Settima crociata

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Veldriss
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Settima crociata

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La Settima crociata si svolse fra il 1249 e il 1250.

Antefatti
La situazione vicino-orientale era all'epoca caratterizzata dalla sempre più massiccia avanzata dei Mongoli di Gengis Khan che, nella loro catastrofica progressione verso occidente, avevano investito con tutta la loro forza il pur potente regno del Khwārezm (l'antica Corasmia), distruggendo nel 1219 quanto era stato creato dalla dinastia dei Khwārezmshāh.
Jalal al-Din Mankubirni (o Mangburni), figlio dell'ultimo sovrano dell'Khwārezm-Shāh, ʿAlāʾ al-Dīn Muhammad, nel tentativo di ridar vita al regno paterno, si mise alla testa di nutrite bande di Corasmi, percorrendo con loro in armi le regioni medio e vicino-orientali per depredarle o per offrirsi in qualità di mercenari ai vari signorotti.
Il sultano della dinastia ayyubide, fondata da Saladino, era al-Malik al-Kāmil, ben noto per il suo accordo con Federico II di Svevia (che va sotto il nome di Sesta crociata) e per il suo romanzato incontro con San Francesco d'Assisi che valse comunque all'Ordine dei Francescani da lui creato la Custodia di Terrasanta. Quando era ancora principe, al-Sālih Ayyūb (al-Sālih Najm al-Dīn Ayyūb), figlio di al-Malik al-Kāmil, aveva cominciato a comperare schiavi per farne soldati (Mamelucchi, dall'arabo mamlūk, "schiavo") e ad arruolare sbandati Corasmi per potersene servire per i suoi ambiziosi ma inconfessati fini, guadagnandosi il logico sospetto del padre che lo relegò precauzionalmente nei periferici soggiorni sorvegliati siriani di Hisn Hayfa.
Quando il padre, morendo, indicò per succedergli l'altro suo figlio al-ʿĀdil II Abū Bakr, al-Sālih Ayyūb riuscì a sovvertire la designazione paterna e, con i suoi Corasmi e i suoi Mamelucchi, a diventare infine nel 1240, dopo un iniziale rovescio e un'ulteriore segregazione di sei mesi in Siria (ad al-Karak), nuovo Sultano di Egitto e Siria.
Nel 1244 la soldataglia Corasmia fu lanciata da al-Sālih Ayyūb contro i suoi parenti ayyubidi siriani, conseguendo appieno il fine prefissato ma, a dispetto della realizzata conquista del potere da parte del Sultano ayyubide, le bande Corasmie rimasero nelle aree mesopotamiche e siriane settentrionali, pronte a far valere - grazie alla loro supremazia militare - la loro prepotente ingordigia ed a impadronirsi di quanto a loro faceva gola.
Non mancarono ovviamente assoldamenti di costoro da parte dei più deboli principotti ayyubidi che rimanevano (sia pure in posizione di sostanziale subordine) a governare i loro possedimenti siriani ma - che sia dipeso da inattuate promesse di questo o quell'Ayyubide, o da incontenibile loro pulsione depredatoria - la città di Gerusalemme fu da essi occupata e depredata nel 1245, non senza dar luogo a macabre riesumazioni delle spoglie degli antichi re crociati nella Basilica del Santo Sepolcro e al massacro di 30.000 cristiani.
La notizia di tutto ciò sconvolse la Cristianità e la decise ad organizzare una nuova spedizione crociata in Terra Santa.

La Crociata
Ad assumersi l'onore e l'onere della spedizione fu il sovrano Luigi IX di Francia, destinato dopo la morte alla gloria degli altari. Il re, futuro santo, salpò dal consueto porto francese di Aigues-Mortes alla volta dell'Egitto. La sua scelta era sensata, perché in Europa era ben chiaro che la forza dei musulmani risiedeva non tanto nelle abbastanza derelitte regioni siriane quanto al Cairo, dove aveva appunto eretto la propria capitale la dinastia fondata da Saladino.
A metà del 1249 la flotta crociata sbarcò dunque a Damietta, sul delta del fiume Nilo. Nei pressi si ergeva la città di al-Mansūra, allora capitanata da un promettente ufficiale mamelucco, Baybars.
Superate le deboli difese di Damietta, i Crociati si bloccarono davanti ad al-Mansūra, rifiutando sdegnosamente un'accomodante proposta del sultano ayyubide di scambiare l'importante porto di Damietta con Gerusalemme (che per i musulmani, all'epoca, non rivestiva soverchia importanza e che, comunque, gli Ayyubidi pensavano, o speravano, di poter riconquistare in un futuro non troppo lontano).
L'ambizioso sovrano francese urtò però contro le imprendibili mura di al-Mansūra e le inusuali capacità di resistenza di Baybars, che sperava - come infatti avvenne - di ricevere rinforzi determinanti dall'Emiro ayyubide Fakhr al-Dīn ibn al-Shaykh. Questi, impegnato in Siria contro gli Ospedalieri ad ʿAsqalān (Ascalona), dopo avere sconfitto i suoi esigui avversari giunse nel delta del Nilo e, accerchiate a sua volta le forze crociate, ne impose la resa.
Inutile fu un tentativo di resistenza di Luigi IX. Mentre la dissenteria prendeva a mietere vittime non minori dello scorbuto e del tifo, il sovrano francese - ammalatosi e curato da un valente medico arabo - fu addirittura catturato, e venne liberato dalla moglie solo dopo il difficile pagamento di un riscatto di 800.000 bisanti d'oro, che i Templari furono letteralmente obbligati ad anticipargli.

Conseguenze
Luigi IX trascorse altri quattro anni in Terra Santa, nell'inutile tentativo di rianimare Outremer, al termine dei quali dovette però tornare nel suo regno, senza aver ottenuto altro risultato se non quello, abbastanza insignificante, di un avvicinamento fra il Principato di Antiochia e la monarchia armena della Cilicia.

Immagine
http://it.wikipedia.org/wiki/Settima_crociata
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