Enrico II di Cipro - Lusignano (1271 – 31 agosto 1324) fu re di Cipro e di Gerusalemme, terzo esponente della dinastia degli Antiochia - Lusignano, che avrebbe governato su Cipro fino al 1489.
Biografia
Figlio di Ugo III di Cipro e di Isabella di Ibelin, appartenente ad una nobile famiglia franca della Palestina, dopo la morte del padre, avvenuta il 24 marzo 1284, sul trono di Cipro salì il fratello maggiore Giovanni I, che però regnò appena un anno. Morì infatti il 20 maggio 1285, molto probabilmente avvelenato dalla cerchia che gravitava intorno al giovane Enrico, allora quattordicenne, che fu incoronato re di Cipro e di Gerusalemme con il nome di Enrico II di Gerusalemme.
Di salute cagionevole e privo di ogni iniziativa, il giovane monarca fu sempre in balia delle fazioni di corte e fu scarsamente presente in politica interna ed estera. L'esempio più vistoso fu in occasione dell'assedio di San Giovanni d'Acri, capitale del Regno di Gerusalemme, condotto dal 5 aprile al 18 maggio 1291, ad opera del sultano dei Mamelucchi di Egitto, Al-Ashraf-Kalil. Questi, in seguito al massacro di alcuni mercanti musulmani di Acri, perpetrato da alcuni pellegrini incitati da vescovi e predicatori, decise di muovere guerra all'ultimo baluardo del dominio crociato in Oriente. Il sultano dunque si presentò, il 5 aprile 1291, con 160.000 fanti e 60.000 cavalieri davanti le mura della città, la cui guarnigione, comandata dal fratello del re cipriota, il principe Amalrico II di Tiro, era composta da 14.000 fanti, 700 cavalieri e 1300 sergenti appiedati. I musulmani appostarono quattro enormi macchine d'assedio ai tre dei quattro lati delle mura cittadine, difese, sul lato nord, da Templari e Ospitalieri, su quello sud-occidentale dai Cavalieri teutonici, insieme a soldati francesi e inglesi, e su quello orientale da cavalieri siriani e ciprioti. Le macchine d'assedio nemiche iniziarono a borbardare le mura della città con enormi massi, finché, il 15 aprile, il Maestro del Tempio, Guglielmo di Beaujeu, tentò una sortita notturna contro il campo nemico, ma la reazione musulmana fu talmente rapida che dovette precipitosamente tornare in città. In qualità di re di Gerusalemme, Enrico II si mise in viaggio per la città assediata, sbarcandovi il 4 maggio, con un contingente di 500 fanti e 200 cavalieri, tentando di risolvere la questione in maniera diplomatica. Inviò pertanto degli ambasciatori al sultano Al-Ashraf, che però li rimandò indietro; allora il sovrano crociato preferì rientrare a Cipro, lasciando comunque i suoi uomini sul posto per rafforzare la guarnigione. Purtroppo questa mossa non bastò: il 15 maggio crollò la Torre Nuova, e anche se i crociati riuscirono a colmare di detriti il varco creatosi, tre giorni dopo le truppe mamelucche riuscirono in seguito ad un assalto, durante il quale morì lo stesso Beaujeu, a penetrare in città attraverso Porta Sant'Antonio. Il loro arrivo scatenò il panico tra gli abitanti, che si diedero alla fuga verso il porto, sperandosi di potersi imbarcare per Cipro, ma molti battelli, stracarichi di persone, affondarono. Fu in questo modo che morì anche il patriarca latino di Gerusalemme, Nicola di Hannappes. Un gruppo di irriducibili, guidati dal maresciallo dei Templari Pietro de Sevrey, riuscì tuttavia a resistere ancora 10 giorni presso la cupola di Acri, finché, il 28 maggio, furono completamente sterminati.
La caduta della città di Acri fu una perdita gravissima per i crociati, che videro progressivamente sottrarsi tutte le piazzeforti rimaste in Siria: Tiro, Sidone, Beirut, Tortosa. L'ultimo baluardo cristiano a cadere fu l'isoletta di Ruad, difesa dai Templari, che capitolarono solo nei primi anni del Trecento. Tuttavia i Lusignano, nonostante la scomparsa del Regno crociato, mantennero formalmente il titolo di re di Gerusalemme fino all'estinzione della dinastia, quando passò, per via matrimoniale, ai duchi di Savoia, poi Re di Sardegna e infine Re d'Italia. La perdita di Acri indebolì gravemente il prestigio di Enrico II, il quale, accusato di non averla saputa difendere adeguatamente, nel 1306 fu spodestato dal fratello Amalrico II di Tiro, che si proclamò governatore di Cipro ed esiliò Enrico presso il re della Cilicia armena, Leone IV d'Armenia, che era suo genero. Qui rimase fino al 1310, quando, morto Amalrico, rientrò nel suo regno, accolto trionfalmente dalla popolazione.
Per rafforzare la sua posizione, sposò, il 16 ottobre 1317 la principessa aragonese Costanza, figlia del re Federico III d'Aragona, nella cattedrale di Santa Sofia a Nicosia. Da allora Enrico II regnò per altri sette anni, finché morì il 31 agosto 1324, a 43 anni; non avendo avuto figli, sul trono salì il nipote Ugo IV di Cipro, figlio di suo fratello Guido, che regnò per ben 34 anni.
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