valencia 4 galee e gliene dà il comando per combattere il re del Marocco. Corrado Lancia veleggia fino a Tunisi, tocca Bougie (Bejaria) e desola tutta la costa. Si presenta al largo di Tlemcen ed all’isola di Alabiba dove si provvede di acqua fresca. Allo stessa finalità si muovono pure 10 galee marocchine. Queste avvistano la squadra aragonese e si gettano loro contro. Corrado Lancia, prima del combattimento, fa suonare le trombe e le nacchere e spinge le sue navi in mezzo allo schieramento avversario. La flotta nemica è scompaginata a seguito della sua azione e la vittoria arride agli aragonesi: l’intera squadra marocchina è posta nelle condizioni di non nuocere più. Vengono liberati numerosi schiavi cristiani. Corrado Lancia fa rientro a Valencia.

1277
E’ il primo in Sicilia al assumere il titolo di ammiraglio (almiratus) con pieni poteri.

1278 Re d’Aragona Tunisi
Gli è dato il comando di 10 galee, 5 armate a Barcellona e 5 a Valencia: ha il compito dal nuovo re Pietro d’Aragona di scacciare dal trono di Tunisi Mira-Boaps che si è rifiutato di riconoscere agli aragonesi il dovuto tributo, di deporlo e di sostituirlo nel trono dal fratello Mira-Busac. Corrado Lancia prende commiato dal re a Lerida; si spinge, prima, a Valencia e, poi, a Barcellona per assumere il comando delle navi; si dirige verso Tunisi e Tlemcen; sbarca truppe nel primo porto ed attacca gli avversari. Tutto il territorio costiero fino a Ceuta è messo a ferro e fuoco: nella scorreria è predato un grande numero di imbarcazioni. Giungono alcune navi marocchine. Nel porto di Tunisi Corrado Lancia si impadronisce di 2 fuste e ne affonda una terza dopo un duro combattimento. Compie felicemente la missione affidatagli; entra nella città e pone lo stendardo del suo sovrano sulla torre della porta. Il nuovo re di Tunisi, Mira-Busac, si accorda con gli aragonesi e riconosce ad essi il pagamento di un tributo; accetta pure nel suo stato la presenza di due consoli, uno a Tunisi ed uno a Bougie per la sicurezza del commercio catalano-aragonese.

1279
Sovraintende alla ricostruzione degli arsenali di Valencia e di Barcellona.

1296 Sicilia Napoli
Combatte per il re Federico d’Aragona contro le truppe di Carlo d’Angiò. Asseconda Ruggero di Loria e Blasco d’Alagona in un attacco ai danni di Squillace: gli angioini sono sconfitti. La città si arrende nelle sue mani. Sempre nel periodo interviene a favore del cognato Ruggero di Loria, entrato in urto con il re siciliano.

1300 Muore.

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GIOVANNI MOROSINI Di Venezia.

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Stato, in proprio

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Azioni intraprese ed altri fattori salienti

1274

Ricopre l’incarico di podestà a Cervia.

1276

Venezia

Almissa

Al comando di 4 galee conduce l’assedio dei pirati di Almissa.

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PIERO MOCENIGO Di Venezia.

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Anno, mese

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Avversario

Azioni intraprese ed altri fatti salienti

1278

Venezia

Almissa

Capitano del golfo, ha il compito di combattere i corsari di Almissa a seguito della cattura di Eliodoro Vitale. Conquista la città e la dà alle fiamme. Sono nel contempo liberati il Vitale e gli altri prigionieri.

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PIERO MOCENIGO Di Venezia.

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Stato, in proprio

Avversario

Azioni intraprese ed altri fatti salienti

1278

Venezia

Almissa

Capitano del golfo, ha il compito di combattere i corsari di Almissa a seguito della cattura di Eliodoro Vitale. Conquista la città e la dà alle fiamme. Sono nel contempo liberati il Vitale e gli altri prigionieri.

https://corsaridelmediterraneo.it/mocenigo-piero/
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GUGLIELMO DEI MARI

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GUGLIELMO DEI MARI (Guglielmo de la Mar) Di Genova.

+

Anno, mese

Stato, in proprio

Avversario

Azioni intraprese ed altri fatti salienti

1293

Francia

Inghilterra

Milita al servizio del re di Francia Filippo IV; ha l’incarico di castellano di Acque Morte (Aigues-Mortes). Ha con Guglielmo Boccuze il comando di 20 galee fatte costruire a Genova da Carlo d’Angiò. Anche gli equipaggi sono arruolati in tale città.

1295

Aprile giugno

Salpa da Marsiglia (Marseille) con 30 galee; compie il periplo della Spagna e giunge in Normandia dopo due mesi di viaggio. Il comando effettivo della flotta francese è dato a Giovanni d’Harcourt ed a Matteo di Montmorency.

………..


Combatte gli inglesi al comando di due squadre navali: occupa l’isola di Jersey nella Manica.

https://corsaridelmediterraneo.it/dei-mari-guglielmo/
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ENRICO DEI MARI

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ENRICO DEI MARI Di Genova. Ghibellino.

+ 1295 ca.

Anno, mese Stato, in proprio Avversario Azioni intraprese ed altri fatti salienti
1270
Luglio Francia Tunisia
Segue il re di Francia Luigi IX nella sua crociata contro i saraceni. Sbarca con il re a Tunisi.

1284
Maggio Genova Venezia
Guida una squadra di 5 galee. Si collegano con la sua squadra altre 3 galee corsare. Con queste si imbatte nelle acque della Sardegna di un convoglio della Serenissima che sta trasportando merci pisane. Assale le navi avversarie e le dà alle fiamme. Il doge veneziano invia un’ambasceria a Genova per chiedere il risarcimento dei danni subiti.

1285 Francia Re d’ Aragona
Agli ordini di Guillaume de Lodève è sconfitto da Ruggero di Loria nella battaglia di Las Hormigas: riesce a salvarsi con 12 galee ricorrendo allo stesso sistema dei segnali di riconoscimento (una fiaccola accesa) utilizzato dalle navi nemiche.

1287
Maggio Giugno Francia Sicilia
Con 12 galee si collega verso Marsala con la flotta angioina guidata dal conte di Avella Rainaldo Quarrel. Lo segue in un secondo momento verso Napoli; fa parte con le sue navi della grande flotta allestita dal reggente della corona di Napoli Roberto d’Artois (84 galee) per contrastare ancora una volta il Loria nelle acque di Castellamare di Stabia. Ancora sconfitto, si dà alla fuga con la sua squadra genovese. Nel combattimento rimane ucciso l’ammiraglio francese Narjaud de Troucy.

1295
Muore.

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