ARCHITETTURA, SCULTURA, PITTURA

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LE CATTEDRALI GOTICHE
Ho trovato questo articolo su FocusStoria riguardo le vetrate delle cattedrali:

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COSTUME E SOCIETA': IL DENARO E L'ARTE

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"Articolo estrapolato dalla rivista MEDIOEVO - settembre 2011"

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Pierre de Montereau

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Pierre de Montereau, o Pierre de Montreuil (1200 circa – Parigi, 17 marzo 1266), è stato un architetto francese.
Le notizie riguardo alla sua vita sono scarse e le fonti contraddittorie, ma viene generalmente considerato uno dei maggiori architetti dell'architettura gotica, ed è il primo "maestro muratore" (come venivano allora chiamati gli architetti) di cui si conosca la carriera.

Biografia
Dopo un periodo di formazione avvenuto in Champagne, avrebbe lavorato alla basilica di Saint-Denis intorno al 1231. Notato per il suo talento, fu chiamato verso il 1239 all'abbazia di Saint-Germain-des-Prés a Parigi per realizzarvi il nuovo refettorio; a quell'epoca era già "maestro".
Tra il 1246 e il 1248 costruì il proprio capolavoro, la Sainte-Chapelle, commissionata da Luigi IX. Situata sull'Île de la Cité, rappresenta un modello di arte gotica, privilegiando le aperture e le vetrate, riducendo nel contempo al minimo le mura.
Verso il 1250 costruì la Sainte-Chapelle de Notre-Dame nell'abbazia di Saint-Germain-des-Prés, una grande cappella ad una navata. Gli viene ugualmente attribuita, verso il 1260, la modifica dei bracci del transetto della Cattedrale di Notre-Dame, così come la cappella del castello di Vincennes, ed il refettorio del priorato di Saint-Martin-des-Champs a Parigi (oggi biblioteca del Conservatoire national des arts et métiers).
La sua tomba, con quella della moglie, fu edificata a Saint-Germain-des-Prés, nella cappella che aveva edificato. Il suo epitaffio indicava il titolo di "dottore (o maestro) dei muratori" (doctor lathomorum). La cappella fu demolita nel 1794; ne rimangono oggi alcuni frammenti nella piazza accanto alla navata della chiesa abbaziale, e un portale conservato presso il Museo nazionale del Medioevo.

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http://it.wikipedia.org/wiki/Pierre_de_Montereau
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Guglielmo Agnelli

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Frà Guglielmo Agnelli (Pisa, 1238 circa – Pisa, 1313 circa) è stato uno scultore e architetto italiano.

Biografia
Agnelli fu allievo di Nicola Pisano, il quale portò agli splendori la scultura ispirandosi all'arte greca e romana.
Guglielmo Agnelli entrò a far parte dell'Ordine dei Domenicani nel 1257 a Pisa.
Il suo miglior lavoro è costituito dalla serie di meravigliosi rilievi eseguiti, insieme a Nicola Pisano, per la famosa arca di San Domenico nella Basilica di San Domenico a Bologna.
Nel 1293 lavorò presso il Duomo di Orvieto.
Nel 1304 ritornò nella sua città natale, Pisa, per eseguire alcune opere di scultura e architettura, e dove lavorò sulla facciata della Chiesa di San Michele in Borgo, realizzando bassorilievi storici.

http://it.wikipedia.org/wiki/Guglielmo_Agnelli
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Arnolfo di Cambio

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Arnolfo di Cambio, noto anche come Arnolfo di Lapo (Colle di Val d'Elsa, circa 1240 – 8 marzo 1302-1310 ca.), è stato uno scultore, architetto e urbanista italiano attivo in particolare a Roma e a Firenze alla fine del Duecento e ai primi del secolo successivo.

Biografia
Sulla famiglia e sulle origini di Arnolfo ben poche notizie certe sono giunte fino a noi, sembra, comunque, figlio di Messer Lapo, notaio a Colle di Val d'Elsa, e di domina Perfetta.
Arnolfo di Cambio si formò nella taglia (bottega) di Nicola Pisano e con lui lavorò all'Arca di san Domenico nella chiesa di San Domenico a Bologna (1264-67), al pulpito del Duomo di Siena (1265-1269).
Dopo aver lasciato la bottega intorno al 1270, avendo acquisito un'autonomia professionale, si trasferì a Roma dove fu al seguito di Carlo I d'Angiò. Di questi anni sono il Ritratto di Carlo I d'Angiò (circa 1276, oggi presso il Palazzo dei Conservatori, Roma) forse il primo ritratto realistico di un personaggio vivente, e il monumento funebre del papa Adriano V a Viterbo. Nel frattempo (dicembre 1277) re Carlo gli consentiva di interrompere le sue prestazioni professionali per la Corte angioina e di recarsi a Perugia per la sistemazione della Fontana Minore di cui oggi restano solo numerosi frammenti scultorei presso la Galleria Nazionale.
A metà degli anni ottanta realizzò il monumento funebre del cardinale De Braye, morto nel 1282, nella chiesa di San Domenico a Orvieto. Con questo complesso scultoreo-architettonico, oggi molto trasformato, Arnolfo inaugurò una tipologia sepolcrale usata in seguito fino al Rinascimento con il catafalco accostato alla parete e sormontato da un baldacchino scostato da due accoliti, coronato da una cuspide sostenuta da colonne tortili e decorata da pinnacoli, che conteneva i tre gruppi statuari minori, secondo un ritmo ascensionale che simboleggiava l'elevazione dell'anima verso il paradiso.
A Roma l'artista era stato a contatto delle grandi opere del passato romano, e aveva assorbito le lezioni dei maestri cosmateschi, di cui riutilizzerà i partiti decorativi a intarsi di marmi colorati e vetri dorati nei ciborî della basilica di San Paolo fuori le mura (1285) e di Santa Cecilia in Trastevere (1293). Del 1289 circa è il monumento funebre del nipote del cardinale Annibaldi Riccardo Annibaldi (conservato presso San Giovanni in Laterano, Roma). In questo periodo lavorò a Roma per altre commissioni papali: monumento a papa Bonifacio VIII (1296), statua bronzea di San Pietro della Basilica di San Pietro (1300). Arnolfo realizzò probabilmente la prima rappresentazione plastica del Presepe, scolpendo nel 1291 otto statuette che rappresentano i personaggi della Natività ed i Magi; le sculture superstiti del primo presepe della storia, inizialmente inserite nel monumento a Bonifacio VIII nella Cripta della Cappella Sistina, si trovano nella Basilica di Santa Maria Maggiore.
Negli ultimi anni del Duecento fu a Firenze, dove svolse probabilmente la sua attività essenzialmente come architetto e di urbanista.
A Colle di Val d'Elsa, sua città natale, avrebbe realizzato i ponti di Spugna e di San Marziale, oggi scomparsi.

Scultore
La presenza alla corte di Carlo d'Angiò spiega in un certo senso l'allontanamento precoce di Arnolfo dai modi improntati ad una sintesi tra classicità e gotico di Nicola Pisano e di suo figlio Giovanni (membro al pari di Arnolfo nella bottega paterna): egli probabilmente venne avvicinato al gusto allora dominante la scuola francese, caratterizzato da raffigurazioni più lineari, astratte ed aristocratiche, rispetto all'insuperato culmine di sintesi naturalistica e monumentalità raggiunta prima del 1250. Le sculture di Arnolfo furono quindi caratterizzate da un maggior senso della linea (piuttosto che del volume) e da una rappresentazione irrequieta.
La valutazione della sua opera scultorea nel complesso è molto difficile per la perdita o lo stato frammentario di alcune opere.

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Architetto
Se la sua opera di scultore è accertata e abbastanza ben documentata, più incerta è invece la sua opera di architetto. L'unico documento che abbiamo è un pagamento ad Arnolfo «che sta costruendo la chiesa più bella e grande di tutta la Toscana» (è palese la rivalità con la città di Siena), cioè la cattedrale di Santa Maria del Fiore, mentre per quanto riguarda altre opere ci dobbiamo basare su Giorgio Vasari, che non è ritenuto completamente attendibile, anche perché scrisse due secoli e mezzo dopo. Vasari attribuisce ad Arnolfo la costruzione delle chiese di Santa Croce, Santa Maria Novella nonché del Palazzo della Signoria. Mentre è quasi certo che Santa Maria Novella sia opera non di Arnolfo, bensì dei frati domenicani Sisto e Ristoro, autorevoli critici (come ad esempio Zeri, Giovanni Klaus Koenig, Carli), non esitano ad attribuire Santa Croce e il Palazzo della Signoria al maestro, anche se un'attribuzione sulla base dei soli caratteri stilistici (dal momento che non abbiamo documenti) è estremamente difficoltosa, poiché anche nell'unica opera in cui appare certo l'intervento di Arnolfo (cioè la cattedrale fiorentina) non è facile quantificare esattamente il suo contributo.
La Basilica di Santa Croce venne iniziata nel 1294-1295 e terminata solo nel 1442 sebbene si continuasse a seguire il progetto iniziale. La pianta è simile alla chiesa di Santa Maria Novella, di circa una quindicina di anni più giovane, con una navata centrale particolarmente ampia (larga 20 metri e alta 34) segnata da alti pilastri che sostengono archi a sesto acuto. Una differenza sostanziale è data però dalla copertura tramite capriate invece delle volte a crociera, con arconi di sostegno nelle navate laterali. Anche qui, come a santa Maria Novella, si ha l'impressione di un'unica grande aula senza interruzione tra le navate e la superficie piana delle alte pareti, dove si aprono ampie finestre in alto, convoglia lo sguardo del visitatore alle cappelle della testa del transetto (quest'ultime coperte da volte). L'effetto è quello di una spaziosa e luminosa basilica paleocristiana, sebbene creata con elementi tipicamente gotici.
Al 1296 risale invece l'inizio del cantiere di Santa Maria del Fiore. La parte alla quale Arnolfo lavorò di più era comunque la facciata, che venne iniziata molto anticipatamente per esigenze di culto legate all'utilizzo provvisorio della vecchia chiesa di Santa Reparata, demolita solo in seguito. La facciata di Arnolfo venne poi demolita nel 1587-1588 e mai più ripristinata fino alla facciata neomedievale del XIX secolo di Emilio De Fabris. Restano di quell'impresa alcuni disegni numerose statue e frammenti conservati nel Museo dell'Opera del Duomo di Firenze. Tra questi spicca la cosiddetta Madonna della Natività, che riprende la posa dei ritratti funerari dei sarcofagi etruschi, o la Statua di Bonifacio VIII. Poiché le figure per la facciata erano scolpite per essere fruite dal basso e con un punto di vista solamente frontale, il rilievo è molto schiacciato, ma Arnolfo seppe dare comunque l'illusione di plasticità.

Urbanista
Vasari attribuisce ad Arnolfo anche il progetto urbanistico della città di nuova fondazione di San Giovanni Valdarno, che si inserisce nel fenomeno delle cosiddette terrae novae, cioè la colonizzazione di nuove terre e la fondazione di nuove città da parte dei fiorentini (altri esempi sono Terranuova Bracciolini e Castelfranco di Sopra).
Inoltre per il progetto della rifondazione d'imperio della città di Cagli promossa nel 1289 dal pontefice marchigiano Niccolò IV è stata ravvisata da Maddalena Scoccianti la perizia di Arnolfo.

http://it.wikipedia.org/wiki/Arnolfo_di_Cambio
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Giovanni Pisano

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Giovanni Pisano (Pisa, 1248 ca – Siena, 1315 ca) è stato uno scultore e architetto italiano.

Biografia
Figlio di Nicola Pisano, si formò nella bottega del padre assieme ad Arnolfo di Cambio.
Durante gli anni in cui lavorò a fianco del padre collaborò alla decorazione scultorea del Battistero di Pisa e al Pulpito di Siena (1265-1269), anche se l'attribuzione delle diverse sculture che compongono queste opere è controversa e complessa. Ebbe un ruolo sicuramente più attivo nella Fontana Maggiore (1275-1278) di Perugia, dove firmò accanto al nome del padre (ultima opera documentata di Nicola Pisano): le figure del registro superiore, pur nella totale incertezza nelle attribuzioni, sono in genere riferite a Giovanni Pisano per la loro tendenza ormai esplicitamente gotica, con i loro scatti, bruschi movimenti, che si allontanano dallo stile aulico di Nicola Pisano.
Successivamente entrò a capo di progetti lasciati incompiuti dal padre: la decorazione esterna del Battistero di Pisa (statue del secondo registro e completamento del terzo e ultimo); e il Duomo di Siena, dove fu capomastro dal 1285 al 1296: qui allungò le navate di una campata, al termine della quale impostò la facciata monumentale; condusse i lavori della parte inferiore della facciata per la quale realizzò un gran numero di statue di Profeti e Sapienti dell'antichità, oggi al Museo dell'opera metropolitana del duomo. A Siena ottenne grossi riconoscimenti e benefici: la cittadinanza senese, nel 1290 il condono di una pesante condanna commutata in pena pecuniaria (pagata tra l'altro dall'Operaio del Duomo) e persino un sepolcro personale presso la porta del Palazzo vescovile; nonostante ciò, nel 1296 abbandonò improvvisamente il cantiere del Duomo di Siena, forse per dissensi con l'amministrazione locale.
Negli anni successivi lavorò al pulpito della chiesa di Sant'Andrea a Pistoia (1297-1301).
Fu quindi a Pisa, dove assunse la carica di capomastro della cattedrale per la quale realizzò il pergamo, impegno che si protrasse dal 1302 al 1310 con interruzioni causate dai dissensi con il direttore dell'opera del duomo Borgogno di Tado. Più tardi, verso la conclusione della sua attività artistica, ricevette due importanti commissioni private: la Madonna col Bambino della Cappella degli Scrovegni di Padova (1305-06) e il Monumento sepolcrale di Margherita di Lussemburgo (Margherita di Brabante, moglie di Arrigo VII di Lussemburgo morta nel 1311). Questa è la sua ultima opera nota, conclusa il 25 agosto 1312.
L'ultimo documento che riguarda Giovanni Pisano è un ricorso in materia di tasse discusso a Siena il 9 marzo 1314; nel 1319 risulta certamente morto.

Le opere
L'attività nella quale la sua opera brillò maggiormente fu quella di scultore. L'uscita di scena del padre coincise con la completa maturità dell'artista. L'antitesi che vede Nicola Pisano scultore classico e Giovanni Pisano scultore gotico è un'interpretazione che travisa la realtà: anche Nicola fu pienamente gotico e si inserì nella corrente del tempo che era più orientata al recupero della volumetria e dell'impostazione classica. In seguito l'arte gotica italiana, influenzata da quella francese, si orientò verso un maggior linearismo, una ricerca più artificiosa di effetti drammatici e un'aristocratica elaborazione formale e queste tendenze si manifestarono con una diversa impostazione dei rilievi, con capiscuola proprio Giovanni Pisano e Arnolfo di Cambio. In ogni caso Giovanni Pisano seppe andare oltre questi modelli oltralpini, infondendo nelle sue opere un forte senso della volumetria, del movimento e della resa espressiva, anche quando egli caratterizza le sue sculture in senso innaturale.
Giovanni però non prese spunto solo da modelli francesi, ma seppe a sua volta rinnovare il repertorio iconografico dell'epoca con le più innovative soluzioni plastiche ed espressive, figure dalle movenze libere nello spazio e svincolate dall'architettura, come nei rilievi dei portali del Duomo di Siena. A differenza di Arnolfo di Cambio, l'interesse tra scultura e architettura di Giovanni propende tutto per la prima, e non è interessato a fondere emotivamente le due componenti.

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http://it.wikipedia.org/wiki/Giovanni_Pisano
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Nicola Pisano

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Nicola Pisano (1215/1220 – 1278/1284) è stato uno scultore e architetto italiano, tra i principali maestri della scultura gotica a livello europeo, che contribuì in maniera determinante alla formazione di un linguaggio figurativo "italiano".

Biografia
Il luogo della sua nascita è sconosciuto. Infatti, benché abbia ricevuto l'appellativo di "Pisano", è probabile che Pisa non fosse la sua città natale, dato che alcuni documenti lo indicano come "de Apulia", ossia proveniente dall'Italia meridionale (infatti con Apulia nel Medioevo si intendeva tutta l'Italia del sud). Si è giunti quindi alla conclusione che Nicola nacque molto probabilmente nel Meridione e si stabilì quindi a Pisa (forse per volontà di Federico II), donde il suo nome e dove nacque suo figlio, Giovanni, altro grande scultore del XIII secolo. Tuttavia rimane il problema della formazione perché la sua cultura appare modellata sia sugli esempi offerti dalla tradizione pisana, sia su quelli dell'ambiente meridionale di Federico II.
All'epoca la Toscana era interessata da molteplici influenze provenienti dal mondo bizantino (tramite i commerci di Pisa), dall'Emilia e dal Meridione d'Italia. In particolare a metà del Duecento la situazione venne animata dall'apertura di due cantieri voluti da Federico II, il Castello di Prato e l'Abbazia di San Galgano, ai quali parteciparono artisti già impegnati nei precedenti cantieri nel Sud-Italia (lo testimoniano per esempio i leoni del portale del castello pratese identici a quelli a Castel del Monte). Questi maestri avevano già manifestato influenze gotiche nordeuropee, interesse per i modelli classici e attenzioni alla resa naturalistica delle cose e forse Nicola "de Apulia" fu uno di questi artisti.
Non è stata comunque rintracciata alcuna opera né alcuna traccia archivistica di Niccolò prima del suo arrivo in Toscana, databile con le prime opere al 1247. A quell'epoca Nicola era già a capo di una bottega molto ampia e ramificata, con un grande numero di aiutanti alle sue dipendenze.
Le sue opere conosciute sono state così date:
1247-1269: Duomo di Siena, sia nell'architettura sia nella decorazione scultorea, con la serie delle teste-capitello e delle teste-mensola che si protrasse per molto tempo, con ampio impiego della bottega. In questo arco di tempo il pergamo del duomo di Siena va collocato tra il 1265 e il 1268.
1260 circa: lunetta con la Deposizione nel portale sinistro del Duomo di Lucca.
1260 circa: Nicola capomastro dell'Opera del Duomo a Pisa. Allo stesso periodo risale il pergamo del battistero di Pisa.
1275-1278: Fontana Maggiore di Perugia, con il figlio Giovanni Pisano.

Architettura
A Nicola si devono la prosecuzione dei lavori al Battistero di Pisa, iniziato dal Diotisalvi, con il completamento del secondo registro (il terzo venne invece eseguito sotto la direzione del figlio Giovanni Pisano), al quale lavorò dal 1260 circa su commissione dell'arcivescovo Federico Visconti. Al Battistero fece costruire un ordine di sessanta archetti su colonnine, sormontati da una cuspide per ogni coppia, e suo sarebbe anche il progetto per il profilo esterno della cupola, che all'epoca di Diotisalvi era stata costruita a cono rovesciato, citando l'illustre esempio della basilica del Santo Sepolcro nelle forme visibili all'epoca della prima crociata. La leggera e ritmata fascia di Nicola, più vibrante rispetto alla zona inferiore con gli archi ciechi a tutto sesto, diede un armonioso e dinamico effetto visivo ascensionale.
Nel frattempo Nicola lavorò anche, dal 1247 al 1269, alla costruzione del Duomo di Siena, che egli impostò a croce latina e con novità gotiche grazie alla consulenza di maestri cistercensi, l'ordine monastico che aveva importato per primo le novità architettoniche transalpine in Italia. La Cattedrale è a tre navate, con campate rettangolari sostenute da pilastri a fascio, ma non presenta uno slancio verticale tipicamente gotico, per l'uso degli archi a tutto sesto, per le linee orizzontali della cornice alla base del cleristorio e per la marcata bicromia, retaggio del romanico pisano. Sei pilastri disposti nel presbiterio a esagono irregolare, sorreggono i sei arconi ad altezza disuguale, sui quali venne eretta la cupola. In seguito la pianta della cattedrale venne ristrutturata e ingrandita da altri architetti (compreso, nuovamente, Giovanni Pisano).

Scultura
L'attività di scultore di Nicola è strettamente legata a quella di architetto, con decorazioni plastiche per le opere da lui realizzate; anche nel caso dei due famosi pergami, quello del Battistero di Pisa e quello del Duomo di Siena, si trattò di opere comunque realizzate per gli stessi edifici al quale egli lavorava come architetto.

... ...

http://it.wikipedia.org/wiki/Nicola_Pisano
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Fra' Ristoro da Campi

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Fra' Ristoro da Campi (Campi Bisenzio, ... – 1284) è stato un architetto italiano, dell'Ordine dei Frati Predicatori.
Gli sono attribuiti la ricostruzione dei ponti fiorentini alla Carraia e Santa Trinita dopo l'alluvione del 1264 (insieme a Fra' Giovanni) ed i progetti della basiliche di Santa Maria Novella a Firenze (1279) e Santa Maria sopra Minerva a Roma (1282), in collaborazione con Fra' Sisto.

http://it.wikipedia.org/wiki/Fra%27_Ristoro_da_Campi
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Giotto

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Giotto di Bondone, forse diminutivo di Ambrogio o Angiolo, conosciuto semplicemente come Giotto (Vespignano, 1267 circa – Firenze, 8 gennaio 1337), è stato un pittore e architetto italiano.

Biografia

Origini
La vita di Giotto è stata da sempre oggetto di discussione tra gli studiosi. Secondo la maggioranza degli esperti egli nacque nel 1267 (tale ricostruzione si basa sulla verseggiatura che il Pucci fece della "Cronica" di Giovanni Villani ed è piuttosto attendibile, salvo il posticipare di uno o due anni la data secondo alcuni pareri), anche se tutt'ora una minoranza della critica tende a porre la sua data di nascita nel 1276, secondo la cronologia che nella seconda metà del XVI secolo offrì il Vasari, nella biografia dedicata all'artista. La data fornita dal Vasari sarebbe inattendibile qualora si tenga per assodato che Giotto doveva essere almeno ventenne attorno al 1290, cioè nel momento in cui si ritiene che abbia iniziato i lavori pittorici a fresco nella Basilica Superiore di san Francesco ad Assisi.
Nacque a Colle di Vespignano, presso Vicchio nel Mugello da una famiglia di contadini che, come molte altre, si era inurbata a Firenze e, secondo la tradizione letteraria, finora non confermata dai documenti, aveva affidato il figlio alla bottega di un pittore, Cenni di Pepi, detto Cimabue, iscritto alla potente Arte della Lana, che abitava nella parrocchia di Santa Maria Novella. Tuttavia certo è che i primissimi anni del pittore sono stati oggetto di credenze quasi leggendarie fin da quando egli era in vita. La prima volta che Giotto venne ufficialmente nominato è in un documento recante la data 1309, nel quale si registra che Palmerino di Guido restituisce in Assisi un prestito a nome suo e del pittore.
Una leggenda popolare tramanda come Giotto fosse capace di disegnare una perfetta circonferenza senza bisogno del compasso, la famosa "O" di Giotto.

Apprendistato e primo viaggio a Roma
Secondo alcuni studiosi la prima tavola dipinta indipendentemente da Giotto in ordine cronologico è probabilmente la Madonna col Bambino di San Giorgio alla Costa (Firenze, oggi al Museo diocesano di Santo Stefano al Ponte), che potrebbe essere anteriore agli affreschi di Assisi. Per altri,invece, si tratterebbe di un'opera successiva al cantiere di Assisi ed anche alla Croce di Santa Maria Novella.
Questa opera mostra una solida resa della volumetria dei personaggi le cui attitudini sono più naturali che in passato; il trono è inserito in una prospettiva centrale, formando quasi una "nicchia" architettonica, che suggerisce un senso della profondità.
La novità del linguaggio di questa tavola, relativamente piccola e decurtata lungo tutti i margini, si comprende meglio facendo un raffronto con gli esempi fiorentini di Maestà che lo avevano immediatamente preceduto, come Coppo di Marcovaldo e Cimabue.

La Basilica superiore di Assisi
La Basilica di San Francesco di Assisi era stata completata nel 1253, con grandi interessi sia dei francescani, quale sede centrale dell'ordine, luogo di sepoltura del fondatore e meta di pellegrinaggio, sia del papato, che vedeva nei francescani dei fedeli alleati per rinsaldare il legame con i ceti più umili. L'inizio della decorazione ad affresco non è conosciuto, per la distruzione degli antichi archivi nel XIX secolo: essa dovrebbe risalire a poco dopo la metà del XIII secolo per la Basilica inferiore, con l'intervento di pittori umbri (Maestro di San Francesco) e verso gli anni 1280 - 1290 nella Basilica superiore con artisti forse scelti direttamente dai papi.

Le Storie di Isacco
I primi affreschi nella chiesa superiore vennero realizzati nel transetto da pittori oltremontani e poi dalla bottega di Cimabue, dove probabilmente doveva trovarsi anche il giovane Giotto. L'intervento diretto di Giotto è stato insistentemente ravvisato in due scene nella parte alta della navata con le Storie di Isacco (Isacco benedice Giacobbe e Isacco che scaccia Esaù che si trovano nella terza campata all'altezza della finestra), genericamente attribuite a un Maestro di Isacco, che aveva una particolare predisposizione alla resa volumetrica dei corpi, tramite un accentuato chiaroscuro, e che era capace di ambientare le proprie scene in un ambiente architettonico fittizio, disegnato secondo una prospettiva ed uno scorcio laterale. Diversa è anche la tecnica usata: per la prima volta si usò l'affresco a giornate, anziché a pontate. Alcuni invece riconoscono nel Maestro di Isacco il romano Pietro Cavallini o lo scultore toscano Arnolfo di Cambio, gli unici che avessero mostrato di saper esprimere in maniera credibile i valori di volume e di coerenza spaziale nelle loro opere.

Le Storie di san Francesco
In seguito, la fascia inferiore della navata venne occupata dalle ventotto Storie di san Francesco databili tra l'ultimo decennio del XIII secolo e i primi anni del XIV, un ciclo grandioso che stupì i contemporanei[senza fonte] e segnò una svolta nella pittura occidentale.
Da molti decenni è stata messa in seria discussione la tradizionale attribuzione a Giotto di questo ciclo, soprattutto ad opera di studiosi e critici d'arte di area anglosassone (Rintelen, Oertel, Meiss), dando origine alla cosiddetta questione giottesca. Gli studiosi italiani rimangono invece in buona parte convinti della bontà della tesi vasariana della sicura attribuzione a Giotto. Di recente l'intervento di Bruno Zanardi, restauratore della Basilica di Assisi dopo il terremoto del 1997, ha dato un altro forte scossone alla secolare diatriba[2], ribadendo l'opinione di Federico Zeri che riconosceva la mano di un pittore di scuola romana, forse Pietro Cavallini, l'unico grande pittore gotico che stranamente non è presente nel Cantiere di Assisi, dove invece lavorarono gli altri pittori romani suoi contemporanei Jacopo Torriti e Filippo Rusuti. L'entrata in scena di Giotto sarebbe quindi da rinviare al 1297, quando realizzò gli affreschi della Cappella di San Nicola nella Basilica Inferiore con l' Annunciazione sulla parete d'ingresso e le due scene dei Miracoli post mortem di San Francesco e della Morte e Resurrezione del Fanciullo di Suessa, che mostrano evidenti affinità tecniche ed esecutive con la Cappella degli Scrovegni mentre si differenziano dal ciclo Francescano.
Il ciclo francescano illustra puntualmente il testo della Legenda compilata da san Bonaventura e da lui dichiarata unico testo ufficiale di riferimento per la biografia francescana. Sotto ad ogni scena compare una didascalia descrittiva tratta dai diversi capitoli della Legenda via via illustrati.
Questo ciclo è da molti considerato l'inizio della modernità e del dipingere latino. La tradizione iconografica sacra, infatti, poggiava sulla tradizione pittorica bizantina e quindi su un repertorio iconografico codificato nei secoli; il soggetto attuale (un santo moderno) e un repertorio di episodi straordinari (solo per fare un esempio: nessuno mai, prima di san Francesco, aveva ricevuto le stigmate) fecero sì che il pittore negli affreschi dovesse creare ex novo modelli e figure, attingendo solo in parte ai modelli di pittori che si erano già cimentati in episodi francescani su tavola (come Bonaventura Berlinghieri o il Maestro del San Francesco Bardi). Accanto a ciò va registrato il nuovo corso degli studi biblici (portati avanti proprio dai teologi francescani e domenicani) che prediligeva la lettura dei testi nel loro senso letterale (senza troppi simbolismi e rimandi allegorici) desiderando condurre il fedele ad un incontro il più possibile vivo ed immedesimativo con il testo sacro. Ciò favorì la scelta di rappresentazioni in abiti moderni e che sottolineassero l'espressione del vissuto.

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Andrea di Ricco

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Andrea Tafi (Firenze, 1213 – Firenze, 1294) è stato un pittore italiano, particolarmente apprezzato per aver portato a Firenze l'arte del mosaico che portò a tale livello di qualità da servire da esempio anche a Giotto.

Biografia
"Visse Andrea anni ottantuno, e morì innanzi a Cimabue nel 1294". Così ci informa il Vasari nelle Vite.
Introdusse in Toscana l'arte del mosaico facendo venire da Venezia Apollonio "greco" da cui apprese i segreti del mestiere e con cui collaborò nei primi lavori eseguiti a Firenze nei mosaici del battistero. Affrancatosi dal maestro divenne a sua volta tanto abile e apprezzato nell'arte musiva da fare scuola. Le sue opere furono prese come esempi da seguire da Gaddo Gaddi e da Giotto.
Secondo Vasari, fu maestro di Buonamico Buffalmacco. Fu forse padre di Antonio d'Andrea Tafi che è citato nel Libro della Compagnia di San Luca nel 1348.

Opere musive
Partecipazione ai mosaici del battistero di Firenze, in particolare:
Gerarghie angeliche, in collaborazione con Apollonio
Cristo giudice
Serie dei Profeti e Patriarchi

http://it.wikipedia.org/wiki/Andrea_di_Ricco
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