Impero Romeo (Impero Bizantino)

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Veldriss
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Impero Romeo (Impero Bizantino)

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Trattato di Ninfeo (1261)

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Con il nome di trattato di Ninfeo è ricordata la convenzione firmata nel 1261 da Genova, guidata dal primo capitano del popolo Guglielmo Boccanegra e l'imperatore bizantino Michele VIII Paleologo (1259-1261).

Il trattato prevedeva l'appoggio genovese nella ripresa di Costantinopoli agli imperatori latini con una flotta ormeggiata nel porto della capitale bizantina, onde evitare incursioni veneziane dal mare, ed il successivo impegno da parte genovese di provvedere alla difesa marittima del ricostituito impero.
Da parte del Paleologo vi era l'impegno a scacciare i nemici dei genovesi dal proprio territorio, di concedere loro ogni privilegio commerciale ed il controllo marittimo degli stretti per il Mar Nero.

L'impero bizantino rimase così, fino alla sua caduta nel 1453, appannaggio dei genovesi che ne controllarono per circa due secoli le sorti, fra alterne vicende.

http://it.wikipedia.org/wiki/Trattato_di_Ninfeo_(1261)
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L'ultima frase forse è un pò forzata...
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LE DINASTIE DAL 610 D.C. AL 1453 D.C.

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Da "Storia dell'impero bizantino" di Georg Ostrogorsky

E qui sotto solo quello che potrebbe interessarmi:
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Nome corretto dell'Impero Bizantino

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Riporto qui una discussione da MTWITALIA dove ho posto la domanda:

Visto che volevo correggere alcuni errori nel mio boardgame prototipo, volevo farvi una domanda:
Qual'è il nome esatto di quello che noi oggi chiamiamo Impero Bizantino?
Perchè loro si definifano romei o greci se non sbaglio e non certo bizantini... quindi Impero dei Romei? Impero greco d'oriente? O cosa?
Grazie
Zames ha scritto:Il nome corretto in italiano sarebbe Impero Romano d'Oriente. Il nome usato nei giochi/mod per Med2 "Basileia Ton Rhomaion" significa appunto "Regno/Impero dei Romani" in greco. Il nome vero in greco poi è molto più lungo, se devi utilizzarlo in italiano Impero Romano d'Oriente credo vada bene.
Volevo essere preciso il più possibile in modo che un domani qualcuno NON mi possa dire "guarda che lì hai fatto un errore"... Impero Romano d'Oriente rimane per tutto il periodo fino alla caduta nel XV sec. oppure cambia col tempo?
Dopo la riconquista di Costantinopoli nel 1261 magari è più corretto chiamarlo Impero dei Romani visto che il mio boardgame prototipo parte proprio dopo la rinascita dell'Impero?

Ho cercato il nome corretto e anche io ho trovato:
Nome completo: Impero romano d'Oriente - Impero dei romani
Nome ufficiale: Pars Orientalis Imperii Romani (Χριστιανική Αυτοκρατορία της Ρωμαϊκής Ανατολής) - Basileia Rhōmaiōn (Βασιλεία των Ρωμαίων)
Antioco il Grande ha scritto:Usa Basileia ton Rhōmaiōn (Βασιλεία των Ρωμαίων) se usi i nomi originali, altrimenti la sua pura e semplice traduzione Impero romano (al massimo Impero romeo se non vuoi far confusione con quello classico). I Bizantini non si chiamavano impero romano d'Oriente, se non nel periodo in cui c'era anche quello d'Occidente. Già con Giustiniano si parla di impero romano e basta, essendo quello d'Occidente caduto.
silverwolf
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Re: Impero Bizantino

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Concordo ed è anche una bella finezza, Impero romano o dei romei (da "Ρωμαίων") è più che corretto.
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Alessio Melisseno Strategopulo

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Alessio Melisseno Strategopulo, o Melissene (in greco: Ἀλέξιος Στρατηγόπουλος; ... – 1271/75), è stato un generale bizantino che, sotto il regno di Michele VIII Paleologo (1259-1282), ricoprì le cariche di mega domestico dal 1258 fino al 1259, poi di Cesare dal 1259 fino alla morte.
Fu uno dei protagonisti della battaglia di Pelagonia (1259) e l'artefice della riconquista di Costantinopoli, nel 1261, con soli 800 uomini. Alessio Strategopulo fu il primo bizantino a rimettere piede nella capitale che era in mano ai crociati da cinquantasette anni.

Biografia

Gioventù
Non si hanno dati sulla nascita di Alessio Strategopulo; si sa solo che proveniva da una famiglia nobile dell'impero di Nicea. È molto probabile che Alessio fosse imparentato con la famiglia dei Comneni, visto il ritrovamento di un sigillo del 1255 circa recante l'iscrizione «Alessio Strategopulo della famiglia dei Comneni», sebbene non si sia ancora riusciti a ricostruire il rapporto di parentela.
Divenuto generale, riuscì a guadagnarsi il titolo di dux militum ed entrò a far parte dell'aristocrazia nicena, guidata dal mega domestico e futuro imperatore Michele Paleologo.

Prima campagna in Epiro
Alessio Strategopulo è citato per la prima volta nella cronaca di Giorgio Acropolita quando, nel 1250 circa, l'imperatore bizantino Giovanni III Vatatze (1221-1254) lo inviò come ambasciatore, insieme a Michele Paleologo, Giovanni Macrenum e Gudelus Tyrannus, con l'incarico di condurre i negoziati nel despotato d'Epiro con il despota Michele II Ducas (1230-1271). Nel 1252-1253 fu a capo di un distaccamento dell'esercito bizantino, con il compito di saccheggiare le aree del despotato d'Epiro intorno al lago Ostrovo. Nel 1254 il suo quartiere generale era a Serres e, negli anni successivi, partecipò insieme al pinkernes Costantino Tornikes ad una campagna contro la fortezza di Tzepaina nella zona occidentale dei monti Rodopi, dalla quale, tuttavia, i due generali uscirono sconfitti.

Colpo di stato
Nel 1258, a causa della sua stretta connessione con la fazione aristocratica nicena fu rimosso dai suoi uffici dopo che l'imperatore Teodoro II Lascaris (1254-1258), successore di Giovanni III, aveva fatto incarcerare Michele Paleologo, suo grande amico e capo della fazione nicena. Michele, che era considerato il miglior generale bizantino del tempo, amato e stimato dal popolo e dall'intera corte bizantina, fu incarcerato a causa della gelosia che Teodoro provava per lui. Successivamente, Alessio fu addirittura incarcerato insieme a Michele, con il quale condivise probabilmente la stessa cella. Sorte peggiore toccò a Costantino, figlio di Alessio, che fu accecato, in quanto considerato da Teodoro un traditore.
Il 18 agosto del 1258 Teodoro morì a soli trentasei anni, a causa di un attacco di epilessia, lasciò il trono nelle mani del figlio sedicenne Giovanni IV Lascaris (1258-1261). Immediatamente Michele fu scarcerato, visto che tutti a Nicea lo stimavano, ed egli non sì scordò dell'amico di prigionia che fece liberare. Alessio, quasi sicuramente a conoscenza del progetto di assassinare il reggente al trono Giorgio Muzalon, fu uno dei maggiori sostenitori dell'ascesa al trono di Michele. Nel giro di pochi giorni dalla scarcerazione di Michele, questi fu assassinato mentre stava pregando in chiesa per l'anima dell'imperatore morto, finendo squartato sull'altare maggiore. Il complotto quasi sicuramente fu organizzato da Michele, visto che Giorgio Muzalon era il reggente al trono e visto anche che Michele era presente all'assassinio, non facendo nulla per impedirlo. Michele fu quindi nominato reggente di Giovanni, divenne successivamente addirittura coimperatore, col nome di Michele VIII (1259-1282). Il nuovo reggente voleva circondarsi di persone fidate, quindi elevò il fidato Alessio alla carica di mega domestico.

La battaglia di Pelagonia
Nel 1259 Michele assegnò al fratello, il sebastocratore Giovanni Paleologo, e ad Alessio un forte contingente bizantino che si trovava in Macedonia. Poco dopo diede ordine di attaccare i nemici, latini ed epiroti, che avevano costituito una lega anti—nicena.
I due eserciti erano schierati davanti a Pelagonia: per buona sorte dei bizantini l'esercito nemico di fatto si autodistrusse in quanto formato da due alleanze importanti: impero latino e despotato d'Epiro. Il despota Michele e il figlio Giovanni Ducas ritenevano erroneamente che, appena si fossero scontrati coi bizantini, i latini sarebbero fuggiti in modo che l'esercito del despotato potesse essere massacrato. Giovanni il Bastardo, anch'egli figlio di Michele II Ducas, passò dalla parte dei bizantini, perché Guglielmo II di Villehardouin (1246-1278) lo schernì ricordandogli che era nato da una relazione extraconiugale. Il principe d'Acaia aveva inoltre fra i suoi alleati Manfredi, che per assicurar per sé la corona di Sicilia si era schierato con gli stati cattolici d'oriente, in modo da accattivarsi il consenso papale.
Quando iniziò la battaglia Giovanni Paleologo e Alessio si ritrovarono a combattere soli contro la cavalleria di Manfredi e di Villehardouin, ma questa fu in poco tempo massacrata dagli arcieri cumani dello schieramento bizantino. In breve Manfredi si arrese, mentre Villehardouin fuggì e si nascose in un pagliaio nei pressi di Castoria; tuttavia fu ritrovato e riconosciuto per i suoi denti sporgenti e quindi catturato.

Seconda campagna in Epiro
Dopo questa grande vittoria l'esercito bizantino si divise in due parti: Giovanni Paleologo andò alla conquista della Tessaglia, mentre Alessio marciò verso il despotato d'Epiro, dove espugnò la capitale, Arta, liberò molti prigionieri bizantini e costrinse il despota Michele a fuggire nell'isola di Cefalonia. Per aver conquistato Arta, Michele elevò Alessio al rango di cesare.
Alessio fu incaricato da Giovanni Paleologo di proteggere i territori nuovamente riconquistati, ma nel 1260 ne perse tuttavia la maggior parte, di fronte al figlio del despota, Niceforo a sua volta futuro despota, che era sbarcato insieme al padre e a un esercito mercenario italiano, con cui riconquistò la maggior parte dei territori perduti, compresa Arta, grazie anche alla popolazione epiriota la quale sì ribellò ai bizantini. L'esercito epiriota si scontrò con le forze di Alessio a Trikorfon, nei pressi di Naupatto. I bizantini furono sconfitti e Alessio stesso fu catturato e imprigionato. Venne però liberato dopo pochi mesi, grazie a un accordo tra Michele II e Michele VIII.

La riconquista di Costantinopoli
Nonostante questi avvenimenti, Michele non sì scoraggiò di continuare i suoi progetti di espansione nei Balcani, in più egli mirava a riconquistare Costantinopoli, dal 1204 nelle mani dell'impero latino. Michele aveva altresì concluso un'alleanza con la repubblica di Genova (trattato di Ninfeo) e nel luglio del 1261 mandò Alessio Strategopulo con un piccolo esercito di circa 800 uomini, quasi tutti mercenari cumani, in Tracia a compiere piccole azioni di disturbo, per controllare come erano disposte le difese di Costantinopoli (ancora in mano latina). Alessio doveva anche andare sulla frontiera bulgara per fare una dimostrazione di forza nei confronti dello zar bulgaro Costantino Tich Asen (1257-1277) che era impegnato nel tentativo di impedire al basileus Michele la riconquista di Costantinopoli. Quando Alessio arrivò a Selimbria, venne a sapere dagli agricoltori del luogo (thelematarioi), che l'intera guarnigione latina insieme alla flotta veneziana era partita per attaccare l'isola di Dafnusio che dominava l'acceso al Bosforo del Mar Nero, appartenente all'impero di Nicea. I suoi informatori gli indicarono anche una porticina, attraverso la quale un manipolo di soldati poteva entrare facilmente senza essere notato. Inizialmente, Alessio era un po' riluttante nel voler attaccare Costantinopoli, viste le piccole dimensioni del suo esercito e pensando che se poi la guarnigione latina fosse tornata, il suo esercito sarebbe stato massacrato; in più avrebbe fatto una cosa che non gli era stata ordinata e se l'operazione non fosse andata in porto, sicuramente l'avrebbe pagata a caro prezzo. Ma, infine, Alessio decise di non perdere un'occasione del genere.
Nella notte del 25 luglio 1261 Alessio condusse i suoi uomini vicino alle antiche mura Teodosiane, essi nascosero in un monastero presso la porta Pege. Poi inviò un distaccamento di soldati cumani, guidati dai thelematarioi di Selimbria, che mostrarono ai soldati il passaggio segreto utile ad oltrepassare le mura di Costantinopoli. I cumani entrarono nel passaggio e si ritrovarono dentro le mura Teodosiane. Subito i cumani buttarono giù dalle mura le guardie latine e quindi poi aprirono le porte all'esercito di Alessio. Alle prime ore del giorno seguente Alessio entrò a Costantinopoli, presso la porta Aurea, in groppa al suo destriero e insieme a tutto il suo esercito. I bizantini combatterono con i soldati latini, questi colti di sorpresa furono sconfitti. I cumani iniziarono a disperdersi al fine di saccheggiare e bruciare le case dei latini, mentre i bizantini insieme al loro generale, da sopra le alte mura Teodosiane iniziarono ad urlare "Viva l'imperatore Michele", "Viva i romani". Quando i bizantini che vivevano ancora a Costantinopoli sentirono le urla gioiose dei loro connazionali, si radunarono per le strade ed iniziarono anch'essi ad acclamare il nome del coimperatore, Michele VIII Paleologo. L'imperatore latino Baldovino II (1228-1261), si svegliò per le grida che c'erano in città, egli sapeva di averla persa, comunque si trinceò nel palazzo delle Blacherne e inviò un messaggero alla guarnigione latina che si trovava a Dafnusia, con l'ordine di tornare immediatamente a Costantinopoli e di ingaggiar battaglia contro i bizantini. Verso la fine della giornata la flotta veneziana stava per attraccare nel quartiere veneziano; qui Alessio applicò un ottimo stratagemma, ordinando che il quartiere fosse bruciato, in modo tale che i veneziani pensassero a salvare le proprie famiglie piuttosto che a preparare una controffensiva, quei pochi veneziani decisi a combattere furono sconfitti dai bizantini. Baldovino venendo a conoscenza che il quartiere veneziano era stato incendiato e i veneziani stavano venendo irrimediabilmente sconfitti, preferì fuggire verso il Gran Palazzo, lì insieme ai suoi fedelissimi remò fino alle navi da guerra veneziane, dove si imbarcò alla volta dell'isola di Eubea ancora in mano ai latini. Tutti gli abitanti veneziani e francesi di Costantinopoli, fuggirono al molo per prendere una nave che li portasse in salvo temendo ripercussioni da parte dei bizantini. Essi furono salvati dalla flotta veneziana, tornata proprio per cercare di evitare la conquista della capitale latina.
I francesi nella città, erano ormai meno di un migliaio e si nascosero nei monasteri o nelle fogne, i bizantini però non avevano intenzione di saccheggiare la loro bella città. Vedendo ciò i francesi uscirono dai loro nascondigli ed andarono al molo ad imbarcarsi. Le cronache raccontano che le trenta navi veneziane non fecero neanche rifornimenti per andare all'isola d'Eubea, molti morirono di fame ancora prima di raggiungere l'isola, visto che avevano caricato circa 3.000 civili.
La città riconquistata da Alessio contava però solamente 35.000 abitanti e molti edifici erano disabitati e in rovina. Tra uno di questi tanti edifici in macerie, c'era in cima lo scheletro del grande imperatore bizantino Basilio II (976-1025), che era stato riesumato dalla tomba dai latini per essere eretto in piedi con un flauto tra i denti, lì messo per schernire l'impero bizantino e per demoralizzare la popolazione.
Alessio dopo aver conquistato Costantinopoli, prese le insegne imperiali di Baldovino che aveva abbandonato nella fretta di scappare, le diede ad un messaggero ordinandogli di portarle a Michele che si trovava a combattere contro i turchi selgiuchidi a Metrorian in Asia Minore. La notizia gliela diede sua sorella Eulogia Paleologa, a cui però non credette; ma non appena Eulogia gli fece vedere le insegne imperiali di Baldovino, Michele partì subito per Costantinopoli.
Il 15 agosto del 1261, giorno dell'Assunzione di Maria, Michele entrò trionfante presso la porta Aurea, con in mano la grande icona della Vergine Odigitria: arrivò fino alla Basilica di Santa Sofia, dove lo attendevano Alessio ed il patriarca Arsenio, che gli pose sul capo la corona degli imperatori dei romei. Dopo che Michele era divenuto ufficialmente basileus dei romei, ringraziò l'amico per ciò che aveva fatto e lo ricompensò con i meritati onori. Fece poi accecare e imprigionare il giovane Giovanni IV, nominandosi unico imperatore e nominò suo figlio Andronico II Paleologo (1282-1328) coimperatore.

Terza campagna in Epiro, prigionia e ultimi anni
Dopo la conquista di Costantinopoli, Alessio era diventato famoso in tutto l'impero: aveva acquistato grande fama e gloria da ciò. Era diventato il generale più fidato di Michele, infatti nel 1262 lo inviò a combattere nuovamente contro il despotato d'Epiro. Alessio fu nuovamente catturato e imprigionato da Niceforo Ducas. Il despotato d'Epiro in quegli anni era alleato di Manfredi di Sicilia (1258-1266) acerrimo nemico dell'impero bizantino, egli infatti mirava al trono bizantino. Per questo motivo il despota inviò in prigionia Alessio, come "dono" al re siciliano. Nel 1263 Manfredi propose a Michele di liberare il suo generale a condizione che liberasse a sua volta la principessa occidentale Costanza di Hohenstaufen, vedova di Giovanni III. Michele accettò il patto sperando di recuperare l'alleanza con gli Hohenstaufen, ma ciò non avvenne. Nonostante ciò, Alessio riuscì a tornare nell'impero bizantino soltanto nel 1265, visto che - come detto - fu catturato dagli epiroti; l'imperatore fu costretto così a venire a patti col despotato. Alessio continuò in seguito la sua carriera di generale, anche con molti colpi di fortuna nelle sue battaglie, fino alla sua morte e rimase sempre molto rispettato nella corte bizantina del tempo, ch'egli frequentava. Morì tra il 1271 e il 1275, sicuramente in età avanzata.

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http://it.wikipedia.org/wiki/Alessio_Strategopulo
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Giovanni IV di Nicea

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Giovanni IV Ducas Lascaris (in greco: Ιωάννης Δ΄ Δούκας Λάσκαρις, Iōannēs IV Doukas Laskaris; Nicea, 25 dicembre 1250 – 1305 circa) è stato un imperatore bizantino. Fu basileus dei romei dal 18 agosto 1258 fino al 25 dicembre 1261.

Biografia
Salì al trono alla giovane età di otto anni dopo la morte del padre, Teodoro II. Teodoro aveva nominato come reggente il protovestiarios Giorgio Muzalon, a cui, per ordine imperiale, tutti i principali nobili avevano dovuto giurare fedeltà. Questa situazione era invisa a parte della aristocrazia, anche perché il protovestiarios era sospettato di avere in qualche modo causato la morte dell'Imperatore Teodoro grazie alla magia o al veleno; tra i suoi oppositori si distingueva Michele Paleologo, brillante generale che vedeva i suoi progetti di ascesa al trono frustrati dalla sua subordinazione al reggente. Quando perciò, nove giorni dopo la morte di Teodoro, Giorgio Muzalon fu massacrato insieme a tutta la sua famiglia durante una cerimonia religiosa a Magnesia, molti videro in Michele il responsabile della strage, tanto più che questo si era svolto in sua presenza, e lui non aveva mosso un dito per salvare il rivale.
In seguito alla scomparsa del protovestiarios, Michele si fece associare al trono il 1º gennaio 1259, ed ottenne il controllo del tesoro imperiale, situato a Magnesia. Utilizzando il denaro imperiale, il Paleologo si accattivò le simpatie di molti influenti personaggi, e soprattutto del clero. Fu grazie a questi appoggi che, nel 1261, alla conquista di Costantinopoli, Michele poté farsi nominare unico Imperatore dei Romani dal patriarca Antemio, facendo così il 25 dicembre del 1261, accecare ed imprigionare l'ex collega Giovanni IV, nella fortezza di Dakibyze, sul mar di Marmara. Giovanni si fece monaco, prendendo il nome di Giosafà. Nel 1290 sì recò a far visita a Giovanni, l'imperatore Andronico II Paleologo, figlio di Michele, che era divenuto imperatore alla morte di quest'ultimo, avvenuta nel 1282, Andronico chiese scusa a Giovanni, per ciò che il padre gli aveva fatto ventinove anni prima. Giovanni IV Lascaris, morì probabilmente nel 1305, nella stessa fortezza in cui fu rinchiuso trentaquattro anni prima Michele VIII Paleologo.
Sua sorella Eudossia Lascaris sposò il conte Guglielmo Pietro I di Ventimiglia dando origine ai Lascaris di Ventimiglia.

http://it.wikipedia.org/wiki/Giovanni_IV_di_Bisanzio
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Michele VIII Paleologo

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Michele VIII Paleologo, in greco Μιχαήλ Η΄ Παλαιολόγος, Mikhaēl VIII Palaiologos (1223 – Costantinopoli, 11 dicembre 1282), è stato un imperatore bizantino. Fu basileus dei romei dal 1º gennaio 1259 fino alla sua morte. Michele fu il fondatore della dinastia dei Paleologi, che avrebbe governato l'Impero bizantino fino alla caduta di Costantinopoli (1453). Riconquistò la sua capitale dall'impero latino nel 1261 e grazie a ciò l'impero di Nicea riconquistò la corona imperiale bizantina.

Famiglia e salita al trono
Michele era figlio di Andronico Paleologo e di sua moglie Teodora Paleologa.
Minato da una grave forma di epilessia, nell'agosto del 1258 moriva a soli 36 anni l'imperatore Teodoro II Lascaris (1254-1258) e gli succedeva al trono il figlio Giovanni IV Lascaris (1258-1261), che era però ancora un bambino. Per espressa disposizione testamentaria, la reggenza per il figlio minorenne venne affidata all'amico Giorgio Muzalon che, solo nove giorni dopo la morte dell'imperatore, durante il rito funebre in suo onore, fu assalito ed ucciso.
Michele Paleologo, il più abile rappresentante dell'aristocrazia contro la quale il defunto imperatore aveva duramente lottato, assunse la reggenza e verso la fine dello stesso anno fu incoronato co-imperatore.

Regno
L'impero bizantino, che sotto la guida sapiente di Giovanni III Vatatze (1222-1254) aveva notevolmente esteso il proprio dominio a danno dei territori dell'impero romano latino sorto dopo la caduta di Costantinopoli nel 1204 ad opera dei crociati, aveva bisogno di un governo autorevole e determinato contro il pericolo rappresentato da Manfredi, re di Sicilia, che nel frattempo aveva occupato Durazzo e l'isola di Corfù ed aveva sottoscritto accordi con il despota epirota Michele II e con Guglielmo II di Villehardouin, principe franco dell'Acaia.
Nella risolutiva battaglia del settembre del 1259 presso la valle di Pelagonia l'esercito alleato subì una schiacciante sconfitta ad opera del generale bizantino Giovanni Paleologo, fratello dell'imperatore Michele. Vi trovarono la morte i quattrocento cavalieri inviati da Manfredi e lo stesso Guglielmo II di Villehardouin venne fatto prigioniero.
Il nuovo autocrate dell'impero bizantino si rese ben presto conto che per poter mantenere e ampliare i domini imperiali avrebbe avuto bisogno di grandi mezzi militari e finanziari che la struttura statale non era più in grado di garantire. I propri nemici naturali erano innanzitutto il re di Sicilia, storico antagonista sin dai tempi della dinastia normanna, quindi i cugini greci di occidente con i regni dell'Epiro e di Tessaglia, la Repubblica di Venezia con i propri territori disseminati nel mar Egeo e i regni balcanici di Serbia e Bulgaria. Per raccogliere le energie necessarie a far fronte a questo potenziale schieramento c'era bisogno di un'accorta politica estera basata sulla diplomazia.
Ritenne innanzitutto di opporre alla potenza navale di Venezia quella della Repubblica di Genova con la quale stese un primo accordo il 13 marzo 1261, il trattato di Ninfeo, fondamentale per le future fortune commerciali della città ligure in questa parte del Mar Mediterraneo, assicurando le stesse prerogative già concesse ai veneziani in passato.
L'impero latino di Costantinopoli si era ridotto ad un territorio limitrofo alla stessa città ed era diventato un frutto maturo pronto per essere raccolto. Casualmente il generale bizantino Alessio Strategopulo, alla testa di un piccolo esercito inviato per controllare le frontiere con la Bulgaria, si accorse che in quel momento la città era completamente sguarnita. La maggior parte delle forze franche e della flotta veneziana erano impegnate nell'assedio di una fortezza sul mar Nero, rese sicure dall'armistizio sottoscritto nell'agosto del 1260 e della durata di un anno. Il 25 luglio del 1261 un esercito bizantino di 800 uomini in avanscoperta, guidato dal generale, Alessio Strategopulo, occupò la città senza incontrare resistenza, mentre l'imperatore latino Baldovino II riuscì a fuggire, ponendo fine al dominio latino dell'impero. Il 15 agosto Michele fece il suo ingresso nella città che lo accolse trionfante, egli sì auto incoronò, e con lui incoronò anche il figlio Andronico II Paleologo, nominandolo coimperatore. L'obiettivo principale dell'ultimo mezzo secolo era stato conseguito e con esso l'impero guadagnava immediatamente consenso e visibilità internazionale.
La restaurazione della potenza bizantina era compiuta.

Un nuovo impero
L'imperatore legittimo, Giovanni IV Lascaris, non prese parte alle celebrazioni e pochi mesi dopo Michele VIII fece accecare il giovane, pratica molto usata dalla tradizione bizantina per mettere fuori gioco gli avversari. Da questo momento aveva inizio la dinastia dei Paleologi che sarebbe durata fino alla fine dell'impero.
Michele, come peraltro molti altri suoi predecessori, aveva compreso il grande peso politico della Chiesa romana e come essa poteva catalizzare gli oppositori occidentali. Per questo motivo prese contatto con papa Urbano IV (1261-64) prospettandogli l'unificazione delle chiese cristiane. Il papa inizialmente aveva appoggiato moralmente il dominio franco in Grecia e si era scagliato contro Genova per gli accordi con i bizantini, ma non poteva appoggiare le mire di Manfredi quale esponente della famiglia sveva degli Hohenstaufen in Sicilia, anzi ne progettava la sua fine.
Verso la fine del 1261 Guglielmo II di Villehardouin venne liberato dalla sua prigionia e riprese il potere in Acaia dopo aver giurato fedeltà all'imperatore bizantino. Ma la sua fedeltà fu di breve durata. Guglielmo ottenne dal papa lo scioglimento del giuramento fatto a Costantinopoli e conseguì l'appoggio di Venezia, penalizzata fortemente nei suoi commerci con la caduta dell'impero latino.
Inevitabile e tempestivo fu lo scoppio della guerra. Dopo un primo momento di rapida e fruttuosa offensiva bizantina, le operazioni andarono per le lunghe e le truppe turche mercenarie al soldo dei bizantini, non pagate tempestivamente, passarono al nemico. Nella primavera del 1263 la flotta genovese-bizantina subì una pesante sconfitta presso Settepozzi, nel golfo di Napaulia, ad opera dei Veneziani. Gli alti costi sostenuti per la flotta e gli scarsi risultati ottenuti consigliarono Michele di disimpegnarsi con la Repubblica di Genova ed intavolare con Venezia nuove trattative. Il 18 giugno 1265 venne concluso un accordo che garantiva nuovamente ai Veneziani gli ampi privilegi già da loro goduti in passato. Tuttavia la rottura con Genova fu solo temporanea. L'incertezza politica del momento convinse il Senato veneziano a non ratificare l'accordo e Michele VIII nel 1267 tornò ad allearsi con Genova, la quale, battuta nuovamente nel 1266 da Venezia nelle acque di Taranto, accettò di buon grado. Il compenso pattuito consisteva fra l'altro nella donazione ai genovesi dell'intero quartiere di Galata, allora un sobborgo di Costantinopoli, come base commerciale sul Corno d'Oro. Il ritorno di Genova a Costantinopoli pose fine alle incertezze di Venezia che nel 1268 ratificò l'accordo, sia pure senza la clausola riguardante l'espulsione dei genovesi. Il doppio accordo con le due Repubbliche marinare italiane consentì ai bizantini di sfruttare la rivalità delle due città ma indebolì la marina bizantina.
In occidente, Carlo I d'Angiò, conte di Provenza e fratello del re Luigi IX di Francia, accogliendo l'invito del papa, era calato in Italia per l'investitura feudale del regno di Sicilia e il 26 febbraio 1266 aveva sconfitto ed ucciso Manfredi nella battaglia di Benevento, diventando automaticamente il protetto di papa Clemente IV. A Viterbo, con il consenso del papa ed alla sua presenza, il 27 marzo 1267 Carlo d'Angiò concluse un trattato di alleanza con l'imperatore latino spodestato, Baldovino II, e venne messo a punto il piano di spartizione dell'impero dopo la sua eventuale conquista. Intervenne in Grecia dove si assicurò l'alleanza di Guglielmo II di Villehardouin, principe di Acaia, stremato dalla guerra con i bizantini e bisognoso di protezione militare, nonché dei regni di Serbia e Bulgaria.
Le evidenti difficoltà dell'impero bizantino vennero superate allorquando papa Clemente IV accettò le proposte di Michele per nuove trattative sull'unificazione delle due Chiese. Sennonché il papa morì nel 1268 e l'imperatore trovò nel pio re di Francia, Luigi IX, un insperato alleato che riuscì a trattenere il fratello dai suoi piani di aggressione a Bisanzio ed a condurlo con sé nella crociata contro Tunisi dell'estate del 1270.
Nel settembre del 1271, dopo una lunga vacanza del soglio pontificio, fu eletto papa Gregorio X, acceso sostenitore delle crociate e dell'unificazione delle due chiese, mai come prima centro della politica pontificia.
Michele VIII cercò di neutralizzare l'influenza del re di Sicilia mediante un'accorta politica matrimoniale sia con i greci occidentali che con i paesi slavi. Ma alle trattative non andate a buon fine con il regno serbo si cercò di riequilibrare la situazione opponendo un legame di sangue con il regno di Ungheria: il figlio di Michele, Andronico II Paleologo, erede al trono, sposò la figlia del re di Ungheria.
Nonostante il matrimonio fra lo zar bulgaro, Costantino, e la nipote di Michele, Maria, nel 1272 scoppiò una guerra con la Bulgaria per la contesa, ricorrente, delle città di Anchialo e Mesembria, importanti roccaforti sul mar Nero. Ma dovettero ritirarsi a causa della nuova mossa del Paleologo: l'alleanza con i Mongoli.
Infatti Imperatore Michele nel 1263 firmò un trattato con il Khan Dell'Orda D'oro cui diede in sposa la figlia Eufrosine mentre pochi anni dopo Maria Paleologa (sorella della precedente) sposò Abaqa Khan degli Ilkhanidi di Persia.
è nota anche una lettera del papa Papa Clemente IV da Viterbo, secondo la quale Abaqa aveva accettato di unire le forze con il suo suocero Michele VIII per aiutare i Latini in Terra Santa, in preparazione per l'ottava crociata (la seconda di Luigi IX):
"Il re di Francia e Navarra, prendendo a cuore la situazione in Terra Santa, e decorato con la Santa Croce, sono essi stessi a preparare gli attacchi nemici della Croce. Ci ha scritto che lei ha voluto unirsi al suocero (il greco imperatore Michele VIII di Bisanzio) per assistere i Latini. Abbondantemente Noi ti lodiamo per questo, ma non siamo in grado di dirvi ancora, prima di aver chiesto ai governanti, quale via stiano progettando di seguire. Ti prego di trasmettere loro il vostro consiglio In modo da illuminare le loro deliberazioni, di informarci, attraverso un messaggio di ciò che sarebbe stato deciso. "
Oltre a questa lettera sono noti gli aiuti Mongoli a Bisanzio: prima contro la Bulgaria (come già detto) e poi contro i greci di Epiro e Tessaglia in rivolta contro Bisanzio; grazie a 6.000 soldati Mongoli la Tessaglia fu riconquistata e l'Epiro venne reso vassallo.
In questo modo all'accerchiamento dei potenziali nemici di Bisanzio, Michele seppe contrapporre un adeguato sistema di alleanze mediante una serie di trattati ed accordi diplomatici.
Inoltre, per difendere al meglio l'impero il basileus fece costruire una flotta di 120 Dromoni con la quale l'ammiraglio Licario riuscì a riconquistare l'Eubea e quasi tutte le isole dell'egeo dai signori feudali veneziani.
Sul piano interno Michele lasciò gestire i ministri ma non riuscì mai a comporre la situazione sociale infatti da un lato lo scisma degli Arseniti divise il clero dall'altro lato l'aumento delle aliquote fiscali e la politica unionista provocarono forti malcontenti nel popolo. Cercò di riorganizzare il sistema fiscale, semplificò la burocrazia e tentò con ogni mezzo di dotare l'impero di un esercito nazionale ma i suoi sforzi furono infranti dalla morte mentre non riuscì a svincolarsi dalle repubbliche marinare e anche se le costrinse a pagare una parte dei dazi, tutto ciò fu di breve durata.

Illusione della riunificazione delle due Chiese
Papa Gregorio X non era più intenzionato a tergiversare sul problema dell'unificazione. Ammonì i Veneziani dal rinnovare gli accordi con i bizantini e permise a Carlo d'Angiò di sviluppare un'intensa attività diplomatica nei Balcani.
Nonostante l'opposizione della sua chiesa, nel 1273 Michele si accordò con il legato papale e riuscì a convincere una parte della chiesa ortodossa ad accettare l'unione. Lo storico atto venne perfezionato durante il concilio di Lione il 6 luglio 1274 e prevedeva il riconoscimento da parte della chiesa ortodossa del primato romano e della sue fede.
I benefici per l'accordo non mancarono: Carlo d'Angiò dovette rinunciare alla progettata conquista, firmando un armistizio fino al 1º maggio 1276, e Venezia nel marzo 1275 rinnovò il trattato con l'Impero bizantino. Tuttavia il prezzo che Michele dovette pagare fu una grave crisi interna. I suoi rapporti con la Chiesa erano stati sin dall'inizio del suo regno assai problematici. Scomunicato dal Patriarca Arsenio Autoreianus, fanatico asceta, per l'accecamento dell'imperatore legittimo, Giovanni Lascaris, l'imperatore riuscì con difficoltà ad allontanarlo dal suo incarico (1266). Si creò però una fazione, gli arsenisti, ostile alla sua politica ed alla Chiesa ufficiale. Il Patriarca subentrato, Giuseppe I Galesiotes, non si lasciò convincere ad accettare l'unione delle Chiese e quindi fu necessaria una nuova e violenta sostituzione nella persona di Giovanni XI Bekkos. La popolazione bizantina, per la quale l'ortodossia era la cosa più sacra ed inviolabile, si ribellò all'imperatore. La frattura e la contestazione coinvolse anche la stessa famiglia imperiale.
Dopo la morte di Gregorio X (1276) a Roma si rafforzò l'influenza angioina e si interruppe l'alleanza bizantino - romana. L'elezione del francese Martino IV nel 1281 fece del papa uno strumento potente per la politica di Carlo d'Angiò. Con il patrocinio del pontefice fu concluso ad Orvieto un trattato per la restaurazione dell'impero romano usurpato sotto la guida di Filippo, figlio di Baldovino II (3 luglio 1281). Inoltre il papa condannò come scismatico l'accordo conciliare del 1274 per l'unione delle chiese. La politica unionista di Michele VIII era così definitivamente fallita.
Le potenze occidentali si unirono per la lotta contro Bisanzio ed i sovrani balcanici si aggregarono all'alleanza. L'importante città di Skopje venne allora occupata e mai più riconquistata dai bizantini.
Ma nel momento più critico la situazione cambiò radicalmente per un evento che si stava consumando in Sicilia. Il 31 marzo 1282 scoppiò la rivolta dei Vespri Siciliani, un grande congiura contro il dominio angioino adeguatamente finanziata dal danaro di Bisanzio. La rivolta fu rafforzata dall'intervento di Pietro III d'Aragona che, durante il pontificato di Niccolò III (1277-80), aveva stretto alleanza con Michele VIII. La strategia dei firmatari dell'accordo era quella di cogliere alle spalle Carlo nello stesso modo in cui lo stesso monarca angioino aveva colto e detronizzato Manfredi. Nell'agosto a Palermo Pietro si faceva incoronare re di Sicilia con la stessa corona appartenuta a Manfredi.
Carlo d'Angiò riuscì a stento a conservare i territori situati nell'Italia continentale ma doveva abbandonare definitivamente le mire espansionistiche contro Bisanzio. Filippo, il pretendente alla corona imperiale, venne abbandonato. Venezia si riavvicinò all'impero bizantino e al re d'Aragona.
Sicuramente fu ricordato come un brillante imperatore e, per i tempi, un eccellente amministratore; con lui l'impero vide l'ultimo periodo di luce. Tuttavia la sua ambizione di ricostruire Bisanzio era ormai troppo lontana dalle reali energie dello stato che fu prosciugato: alla sua morte i confini in Anatolia erano precari e il tesoro esangue.

Matrimonio e discendenza
Nel 1253 Michele VIII Paleologo sposò Teodora Ducaina Vatazina (1240 circa – 1303) nipote dell'imperatore Giovanni III di Nicea (1192 – 1254)[1] dalla quale ebbe:
Manuele Palaiologos (c. 1254 – 1259)
Andronico II Paleologo (1259 – 1332)
Constantino Paleologo (1261 – 1306)
Irene Paleologa, andata sposa all'imperatore Giovanni Asen III di Bulgaria (1259 – 1303)
Anna Paleologa, andata sposa a Demetrios Angelos
Eudokia Paleologa (1265 – 1302), andata sposa a Giovanni II Megas Comneno, imperatore di Trebisonda (1262 – 1297)
Teodora Paleologa, che sposò nel 1254 Davide VI Narin (1225 – 1293), re della Georgia e dell'Imerezia
Da un'amante Michele VIII ebbe inoltre due figlie illegittime:
Eufrosina Paleologa, che sposò Nogai Khan (†1299), condottiero dell'Orda d'Oro e discendente da Gengis Khan;
Maria Paleologa, che sposò Abaqa Khan (1234 – 1282), sultano mongolo della dinastia Ikhan

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Andronico II Paleologo

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Andronico II Paleologo (in greco Ανδρόνικος B' Παλαιολόγος; Nicea, 25 marzo 1259 – Costantinopoli, 13 febbraio 1332) è stato un imperatore bizantino. Fu basileus dei romei dal 1282 fino al 1328.

Gioventù
Andronico II Paleologo era figlio secondogenito di Michele VIII Paleologo e Teodora Ducas Vatatzina, nipote di Giovanni III Ducas Vatatze. Andronico fu acclamato co-imperatore nel 1261, dopo che suo padre aveva riconquistato Costantinopoli all'impero latino, ma fu coronato ufficialmente solo nel 1272.

Il Regno

Gli inizi
Quando l'11 dicembre 1282, Michele VIII morì e Andronico salì al trono, il ventiquattrenne imperatore dovette trovare una situazione particolarmente precaria: In primo luogo il tesoro era praticamente vuoto, in secondo luogo ai confini europei così come a quelli asiatici aumentava la pressione dei popoli confinanti ed infine i pesantissimi contrasti sociali causati dalla politica paterna tesa a privilegiare particolarmente il ceto nobiliare e la politica unionista nei confronti del clero romano, atto particolarmente malvisto dal popolo.
Contrario all'unificazione religiosa con la chiesa latina e costretto, vivo Michele VIII, ad approvarla l'imperatore la annullò subito dopo la morte del padre ottenendo in cambio il sostegno del clero bizantino e dei propri sudditi anche se non fu in grado di risolvere i problemi dello scisma arsenita all'interno del clero ortodosso, fino al 1300. Nel 1284 sposò Violante di Monferrato.
Cercò di risolvere la grave crisi economica e fiscale dell'impero, che aveva generato una pericolosa svalutazione dell'hyperpyron e ad un calo degli introiti fiscali abolendo i privilegi fiscali concessi dal padre alla nobiltà e al clero ed istituendo un'imposta in natura sui raccolti, infine riorganizzò la monetazione bizantina fissando il valore dell'hyperpyron d'oro a 12 basilikon d'argento, moneta equivalente al ducato veneziano.
Cercando di risollevare le non prospere condizioni del tesoro bizantino, tuttavia, fu spinto a compiere gravi errori in quanto decise nel 1285 di smantellare gran parte della flotta bizantina riducendo il numero delle navi da 120 a 20, rendendo così l'impero bizantino sempre più dipendente dalle rivali repubbliche marinare di Venezia e Genova. Altro errore particolarmente grave fu parimenti la riduzione degli effettivi dell'esercito stanziale dell'impero che passò da 12.000 a 4.000 uomini affidandosi totalmente alle compagnie mercenarie in caso di necessità atto che espose ancor di più le frontiere dell'impero alla minaccia straniera cui però sdi aggiungeva il fatto che le milizie dell'impero, in caso di rivolta dei mercenari erano assolutamente insufficienti per reprimerle.
Nel 1290 Andronico II sì recò a far visita a Giovanni IV Lascaris, a cui Michele VIII aveva usurpato il trono, accecandolo e poi incarcerandolo. Andronico chiese scusa a Giovanni, per ciò che il padre gli aveva fatto ventinove anni prima; il gesto permise di calmare gli attriti fra gli Arseniti (che sostenevano Giovanni) e la chiesa ortodossa ufficiale. Nel 1291, rinegoziò con la repubblica di Genova gli accordi commerciali ottenendo in cambio della cessione della Crimea contributi finanziari.
Nel 1295 Andronico associò al trono il figlio Michele IX Paleologo cui diede poteri sempre più ampi tra i quali il controllo dell'economia e il comando supremo dell'esercito.
L'opera e l'influenza del co-imperatore fu estremamente importante nella riforma del sistema giudiziario bizantino, viziato da una fortissima corruzione. La riforma prevedeva l'istituzione di un "Tribunale supremo dei Romani" composto da 12 giudici, 8 laici e 4 provenienti dal clero ortodosso, le cui sentenze erano inappellabili e con specifica competenza sul reato di corruzione, cui furono aumentate le pene mentre la codificazione fu riscritta in modo da renderla più flessibile. Fu certamente un' innovazione notevole anche se non fu sufficiente a curare il problema visto che lo stesso imperatore fu costretto ad esiliare 3 giudici proprio perché corrotti.

La politica nei Balcani
Il fallimento definitivo della politica unionista, se da un lato ricompattò l'impero, dall'altro espose Bisanzio alle ritorsioni occidentali. In primo luogo, con grande astuzia Andronico II si cautelò sposando , nel 1284, Violante, figlia del marchese Guglielmo VII del Monferrato, alla quale il marchese trasferì alla figlia, ribattezzata Irene, i suoi diritti sul Regno di Tessalonica. Il fallimento, invece, delle nozze tra il figlio Michele e Caterina di Courtenay, erede della corona dell'Impero latino, provocò l'intervento dell' erede di Carlo d'Angiò, Filippo di Taranto, il quale, con l'aiuto di Venezia e della Chiesa, sperava di realizzare i sogni del suo avo. Filippo invase nello stesso anno l'Epiro ma, invischiato nelle lotte tra i potentati locali, fu costretto a ritirarsi e l'imperatore riuscì a rafforzare il controllo di Bisanzio sugli stati vassalli dell'Epiro e della Tessaglia.
La ritirata degli Angioini, tuttavia, rafforzò anche la nascente potenza serba che riuscì ad assicurarsi Durazzo. L'imperatore riuscì a disinnescare la minaccia solo attraverso un nuovo matrimonio, quello di sua sorella Eudocia al re serbo Stefano Milutin e poi, dopo lunghe e complesse trattative conclusesi solo nel 1299, con le nozze tra nuovo il re serbo e Simonis,figlia del basileus.
Se le manovre diplomatiche poterono risolvere tali problemi, lo smantellamento di strutture militari ebbe esiti fatali in altre situazioni. L' assenza di una flotta aveva stretto ancora maggiormente il rapporto tra Costantinopoli e Genova, cui Michele aveva concesso un quartiere a Galata. Venezia, infatti, non era disposta a tollerare ulteriormente questo vantaggio e, nel 1294, esplosero le ostilità tra le repubbliche marinare, di fronte alle quali Andronico si dichiarò neutrale. Ma questo non bastò quando, nel 1296, la flotta veneziana attaccò il quartiere di Galata e gli stessi sobborghi di Costantinopoli, dal momento che la Città aveva offerto ospitalità ai profughi genovesi. La pace tra Genova e Venezia, a seguito della celebre Battaglia di Curzola, nel 1298, lasciò Andronico da solo a dover fronteggiare i Veneziani. La mancanza di una marina bizantina rese i veneziani padroni del mare egeo dove riconquistarono le Cicladi e L'Eubea costringendo l'imperatore ad accettare la stipula d'un trattato, nel 1302, in cui Venezia otteneva il rinnovo di tutte le concessioni precedenti, il risarcimento dei danni subiti e il possesso le isole conquistate.

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Giorgio Acropolite

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Georgio Acropolite, o Acropolita (in greco bizantino: Γεώργιος ὁ Ἀκροπολίτης; Costantinopoli, 1217 o 1220 – 1282), è stato uno storico e politico bizantino.

Biografia
A 16 anni venne mandato dal padre, il logoteta Costantino Acropolita il vecchio, alla corte di Giovanni Ducas Vatatzes, Imperatore di Nicea, dove Acropolita continuò gli studi sotto gli insegnamenti di Teodoro Esapterigo e Niceforo Blemmida. L'Imperatore in seguito gli affidò importanti missioni di stato, come fecero anche i suoi successori (Teodoro II Lascaris e Michele VIII Paleologo). La carica di Grande Logoteta, o cancelliere, gli venne conferita nel 1244.
Fu comandante dell'esercito nel 1257 contro Michele II, despota dell'Epiro, mostrando scarsa abilità militare. Venne catturato e tenuto per due anni in prigionia, venendo poi liberato grazie a Michele Paleologo. Nel frattempo, Micaele Paleologo venne proclamato imperatore di Nicea, e riuscì a espellere in seguito i Latini da Costantinopoli, diventando imperatore dell'intero oriente; e da quel momento Acropolite diviene noto nella storia dell'Impero d'Oriente come uno dei suoi più grandi diplomatici. Dopo essere stato rimosso dall'incarico di ambasciatore alla corte di Costantino, re dei Bulgari, si ritirò per alcuni anni dagli affari di stato, e si dedicò all'istruzione dei giovani.
Ma gli venne presto affidato un importante incarico diplomatico. Infatti Michele, temendo che avvenisse una nuova invasione Latina, propose a Papa Clemente IV di riunificare le Chiese Greca e Latina; e le negoziazioni avviatesi che vennero portate avanti durante il regno di cinque papi, Clemente IV, Gregorio X, Giovanni XXI, Nicola III, e Martino IV, e il buon esito di queste era dovuto soprattutto alle ottime abilità diplomatiche di Acropolite.
Nel 1273 Acropolite venne inviato a Roma per negoziare con il Papa Gregorio X, e nel 1274, al Secondo Concilio di Lione, venne confermato da un giuramento in nome dell'Imperatore che quella confessione di fede che era stata precedentemente mandata a Co­stantinopoli dal papa sarebbe stata adottata dai Greci. La riunione delle due chiese venne poi rotta, ma non per un errore di Acropolita. Nel 1282, Acropolite venne di nuovo inviato in Bulgaria, e poco dopo il suo ritorno morì, nel mese di Dicembre dello stesso anno.

Opere
L'opera storica di Acropolite, gli Annales, abbraccia il periodo dalla caduta di Costantinopoli durante la Quarta Crociata a opera dei Latini (1204) alla sua riconquista a opera di Michele Paleologo (1261), continuando quindi l'opera di Niceta Coniata. Il fatto che fu Grande Logoteta, comandante dell'esercito e ambasciatore gli fornì frequenti opportunità di osservare in prima persona il corso degli eventi.
Le sue opere sono facililmente comprensibili, sebbene mostri una speciale mancanza di cura nella costruzione delle frasi. Il suo stile è arcaizzante ma lucido. Scrisse anche alcune opere più brevi, come un'orazione funeraria dedicata a Giovanni Vatatzes, un epitaffio dedicato alla moglie di Giovanni Irene Lascarina e un panegirico di Teodoro II Lascaris di Nicea. Durante la sua prigionia in Epiro scrisse due trattati sullo Spirito Santo.

http://it.wikipedia.org/wiki/Giorgio_Acropolite
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