LA LOGISTICA MEDIOEVALE

Armi, armature, tattiche, formazioni, logistica e altro ancora...
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Veldriss
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LA LOGISTICA MEDIOEVALE

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QUALCHE CIFRA SULLA LOGISTICA MEDIOEVALE
Guerra e sterco di cavallo
di Nicola Zotti http://www.warfare.it

Se pensate che i comandanti militari medioevali dovessero curarsi solo di nutrire i loro cavalli vi sbagliate, perché un'uguale preoccupazione doveva essere posta alle loro deiezioni.

Ogni 100 kg. di peso un cavallo produce quotidianamente 4,5 kg. di sterco e 4,8 litri di urina.

L'urina non è tossica, ma evaporando produce ammoniaca che invece è altamente dannosa alle vie respiratorie di uomini e animali. Inoltre, l'ammoniaca minaccia la durezza e l'elasticità degli zoccoli dei cavalli, complicandone la pareggiatura e la ferratura: i cavalli costretti a sostare a lungo in aree malsane erano quindi più soggetti a malattie e problemi agli zoccoli.

Lo sterco al contrario è particolarmente pericoloso in sé, causa di infezioni ed epidemie.

Anche solo un piccolo esercito composto da 1.000 uomini e quindi con circa 3.000 animali produceva una vera e propria montagna di escrementi e un fiume di urina, generando problemi di difficile soluzione in situazioni come assedi o riunioni di eserciti che durassero più di qualche settimana.

Nel breve lasso di tempo di 30 giorni, infatti, 3.000 animali distribuivano sul territorio quasi 2.500 tonnellate di sterco e oltre 2.600.000 litri di urina, che, se non controllati a dovere, potevano rendere invivibile qualsiasi accampamento.
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Muovere la guerra

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QUALCHE CIFRA SULLA LOGISTICA MEDIOEVALE
Muovere la guerra
di Nicola Zotti http://www.warfare.it

Le necessità alimentari dei cavalli rendevano necessario ai comandanti medioevali l'organizzazione di un imponente treno logistico.

I mezzi di trasporto e le vie di comunicazione erano primitivi e non facilitavano certo il compito degli intendenti. Prima dell'introduzione nel Tredicesimo secolo dei carri a 4 ruote (che avevano il timone snodato e potevano trasportare circa una tonnellata di peso) il più diffuso mezzo di locomozione nei treni logistici era il carro a due ruote che aveva una capacità di carico di 500 kg., con il quale si potevano trasportare le razioni di cibo quotidiane di 30 cavalli da guerra o l'acqua per abbeverarne una dozzina.

Naturalmente nel calcolo delle esigenze logistiche devono essere compresi anche gli stessi animali da traino che, per ragioni di robustezza, erano spesso buoi, anche se questa scelta limitava la velocità dei convogli a circa 15 km. al giorno, contro i 40 km. che costiuivano la velocità giornaliera di un carro a due ruote trainato da cavalli.

Piccole unità che volevano spostarsi velocemente ricorrevano quindi ai cavalli da soma per i trasporti, limitando il carico a circa un quintale ad animale.

Questo carico rappresentava la quantità di cibo che poteva sostenere l'animale da trasporto e un cavallo da guerra per due giorni.

Se tuttavia si riteneva di poter trovare del fieno lungo il percorso, e quindi le bestie da soma potevano trasportare solo granaglie, allora l'autonomia si estendeva fino ad una decina di giorni, che potevano crescere aumentando i cavalli da soma: se ad esempio i cavalli da soma erano 3 per ogni cavallo da guerra, l'autonomia raggiungeva i 12 giorni.

Un ulteriore aumento di autonomia poteva essere ottenuto nel caso di una semplice marcia di trasferimento, ovvero se anche il cavallo da guerra veniva utilizzato come cavallo da trasporto e il cavaliere non prevedeva di dover combattere: con questa modalità, seguendo l'esempio appena fatto (3 cavalli da soma e un destriero). si poteva viaggiare senza altri rifornimenti per 14 giorni con una velocità di 40-50 km. al giorno per 6 giorni, quindi riposando un giorno intero, prima di proseguire con una nuova tappa settimanale di 240-300 km. dopo i quali, tuttavia, si avrebbero avuti rifornimenti per un altro giorno soltanto.

Una marcia in ordine di combattimento non poteva andare molto al di là dei 30 km. giornalieri: dopo una tale fatica il cavallo avrebbe ancora potuto sostenere il peso di un combattente, ma certo non a lungo.

Ho comunque ampiamente trattato altrove la mobilità strategica della cavalleria.
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Per un chiodo...

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QUALCHE CIFRA SULLA LOGISTICA MEDIOEVALE
Per un chiodo...
di Nicola Zotti http://www.warfare.it

Una famosa filastrocca inglese racconta di come per la perdita di un chiodo di un ferro di cavallo venne perso un regno.

For want of a nail
the shoe was lost.
For want of a shoe
the horse was lost.
For want of a horse
the rider was lost.
For want of a rider
the battle was lost.
For want of a battle
the kingdom was lost.
And all for the want
of a horseshoe nail.

Per quanto paradossale e irrealistica possa sembrare questa storia, il problema logistico rappresentato dalla ferratura dei cavalli medioevali era enorme e fornisce un'idea di quanto fosse avanzata l'arte della guerra nel medioevo.

I ferri da cavallo medioevali pesavano dai 3 ai 4 etti e venivano fissati con 6 chiodi, ciascuno del peso di 15 grammi circa.

I cavalli allo stato selvatico vivono tranquillamente senza i ferri, che furono introdotti come "male necessario" per proteggere gli zoccoli degli animali domestici. Ma i cavalli selvatici sono più leggeri, si muovono in continuazione, mangiano alimenti freschi e soprattutto non sono utilizzati per fare la guerra e quindi non devono sopportare il peso di un cavaliere, che complica considerevolmente la meccanica del movimento del cavallo e la ripartizione dei pesi sulla sua struttura ossea e sulla sua musculatura.

L'inattività delle stalle, il cibo povero di principi nutritivi freschi e l'ammoniaca dell'urina dei cavalli costituiscono una grave minaccia per gli zoccoli: non che la ferratura, soprattutto se eseguita in modo errato o senza un'adeguata pareggiatura sia meno dannosa, tuttavia accudire l'elevato numero di animali di un esercito non lasciava alternative.

La durata di un ferro da cavallo moderno va dai 300 ai 400 km., ma benché la sua qualità sia sicuramente migliore rispetto a quelli medioevali, in mancanza di stime precise mi limiterò a considerare di circa 300 km. la durata di un ferro da cavallo medioevale.

I cavalli vanno tenuti in costante movimento per non far perdere loro l'allenamento per una media di 20 km. al giorno, con un solo giorno di riposo settimanale.

Un cavallo deve quindi come minimo cambiare i ferri ogni 2 settimane e mezza, più probabilmente, in caso di guerra, almeno due volte al mese.

Un esercito composto da 3.000 cavalli in un mese doveva quindi cambiare 6.000 gruppi di ferri, ovvero 24.000 ferri, ai quali vanno aggiunti 144.000 chiodi: il tutto equivalente a circa 12 tonnellate di ferro.

Questo dava lavoro non solo ad alcune decine di fabbri che dovevano forgiare ferri e chiodi, ma anche ad almeno altrettanti maniscalchi per ferrare materialmente i cavalli, ad un numero forse maggiore di boscaioli che procuravano la legna per le fucine, a carrettieri per trasportare la legna, il carbone e lingotti di ferro, oltre a numerosi altri servi.

Una mia personale stima è che fossero esclusivamente dedicati agli zoccoli dei cavalli da 3 a 5 uomini ogni 100 animali, ovvero una decina di fabbri e da 90 a 150 altri artigiani in un esercito composto da soli 3.000 animali.

Vi invito infine a riflettere sulle conseguenze che questo comportava per un esercito in caso di sconfitta: durante un'eventuale ritirata o i fuggitivi riuscivano a trascinare con sé questi artigiani con i loro rispettivi strumenti di lavoro, oppure era inevitabile che finissero appiedati.
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Ma quanto mangia un cavallo!

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QUALCHE CIFRA SULLA LOGISTICA MEDIOEVALE
Ma quanto mangia un cavallo!
di Nicola Zotti http://www.warfare.it

Per un esercito medioevale la prima esigenza logistica era nutrire i cavalli, gli animali su cui si basava la sua supremazia militare.

Un cavallo mangia il 2,5% del suo peso in foraggi vari al giorno. Un robusto destriero (il cavallo di battaglia) del peso di 600 kg. quindi necessita quotidianamente di 15 kg. di cibo dei quali il 40% (ovvero 6 kg.) deve essere in granaglie (avena, orzo o grano) mentre il rimanente 60% (9 kg.) può essere di fieno oppure di una quantità più di 3 volte superiore (circa 30 kg.) di erba brucata al pascolo o falciata e portata all'animale: questo per la differenza di peso (33%) tra il fieno asciutto e l'erba ancora umida.

I cavalli potevano essere nutriti di erba solo eccezionalmente, perché questa dieta provocava numerosi disturbi gastrointestinali all'animale, che la selezione delle razze operata dall'uomo aveva reso molto più forte ma anche di salute molto più delicata. Solo i pony della steppa potevano nutrirsi per lunghi periodi quasi esclusivamente di erba, perché ancora di abitudini selvatiche.

Un cavallo, inoltre, deve bere tra i 40 e i 50 litri di acqua al giorno, a seconda del lavoro che compie: acqua pura e fresca, perché anche in questo caso solo eccezionalmente si poteva dissetare l'animale con acqua stagnante o non pura.

Una prima conseguenza delle esigenze alimentari dei cavalli era la durata di una giornata di movimento di un esercito. I cavalli mangiano le granaglie con un apposito sacco appeso al muso, impiegando dai 10 ai 20 minuti per ogni kg. di cibo, e quindi completando la propria razione in 1-2 ore; la razione di fieno, invece, deve essere disposta in greppie dalle quali un cavallo bruca 1 kg. di cibo ogni 30-40 minuti, per un totale che varia da un minimo di 4h30' ad un massimo di 6h. Se si sommano a questi tempi le due ore che il cavallo trascorre a bere, si arriva a stabilire che un cavallo trascorre da un minimo di 7h30' ad un massimo di 10h a mangiare: da un terzo a quasi metà della giornata.

Le cose si complicano se l'animale viene lasciato pascolare affinché si nutra di erba. I 30 kg. di erba che costituiscono la quantità massima che può essere somministrata all'animale diventano, infatti, quasi 40 per effetto dell'erba calpestata e distrutta e che non viene mangiata.

Ora, dato che un prato normale produce tra un minimo di 30 e un massimo di 100 grammi di erba al metro quadro, significa che un cavallo può aver bisogno anche di oltre 1.000 m2 di terreno al giorno per pascolare. E siccome per brucare un kg. di erba un cavallo impiega circa 40' (circa 1,36 kg. all'ora) ne possiamo ricavare che non solo un esercito si doveva disperdere (nell'esempio considerato) su un'area con la densità di 10 cavalli per ettaro, ma che poteva viaggiare al massimo alla velocità di un cavallo che bruca.

Per fare un confronto, il cavallo mongolo (che però pesa in media 272 kg. ovvero poco meno della metà di un cavallo da guerra medioevale) per nutrirsi percorre ogni giorno tra i 5 e 10 km in 20 ore pascolando e ne dedica 4 a dormire.
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La colonna di marcia

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LOGISTICA ELEMENTARE
La colonna di marcia
di Nicola Zotti http://www.warfare.it

Il numero di uomini animali e carri in una colonna e lo spazio che occupano giocano un ruolo fondamentale nell'economia di un esercito in marcia.

Grandi forze muovono più lentamente di gruppi più piccoli perché uomini e animali non iniziano a camminare tutti nello stesso momento, ma uno dopo l'altro in successione. Più lunga è la colonna e più tempo sarà necessario al rango di coda per prendere il via. Di conseguenza, gli ultimi uomini impiegheranno più tempo di chi è partito per primo per arrivare alla tappa prestabilita e il ritardo tra i primi e gli ultimi sarà proporzionale alla lunghezza della colonna.

Esaminiamo ad esempio il caso teorico di una colonna di 5.000 uomini senza alcun bagaglio al seguito che marci alla velocità di 5 chilometri all'ora su terreno pianeggiante con un fronte di 5 uomini: la sua lunghezza, ipotizzando una distanza tra un rango e l'altro di 2 metri, si estenderà teoricamente per 2 chilometri. Se però il ritardo tra la partenza di un rango ed il successivo è di 3" (ma probabilmente è maggiore), 3.000" (ovvero 50') sarà l'intervallo di tempo che intercorrerà tra la partenza delle due estremità della colonna. Qualora la colonna riesca a serrare completamente i ranghi alla distanza dei 2 metri citati, allora l'ultimo rango attraverserà un dato punto 24' dopo il primo.

In questo caso teorico, quindi, la differenza tra il momento dell'arrivo tra la testa e la coda sarà contenuta tra i 24 e i 50 minuti.

Aggiungendo i bagagli, la cavalleria, un treno di rifornimenti anche modesto, tanto la lunghezza della colonna quanto il ritardo dell'arrivo della coda aumenterà vertiginosamente.

Calcoli analoghi possono essere operati per valutare che cosa accade marciando su strada o su sentieri di montagna: in entrambi i casi, infatti, una colonna si allunga considerevolmente per effetto della riduzione del fronte di marcia a tre (nel caso di una strada larga tre metri) o un solo uomo su uno stretto sentiero.

Anche l'ostacolo più semplice poteva provocare un enorme rallentamento della marcia quando costringeva la colonna ad attraversarlo in fila indiana. Il guado di un fiume largo 100 metri poteva essere completato, per ipotesi, in 6': tuttavia formare la fila per uno per guadare il fiume e quindi riformare il rango di 5 uomini, sempre ipotizzando un ritardo di 3" per le due operazioni, richiedeva 24" a passo normale e 12 " a doppia velocità che, moltiplicati per i 5.000 uomini dell'esempio che stiamo considerando comportava un rallentamento della marcia tra i 200 e i 400 minuti per il completo attraversamento.
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Il mulo

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IL PIU' IMPORTANTE DEGLI ANIMALI DI UN ESERCITO
Il mulo
di Nicola Zotti http://www.warfare.it

Prima dell'avvento dei veicoli a motore, il peso principale della logistica di campagna degli eserciti ovviamente gravava – e non si tratta di una metafora – sul trasporto animale e in misura particolare sulla groppa di un tenace e solido quadrupede, il mulo.

La ragione è semplice: in termini di velocità di passo, di capacità di trasporto, di resistenza ai disagi e di sobrietà di richieste alimentari si tratta della scelta migliore possibile.

Un mulo può percorrere circa 5 chilometri all'ora a passo più lento in discesa che in salita, può trasportare circa il 30% del suo peso e si accontenta di 3/4 della razione di un cavallo a parità di peso: senza richiedere le cure e le attenzioni del suo più nobile cugino.

Se 5 km. all'ora possono sembrare pochi, va anche aggiunto che la resistenza del mulo gli consente di marciare anche per 10-12 ore: marce di 40 km al giorno possono essere considerate normali, 80 possibili, 160 eccezionali ma documentate in manuali dell'esercito americano dei primi del Novecento.

La maggior parte dei muli pesa tra i 350 e i 450 chili, per cui la loro capacità di trasporto dovrebbe variare tra i 100 e i 135 chili, considerando, ovviamente, anche il peso del basto. Tuttavia il carico utile ideale, secondo i manuali militari moderni, dovrebbe aggirarsi sui 70 chili, e magari anche meno, considerando quanto desiderabile è mantenere in vita l'animale.

Le documentazioni antiche confermano questa variabilità, che probabilmente dipendeva tanto dalla stazza dell'animale, quanto dalla disponibilità o dall'esigenza di sovraccaricarlo: un editto di Diocleziano riferisce di carichi standard di 65.5 chili, mentre un precedente papiro egiziano di età ellenistico-romana riporta una specie di statistica in base alla quale il 41% di un campione di muli aveva un carico utile di 88,5 chili, il 35% di 118 chili e il 9.3% riusciva a trasportare fino a 177 chili.

A parità di peso, come anticipato, un mulo richiede il 75% della razione di un cavallo.

Tradotto in cifre significa dai 2 ai 4 chili di orzo e circa 6 chili di fieno o più o meno il doppio di erba fresca, mentre il fabbisogno di acqua è di 20 litri al giorno, di solito somministrati in tre momenti della giornata.

Le razioni militari in campagna possono tuttavia essere anche minori: durante la campagna peninsulare agli animali del treno di Wellington vennero distribuiti 2,3 chili di orzo e 4,5 chili di paglia al giorno, ma nelle fonti narrative non mancano aneddoti di muli costretti a sopravvivere con qualsiasi cosa fosse solo apparentemente commestibile.

Ovvio a questo punto che tutti gli eserciti abbiano approfittato e approfittino ancora (gli americani in Afghanistan, ad esempio) per le loro esigenze di trasporto di un aminale tanto utile e servizievole.

I romani ne avevano 2 ogni contubernium (il nucleo base di 8 uomini che alloggiavano nella stessa tenda) per un ammontare complessivo stimato per legione imperiale di 1.400 muli. In epoca repubblicana il numero non doveva essere troppo diverso, considerando la natura meno strutturata centralmente dell'organizzazione militare.

I grandi numeri arrivano però nell'Ottocento: Sherman non avrebbe potuto concepire la campagna di Atlanta nel 1864, nonostante il massiccio impiego dei trasporti ferroviari, senza l'ausilio di un treno logistico composto dalla stratosferica cifra di 5.180 vagoni e 860 ambulanze, con un seguito di 28.300 cavalli e, soprattutto, 32.600 muli.

E quando i britannici intrapresero nel 1868 la campagna di Abissinia, il più costoso e esagerato puntiglio dell'Impero britannico -- 9.000.000 di sterline di costi di guerra per abbattere un già vacillante imperatore Teodoro, reo di aver imprigionato un paio di missionari -- rastrellarono tra Asia e Mediterraneo 10.000 muli (e anche qualche elefante...).
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La logistica dei mongoli

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UN ESEMPIO E QUALCHE CALCOLO
La logistica dei mongoli
di Nicola Zotti http://www.warfare.it

Nella storia dell'arte militare, pochi eserciti hanno attirato tanti unanimi elogi quanto quello dei mongoli. Basil Liddell Hart nel suo "Strategy" li cita come unico esempio di qualche interesse nell'arte militare medioevale: naturalmente sbagliava, come in altre occasioni lasciandosi prendere la mano dalla sua passione per i giudizi trancianti e per la ricerca di precedenti alle proprie teorie, ma certo non nell'opinione relativa ai mongoli.

Da Gengis Khan in poi, l'aspetto che affascina i più riguarda certamente la natura equestre delle armate mongole: grandi masse di arcieri a cavallo che muovono veloci, furiose e inarrestabili, come stormi di rapaci o, nel fantastico immaginario medioevale, come nugoli di demoni provenienti direttamente dall'inferno.

Di fatto, però, le armate mongole potevano contare su ben altra forza che non la ferocia, perché muovere un'armata composta da centinaia di migliaia di cavalli crea, come cercherò di illustrare, qualche problema in più, che comunque i mongoli sapevano anticipare e risolvere.

Prendiamo in esame una campagna tra le molte condotte dai mongoli per fare qualche calcolo logistico.

Nel 1299 Mahmud Ghazan, Ilkhan di un territorio che si estendeva per 3.750.000 km2 dall'Armenia a Occidente fino al Pakistan ad Oriente, radunò un'armata per riprendere la lotta che impegnava con scarsa fortuna gli ilkhanidi contro i mamelucchi per il dominio della Siria.

La sconfitta di Ayn Jalut nel 1260 aveva in effetti segnato un punto sostanziale a favore dei mamelucchi, e purtuttavia il primo sovrano musulmano di un regno mongolo non voleva abbandonare la presa e si preparò per una nuova spedizione militare contro i suoi correligionari mettendo in campo, secondo lo storico persiano Wassaf, contemporaneo agli eventi, almeno 6 Tumen e 65.000 uomini: in realtà un tumen dovrebbe essere composto di 10.000 uomini e quindi i calcoli potrebbero essere un po' ridimensionati.

Sempre secondo Wassaf, Ghazan chiese ai suoi uomini di portare con sé 5 cavalli ciascuno, il che porta ad un totale di almeno 300.000 cavalli per l'intera spedizione.

Ad essi, per prudenza, Ghazan aggiunse un treno composto da 50.000 cammelli, destinati a portare foraggi secchi, che hanno circa 3 volte il valore nutritivo di quelli freschi.

Ho già riportato il fabbisogno alimentare di un cavallo mongolo e quindi, anche escludendo i cammelli dal calcolo, è semplice misurare in 4.200 tonnellate circa di erba (14 kg. per 300.000 cavalli) il fabbisogno giornaliero dell'armata equivalente alla produzione di complessiva di 7.000 ettari di pascolo (4.200.000 kg. diviso 600 kg. di produzione per ettaro, secondo una possibile ipotesi) ovvero 70 km. quadrati di territorio vergine al giorno, inutilizzabile quello successivo.

I citati 50.000 cammelli ci sembrano un numero stratosferico, eppure, considerando 200 kg. la loro capacità di carico, avrebbero potuto trasportare 10.000 tonnellate di fieno e orzo, equivalenti al valore nutritivo di circa tre volte tanta erba fresca: ovvero più o meno una sola settimana di sostentamento per i cavalli dell'armata.

Sempre secondo Wassaf, non solo i cammelli tornarono utili, ma vennero persino impiegati più volte, il che significa che Ghazan aveva anche predisposto delle scorte: il che la dice lunga sulla sua capacità organizzativa.

L'abbeveraggio crea altri problemi: 6 milioni di litri di acqua al giorno non sono una portata che qualsiasi fiume possa garantire. Soprattutto in Estate non è una caratteristica comune a molti fiumi del Medio Oriente, anzi la loro variazione di portata tra bella e cattiva stagione è drammatica: l'Oronte presso Hama passa da 337 milioni di litri a 27, il Quweyq ad Aleppo scende da 632 a soli 7, il Barada a Damasco oscilla tra i 34 e gli 8.

Dato che si può bere solo una minima parte dell'acqua che scorre in un fiume, quella lungo le rive, perché l'altra va "sprecata", questo credo precludesse all'armata mongola di Ghazan di conquistare Milano e di abbeverarsi al Lambro -- naturalmente prima che vi sversassero liquidi inquinanti vari -- tanto per sbilanciarmi in una stima e fare un esempio.

Intraprendere una campagna in Inverno è quindi una condizione obbligatoria in Medio Oriente per un'armata mongola e in effetti Ghazan scelse questa stagione per affrontare il suo nemico.

Anche il territorio da invadere non era stato scelto a caso o avventatamente: il terreno pascolabile attorno al solo fiume Oronte nell'area tra Homs e Hama è di circa 4.000 km2 e quindi da solo poteva sostenere l'intera armata mongola per 2 mesi o una guarnigione di un terzo di quella cifra per 6, dando tempo all'erba di ricrescere: insomma l'impresa era stata ben calcolata.

Immagine

La battaglia tra mamelucchi e mongoli si tenne a Wadi al-Khazandar il 22 e il 23 dicembre e fu una vittoria dei mongoli che portò addirittura alla conquista di Damasco ma non cambiò sostanzialmente il corso della storia, perché la Siria rimase infine ai mamelucchi.

L'ironia delle cose volle, però, che i mongoli combattessero smontati, usando i propri cavalli come protezione dalla quale potevano tirare agli avversari con i propri archi.
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