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Gran giustiziere

Inviato: 25 novembre 2012, 20:45
da Veldriss
Il "gran giustiziere del regno" fu una figura politica medievale equivalente al ruolo odierno di primo ministro.
La figura del giustiziere venne introdotta storicamente nel regno d'Inghilterra ed in Scozia e chiamata Chief Justiciar. Anche nel regno svedese era presente con mansioni analoghe ed era chiamato Lagmän. In Sicilia venne introdotto nel XII secolo dai Normanni.
Il gran giustiziere a sua volta sovrintendeva a diversi giustizieri che gestivano il potere in ambito locale. In pratica, oltre che a essere il giudice supremo, era anche un politico, un militare e un finanziere.
In seguito la carica di gran giustiziere divenne soprattutto onorifica, senza quindi giustizieri subordinati.

Compiti
Il gran giustiziere aveva i compiti principali di:
governare il paese quando il re era assente, secondo le direttive ricevute dal sovrano, inerenti allo Stato, alla Chiesa e gli affari privati del sovrano,
presiedere all'elezione dei vescovi,
curare la fortificazione dei castelli,
presiedere la corte di giustizia,
presiedere la commissione per la riscossione dei tributi,
provvedere ad inviare al re il necessario per la caccia.

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http://it.wikipedia.org/wiki/Gran_giustiziere

Siniscalco

Inviato: 25 novembre 2012, 20:46
da Veldriss
Nell'Europa occidentale il siniscalco (dal protogermanico sini-, radice che significa 'anziano', e skalk, 'servitore') era originariamente colui che sovrintendeva alla mensa o, più in generale, alla casa della famiglia reale o di una grande famiglia aristocratica.
A partire dall'epoca carolingia in varie monarchie il titolo di siniscalco o gran siniscalco fu attribuito ad alti dignitari con funzioni di amministrazione della giustizia e comando militare.
Il Siniscalco di Francia (Sénéchal de France) fu, tra il X secolo e il XII secolo, il più alto dignitario del regno: comandava le forze armate ed amministrava la giustizia e le rendite della casa reale. A partire dal 1127 la carica fu attribuita a nobili imparentati con la famiglia reale ma nel 1191, a causa dell'eccessivo potere che aveva accumulato, fu soppressa da Filippo Augusto che ne spartì le funzioni tra il Connestabile e il Gran Maestro di Francia; la carica riapparve nel XIV secolo come titolo puramente onorifico.
Alla fine del XII secolo fu istituita in Francia la figura del siniscalco quale rappresentante del re in una circoscrizione territoriale detta siniscalcato (come l'ufficio al quale era preposto). Il titolo era usato prevalentemente nella Francia meridionale, mentre nella Francia settentrionale si preferiva il titolo di balivo, la cui circoscrizione (come l'ufficio) era detta baliaggio. Il siniscalco aveva compiti amministrativi, giudiziari e fiscali; alle sue dipendenze erano il luogotenente generale, che presiedeva il tribunale, e i responsabili delle circoscrizioni in cui si suddivideva la siniscalchia, variamente denominati secondo i luoghi (ad esempio, prevosti). Come altre istituzioni dell'Ancien régime le siniscalchie e i baliaggi, che nel frattempo avevano visto le loro funzioni ridotte all'ambito giudiziario, sparirono con la Rivoluzione francese.
Nel Regno di Sicilia la figura del Gran Siniscalco fu introdotta da Ruggero II: sottoposto al Gran Connestabile, era uno dei sette grandi ufficiali del regno, con il compito di amministrare le proprietà reali e provvedere al vitto del re e della sua corte. La carica sopravvisse in età angioina e aragonese. Giovanni Pontano definì il Gran Siniscalco "Maestro di Campo"; Scipione Ammirato lo definì "Maggiordomo della Casa Reale", "il supremo ufficiale preposto alla tavola". Per insegna, oltre a quelle del proprio casato, aveva una coppa di leocorno.
La figura del gran siniscalco era presente anche nella gerarchia di ordini religiosi cavallereschi, come i Templari: aveva il compito di amministrare i beni dell'ordine e, solitamente, di sostituire il gran maestro in caso di assenza.
In Gran Bretagna la figura corrispondente al siniscalco era detta steward mentre nell'Europa orientale stolnic.

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http://it.wikipedia.org/wiki/Siniscalco

Maresciallo

Inviato: 26 novembre 2012, 15:26
da Veldriss
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Nasce come grado onorario, maréchal, nella Francia dell'XI secolo, forse per derivazione dalla figura del maniscalco, di cui comunque ha in comune l'etimologia dall'alto tedesco antico-francone: mahrskalk, ovvero servo (skalk) addetto ai cavalli (mahr). Il maréchal era un dignitario della corte medievale incaricato di sovrintendere alle scuderie del re. Il titolo crebbe in reputazione divenendo il maresciallo un membro fidato della corte.

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http://it.wikipedia.org/wiki/Maresciallo

Titoli nobiliari e non: appunti

Inviato: 27 novembre 2012, 15:56
da Veldriss
Tribù
Grande capo

Condottiero/Condottiera/Territorio del condottiero
Conte/Contessa/Contea
Duca/Duchessa/Ducato
Principe/Principessa/Principato
Re/Regina/Regno
Lord/Lady/Dominio del Lord
Arciduca/Arciduchessa/Arciducato
Granduca/Granduchessa/Granducato
Vescovo/Vescovato
Arcivescovo/Arcivescovato
Papa
Gran Maestro
Imperatore/Impero

Sceicco/Sceiccato
Bei/Territorio del bei
Emiro/Emirato
Sultano/Sultanato
Califfo/Califfato

Repubblica
Magistrato
Governatore
Console

Cattolico
Ortodosso
Musulmano
Pagano
Ebreo

Capitano del Popolo

Inviato: 27 novembre 2012, 15:58
da Veldriss
Il Capitano del Popolo fu una figura politica dell'amministrazione locale in uso nell'Italia medievale, istituita essenzialmente per bilanciare il potere e l'autorità delle famiglie nobili.

Storia
Il "Popolo" era il nascente ceto medio dei populares escluso inizialmente dall'attività politica che era ad esclusivo appannaggio dei potentes, gli aristocratici di stampo feudale.
Con l'apogeo delle città si era venuto a creare ceti di "gente nova" (per citare la stessa espressione usata da Dante Alighieri), che erano composti dai signori del contado inurbati in città, arricchiti dalla richiesta di derrate alimentari causata dalla crescita demografica, dai banchieri, dai mercanti, dai professionisti di arti liberali (giuristi e medici), dagli artigiani e, nelle città di mare, dagli armatori che si erano arricchiti con i commerci con gli stati crociati.
A partire dall'inizio del XIII secolo i populares riuscirono a entrare gradualmente nella vita politica di molte città italiane, tramite l'istituzione di assemblee del "Popolo" che eleggevano un Capitano del Popolo che andava ad affiancare il podestà, espressione della classe aristocratica.
Il Capitano del Popolo esercitava il suo controllo sul Podestà mentre rimanevano autonomi due consigli a cui partecipavano i rappresentanti delle Arti e dei Mestieri e i Gonfalonieri, capi di compagnie militari legate alle varie parrocchie. In pratica, la figura del Capitano del Popolo doveva bilanciare politicamente la forza delle famiglie nobili rappresentando il ceto borghese dell'epoca.
A Bologna si ebbe un Comune del Popolo e un Capitano del Popolo già a partire dal 1228.
Nell'esperienza di Firenze, nel 1250, per liberarsi dal dominio di Federico II di Svevia, i fiorentini cercarono di darsi un proprio ordinamento politico istituendo un governo del Popolo Vecchio (o Primo Popolo) di cui il Capitano del Popolo era una delle massime magistrature, assieme al consiglio degli Anziani, e partecipava quindi alla vita politica della città.
Nella Compagna Comunis da cui doveva nascere la Repubblica di Genova, il ruolo del Capitano del Popolo - che avrebbe prodotto figure di rilievo storico come quella di Guglielmo Embriaco - ebbe ugualmente fondamentale importanza.
Mantova ebbe il suo primo capitano del popolo con Luigi Gonzaga che, con l'uccisione di Rinaldo Bonacolsi, diede inizio alla signoria dei Gonzaga, durata sino al 1708.

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http://it.wikipedia.org/wiki/Capitano_del_popolo

Ludovico I Gonzaga

Inviato: 27 novembre 2012, 15:58
da Veldriss
Ludovico I Gonzaga (Mantova, 1268 – Mantova, 18 gennaio 1360) , meglio conosciuto come Luigi (Luigi I o Luigi Corradi da Gonzaga), fu il primo capitano del popolo di Mantova e vicario imperiale del Sacro Romano Impero.

Biografia
Uomo abilissimo militarmente e di ampie vedute, fu il fondatore della dinastia dei Gonzaga.
Figlio di Guido (chiamato anche Corrado) (m. 1318) e nipote di Antonio (m. 1283), con l'appoggio del ghibellino Cangrande I della Scala, che aveva mire sulla città, e che gli fornì fanti e cavalleria, riuscì a spodestare Rinaldo Bonacolsi, il 16 agosto 1328, e a subentrargli quale capitano generale, con diritto di nominare il proprio successore. Il 25 agosto 1328 venne acclamato capitano generale del Comune e del popolo di Mantova. Nel 1329 fu nominato vicario imperiale da Ludovico il Bavaro e nel 1335 divenne signore di Reggio.
A sancire la sua fede ghibellina fu in questo periodo che Luigi mutò lo stemma primitivo della famiglia, costituito da tre montoni d'argento, cornati e squillati d'oro in campo nero nello stemma a tre fasce nere in campo d'oro (i colori politici dei ghibellini), che rimase sempre nello scudo della famiglia Gonzaga.
Un decennio dopo non ricambiò il favore alla dinastia veronese: Mastino II della Scala, si alleò all'usurpatore Lodrisio Visconti, contro i due fratelli ed il nipote di quest'ultimo, rispettivamente Luchino, Giovanni ed Azzone, Signori di Milano; Ludovico partecipò inviando milizie in appoggio all'esercito ambrosiano, vincitore nella Battaglia di Parabiago (21 febbraio 1339).
Nel 1342 andò in soccorso dei pisani contro i fiorentini e nel 1349 accolse Francesco Petrarca, in visita alla tomba di Virgilio. Combatté contro Bernabò Visconti che per mesi prese d'assedio Castiglione, possedimento di confine dei Gonzaga.
Morì a Mantova nel 1360 e fu sepolto nella cattedrale di San Pietro.

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http://it.wikipedia.org/wiki/Ludovico_I_Gonzaga

DAL COMUNE CONSOLARE ALLA DECADENZA COMUNALE

Inviato: 27 novembre 2012, 16:06
da Veldriss
All’inizio del XII secolo, le corporazioni di arti e mestieri, dettero inizio ad una dura lotta che aveva lo scopo di consentire ai loro associati l’accesso al governo cittadino. Nello stesso tempo si moltiplicavano anche gli scontri tra le famiglie più in vista dei vari Comuni per il raggiungimento del potere. Per porre fine a questi scontri venne deciso di istituire una nuova carica istituzionale che avrebbe dovuto sostituire i consoli, non più in grado di controllare adeguatamente la situazione. Questa nuova istituzione prese il nome di podestà, ed era normalmente ricoperta da un nobile con l’istinto del comando e nello stesso tempo abile con le armi e dotato di conoscenze giuridiche. Questa personalità veniva scelta in un altra città, in modo tale che la sua imparzialità non potesse essere messa in discussione, non avendo alcun legame con i potenti del luogo nel quale andava ad esercitare la sua carica. Il podestà era dotato di pieni poteri ed il suo compito principale era quello di impedire gli scontri e assicurare la pace all’interno della città. In caso di scontri violenti, egli aveva il potere di richiamare la milizia comunale, guidarle alle abitazioni dei nobili che avevano dato il via allo scontro, raderle al suolo, e quindi imprigionare i colpevoli, processarli ed eventualmente metterli a morte o bandirli per sempre dal territorio del Comune. Ma anche questa istituzione non bastò a far cessare le lotte intestine, anzi, essendo nobile, il podestà in diverse occasioni parteggiò per i nobili suoi simili andando contro gli interessi del popolo. Per difendersi dalle prepotenze che erano costretti a subire da parte del patriziato, i popolani contrapposero alla figura del podestà, quella del capitano del popolo, che aveva come compito principale quello di organizzare le forze popolari.Vi furono però alcune citt&agrve; nelle quali il popolo non riuscì mai ad intaccare le posizioni di potere dei nobili, e tra queste, due in particolar modo:Genova e Venezia, che erano governate da potentissime oligarchie mercantili. In molte altre città, dove gli artigiani rappresentavano la maggioranza della popolazione, ad esempio Firenze, i nobili dovettero cedere totalmente o in buona parte il potere al popolo, inteso come i membri delle corporazioni, poichè i manovali e gli operai erano di fatto esclusi dalla politica. Infatti, chi riuscì a conquistarsi una fetta di potere, fu quella parte del popolo più ricca e che a Firenze era denominato popolo grasso. Questa fazione era costituita dai grandi mercanti e dai banchieri, che lavoravano principalmente sul mercato internazionale e che grazie al livello raggiunto dal commercio e dall’industria italiana, riuscirono ad accumulare enormi ricchezze. A loro fianco stava emergendo un nuovo ceto, costituito dai maestri di bottega organizzati nelle arti maggiori, come ad esempio l’arte della lana a Firenze. Costoro, sviluppavano il proprio giro d’affari oltre la cerchia ristretta dell’economia corporativa, impiantando grandi laboratori in grado di dare lavoro a decine, ed in alcuni casi anche a centinaia di operai. In particolare essi amavano dare il lavoro all’esterno della città, soprattutto nelle campagne ai contadini, che all’interno delle proprie abitazioni svolgevano le operazioni più semplici della tessitura e della filatura. Così facendo, questi maestri di bottega, riuscivano ad emergere sui loro colleghi associati alla medesima corporazione e soprattutto sugli appartenenti alle altre arti o corporazioni meno ricche. Facevano parte del popolo grasso anche determinate categorie di professionisti raccolte nelle corporazioni dei medici e speziali, degli avvocati, dei giudici e dei notai. Durante il XIII secolo queste erano le categorie che gestivano il potere nei Comuni. Rimaneva escluso dalla gestione del potere il cosiddetto popolo minuto, quello composto dagli addetti alle arti minori, del quale facevano parte bottegai e artigiani che lavoravano solo per il mercato locale e che quindi non avevano la possibilità di accumulare grandi ricchezze. Dietro ad essi vi era la maggior parte della popolazione, la plebe, costituita da uomini che pur conoscendo bene un mestiere ma non avendo una bottega propria per mancanza dei fondi necessari per poterla impiantare, erano esclusi anche dalle corporazioni, e da quella parte della popolazione che svolgeva i lavori più umili per sopravvivere. Tutti questi plebei, vivevano ai limiti della sopravvivenza e in ogni città venivano indicati con i più diversi dispregiativi: a Firenze ciompi, a Milano patari, a Lucca straccioni e via così. Da questi epiteti, è facile capire in quanta considerazione venisse tenuta la parte più povera del popolo dal resto della popolazione. Sia il popolo minuto che la plebe, non accettarono di buon grado la loro subordinazione, ma lottarono duramente per riuscire ad ottenere l’accesso al potere e migliorare quindi la loro condizione di vita. Si giunse quindi alla terza fase delle lotte comunali, che vide il popolo minuto ed i popolani scontrarsi con il popolo grasso. Alle lotte fra le fazioni più potenti e delle casate nobiliari contro la borghesia, si aggiungeva oro lo scontro tra il popolo grasso ed il popolo minuto; ai tumulti provocati dalla plebe si aggiunsero gli scontri tra i diversi Comuni per la supremazia e l’allargamento del territorio, per sottomettere i Comuni concorrenti nel commercio e nella produzione. Tutte queste lotte, finirono per sfiancare i Comuni e spingendoli uno dopo l’altro, alla decadenza e alla rovina.

da http://www.tuttostoria.net

LA NASCITA DELLE SIGNORIE IN ITALIA

Inviato: 27 novembre 2012, 16:06
da Veldriss
I dissapori interni e le continue guerre locali finirono per stancare gli abitanti dei Comuni ed in particolar modo la parte più povera di essi. Sul finire del XIII secolo, il desiderio di pace era comune a tutta l’Italia: si cercò di soddisfare questa necessità appellandosi ad un’autorità superiore che fosse in grado di porre termine alle discordie e alle guerre. Gli stessi grossi mercanti e banchieri che avevano assunto il potere nei Comuni, non sentendosi più al sicuro di fronte all’ostilità del popolo, cercavano un potere forte in grado di difendere il loro predominio economico-sociale. Sulla base di queste aspirazioni e di questi interessi, iniziò a svilupparsi in molti Comuni italiani una Signoria, ossia il potere di un uomo a cui viene affidato il compito di governare in sostituzione dei consigli comunali: spesso si trattava di un podestà o di un capitano del popolo, al quale veniva prolungata la durata del mandato, finchè non veniva proclamato signore a vita. Saranno poi questi stessi uomini a rendere ereditaria la carica, trasmettendola ai propri figli. I signori provenivano da famiglie nobili che disponevano di feudi e di reparti armati, con i quali potevano imporsi alle fazioni comunali, imponendo loro la propria volontà. Sotto questo punto di vista, la Signoria appariva come un compromesso tra la vecchia nobiltà feudale e la ricca borghesia cittadina, delle quali il signore continuava la politica interna ed estera, difendendone le posizioni economico-sociali. Per varie ragioni essa non era sgradita neppure al popolo minuto e alla plebe: grazie sia ai provvedimenti demagogici che di solito i potenti adottavano per ingraziarsi il popolo, come ad esempio l’abolizione di imposte particolarmente sgradite o danativi alle famiglie più povere; inoltre il signore risolveva la questione del potere togliendolo in eguale misura a tutte le classi sociali, attribuendolo a se stesso, in modo da apparire sopra le parti. Altro motivo che rendeva la signoria gradita ai meno fortunati era rappresentato dalla lotta che questa conduceva contro le vecchie casate nobiliari che non volevano sottomettersi alla sua autorità; in ultimo, perchè i signori riscirono in molti casi a riportare effettivamente la pace nelle città da loro amministrate, pace saltuariamente interrotta da congiure o colpi di mano posti in essere dalle famiglie nobili più riottose, che però non riuscirono quasi mai a raggiungere il loro scopo. Per contro, la Signoria continuò la politica espansionistica perseguita dal Comune, voluta in modo particolare dal popolo grasso; in questo modo, se da una parte vi fu più ordine e pace all’interno delle città, dall’altra vi fu un aumento delle guerre esterne, che divennero sempre più estese e cruente. Già all’epoca di Federico II di Svevia e di Manfredi, nel Veneto si affermò la potente Signoria di Ezzelino da Romano: signore delle città di Treviso, Padova, Vicenza e Verona e diverse altre città minori. Egli aveva costituito un vasto dominio che si estendeva sulla totalità del Veneto occidentale, minacciando la Lombardia e l’Emilia, che durò fino a quando una lega costituita da città lombarde e appoggiata dalla Repubblica di Venezia, non tolse ad Ezzelino i suoi domini e la vita. A Ferrara si impose la Signoria degli Este, una delle più antiche famiglie feudali italiane, che estendevano il proprio dominio anche su Modena e Reggio: lo Stato estense durerà fino all’unificazione d’Italia nel XIX secolo. Nel centro della Valle Padana si diffuse la Signoria dei Pallavicino, nobili imparentati con gli Este e signori di Cremona, Pavia, Piacenza, Parma, Novara ed altre città minori; il loro dominio si disgregò abbastanza rapidamente. La Signoria che si costituì a Milano era invece destinata a durare molto più a lungo: nel 1240, viene eletto capitano e difensore del popolo il nobile Pagano Della Torre, con l’ordine di combattere contro i magnati che scaricavano tutto il peso delle imposte sui ceti più deboli. Il casato dei Della Torre governerà Milano fino al 1277, quando i nobili capitanati dall’arcivescovo Ottone Visconti, riuscirono a sconfiggerli nella battaglia di Desio. L’arcivescovo vincitore, pur essendo a capo della fazione nobiliare, seppe farsi apprezzare anche dalla parte più povera della popolazione milanese per la sua moderazione e per la sua saggezza, consentendo alla Signoria dei Visconti di dominare Milano per circa due secoli. Nel frattempo, dopo la morte di Ezzelino da Romano, i suoi domini vennero suddivisi tra altre Signorie che si erano costituite all’epoca: Treviso divenne dominio dei Da Camino, Padova dei Da Carrara, Verona dei potenti signori Dalla Scala, che riuscirono, nel secolo successivo, a fondare un vasto Stato che si estendeva su buona parte del nord Italia, tentando di penetrare successivamente anche al Centro. Verso la fine del XIII secolo le Signorie divengono sempre più numerose, finchè, agli inizi del ’300 ben poche furono le città italiane che ancora non erano governate da signori.

da http://www.tuttostoria.net

COSTUME E SOCIETA': ENFITEUSI E SERVITU' DELLA GLEBA

Inviato: 27 novembre 2012, 16:09
da Veldriss
"Articolo estrapolato dalla rivista MEDIOEVO - settembre 2011"

Cliccate sull'immagine per ingrandire ;)

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Appunti

Inviato: 28 novembre 2012, 0:04
da Veldriss
Primogenitura salica: Tutti i titoli vanno al figlio maschio primogenito o, se è morto, al suo figlio maschio primogenito e così via. Se il primogenito non ha un erede, il figlio maschio successivo trasmette i titoli.

Primogenitura semisalica: Tutti i titoli vanno al/alla figlio/a primogenito/a o, se è morto/a, al suo figlio/a primogenito/a e così via. Se il/la primogenito/a non ha un erede, allora il/la figlio/a successivo/a trasmette i titoli. Nota: ciò permette a un'erede femmina di trasmettere i titoli, anche se una donna non può mai ereditare ma solo trasmettere l'eredità a un maschio.

Consanguineità salica: Tutti i titoli vanno al figlio più forte o, se è morto, al suo fratello più grande e così via. Se nessun figlio sopravvive, l'erede è il nipote più forte e così via. La forza dipende dall'attributo militare, dal prestigio e dal possesso di province.

Consanguineità semisalica: Tutti i titoli vanno al figlio o alla figlia più forte o, se morto/a, al suo fratello più grande e così via. Se nessun figlio sopravvive, l'erede è il nipote più forte e così via. Nota: ciò permette a un'erede femmina di trasmettere i titoli, anche se una donna non può mai ereditare ma solo trasmettere l'eredità a un maschio. La forza dipende dall'attributo militare, dal prestigio e dal possesso di province.

Gavelkind salica: Tutti i titoli sono divisi equamente tra tutti gli eredi maschi in ordine di età (i figli e poi i nipoti e così via) ma ignorando i maschi la cui discendenza è per via materna, per esempio i figli delle tue figlie.

Gavelkind semisalica: Tutti i titoli sono divisi equamente tra tutti gli eredi maschi in ordine di età (i figli e poi i nipoti e così via).

Legge elettiva: Il vassallo maschio più forte eredita tutto. La forza dipende dall'attributo militare, dal prestigio e dal possesso di province.

Primogenitura congenere: Legge di successione secondo cui la terra viene ereditata dal figlio vivente più vecchio e dalla sua discendenza. Se non esiste un erede maschio, però, va alla figlia più vecchia. Lo scopo di questa legge era conservare la terra del padre come supporto per il figlio che prestava il servizio militare obbligatorio.

Consanguineità congenere: Consuetudine di successione secondo cui la terra viene ereditata dal figlio più potente e dalla sua discendenza; se non esiste un erede maschio, però, va alla figlia più potente. Lo scopo di questa consuetudine era mantenere intatta la terra della dinastia nelle mani del più capace sostenitore della dinastia stessa.

Prerogativa reale: Il governante indice tornei, e la lealtà dei suoi vassalli diminuisce con il passare del tempo. I tuoi reggimenti tendono a essere formati da forze pesanti ma miste. Limiti legali delle barre di scorrimento economiche: Scutagium min. 0, max. 100; Imposta alla corona min. 50, max. 100; Tassa sul censo min. 25, max. 100; Pedaggi min. 25, max. 100.

Contratto feudale: Il governante indice tornei, e la lealtà dei suoi vassalli aumenta con il passare del tempo. I tuoi reggimenti tendono a essere formati da forze pesanti, con una predominanza di cavalieri. Limiti legali delle barre di scorrimento economiche: Scutagium min. 0, max. 50; Imposta alla corona min. 0, max. 50; Tassa sul censo min. 50, max. 100; Pedaggi min. 50, max. 100.

Usanza tradizionale: Il governante non indice tornei, e la lealtà dei suoi vassalli non si modifica con il passare del tempo. I tuoi reggimenti tendono a essere molto misti ma con pochi cavalieri. Limiti legali delle barre di scorrimento economiche: Scutagium min. 0, max. 70; Imposta alla corona min. 0, max. 70; Tassa sul censo min. 0, max. 70; Pedaggi min. 0, max. 70.

Legge popolare: Il governante non indice tornei, , e la lealtà dei suoi vassalli non si modifica con il passare del tempo. I tuoi reggimenti tendono a essere leggeri, con una predominanza di picchieri e arcieri. Limiti legali delle barre di scorrimento economiche: Scutagium min. 50, max. 100; Imposta alla corona min. 50, max. 100; Tassa sul censo min. 0, max. 50; Pedaggi min. 0, max. 50.

Supremazia regale: Nel corso del tempo l'autorità religiosa fluttua a seconda degli eventi e il governante ha eventi di usura. Ogni potenza clericale nelle tue province ti fornisce truppe addizionali. Limiti della barra di scorrimento per le donazioni alla chiesa: min. 0, max. 80. Le probabilità di nomina di vescovi cattolici cambiano nel modo seguente: governante 80 / papa 20.

Supremazia monastica: Nel corso del tempo l'autorità religiosa fluttua a seconda degli eventi e il governante non ha eventi di usura. Ogni potenza clericale nelle tue province ti fornisce oro addizionale invece di truppe. I monasteri e le case dei Templari sono più economici. Limiti della barra di scorrimento per le donazioni alla chiesa: min. 50, max. 100. Le probabilità di nomina di vescovi cattolici cambiano nel modo seguente: governante 30 / papa 70.

Equilibrio ecclesiastico: Nel corso del tempo l'autorità religiosa viene indebolita dagli eventi e il governante non ha eventi di usura. Ogni potenza clericale nelle tue province ti fornisce un po' d'oro e un po' di truppe. Limiti della barra di scorrimento per le donazioni alla chiesa: min. 30, max. 70. Le probabilità di nomina di vescovi cattolici cambiano nel modo seguente: governante 50 / papa 50.

Supremazia della chiesa: Nel corso del tempo l'autorità religiosa viene rafforzata dagli eventi e il governante bandisce gli eventi di usura. La potenza clericale nelle tue province non ti fornisce oro né truppe. Le chiese e le cattedrali sono più economiche. Limiti della barra di scorrimento per le donazioni alla chiesa: min. 70, max. 100. Le probabilità di nomina di vescovi cattolici cambiano nel modo seguente: governante 0 / papa 100.