Alleanze tra Mongoli e Crociati

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Paciughina
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Alleanze tra Mongoli e Crociati

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Ci furono molti tentativi di arrivare a formare un'alleanza tra Mongoli e Crociati tra la metà del XIII secolo e l'inizio del XIV, cominciarono attorno all'epoca della Settima crociata. Gli storici hanno rilevato che, con il senno di poi, un'alleanza tra Mongoli e "Ifranj" (crociati europei) appare spesso una scelta logica. I Mongoli erano già vicini al cristianesimo poiché molti di essi erano nestoriani. Gli occidentali di rito latino erano aperti all'idea di aiuto proveniente dall'oriente a causa della leggenda, a lungo circolata, del mitico Prete Gianni, un re orientale di un magico regno che molti credevano sarebbe un giorno arrivato per aiutare a combattere in Terra Santa per liberarla dal giogo islamico.
I Mongoli e gli Ifranj condividevano inoltre un nemico comune: i musulmani.
Ci furono numerosi scambi di lettere, regali ed emissari tra Mongoli ed Europei così come offerte di varie forme di cooperazione. Tuttavia, nonostante i molti tentativi, non ci fu mai una duratura collaborazione militare di successo. Gli storici moderni, inoltre, si chiedono se tale alleanza avrebbe potuto spostare l'equilibrio di potere nella regione e/o se sarebbe stata una scelta saggia da parte degli occidentali. Tradizionalmente i Mongoli tendevano a considerare gli altri popoli come sottomessi oppure nemici, con poco spazio nel mezzo per qualcosa come un alleato.
La cosa più vicina ad una vera e propria cooperazione degli Ifranj alle azioni militari de Mongoli fu il rapporto di sottomissione ai signori mongoli del crociato Principato d'Antiochia. Tra gli altri stati cristiani vassalli vi erano la Georgia e la Cilicia armena. Una volta sottomessi, questi paesi erano tenuti a fornire forze militari che combattessero sotto la bandiera mongola e queste forze spesso mostrarono grande entusiasmo nell'attaccare obiettivi musulmani.
Nel 1260 ci fu il momento di maggior successo della collaborazione tra mongoli e cristiani, quando la maggior parte della Siria musulmana fu brevemente conquistata grazie agli sforzi congiunti di Mongoli e cristiani d'Armenia e d'Antiochia. Tuttavia, nello stesso anno vi furono altri cristiani, gli Ifranj di San Giovanni d'Acri, che entrarono in uno stato di tregua passiva con l'altra parte, i Mamelucchi egiziani.
Questa inusuale neutralità da parte dei Crociati permise ai musulmani egiziani di muovere verso nord attraverso la Palestina per ottenere, nel 1260, un grande successo contro i mongoli alla battaglia di Ayn Jalut che fu uno storico punto di svolta.
I mongoli invasero di nuovo la Siria diverse volte tra il 1281 e il 1312, a volte tentando operazioni congiunte con cristiani latini, sebbene ci fossero notevoli difficoltà logistiche che di solito comportavano l'arrivo delle forze a mesi di distanza, senza essere in grado di coordinare in modo soddisfacente le attività. In definitiva, i tentativi di alleanza diedero scarsi frutti e si conclusero con la vittoria dei Mamelucchi egiziani, l'espulsione, completata nel 1303, sia dei Crociati sia dei Mongoli dalla Palestina e con un trattato di pace tra Mongoli e Mamelucchi: il Trattato di Aleppo del 1323.

ANTIOCHIA
Quando Boemondo VI si sottomise ad Hulagu nel 1260, un rappresentante ed una guarnigione mongoli furono stanziati nella capitale, Antiochia, dove rimasero fino a quando il principato fu distrutto dai Mamelucchi nel 1268. I Mongoli, che intendevano rafforzare i loro legami con l'Impero bizantino, chiesero inoltre a Boemondo di acconsentire alla restaurazione del patriarca greco ortodosso Eutimio al posto del patriarca latino. In cambio della sua lealtà Hulagu restituì a Boemondo tutti i territori che i musulmani avevano tolto ad Antiochia nel 1243. Per i suoi rapporti con i mongoli, Boemondo fu temporaneamente scomunicato da Jacques Pantaléon, il Patriarca latino di Gerusalemme, lo stesso Pantaléon, nel frattempo divenuto Papa Urbano IV, revocò la scomunica nel 1263.
Nel 1262, il sultano mamelucco Baibars minacciò Antiochia per la sua alleanza con i mongoli. Baibars tentò un attacco, ma Antiochia fu salvata dall'intervento dei Mongoli.Negli anni successivi però i Mongoli non furono in grado di offrire analogo sostegno. Nel 1264-1265 i Mongoli poterono attaccare solo la fortezza di frontiera di al-Bira, e nel 1268 Baibars invase completamente l'area, ed il principato cessò di esistere dopo un secolo di vita. Dopo questa sconfitta, Boemondo ottenne una tregua con Baibars, ma rimase senza possedimenti ad eccezione di Tripoli. Nel 1271, Baibars inviò una lettera a Boemondo con la quale lo minacciava d'annientamento totale e lo scherniva per la sua alleanza con i Mongoli:
« Le nostre bandiere gialle hanno respinto le tue bandiere rosse ed il suono delle campane è stato sostituito dalla chiamata: "Allâh Akbar"! (...) Avverti le tue mura e le tue chiese che presto faranno i conti con le nostre macchine d'assedio, i tuoi cavalieri che presto le nostre spade si auto-inviteranno nelle loro case (...) Vedremo poi quanto sarà utile la tua alleanza con Abagha »

SAN LUIGI ED I MONGOLI
Luigi IX di Francia aveva comunicato con i Mongoli sin dalla sua prima crociata quando, il 20 dicembre 1248, aveva incontrato a Cipro gli inviati dei Mongoli: due nestoriani provenienti da Mossul, chiamati Davide e Marco, che portavano una lettera del comandante mongolo in Persia, Eljigidei che suggeriva a re Luigi di sbarcare in Egitto, mentre Eljigidei attaccava Baghdad, in modo da evitare che gli Ayyubidi d'Egitto e di Siria unissero le forze. Luigi rispose inviando un emissario dal Gran Khan Güyük, in Mongolia, ma quando questi arrivò Güyük era già morto per le conseguenze di un grave alcolismo e la sua vedova Oghul Qaimish semplicemente diede all'emissario un regalo e una lettera condiscendente da portare al re Luigi, al quale chiese di pagare un tributo ai Mongoli.
La crociata di Luigi IX contro l'Egitto non andò bene nonostante l'iniziale successo nella conquista di Damietta; egli perse tutto il suo esercito nella battaglia di al-Mansura ed egli stesso fu catturato dagli Egiziani. Il suo rilascio fu poi negoziato in cambio di un riscatto (parte del quale fu costituito da un prestito cui furono costretti i Templari) e la resa della città di Damietta.
Qualche anno dopo, nel 1252, Luigi tentò senza successo di allearsi con gli Egiziani e poi, nel 1253, cercò alleati sia tra i Nizariti ismailiti sia, di nuovo, tra i Mongoli. Quando vide una lettera dal nobile armeno Sempad che parlava bene dei Mongoli, Luigi spedì il francescano Guillaume de Rubrouck alla corte mongola.
Tuttavia, il Gran Khan mongolo Möngke replicò solo con una lettera, che Guillaume portò nel 1254, chiedendo la sottomissione del re all'autorità mongola.
Re Luigi tentò una seconda crociata (l'ottava) nel 1270. L'Ilkhan mongolo Abaqa scrisse a Luigi IX offrendo aiuto militare non appena i Crociati fossero sbarcati in Palestina, ma Luigi andò invece a Tunisi, nella moderna Tunisia. La sua intenzione era evidentemente di conquistare prima Tunisi per poi spostare le sue truppe lungo la costa fino ad Alessandria d'Egitto. Alcuni storici ritengono che in questa crociata potrebbe esserci stato un tentativo di coordinamento con i Mongoli, Luigi potrebbe aver attaccato Tunisi, invece della Siria, a seguito di un messaggio da Abaqa che comunicava di non essere in grado di impegnare le sue forze nel 1270 e chiedeva di posticipare la campagna al 1271.
A Tunisi erano presenti inviati dell'Imperatore bizantino, degli Armeni e dei Mongoli di Abaqa, ma gli eventi misero fine ai piani per continuare la Crociata poiché Luigi morì lì di malattia. Secondo la leggenda, la sua ultima parola fu "Gerusalemme".

RELAZIONI CON ILKHANATO

HULAGU
Una certa misura di collaborazione militare tra cristiani e Mongoli non ebbe realmente luogo fino al 1258-1260, quando Boemondo VI di Antiochia, Aitone I d'Armenia, ed i cristiani georgiani unirono le loro forze con quelle dei Mongoli, sotto la guida dell'Ilkhan Hulagu, un nipote di Gengis Khan. Pur essendo un convinto seguace dello Sciamanesimo, Hulagu fu molto tollerante verso il Cristianesimo: erano cristiani nestoriani sua madre Sorghaghtani Beki, la moglie preferita e molti dei suoi più stretti collaboratori. Uno dei suoi generali più importanti, Kitbuqa, era un Naiman cristiano.
L'esercito di Hulagu, con le forze dei suoi sudditi cristiani, distrusse effettivamente due delle più potenti dinastie musulmane dell'epoca: quella degli Abbasidi a Baghdad e quella degli Ayyubidi in Siria.

CADUTA DI BAGHDAD
Baghdad, la sede della dinastia abbaside, il gioiello dell'Islam ed una delle città più grandi e potenti nel mondo per 500 anni, cadde il 15 febbraio 1258: un evento considerato dai musulmani come il più catastrofico nella storia dell'Islam. I cristiani georgiani furono i primi a far breccia nelle mura e furono tra i più feroci nelle loro distruzioni. Quando Hulagu conquistò la città i Mongoli demolirono gli edifici, bruciarono interi quartieri e massacrarono quasi 80.000 tra uomini, donne e bambini. Gli abitanti cristiani furono risparmiati per intervento di Doquz Khatun, moglie di Hulagu, che era cristiana nestoriana.
Dopo Baghdad, nel 1260 i Mongoli con i loro vassalli cristiani conquistarono parte della Siria musulmana, dominio della dinastia ayyubide. Essi conquistarono anche la città di Aleppo e, il 1º marzo 1260, con gli armeni ed i Crociati di Antiochia presero Damasco; erano comandati dal generale mongolo Kitbuqa, un cristiano. I tre governanti cristiani entrarono insieme trionfalmente nella città di Damasco. La messa fu celebrata nella Moschea degli Omayyadi (in precedenza cattedrale di San Giovanni Battista) e numerose moschee furono profanate.
Con la dinastia degli Abbasidi e con quella degli Ayyubidi avviate a consunzione, il Vicino Oriente asiatico non avrebbe più svolto per secoli un ruolo da protagonista. L'ultimo sultano ayyubide al-Nasir Yusuf morì nel 1260 e con Baghdad e Damasco perdute, il centro del potere islamico si trasferì coi Mamelucchi al Cairo.
Tuttavia, prima che i Mongoli potessero continuare la loro avanzata verso l'Egitto, dovettero ritirarsi a causa di problemi interni del loro impero. Hulagu partì con il grosso delle sue forze lasciando in Siria, ad occupare il territorio conquistato, circa 10.000 cavalieri mongoli soltanto, al comando di Kitbuqa. Alcuni gruppi di razziatori mongoli furono inviati a sud, nella Palestina, verso l'Egitto, con piccole guarnigioni mongole, di circa 1.000 unità, stanziate a Gaza e Nablus.

BATTAGLIA DI ʿAyn Jālūt
A parte gli Ifranj di Antiochia, gli altri cristiani si opposero ai Mongoli. Il Patriarca latino di Gerusalemme giudicò i Mongoli una chiara minaccia e nel 1256 scrisse al Papa per metterlo in guardia contro di loro.
Nel 1260 i Crociati di San Giovanni d'Acri mantennero una posizione di cauta neutralità tra Mongoli e Mamelucchi. I potenti interessi commerciali veneziani della città guardavano con preoccupazione lo sviluppo delle rotte commerciali aperte dai Mongoli verso nord e utilizzate dai genovesi. Essi scrissero a Carlo I d'Angiò lamentandosi per l'espansione dei Mongoli e la sottomissione a loro di Boemondo e chiedendo il suo sostegno.
Nel 1260 gli Ifranj inviarono il domenicano David di Ashby alla corte di Hulagu, ma nello stesso tempo entrarono in uno stato di tregua passiva con i Mamelucchi egiziani. I baroni di San Giovanni d'Acri lasciarono che le forze mamelucche che andavano a scontrarsi con i Mongoli muovessero senza ostacoli verso nord, attraverso il territorio cristiano, in cambio di un accordo per l'acquisto a basso prezzo dei cavalli mongoli catturati; una promessa che non fu onorata dai Mamelucchi.
La tregua permise ai Mamelucchi di marciare verso nord con il loro esercito, accamparsi vicino a San Giovanni d'Acri e impegnare i mongoli nella cruciale Battaglia di Ayn Jalut, il 3 settembre 1260, dove ottennero una storica, decisiva vittoria. Fu la prima grande sconfitta per i Mongoli e stabilì il limite occidentale di quella che era sembrata l'inarrestabile espansione dell'Impero mongolo.
Dopo ʿAyn Jālūt, ciò che restava dell'esercito mongolo, sotto il comando di Ilka, si ritirò nella Cilicia armena, dove fu accolto e rifornito da Aitone I.

ABAQA (1265–1282)
Hulagu morì nel 1265 e gli successe Abaqa (1234-1282), che proseguì sulla via della cooperazione con l'occidente. Sebbene fosse buddista, subito dopo la successione si unì in matrimonio con una cristiana ortodossa: Maria Paleologa, figlia illegittima dell'Imperatore bizantino Michele VIII Paleologo.
Abaqa ebbe una corrispondenza con Papa Clemente IV tra il 1267 ed il 1268 e, secondo quanto riferito, inviò un ambasciatore mongolo nel 1268. Egli propose un'alleanza tra le sue forze, quelle occidentali e l'Imperatore bizantino (suocero di Abaqa). Abaqa ricevette risposte da Roma e da Giacomo I d'Aragona, che inviò ad Abaqa un ambasciatore nella persona di Jayme Alaric de Perpignan. Non è chiaro se fu questo che portò Giacomo alla fallita spedizione a San Giovanni d'Acri nel 1269. Giacomo iniziò la piccola Crociata aragonese ma questa alla fine fu gestita dai suoi due figli Fernando Sanchez e Pedro Fernandez dopo che una tempesta costrinse la maggior parte della flotta a tornare. Le navi arrivarono ad Acri nel dicembre 1269. Abaqa, nonostante le sue precedenti promesse d'alleanza, era in procinto di affrontare un'altra minaccia, un'invasione in Khorasan da altri Mongoli provenienti dal Turkestan, e così poté impegnare solo una piccola forza per la Terra Santa, che fece poco più che brandire la minaccia di un'invasione lungo la frontiera siriana, nell'ottobre 1269.
L'inviato di Giacomo, Jayme Alaric, tornò in Europa nel 1269 con un'ambasciata mongola che propose ancora una volta un'alleanza. Papa Clemente accolse la proposta Abaqa in modo non impegnativo ma lo informò di una prossima Crociata.

LA CROCIATA DI EDOARDO I (1269-1274)
Nel 1269, il principe inglese Edoardo (il futuro Edoardo I), ispirato dai racconti sul suo prozio, Riccardo Cuor di Leone e sulla seconda crociata del re di Francia, Luigi, iniziò una sua crociata, la nona. Il numero di cavalieri e servitori che accompagnarono Edoardo nella crociata era piuttosto esiguo, probabilmente circa 230 cavalieri, con un effettivo totale di circa 1.000 persone, trasportate da una flottiglia di 13 navi. Edoardo comprese il valore di un'alleanza con i Mongoli e al suo arrivo a San Giovanni d'Acri, il 9 maggio 1271, inviò immediatamente un'ambasciata al sovrano mongolo Abaqa, chiedendo aiuto. Abaqa rispose positivamente alla richiesta di Edoardo ma era ancora impegnato con altri conflitti in Turkestan. Egli inviò 10.000 cavalieri Mongoli, comandati dal generale Samagar, dall'esercito che occupava l'Anatolia selgiuchide, oltre a truppe ausiliarie selgiuchidi, e anche se la forza era piccola, essa innescò un esodo di popolazioni musulmane (che ricordavano le precedenti campagne di Kitbuqa) verso sud fino al Cairo. Edoardo, da parte sua, non riuscì mai a realizzare una coordinazione diretta delle sue azioni con quelle dei Mongoli. Egli s'impegnò soprattutto in alcune incursioni piuttosto inefficaci, senza in realtà conseguire alcun successo nel conquistare un qualsiasi nuovo territorio. Ad esempio, quando partì per una incursione nella pianura di Sharon, si dimostrò incapace anche di prendere la piccola fortezza mamelucca di Qaqun, tanto che il Sultano musulmano Baibars schernì Edoardo per non essere stato in grado di conquistare nemmeno una piccola casa fortificata. Tuttavia, le operazioni militari di Edoardo, per quanto siano state limitate, contribuirono a persuadere il Sultano mamelucco Baybars ad accettare una tregua di dieci anni tra la città di Acri ed i Mamelucchi, firmata nel 1272.

CONCILIO DI LIONE (1274)
Nel 1274 Papa Gregorio X convocò il Secondo Concilio di Lione, al quale Abaqa inviò una delegazione di 13–16 Mongoli che crearono un grande scalpore, soprattutto quando il loro capo si fece battezzare pubblicamente. Il segretario latino di Abaqa, Richaldus, consegnò al Concilio una relazione che riassumeva i rapporti intercorsi tra Europa ed Ilkhanato durante il regno di Hulagu, il padre di Abaqa, affermando che dopo aver accolto gli ambasciatori cristiani alla sua corte, Hulagu aveva deciso di esonerare i cristiani latini da imposte e tasse in cambio delle loro preghiere per il Khan. Secondo Richaldus, Hulagu aveva anche vietato le molestie agli insediamenti degli Ifranj e si era impegnato a restituire Gerusalemme ai Crociati. Richaldus assicurò all'assemblea che, anche se Hulagu era morto, suo figlio Abaqa era ancora determinato a cacciare i Mamelucchi dalla Siria.
Al Concilio, Papa Gregorio promulgò una nuova Crociata, da iniziare nel 1278 in collegamento con i Mongoli. Il Papa mise in atto un vasto programma per lanciare la crociata, che traspose per iscritto nella costituzione Zelus Fidei. Il testo presenta quattro provvedimenti principali per la realizzazione della crociata: l'imposizione di una nuova decima per tre anni, l'interdizione di qualsiasi tipo di commercio con i Saraceni, la fornitura di navi da parte delle Repubbliche marinare italiane e l'alleanza dell'occidente sia con Bisanzio sia con l'Ilkhan mongolo Abaqa.
Dopo questi scambi, Abaqa inviò un'altra ambasciata, guidata da due georgiani, i fratelli Vassali; Gregorio rispose che i suoi legati avrebbero accompagnato la Crociata ed avuto il compito di coordinare le operazioni militari con l'Ilkhan.
Tuttavia, i progetti del Papa non furono sostenuti dai monarchi degli altri paesi europei che avevano perso entusiasmo per le Crociate. Solo un monarca occidentale partecipò al Concilio, l'anziano Giacomo I d'Aragona, che poteva offrire solo una piccola forza. Furono raccolti dei fondi per una nuova crociata e furono fatti dei piani che non ebbero seguito. I progetti in sostanza si fermarono con la morte di Papa Gregorio, il 10 gennaio 1276, e il denaro che era stato raccolto per finanziare la spedizione fu invece distribuita in Italia.

INVASIONE DELLA SIRIA (1280-1281)
Privi del sostegno degli europei, nel 1280-1281 alcuni Crociati di Siria, in particolare gli Ospitalieri e in qualche misura gli Ifranj di Cipro ed Antiochia, tentarono di unirsi in operazioni combinate con i Mongoli.
Dopo la morte del Baibars nel 1277 e la conseguente disorganizzazione del regno musulmano, le condizioni erano mature per una nuova azione in Terra Santa. I Mongoli colsero l'occasione e organizzarono una nuova invasione della Siria. Nel settembre 1280 i Mongoli occuparono Bagras e Darbsak ed il 20 ottobre presero Aleppo dove massacrarono molti abitanti.
Mobilitarono i loro eserciti combinati anche il re di Cipro Ugo III e Boemondo VI, ma non poterono intervenire perché i Mamelucchi si erano già posizionati tra loro e Mongoli. Nell'ottobre 1280 i Mongoli inviarono ambasciatori a San Giovanni d'Acri per chiedere sostegno militare per la campagna, ma il Vicario del Patriarca rispose che la città stava soffrendo la fame e che il re di Gerusalemme era già coinvolto in un'altra guerra. I Mongoli chiesero appoggio anche per la campagna dell'inverno successivo, informando i Crociati che avrebbero messo in campo 50.000 cavalieri ed altrettanti fanti mongoli, ma la richiesta a quanto pare rimase senza risposta.
Abaqa e Leone IV d'Armenia esortarono gli Ifranj ad iniziare una nuova crociata. Edoardo I d'Inghilterra rispose positivamente, ma disse che non poteva partecipare per mancanza di fondi. Alcuni Ospitalieri locali provenienti da Marqab (nella zona che in precedenza era stata Antiochia/Tripoli) furono tuttavia in grado di fare alcune incursioni nella Valle della Beqa' e vinsero numerosi scontri contro il Sultano. Nell'ottobre 1280 essi fecero razzie fino al Krak des Chevaliers e nel febbraio 1281, sconfissero una forza mamelucca proveniente da quella fortezza. Tuttavia, ancora una volta i mongoli si ritirarono, promettendo di tornare per l'inverno del 1281.
Il 3 maggio 1281, al fine di prevenire nuove azioni combinate di Crociati e Mongoli il nuovo sultano musulmano Qalawun rinnovò la tregua con i Baroni di San Giovanni d'Acri, prorogandola per altri dieci anni (una tregua che avrebbe in seguito violato). Egli rinnovò anche una seconda tregua di dieci anni con Boemondo VII d'Antiochia, il 16 luglio 1281, e permise l'accesso dei pellegrini a Gerusalemme.
Nel settembre del 1281 i Mongoli tornarono come promesso, con 50.000 uomini delle proprie truppe, oltre 30,000 tra armeni guidati da Leone IV, georgiani, greci e circa 200 cavalieri Ospitalieri della fortezza di Marqab che non si consideravano vincolati dalla tregua con i Mamelucchi. Il 30 ottobre 1281 l'esercito mongolo impegnò i Mamelucchi comandati da Qalawun nella Seconda battaglia di Homs, ma fu respinto con gravi perdite da entrambe le parti.

Immagine
http://it.wikipedia.org/wiki/Alleanza_t ... e_Crociati
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