Regno di Inghilterra

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Croce di San Giorgio

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Croce di San Giorgio

La croce di San Giorgio è una bandiera costituita da una croce rossa in campo bianco; graficamente è complementare alla croce di San Giovanni Battista. Originariamente vessillo della Repubblica di Genova, venne poi utilizzata dai crociati e in seguito adottata dall'Inghilterra, nonché da molte altre nazioni e città.

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Storia

La simbologia del Salvifico vessillo della vera croce, come Jacopo da Varagine indicò la croce di San Giorgio, determinò nel medioevo, per i pellegrinaggi armati, l'appellativo di crociate cristiane. La Croce di San Giorgio venne quindi scelta come simbolo dei pellegrini che si recavano presso i luoghi santi del Cristianesimo e che dopo il 1095, anno di conquista di Gerusalemme da parte dei Turchi selgiuchidi, mossi in gran parte (in un primo momento) da spirito sincero di missione, decisero di prendere la croce ed armarsi per liberare la terra ove nacque e visse Gesù Cristo, in risposta ai ripetuti attacchi subiti dai Turchi, decisi, soverchiati gli Arabi, a spingersi alla conquista dell'impero Bizantino.
L'uso del vessillo da parte dei genovesi, invece, pare risalire ad epoche remote, quando l'esercito bizantino stanziava nella città, e il vessillo della guarnigione (una croce rossa in campo bianco) veniva portata in omaggio nella piccola chiesa di San Giorgio, ma è di sicuro attestato nel 1096.
Nel 1190 Londra e l'Inghilterra chiesero e ottennero la possibilità di utilizzo della bandiera crociata per avere le loro navi protette dalla flotta genovese nel Mar Mediterraneo e in parte del Mar Nero dai numerosi attacchi di pirateria; per questo privilegio il monarca inglese corrispondeva al Doge della Repubblica di Genova un tributo annuale. L'Inghilterra, la città di Londra e la Royal Navy issano tutt'oggi la bandiera di San Giorgio ed è la loro bandiera nazionale.
In seguito alla creazione dell'odierno Regno Unito, si è creata la Union Flag (o Union Jack), risultata dalla sovrapposizione, delle bandiere di Inghilterra, Scozia e della vecchia bandiera adottata dalla corona britannica per l'Irlanda.

La tradizione genovese

La bandiera, storicamente utilizzata dalla Repubblica di Genova, avrebbe avuto un valore di deterrente e difesa automatica: poiché i marinai ed i balestrieri genovesi erano considerati i migliori in circolazione, le navi nemiche, vedendo la bandiera, evitavano il conflitto. Ad esempio anche come citato dal sindaco di Genova Marco Bucci[1] esiste un documento degli Annales Januensis[2] del 1190 dove è indicata come "Vexillum beati Georgii" che attesterebbe la concessione dell'uso della bandiera con la croce di San Giorgio, da parte della Repubblica di Genova, Il vessillo di San Giorgio è stato richiesto alla Repubblica di Genova da re Riccardo "Cuor di Leone" (storicamente presente a Genova dal 1189 per imbarcarsi per le crociate dove chiese scorte, ammiragli e marinai) nel 1190, dietro il pagamento di un tributo annuale, mai più corrisposto dal 1771[3][4][5]; durante la traversata il re inglese si accorse che musulmani, turchi, spagnoli, francesi e catalani se ne stavano ben alla larga e incuriosito ne chiese il motivo all’ammiraglio genovese Lercari comandante della spedizione, la cui risposta convinse il sovrano inglese ad apprezzare tale vessillo: "attaccar battaglia contro un legno difeso da questa insegna porta ad una morte certa."


http://it.wikipedia.org/wiki/Croce_di_San_Giorgio
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IL REGNO NORMANNO IN INGHILTERRA

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...
Nel 1215, nel corso di una imponente sollevazione generale guidata dai baroni, alla quale presero parte molti cavalieri, cittadini, e la stessa città di Londra, re Giovanni venne costretto a sottoscrivere la Magna Charta Libertatum, un documento fondamentale nella storia delle costituzioni, che favoriva i baroni e i cavalieri, ma conteneva anche importanti concessioni per le città. Ai nobili essa garantiva il possesso eriditario dei loro feudi ed il diritto di essere giudicati da un tribunale composto di loro pari. La Charta stabiliva inoltre che nessun uomo poteva essere arrestato o sottoposto a procedimenti nella persona o negli averi senza essere stato prima giudicato dai suoi pari. Nel documento veniva nominato un Gran Consiglio del Regno, senza la cui approvazione, il re non poteva esigere dalla nobiltà nuovi tributi; ai cittadini venivano garantite le amministrazioni urbane, l’uguaglianza di pesi e misure e la libertà di commercio. La Magna Charta assunse l’importanza che le spettava solo perchè venne difesa per lungo tempo contro gli arbìtri sovrani, finchè nel 1295, sotto il regno di Edoardo I, venne convocato un Parlamento composto, oltre che dai baroni e che dai cavalieri, anche dai rappresentanti delle città, permettendo così al Terzo stato di partecipare alla vita politica inglese. Il Parlamento sostituì il precedente Gran Consiglio del regno, assumendo sempre più importanza. Nel 1297 esso aveva fatto proprio il diritto di approvare nuove imposte, mentre nel secolo successivo acquisì il diritto di votare le leggi e di giudicare come un tribunale supremo sulle questioni politiche, ed in particolare per eventuali mancanze di ministri del governo regio.
...

da http://www.tuttostoria.net
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Guglielmo de Braose, II barone di Braose

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Guglielmo de Braose (1260 circa – 1 maggio 1326 circa) secondo barone di Braose e signore di Gower e di Bramber, fu coinvolto nella rivolta contro i Despenser.

Infanzia ed primo servizio militare
Guglielmo de Braose era figlio di Guglielmo de Braose, I barone di Braose (morto prima del 6 gennaio 1291) e della sua prima moglie Aline. Si suppone che sia nato intorno al 1260. Nel 1264 durante la seconda guerra dei baroni in cui suo padre si era schierato con il re Enrico III d'Inghilterra contro la ribellione guidata da Simone V di Montfort, era stato preso in ostaggio dal Montfort ed affidato alle cure della propria moglie Eleonora Plantageneto, figlia di Giovanni d'Inghilterra e di Isabella d'Angoulême. Terminata la guerra con la sconfitta dei baroni nel 1267 tornò libero.
Nel 1286 entrò al servizio del re come militare ed è possibile che abbia accompagnato il re Edoardo I d'Inghilterra nel proprio viaggio in Francia per rendere omaggio al nuovo re Filippo IV di Francia. Giocò un ruolo importante nelle guerre gallesi, condotte da Edoardo I d'Inghilterra nell'inverno 1287 - 1288, e comandò l'assedio al castello di Emlyn, provvedendo anche al trasporto di una pesante macchina da assedio dal castello di Dryslwyn, il cui arrivo, insieme a numerose pietre che fungevano da munizione, indusse gli assediati ad arrendersi.

Signore di Gower e Bramber
Morto suo padre attorno al 6 gennaio 1291, poco prima del 1 marzo si recò ad omaggiare il re perché fosse formalizzata la propria successione alle proprietà ed ai titoli. In qualità di II barone di Braose e signore di Gower e Bramber venne più volte convocato in parlamento dal 1291 fino al 1322 e continuò a servire militarmente il re sia con il denaro che con il servizio personale combattendo in Scozia, in Galles e in Francia.
Nel 1290 aveva catturato il ribelle gallese William Cragh, la cui miracolosa resurrezione dopo essere stato impiccato venne attribuita a Tommaso de Cantilupe, su questo evento dovette testimoniare nel 1307 davanti ai commissari papali che dovevano decidere se quell'evento fosse o meno da tenere in considerazione per la santificazione del prelato inglese.
Nel 1297 prese parte ad una spedizione nelle Fiandre e come ricompensa ricevette la tutela di John de Mowbray (4 settembre 1286 - 23 marzo 1322), cui fece poi sposare la propria figlia Aline de Braose.
Nel 1299 fu coinvolto in una disputa circa la sua signoria nel Gower dal vescovo di Llandaff: un primo giudizio venne emesso nel 1302 e stabiliva che Guglielmo doveva godere di quella signoria. Nel 1301 pose la propria firma in una lettera a papa Bonifacio VIII in cui i principali baroni inglesi deploravano le ingerenze pontificie nei diritti reali dell'Inghilterra.
Nel 1306 offese un giudice reale ed il caso della signoria di Gower venne riaperto, ma risolto nuovamente in suo favore grazie ai diritti concessi dai suoi uomini a Gower ed a Swansea. Nel 1320 Edoardo II d'Inghilterra gli confiscò le terre di Gower, sostenendo che le avesse concesse a suo genero John de Mowbray senza il consenso reale. La confisca di Gower fu una delle tante cause che portarono all'esilio dei Despenser, padre e figlio, nel 1321. Dopo la morte di Guglielmo la signoria di Gower andò ai Beauchamp, ma la questione non venne decisa definitivamente fino al 1350.

Matrimonio, eredità e morte
La prima moglie di Guglielmo si chiamava Agnes, ma non se ne conosce il nome di famiglia: gli diede due figlie:
Aline de Braose (1291 - circa 1331)
Joan de Braose
In seconde nozze sposò Elizabeth de Sully, che non risulta avergli dato figli.
Un suo figlio maschio, sempre di nome Guglielmo (William), viene citato in alcuni documenti nel 1315, ma è probabile che sia morto nell'infanzia.
Guglielmo morì poco prima del 1 maggio 1326 ed affidò la signoria di Bramber a suo genero John de Mowbray, dai contemporanei veniva considerato come un uomo costantemente in debito e poco abile nel gestire il denaro.

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http://it.wikipedia.org/wiki/Guglielmo_ ... _di_Braose
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DINASTIE: PLANTAGENETI

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"Articolo estrapolato dalla rivista MEDIOEVO - gennaio 2011"

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Plantageneti

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I Plantageneti, detti anche prima casa d'Angiò, furono un'importante casata reale medievale fondata da Enrico II d'Inghilterra, figlio di Goffredo V d'Angiò il Bello, considerato il capostipite della casata. Goffredo, nato nel 1113, sposò giovanissimo Matilde, figlia di Enrico I d'Inghilterra, e prese come simbolo araldico il fiore di ginestra, ricevendo così il soprannome di "Plantageneto" dal termine latino planta-genet, che significa appunto ramo di ginestra.
Le origini della casata vengono fatte risalire nel Gâtinais ed in seguito nell'Angiò, di cui divenne la prima casa comitale sin dal IX secolo. In seguito assunse, oltre che il governo dell'Inghilterra (1154-1485), quello della Normandia (1144–1204, 1346–1360 e 1415–1450), della Guascogna e dell'Aquitania (1153–1453), ma nel 1206 perdette la stessa contea di Angiò, passata alla corona francese.
La dinastia plantageneta, includendo anche i rami cadetti di Lancaster e di York, conta quindici Re d'Inghilterra e regnò ininterrottamente dal 1154 al 1485.

Origini

Significato etimologico e uso del nome
Come sopra anticipato, il nome "Plantageneto" deriva dal nome latino del fiore di ginestra (planta genesta) ed ebbe origine con Goffredo V il Bello, che lo prese come suo simbolo, e da cui passò al figlio Enrico II d'Inghilterra. In seguito Il soprannome "Plantageneto" fu nuovamente assunto dalla dinastia dei re d'Inghilterra a partire dal XV secolo: il primo ad usare l'appellativo fu Riccardo Plantageneto, duca di York, padre dei re di Inghilterra Edoardo IV e Riccardo III, il quale apparentemente lo assunse nel 1448. Questo soprannome venne poi tradizionalmente associato anche ai re precedenti ed è ormai tradizionale per tutti i discendenti di Goffredo.

La contea d'Angiò
I Plantageneti sono più o meno impropriamente chiamati anche Angioini per il fatto che i loro progenitori furono i Conti di Angiò (anche se precedentemente originarono dai conti di Gâtinais, di cui un discendente sposò l'erede della contea di Angiò), ma per distinzione degli storici, il termine Angioino viene solitamente attribuito solo ai membri delle successive casate Capetingie che governarono l'Angiò. La linea degli Angiò-Plantageneti viene poi fatta risalire ad un oscuro nobile, Ingelger.
Furono conti di Angiò:
1129-1151: Goffredo V il Bello, detto Plantageneto.

Il regno d'Inghilterra
Furono re di Inghilterra, duchi di Normandia ed Aquitania e conti di Angiò:

Ramo principale
1151-1189: Enrico II Plantageneto, re d'Inghilterra (nato nel 1133). Il titolo di conte di Angiò passò temporaneamente ad un fratello e in seguito ad un figlio, che gli premorirono:
1156-1158: Goffredo VI (nato nel 1134)
1169-1183: Enrico il Giovane (nato nel 1155)
1189-1199: Riccardo I "Cuor di Leone" (nato nel 1157)
1199-1216: Giovanni "Senza Terra" (nato nel 1167 e morto nel 1216). Fu l'ultimo Plantageneto conte di Angiò, questo in seguito alla sconfitta che subì a Bouvines da parte dal re di Francia Filippo II Augusto, che lo privò in seguito di tutte le terre a nord della Loira.
Gli altri Plantageneti Re di Inghilterra furono in seguito:
Enrico III d'Inghilterra 1216–1272
Edoardo I d'Inghilterra 1272–1307
Edoardo II d'Inghilterra 1307–1327
Edoardo III d'Inghilterra 1327–1377
Riccardo II d'Inghilterra 1377–1399
Dopo Riccardo II la dinastia si divise nei due rami cadetti concorrenti degli York e dei Lancaster che diedero vita alla guerra delle due rose per disputarsi il trono.

Il Casato dei Plantageneti - Lancaster
Enrico IV d'Inghilterra 1399–1413
Enrico V d'Inghilterra 1413–1422
Enrico VI d'Inghilterra 1422–1461 e di nuovo 1470–1471

Il Casato dei Plantageneti - York
Edoardo IV d'Inghilterra 1461–1470 e di nuovo 1471–1483
Edoardo V d'Inghilterra 1483
Riccardo III d'Inghilterra 1483–1485

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Tommaso de Clare

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Tommaso de Clare, signore di Thomond (Tonbridge, 1245 circa – Irlanda, 29 agosto 1287), figlio di Matilde de Lacy e di Riccardo de Clare, VI conte di Gloucester, gli venne data la signoria di Thomond da Edoardo I d'Inghilterra.

Biografia
Tommaso de Clare nacque intorno al 1245 dal normanno Riccardo de Clare, VI conte di Gloucester e da Matilde de Lacy nel loro castello di Tonbridge nel Kent.
Cresciuto vicino alla famiglia reale, fu amico del futuro re Edoardo I d'Inghilterra, insieme al quale partecipò all'ottava crociata. Quando Edoardo salì al trono fu nominato governatore di Londra nel 1272, capo delle forze militari nel Munster, in Irlanda, signore di Inchiquin e Youghal; infine il 26 gennaio 1276 gli venne donata la signoria di Thomond nella parte sud-occidentale dell'Irlanda.
Nello stesso anno Tommaso si mise alla testa di un contingente normanno per combattere dei clan insorti nella contea di Wicklow, nell'impresa venne aiutato dal suocero e dal gran giustiziere d'Irlanda. La battaglia che ne seguì fu aspra e vide le forze anglo-normanne battute dai clan rivoltosi. La rivolta raggiunse anche la sua signoria di Thomond, capeggiata dal nipote del re Toirrdelbach MacTaidg O'Brien, Brian Ruad, al quale era stata tolta. Ruad offrì il suo aiuto a Tomamso e l'accordo prevedeva che i due si sarebbero coalizzati per abbattere O'Brien e che in cambio Ruad avrebbe potuto prendersi le terre intorno a Limerick. L'intesa venne siglata ed O'Brien venne sconfitto, questi si recò quindi a Galway dove chiese aiuto ad un parente per rimettere insieme un esercito. Questo fu il principio di una sanguinosa guerra fra clan ed inglesi che si protrasse oltre la morte di Tommaso e di Ruad.
Tommaso che morì in battaglia il 29 agosto 1287 all'età di quarantatré anni.
Nel febbraio 1275 Tommaso aveva sposato Juliana FitzGerald, insieme si erano stabiliti in Irlanda ed avevano avuto quattro figli:
Maud de Clare (1276 - 1326 o 1327)
Gilberto de Clare, signore di Thomond (3 febbraio 1281 - 1308)
Riccardo de Clare, signore di Thomond (dopo il 1281 - 10 maggio 1318)
Margaret de Clare (1 aprile 1287 circa - dal 22 ottobre 1333 al 3 gennaio 1334)

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http://it.wikipedia.org/wiki/Tommaso_de ... di_Thomond
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Juliana FitzGerald

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Juliana FitzGerald, signora di Thomond (Dublino, 1263(circa) – 24 settembre 1300), figlia di Maurice FitzGerald, III signore di Offaly si sposò con Tommaso de Clare, signore di Thomond, membro della potente famiglia anglo-normanna dei de Clare..
Juliana FitzGerald nacque a Dublino attorno al 1263, suo padre era gran giustiziere e nelle famiglia della madre si contavano parentele con importanti famiglie, la sua bisnonna era Egidia de Lacy, e fra gli antenati si poteva ravvisare una parentela con il leggendario Brian Boru, il traditore Dermot MacMurrough e Matilde de Braose. Sua madre Matilde morì prima del 1273 e il padre presto si risposò con Emmeline Longespèe da cui però non ebbe figli.
Nel febbraio 1275 quando Juliana aveva appena dodici anni venne sposata a Tommaso de Clare, signore di Thomond di quasi vent'anni più vecchio di lei. Il marito che le era stato scelto era il figlio di Matilde de Lacy e di Riccardo de Clare, VI conte di Gloucester e amico di re Edoardo I d'Inghilterra con cui era andato alle crociate.
Juliana e Tommaso si trasferirono al castello di Bunratty rimpiazzando la vecchia struttura in legno con una più solida in pietra. La sua vita matrimoniale fu contrassegnata dalla perenne guerra civile in corso fra il marito ed il clan degli O'Brien decisi a riprendersi le terre di Thomond, fu proprio la guerra a lasciarla vedova a ventiquattro anni, suo marito morì infatti il 29 agosto 1287 in battaglia.
Juliana si risposò altre due volte senza però avere figli, morì il 24 settembre 1300 all'età di trentasette anni.
Dal marito Tommaso Juliana ebbe quattro figli:
Matilde de Clare (1276 circa 1326 o 1327)
Gilberto de Clare, Signore di Thomond (3 febbraio 1281 - 1308)
Riccardo de Clare, Signore di Thomond (dopo il 1281 - 10 maggio 1318)
Margaret de Clare (circa 1 aprile 1287 - dal 22 ottobre 1333 al 3 gennaio 1334)

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Simone V di Montfort

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Simone V di Montfort, sesto Conte di Leicester (23 maggio 1208 – Evesham, 4 agosto 1265), è stato un nobile anglo-francese, noto come il capo principale della seconda guerra dei baroni contro Re Enrico III d'Inghilterra. Dopo la ribellione del 1263-1264, Simone V divenne de facto Signore d'Inghilterra e convocò il primo Parlamento eletto direttamente dell'Europa medievale.

Biografia

La giovinezza
Simone V era il figlio più giovane di Simone IV di Montfort, nobile francese e crociato, e di Alix di Montmorency. Da ragazzo, Simone V accompagnò i suoi genitori durante la campagna militare del padre contro i catari. Era assieme a sua madre quando, durante l'assedio di Tolosa (1218), suo padre rimase ucciso da una roccia scagliata da una macchina da assedio. È ipotizzabile che Simone V abbia inoltre preso parte alla crociata albigese intorno al 1225. Alla morte del padre, Simone V ereditò i possedimenti paterni in Inghilterra, ovvero il titolo di Conte di Leicester, mentre i domini francesi passarono a suo fratello Amaury.
Tale suddivisione dell'eredità paterna fu sancita nel 1229, quando Simone V rinunciò ai suoi diritti sui domini francesi ed Amaury su quelli inglesi. L'anno seguente Simone V ricevette la propria eredità, dopo averne fatto richiesta l'anno prima; tuttavia, è necessario ricordare che non ne prese il pieno possesso per numerosi anni, e che non gli fu riconosciuto formalmente il titolo di Conte. Simone V era inoltre un lontano cugino di Enrico III; il suo avo Simone I di Montfort era il padre di Bertrade di Montfort, la quale a sua volta era la bisnonna di Enrico II d'Inghilterra.

Il matrimonio
Nel gennaio del 1238 Simone V sposò Eleonora Plantageneto, figlia di Giovanni d'Inghilterra e di Isabella d'Angoulême nonché sorella di Enrico III. Sebbene il matrimonio fosse avvenuto con il benestare del re, l'atto stesso fu ratificato segretamente e senza consultare i Grandi Baroni, come invece un matrimonio di tale importanza avrebbe richiesto. Eleonora era già stata precedentemente sposata con Guglielmo il Maresciallo, secondo Conte di Pembroke ed aveva fatto un giuramento di perenne castità alla morte del primo marito ma che spezzò all'età di sedici anni, quando ella si unì in matrimonio con Simone V. L'Arcivescovo di Canterbury, Edmondo Rich, condannò il matrimonio proprio per questa ragione. La nobiltà inglese protestò per il matrimonio della sorella del re con un nobile straniero di modesto ligniaggio; inoltre il fratello di Eleonora, Riccardo di Cornovaglia, guidò una rivolta contro tale decisione. È stato ipotizzato che probabilmente Enrico III abbia pagato al fratello 6.000 marchi affinché la rivolta cessasse.
Inizialmente, i rapporti fra Enrico III e Simone V erano buoni. Il sovrano prestò soccorso a Simon V quando partì alla volta di Roma per ricevere l'approvazione papale per il suo matrimonio. Quando nel novembre del 1238 nacque il primo figlio dall'unione di Simone V ed Eleonora, fu battezzato col nome di Enrico in onore dello zio. Nel febbraio dell'anno seguente Simone V ottenne il riconoscimento del proprio titolo nobiliare e fu investito Conte di Leicester. Rivestì anche il ruolo di consigliere reale e fu fra i nove padrini del primogenito di Enrico III, il Principe Edoardo.

Le crociate e la rottura con Enrico III
Poco dopo la nascita di Edoardo, il rapporto s'incrinò. Simone V doveva una grossa somma di denaro da Tommaso II di Savoia, zio della regina Eleonora, ed aveva usato il nome di Enrico III come garanzia del ripagamento. Il re, evidentemente non al corrente della cosa, quando scopri ciò che era accaduto, si infuriò con Simone V. Poiché il Montfort aveva annunciato due anni prima l'intenzione di indossare la croce, Enrico III lo mandò in Terra Santa, sebbene non sembra che vi abbia combattuto.
Nell'autunno, Simone V lasciò la Siria per unirsi alle truppe di Enrico III nella campagna di Poitou. La campagna fu un fallimento, ed il Montfort, esasperato, asserì che Enrico III andava rinchiuso come Carlo III di Francia. Nel 1248, Simone V si dimostrò intenzionato ad unirsì alla settima crociata, con l'idea di seguire Luigi IX di Francia in Egitto. Tuttavia, data l'opposizione del re e del Concilio, abbandonò l'idea e assunse il ruolo di Governatore presso il Ducato di Guascogna. L'amministrazione del Montfort, che ridusse il potere dei signori del luogo e le loro lotte intestine suscitò un certo malcontento, cui Enrico III rispose istituendo un'indagine sull'operato di Simone V. Egli fu formalmente assolto, ma la sua condotta fu deplorata dal re; ciò indusse il Montfort a ritirarsi in Francia nel 1252. La nobiltà francese offrì lui la reggenza del regno, vacante dalla morte di Bianca di Castiglia, ma Simone V rigettò l'offerta, preferendo riappacificarsi con Enrico III l'anno seguente, assecondando le esortazioni di Roberto Grossatesta.
Aiutò poi il sovrano a sedare il malcontento in Guascogna; tuttavia, la loro riconciliazione fu piuttosto parziale; nel 1254, Simone V guidò l'opposizione parlamentare che contestava una richiesta di sussidio; nel biennio 1256-1257, quando il malcontento era sensibilmente aumentato, il Montfort aderì formalmente alla causa della casa reale. Assieme a Pietro II di Savoia intraprese l'arduo compito di sciogliere Enrico III dai gravosi impegni assunti con il Pontefice in riferimento alla corona di Sicilia. Tuttavia, durante il "Mad Parliament" (letteralmente, Parlamento pazzo) di Oxford (1258), Simone V si schierò al fianco del Conte di Gloucester, all'opposizione, agendo per l'approvazione delle Disposizioni di Oxford che prevedevano il controllo dell'operato del re da parte di quindici membri consiliari eletti dal Parlamento. Quando nel 1261 Enrico III revocò il proprio assenso alle Disposizioni, il Montfort abbandonò il paese.

La seconda guerra dei baroni
Simone V tornò in Inghilterra nel 1263, su invito dei baroni, convinti dell'ostilità del re ad ogni sorta di riforma. Si pose quindi a capo della ribellione, nota come la seconda guerra dei baroni, con l'obiettivo di restaurare le Disposizioni di Oxford. Per poche settimane sembrò che i realisti non riuscissero ad opporsi efficaciemente ai baroni; tuttavia, accettando l'offerta di Enrico III di conformarsi all'arbitrato di Luigi IX di Francia. Ad Amiens, nel gennaio del 1264, il re francese decise che le Disposizioni di Oxford erano illegali e non valide. Il Montfort, rimasto in Inghilterra, riarmò l'esercito, esponendosi all'accusa di spergiuro. Sebbene col supporto di alcune città e di pochi dei più giovani baroni, sconfisse le armate realiste nella battaglia di Lewes (14 maggio 1264), in cui il re, il principe Edoardo e Riccardo di Cornovaglia caddero nelle sue mani.
Simone V sfruttò la vittoria per riformare il governo; tentò erroneamente di istituire un triumvirato assieme al Conte di Gloucestere e al Cardinale di Chichester. Simultaneamente, promulgò l'istituzione di un controllo parlamentare sull'esecutivo, compreso il triumvirato. Ogni contea ed una lista selezionata di borghi aveva due rappresentanti all'interno del Parlamento; il diritto di voto alle elezioni parlamentari era garantito a chiunque fosse proprietario di un terreno con rendita annuale di 40 scellini. Nei borghi, le regole per l'accesso al voto erano formulate differentemente da ciascun borgo.
La reazione contro il Parlamento del Montfort fu baronale, più che popolare; in particolare, a scatenare la reazione dei Lord del confine gallese fu l'alleanza di Simone V con Llywelyn Ein Llyw Olaf ap Gruffydd, Principe di Galles. Molti altri baroni che inizialmente avevano appoggiato Simone V sentivano ora la necessità di arrestare la spinta riformista del Montfort; il principe Edoardo fuggì dalla sua prigionia e Thomas de Clare, alleato di Simone V, lo abbandonò. Ora, sebbene avesse ricevuto numerosi rinforzi dal Galles, il Montfort era stato privato di un buon numero di uomini. Il principe Edoardo attaccò le sue forze a Kenilworth, catturando molti dei suoi alleati. Presso Evesham (battaglia di Evesham - 1265), Simone V cadde in un agguato: le truppe realiste si erano impossessate dei vessilli di suo fratello e così, credendo di recarsi presso i suoi alleati, il Montfort fu vittima di una trappola. La sua armata fu distrutta ed egli stesso morì in battaglia.

Matrimonio e discendenza
Simone di Montfort ed Eleonora di Leicester ebbero sette figli, molti dei quali furono di per sè persone influenti[1]
Enrico di Montfort (1238 – 1265)
Simone VI di Montfort (1240 – 1271)
Amaury di Montfort, canonico di York (1242/1243 – 1300)
Guido di Montfort, Conte di Nola[2]
Giovanna di Montfort (nata e morta a Bordeaux tra il 1248 ed il 1251).
Riccardo di Montfort († 1266 ?)
Eleonora di Montfort (1252–1282), andata sposa a Llywelyn ap Gruffudd, Principe di Galles.

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Enrico III d'Inghilterra

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Enrico III d'Inghilterra (Winchester, 1º ottobre 1207 – Londra, 16 novembre 1272) fu re d'Inghilterra, duca d'Aquitania e Guascogna dal 1216 fino alla sua morte; dal 1216 al 1258 fu anche pretendente al ducato di Normandia e alle contee del Maine, d'Angiò, di Turenna e di Poitiers.
Era il figlio primogenito del re Giovanni Senza Terra e della contessa Isabella d'Angoulême. Costretto ad approvare le Disposizioni di Oxford nel 1258 (prima forma di parlamento), le annullò nel 1264, scatenando la rivolta dei baroni guidata da Simone di Montfort, poi stroncata dal suo successore e figlio Edoardo I.

Biografia
Enrico, alla morte del padre, nell'ottobre del 1216, divenne re all'età di soli nove anni, durante la guerra contro i baroni, ed ebbe come tutore Guglielmo il Maresciallo che divenne anche reggente (rector regis et regni) del regno fino al 1219, anno in cui morì. I ribelli, all'inizio del 1216, avevano occupato Londra e avevano offerto il trono al figlio del re di Francia, Filippo II Augusto, Luigi, che aveva invaso l'Inghilterra ed era stato proclamato re nel maggio 1216 e poi, incoronato nella cattedrale di Saint Paul, ricevendo l'omaggio di molti nobili ed anche quello di re Alessandro II di Scozia.

L'incoronazione e giovinezza
I sostenitori del padre, Giovanni, il 28 ottobre 1216, si raccolsero a Gloucester, assieme a molti altri nobili di rango inferiore, provenienti da tutta l'Inghilterra e, decidendo che il figlio non avrebbe dovuto pagare per le colpe del padre, incoronarono il giovane Enrico.
I ribelli erano apparentemente avvantaggiati, ma i realisti avevano ottimi comandanti ed eminenti personalità, in ausilio a Guglielmo il Maresciallo mentre il legato pontificio, Guala Bicchieri, su disposizione del papa Onorio III, identificò la causa di Enrico come la causa della Chiesa. Luigi rientrò in Francia per due mesi (da febbraio ad aprile 1217) e quando tornò trovò la situazione peggiorata. Guglielmo il Maresciallo, col supporto del Guala era riuscìto a sconfiggere i rivoltosi ma Luigi non etra ancora sconfitto; solo all'inizio dell'estate la flotta francese fu distrutta in una feroce battaglia, nella Manica, per cui Luigi non poté più ricevere rinforzi e fu costretto a rinchiudersi in Londra. Guglielmo allora iniziò delle trattative e col trattato di Lambeth del 1217 siglato con Luigi (il futuro Luigi VIII) mise fine alla prima guerra baronale, e segnò la rinuncia definitiva di Luigi al trono inglese, che con una clausola segreta venne compensato con 10.000 marchi; inoltre tutti i combattenti dovevano rientrare in possesso dei loro feudi e i sostenitori di Luigi dovevano giurare fedeltà ad Enrico.
La coppia Guglielmo il Maresciallo e Guala Bicchieri governò in vece di Enrico, mentre il vescovo di Winchester, Pietro de Roches, dall'estate del 1217, a seguito del rientro in Angoulême di Isabella d'Angoulême, la madre di Enrico, era diventato il custode della persona del re. Il Guala fu sostituito, nel settembre del 1218, come legato pontificio dal vescovo di Norwich, Pandolfo Masca, che, dall'anno seguente, per la morte di Guglielmo il Maresciallo, governò con la collaborazione di Pietro de Roches e del Gran Giustiziere, Uberto di Burgh, che rimasero soli dopo la partenza di Pandolfo per il Poitou, nel 1221. Dopo però che Enrico aveva raggiunto la maggior età, nel 1223, Uberto rimase l'unico consigliere del re. Le ribellioni che avvennero a partire da quello stesso anno, probabilmente erano fomentate da Pietro de Roches, che non gradiva l'eccessivo potere del Gran Giustiziere, che però, nonostante qualche sconfitta, riuscì a mantenere la carica e a governare, in accordo con Enrico.

Enrico III e gli Ebrei
Durante la minor età di Enrico la condizione degli ebrei nel regno d'Inghilterra migliorò, ma con l'inizio del suo dominio personale le tasse per gli ebrei furono maggiorate, fino ad arrivare ad un livello insostenibile, con un effetto controproducente, cioè ad un certo punto il gettito cominciò a calare, sino al punto che il rappresentante delle comunità ebraiche, il Presbiter Iudaeorum, Elia, chiese a Enrico il permesso che il suo popolo potesse lasciare il paese perché non avevano più nulla con cui pagare; il permesso fu rifiutato ed Enrico diede gli ebrei in pegno a suo fratello, Riccardo di Cornovaglia. Nello stesso tempo anche l'intolleranza religiosa era aumentata, con conseguenti vessazioni, false accuse e uccisioni; da alcune città gli ebrei vennero banditi e specialmente dopo lo scoppio della guerra dei baroni i massacri di ebrei aumentarono in tutto il regno.

Guerra contro la Francia
Alla morte di suo padre, Giovanni, il Poitou era stato perduto (ad eccezione di La Rochelle), mentre la Guascogna e l'Aquitania erano notevolmente ridotte di dimensioni. Nel 1224, alla scadenza della tregua quadriennale anglo-francese, il re di Francia, Luigi VIII, dopo aver radunato l'esercito a Tours, in giugno, occupò tutto il Poitou e parte della Guascogna, attorno a Bordeaux. Nel 1229, venne stipulata un'alleanza col duca di Bretagna, Pietro I e con il patrigno di Enrico, Ugo X di Lusignano, il più potente feudatario del Poitou.
Pietro I di Bretagna aveva l'appoggio del conte di Champagne e futuro re di Navarra, Tebaldo e del conte di Tolosa, Raimondo VII, che facevano opposizione a Bianca. Enrico III sbarcò in Bretagna e nel maggio del 1230 si mosse ma fu subito bloccato, prima di entrare nel Poitou, dalle truppe francesi, a cui Bianca in giugno inviò dei rinforzi, mentre Ugo X evitò di intervenire, in quanto doveva fronteggiare una ribellione interna. Enrico allora fece una scorreria in Guascogna, per poi tornare a Nantes e da qui il 27 ottobre si reimbarcò per l'Inghilterra.


Enrico III sbarca in Aquitania, da un'illustrazione del XV secolo.
Enrico III sbarcò[9] a Royan, il 12 maggio 1242, con sette conti e trecento cavalieri, e dopo aver messo insieme un esercito, composto dai ribelli del Poitou dai nobili guasconi e dai suoi trecento cavalieri, il 21 luglio 1242 al ponte di Taillebourg di fronte all'armata avversaria, si ritirò, senza combattere, entro le mura di Saintes.
Il giorno dopo gli inglesi ed i guasconi tentarono una sortita, ma si ritirarono subito dopo, per cui i ribelli del Poitou, tra cui Ugo X di Lusignano e Isabella d'Angoulême, assieme ai loro figli, si rassegnarono a sottomettersi ad Alfonso, il nuovo conte di Poitiers, mentre a settembre Enrico III fece ritorno in Inghilterra. A Enrico III, in terra di Francia, era rimasta solo la Guienna, e non si comportava più da vassallo del re di Francia. La pace tra il regno di Francia e quello d'Inghilterra fu conclusa, il 28 maggio 1258, e ratificata a Parigi, nel 1259: Enrico III, mentre rinunciava definitivamente al ducato di Normandia, alle contee del Maine, d'Angiò, di Turenna e di Poitiers, si riconobbe nuovamente vassallo di Luigi IX per i suoi feudi francesi, mentre Luigi IX riconsegnava ad Enrico III alcuni territori sottrattigli in Aquitania e Guascogna e gli concedeva il diritto a succedere a suo fratello Alfonso nella contea di Poitiers.

Lotte di potere, ribellioni e movimento baronale (1258-1267)
Dopo che nel 1228, una spedizione inglese contro Llyvelyn, re di Snowdonia, nel Galles si era risolta in un fallimento, nel 1231, Llyvelyn aveva fatto una scorreria in terra inglese sconfiggendo re e Gran Giustiziere e, nel 1232, i baroni avevano rifiutato il loro aiuto per una nuova spedizione contro il Galles, le quotazioni di Uberto di Burgh cominciarono a calare e, nel 1234, Uberto fu messo al bando e dopo la cattura imprigionato a Devizes. Però la vittoria di Pietro de Roches e dei suoi accoliti detti i Poitevin (quasi tutti originari del Poitou), scatenò una ribellione dei baroni, che appoggiata dalla chiesa obbligò il re a liberare Uberto, restituendogli tutti i suoi feudi, ma non l'incarico di Gran Giustiziere che fu soppresso.
Nel 1240 Enrico si recò in Terra Santa e, nel 1241, al ritorno della Crociata soggiornò in Sicilia, presso Federico II, che era suo cognato, rinforzando i legami con la casa degli Hohenstaufen, e questo gli impedì di accettare la nomina di suo fratello Riccardo di Cornovaglia a Re dei Romani, nel 1247, alla morte di Enrico Raspe. Nomina che fu invece accettata, nel 1256, quando non doveva più competere con un Hohenstaufen.
Di fronte al crescente potere della burocrazia che dipendeva esclusivamente dal re i baroni, di tanto in tanto, chiedevano il ripristino della Magna Charta, ma nell'aprile del 1258, riunitisi in parlamento a Londra, i baroni chiesero il bando dei Poitevin e la nomina di una commissione di riforma di 24 membri che a giugno presentò le sue richieste alla seduta parlamentare di giugno, a Oxford, che sono noti come le Disposizioni o statuti di Oxford, approvati da Enrico III, che limitarono la presenza degli stranieri nella burocrazia e ridiedero importanza alle cariche che richiedevano l'approvazione baronale compresa la carica di Gran Giustiziere che fu reintegrata. Ma già dall'anno successivo cominciarono le divergenze tra Enrico III e Simone V di Montfort, il più autorevole dei baroni. Nel maggio del 1262, il re disconobbe gli Statuti, che però furono rimessi in vigore all'inizio del 1263, fino a che la corte di Parigi li disconobbe nel 1264. Simone di Montfort aveva capito che solo con la guerra si sarebbero risolte le profonde divergenze tra baroni e casa reale; nel frattempo il figlio di Enrico III, Edoardo si era procurato il sostegno delle marche del Galles. Dopo una prima vittoria, a Lewes, il 14 maggio 1264, Simone assunse il governo del regno e il 20 gennaio 1265, convocò il parlamento che decretò senza l'assenso del re.
Mentre Simone V si occupava del Galles il principe Edoardo prese l'iniziativa e si impossessò di Gloucester; allora Simone chiese l'aiuto del figlio, Simone VI di Montfort (questi scappò dall'Inghilterra per rifugiarsi in Italia, nel 1271 fu scomunicato per aver ucciso il cugino in una chiesa e morì nello stesso anno), che si mise in marcia con le sue truppe, ma a Kenilworth, prima di ricongiungersi al padre, fu sconfitto da Edoardo, che poi, il 4 agosto, sconfisse e uccise Simone V, a Evesham. Anche dopo la morte di Simone V, che, pur sconfitto, era riuscito a fare avanzare le istanze del governo inglese a livello locale, la rivolta continuò e terminò solo nel 1267.

Ultimi anni di regno e morte
Negli ultimi anni di regno di Enrico III non vi furono più avvenimenti degni di nota ed Enrico si spense nel 1272, a Londra; Enrico III fu tumulato nell'Abbazia di Westminster che Enrico aveva fatto riedificare durante il suo regno. Gli successe il figlio Edoardo come Edoardo I.

Matrimonio e figli
Si sposò il 14 gennaio, 1236, nella Cattedrale di Canterbury, nel Kent, Inghilterra con Eleonora di Provenza, figlia del conte di Provenza, Raimondo Berengario IV, e di Beatrice di Savoia (1206 – 1266), figlia del conte Tommaso I di Savoia. Questo matrimonio portò in Inghilterra tre zii di Eleonora, tutti e tre fratelli di Amedeo IV, figli del conte Tommaso I, Bonifacio, che nel 1245 divenne arcivescovo di Canterbury, Pietro, il futuro conte di Savoia Pietro II (1263-1268), già Signore del Vaud (1233-1268), che divenne Conte di Richmond (1241-1268), ed infine Guglielmo di Savoia (†1239), vescovo di Valence e rettore di Vienne, che aveva condotto con sé un ottimo collaboratore, Pietro Aigueblanche, che fu vescovo di Hereford, diplomatico alle corti di Luigi IX di Francia e di Alfonso X di Castiglia, negoziatore del matrimonio di Riccardo di Cornovaglia con Sancha di Provenza, collettore delle tasse papali ed infine governatore della Guascogna, dopo che quest'ultima era tornata ai Plantageneti nel 1254, col matrimonio di Edoardo con Eleonora di Castiglia.
Enrico da Eleonora ebbe cinque figli:
Edoardo I (1239-1307);
Margherita (1240-1275), sposa del re Alessandro III di Scozia;
Beatrice (1242-1275), sposa di Giovanni II di Bretagna;
Edmondo il Gobbo (1245-1296);
Caterina (1253-1257).

Immagine
http://it.wikipedia.org/wiki/Enrico_III_d%27Inghilterra
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